sabato 29 giugno 2013

Compagni di classe che nessuno vorrebbe avere





La Top Ten dei compagni di classe che nessuno vorrebbe avere.

Anche se ho finito le superiori da quasi due decenni ne ho ben impressi nella memoria ricordi, sensazioni, odori, esperienze relazionali e suggestioni percettive.

Orbene, di seguito la mia personale Top Ten delle tipologie di compagni di classe che sarebbero da evitare, o quantomeno che nessuno vorrebbe avere.


10. I Piagnoni: si distinguono tra quelli che si disperano a ragione e i finti disperati. I primi sono quelli che non aprono il libro nemmeno per vedere le figure e si presentano in classe in preda a rimorsi, mal di pancia e alla paranoia, spargendo ansia. Frase tipica? DIMMI QUALCOSA! I secondi (spesso ragazze) sono quelli che ad ogni verifica / test / interrogazione / esame si premurano di informarti che non sanno nulla, non hanno studiato, non hanno capito niente e così via. Soggetti odiosi, soprattutto alla distanza. Regolarmente prendono ottimi voti e fingono incredulità. Frase tipica? TE LO GIURO NON SO NIENTE!


9. I Fumati: sguardo assente, occhi impallati, presenza volatile, sorriso ebete. Basano le loro giornate su canne e simili, facendosi sempre e comunque, appena ne hanno la possibilità. Un mondo a parte, della stessa consistenza del fumo. Frase tipica? CIAO BELLO!

8. Gli eterni fidanzati: si sono messi insieme la prima settimana del primo mese del primo anno di scuola e da quel momento vivono in una pressoché totale simbiosi. In genere è la lei a comandare, spesso il lui è rincoglionito dalle chiacchiere e dalle lunghe, estenuanti maratone di “limonate” ed altro in cui non li batte nessuno. Di solito avulsi dal contesto ed estranei alla vita di classe, non si lasciano mai, ad eccezione di qualche brevissima pausa (che lei decide quanto debba durare). Dopo l’esame di maturità la coppia si scioglie, ovvero lei trova un altro. Frase tipica? MMMMMMM (stanno limonando duro durante l’intervallo);


7. Gli Artisti: quelli che disegnano e scrivono sul banco, sulle sedie, sulle porte dello spogliatoio, sui muri. Non importa cosa, dallo slogan socio-rivoluzionario all’invettiva contro la prof di chimica, senza farsi mancare gli intramontabili cazzi e la lode alla f**a. Spesso si evolvono ed arrivano a divenire virtuosi dell’incisione, con la non troppo celata ambizione a sopravvivere al proprio passaggio scolastico, attraverso la metodica decorazione di banchi e armadietti. Frase tipica? VEDI CHE HO FATTO!


6. Gli Impegnati: quelli che sposano una causa, un’ideologia, una fede o un partito e ci si dedicano 24 ore su 24, frantumando i maroni a tutta la classe. Arrivano a scuola un’ora prima dell’inizio delle lezioni per far volantinaggio e passano tutto l’anno scolastico ad organizzare “scioperi”, manifestazioni, sit-in e cortei, cercando di coinvolgere anche te, che come principio ispiratore hai Ken il guerriero e unico riferimento l’hamburger e birra del sabato sera. Frase tipica? MA LO SAI COSA STANNO FACENDO IN … (qualsiasi paese, stato, nazione o buco dimenticato da dio e dagli uomini sia sotto la loro e solo loro attenzione);


5. Le Pasionarie: come sopra, ma in genere sono cozze e se la prendono con tutti quelli che non la pensano come loro. Possono essere animaliste, vegetariane, cielline, di sinistra, femministe, cattoliche, atee, movimentiste, “scopa in c**o”, non importa, tu devi essere assolutamente informato e la loro missione è renderti edotto su ciò che mangi, bevi, ascolti, leggi o vedi. Frase tipica? DOBBIAMO PRENDERE CONSAPEVOLEZZA!



 









4. I Fighi / Le Fighe: ragazzi e ragazze popolari, che piacciono a tutti/tutte e che in genere si accoppiano fra di loro, con la lei rigorosamente al primo o secondo anno ed il lui al quinto anno, meglio se ripetente o pluribocciato. Vivono per lo specchio e grazie allo specchio, senza domandargli chi è il più bello / la più bella del reame, poiché sono sicuri/ sicure di essere loro. L’entrata mattutina, l’intervallo e l’uscita sono la loro passerella. Sfilano, sculettano, si mostrano, elargiscono o non elargiscono saluti e sorrisi con studiata selezione e metodico calcolo. Si alzano all’alba per acconciarsi, truccarsi, vestirsi e preparare tutto il necessario, neanche partecipassero ad una diretta televisiva mondiale. Nelle serie tv americane sarebbero cheerleaders e sportivi. Ma visto che siamo in Italia è più difficile categorizzarli. Frase tipica per lei? L’HO COMPRATO IN CENTRO L’ALTRO GIORNO, L’HO PAGATO POCHISSIMO (con la carta prepagata rifornita dal papi). Frase tipica per lui? Non ha bisogno di parlare, basta uno sguardo e può avere ciò che vuole!


3. Quelli che sanno tutto: chi, quando e perché ha firmato il Trattato di Campoformio? Loro lo sanno. Cosa dice la legge di Moseley? Loro lo sanno. Le cause dello Scisma d’Oriente? Le sanno. La difesa titolare della Pro Vercelli nell’anno dell’ultimo scudetto (1922)? Sanno anche questo. Eccoli i sapientoni, i secchioni. La categoria scolastica più bistrattata di ogni epoca. Recentemente recuperati attraverso il titolo di “nerd”, spesso sono odiati e mal visti, a causa della loro conoscenza vasta, sterminata, senza pecche, in particolare da chi a scuola era/è una capra. A volte utili per recuperare una sufficienza o un suggerimento al volo. Frase tipica? LO SO IO!


2. I Nichilisti: nulla importa, nulla esiste, nulla vale, nulla li tocca, nulla di ciò che accade li riguarda e se anche fosse fanno finta di niente. Alternativamente studiano oppure no, senza alcuna cura o riguardo per gli altri. In genere si radunano nei pressi dei bagni, dove fumano ad oltranza o ascoltano strana musica sconosciuta ai più, molto spesso autoprodotta. Intrattengono sporadiche e saltuarie relazioni con i compagni di classe e/o i professori, rimanendo pressoché impassibili ad ogni sollecitazione o stimolo. Frase tipica? MA CHE NE SO IO. SIAMO NIENTE E NEL NIENTE VIVIAMO.


1. Quelli che non fanno copiare: cinici e senza scrupoli. Insensibili ad ogni richiesta di aiuto, sia espressa attraverso strazianti lamenti o labili sussurri che accompagnata da espressioni di indiavolata disperazione o lancio di materiale da cartoleria. Nessuna ricompensa promessa o giuramento di futura disponibilità (di qualunque genere) li smuove, loro rimangono di pietra, incuranti della drammatica condizione del postulante. Ovviamente svolgono un compito perfetto e non lo passano. Consegnano e, sadici e un po’ vigliacchi, a giochi ormai fatti, avanzano la scusa di un temporaneo problema di udito. Frase tipica? MA SE ME LO CHIEDEVI TE LO DICEVO!

Fuori Concorso:


I Leccaculo: vivono questa loro dimensione come una missione. In genere vogliono fare i capoclasse o i rappresentanti di istituto, trovando sempre qualcuno che li sostiene. Praticamente conniventi coi Poteri Forti, incarnati dai Prof e dal Preside, si chiamano fuori dalle comuni beghe e problemi che affliggono il resto della popolazione studentesca. Durante le lezioni in prima fila, annuendo ad ogni sguardo del prof del momento, sapendone interpretare e cavalcare le espressioni facciali e la condizione umorale, riuscendo così ad accattivarsene le simpatie. Pubblicamente si schierano con la plebe (gli altri studenti), si presentano come tribuni del popolo, ma poi di fronte a chi comanda chinano il capo e cercano un proprio personale tornaconto. Un futuro da sindacalisti. Frase tipica? RAGAZZI, DOVETE CAPIRE, PIÙ DI COSÌ NON SI POTEVA OTTENERE!

giovedì 27 giugno 2013

Giallo, Noir & Thriller/12




Titolo: Giallo a tempo di Swing
Autore: Woolrich Cornell
Traduttore: Vezzoli Delfina
Editore: Feltrinelli – 2009

Sei racconti tesi, asciutti, meravigliosamente noir. Tre di questi sono vicini alla perfezione per trama, descrizione dei personaggi, resa delle vicende e capacità di inchiodare il lettore e catturarlo in un mondo di poliziotti corrotti, crimini violenti e personaggi coinvolti in vicende emozionanti e dal ritmo serrato.

"Detective William Brown", "Tre omicidi per uno" e “Pezzo forte per l'assassino” i miei preferiti, ma gli altri tre non sono da meno. Una delizia per il lettore che sente sulla pelle l’emozione e le sensazioni dei personaggi raccontati, si fa prendere dalle atmosfere fumose e oscure, spesso negative, degli anni 30 marcati provincia USA.

Un grande autore che condensa nei racconti la sua arte, il suo mestiere, la capacità di rendere “cinematograficamente” azione e sentimenti.
Da leggere assolutamente se si ama il noir!

Voto: 9

Cornell Woolrich

mercoledì 26 giugno 2013

Le Storie - considerazioni



In precedenti post ho parlato della serie di sergiobonellieditore “Le Storie” (potete cliccare qui e qui), ora porgo una mia semplice considerazione.


Ritengo la serie una ottima opportunità, per chi legge fumetti, per chi legge romanzi, per chi solo gli uni, o solo gli altri e chi entrambi, sia regolarmente che solo ogni tanto.
Ma, soprattutto, ritengo sia un’occasione da non lasciarsi sfuggire da chi abitualmente non legge fumetti italiani, tantomeno Bonelli.

Non ho intenzione di criticare chi storce il naso quando si parla di personaggi seriali, fumetto italiano e sergiobonellieditore, penso solo che bisognerebbe darsi l’opportunità di conoscere ed approfondire alcune serie, i suoi autori e disegnatori. Sono certo che anche fra i più scettici, ma onesti e “aperti”, ci sarebbero parecchi a ritrovarsi sorpresi dalla qualità di scrittura e disegni, sia nelle serie più o meno “storiche” che nella già ricordata collana “Le Storie”.

Gli albi che la compongono, nel complesso, provano ad ampliare il raggio d'azione dell'avventura bonelliana.
da "La Redenzione del Samurai"
Storie avventurose, inedite, sia assolutamente originali che con evidenti richiami ad opere già conosciute, nel campo del fumetto, della letteratura, del cinema. I generi sono vari e diversi, non tutti gli albi sono facilmente riconoscibili, poiché accanto a noir classici, ci sono dei gialli atipici, “romanzi” storici, avventura pura o contaminata da suggestioni di variegata provenienza. Non mancano episodi horror, le gangster story ed il fantastico, per cui si può trovare pane per i propri denti e per soddisfare i propri gusti.

La serie è ancora in corso di pubblicazione, ma non esito ad affermare che, dopo l’esperienza non del tutto sfruttata al meglio de “I Romanzi a Fumetti”, la casa editrice milanese si stia impegnando per conquistare ed intrattenere un pubblico sempre più esigente (e difficile da mantenere) e per sperimentare, almeno un po’, andando oltre i personaggi fissi e le varie serie proposte nelle edicole.

Leggendo i commenti in rete, su siti e blog più o meno specializzati (ma, ritengo, validi) penso si possa affermare che nessuna delle Storie proposte ha veramente deluso, ma bensì tutte sono state comunque gradite da un pubblico abbastanza ampio.

Ci sono pareri discordanti a volte e ognuno, in fondo, ha le sue preferenze ed idiosincrasie, ma la qualità è buona. Non cerchiamo qui capolavori, anche la foliazione comunque ridotta gioca un suo ruolo, ma in alcuni casi siamo in odore di eccellenza.


Probabilmente le migliori sinora uscite o, meglio, quelle che mi sono più piaciute, sono state quella di Recchioni e Accardi “La Redenzione del Samurai” (con sequenze meravigliose), “Il lato oscuro della Luna” di Bilotta e Mosca (che magone!) e quella di Morales e De Cubellis “Ritorno a Berlino”. Le prime due probabilmente anche perché le più equilibrate a livello di testi e disegni. Ma tutte le altre sono state buone letture, con “No Smoking” di Ruju e Ambrosini che merita attenzione, tanto riesce a conciliare sceneggiatura e resa grafica, pur non osando più di tanto e rimanendo nello stile della casa meneghina (penso a Napoleone, tanto per intenderci).
da "Il Lato Oscuro della Luna"
 
















 
Ovviamente non perfette (i casi di perfezione, ammesso che esistano, sono estremamente rari), criticabili, perfezionabili in tema di passaggi narrativi o resa grafica delle vicende, ma di grande qualità. Non solo buone letture, insomma, ma da gustare, riprendere in mano anche dopo qualche settimana, da far conoscere e consigliatissime.

Un ottimo prodotto da edicola, non economico come gli altri, ma con un prezzo accettabile e comunque proporzionato alla cura redazionale ed editoriale. Le copertine di Aldo Di Gennaro, classiche e riconoscibili, non deludono mai e sono veramente un valore aggiunto, nella loro qualità e resa.
Tutte le precedenti incursioni bonelliane nel fumetto autoriale (vecchie serie autonome, Speciali, Texoni, ecc.) mettevano in risalto i disegnatori (a volte impegnati su storie non esaltanti). Questa volta tocca agli sceneggiatori, liberi di sperimentare, creare nuovi contesti e scenari, proporre trame e personaggi di ogni tipo, spaziando sui modi di finire o lasciare in sospeso un'avventura. Regalando così, ogni mese (!) una sorpresa al lettore, in cerca di emozioni e desideroso di leggere storie coinvolgenti, ben fatte e niente affatto scontate.

da "No Smoking"

da "No Smoking"





















Alcuni albi sono marcatamente “bonelliani”, ovvero trattano temi conosciuti e “ordinari”, ovvero amore, giustizia, onore e così via, ma tra una spy story ed una sceneggiatura che richiama echi epici, quando non storici o tipicamente cinematografici, c’è spazio per osare un po’ e magari, chissà, porre le basi per coinvolgere nuovi lettori e convincere qualche scettico.
da "La Redenzione del Samurai"

lunedì 24 giugno 2013

Ho un nuovo eroe!



È ormai ufficiale! Non posso più nascondermi o fare finta di nulla.
Devo fare outing! (che va tanto di moda)

Ho un nuovo eroe: Diego Alatriste y Tenorio, più conosciuto come il Capitano Alatriste.
 
il Capitano Alatriste interpretato da Viggo Mortensen
A me, che pensavo non avrei avuto altro Capitano che Harlock, è capitato di incontrare Alatriste e non ho saputo resistere al suo fascino taciturno e alla sua abilità nel duello.

La saga del Capitano Alatriste è opera dello scrittore spagnolo Arturo Pérez-Reverte, che ambienta le avventure del protagonista, del suo fido Íñigo e degli altri personaggi che gli ruotano attorno, nella Spagna del XVII secolo, in parabola discendente dopo secoli di gloria e splendore.

Le vicende si svolgono a Madrid, la capitale di quella che allora era ancora una potenza politica, economica e militare, ed in altre zone d’Europa (Breda e Venezia ad esempio), tra congiure ed intrighi di corte, campagne militari e minacce dell'Inquisizione.

Il valoroso capitano ed il giovane paggio, che funge da voce narrante delle storie, sono personaggi che mi hanno conquistato. Non da meno gli amici, colleghi e sodali di Alatriste, ben tratteggiati e caratterizzati, così come i vari antagonisti e nemici del mio nuovo eroe.


Sono circa a metà della saga, almeno per quanto riguarda i libri pubblicati in Italia (da Adriano Salani e Marco Tropea), coinvolgente ed emozionante, che riesce a rinnovare la tradizione del romanzo picaresco, dove l'avventura ritorna a incantare, nei termini umanamente eroici dei migliori romanzi di cappa e spada, con un protagonista che possiede un suo codice d'onore, spesso dimenticato da una violenza sempre più impersonale, sempre più meccanica, sempre più disumana. Ci sono riferimenti e personaggi storici precisi e le ricostruzioni riescono ad essere allo stesso tempo un affresco del tempo che fu ed un affettuoso e malinconico omaggio a quella Spagna, ormai perduta.

Arturo Pérez-Reverte
Pérez-Reverte “gioca” con temi e suggestioni note e conosciute: l'eroe triste e solitario, i cattivi mascherati, i duelli all'ultimo sangue, i confronti tra uomini d'onore, le amicizie virili, donne bellissime e pericolose, i prototipi della letteratura d'avventura. Può sembrare stucchevole, ma chi ha bisogno di azione, coinvolgimento, colpi di scena, di avventura pura ma non ingenua ed ha consumato ore e diottrie su Dumas e Salgari, ma anche Conrad e Verne ha di che essere lieto.


Io non ho potuto evitare di essere conquistato dal Capitano Alatriste che, per quattro soldi, mette la sua spada (e la daga o ‘biscaglina’) al servizio “di chi non aveva l’abilità o il fegato necessari per risolvere da sé i propri contenziosi….oggi un marito cornuto, domani una causa o un’eredità incerta, debiti di gioco saldati a metà con tutta una serie di annessi e connessi”.







Quindi attendo il momento giusto per leggere e gustare la prossima avventura, poiché, ormai, anche a quelli come me, “non resta che batterci”.

venerdì 21 giugno 2013

Mexican Standoff - Le Storie 9



Le Storie 9 - Mexican Standoff

Nona storia della bella serie edita dalla Sergiobonellieditore.
Bella copertina, bei disegni, sceneggiatura efficace e coinvolgente (peccato il finale un po’ affrettato), personaggi principali che conquistano.

Azione e ritmo, citazioni e riferimenti per una vicenda che non sfigurerebbe in un action-movie di quelli fatti bene, con sorprese vere e che solleticano il gusto di leggere, scoprire cosa succede e “vedere come va a finire”.

I disegni di Matteo Cremona e la sceneggiatura di Diego Cajelli si incontrano e si completano veramente bene, dando al lettore un’altra piccola perla di questa serie che mi ha conquistato e che non posso fare a meno di consigliare, anche a chi, per tanti motivi (non tutti condivisibili), non legge, tantomeno acquista albi Bonelli.

Va bene, non è un capolavoro, ma è sicuramente un buon albo e sopra le media di quello che si trova in edicola. 


Una nota a parte per il titolo: è troppo bello! Lontano dai classici canoni, evocativo quanto basta e tanto spiazzante da non riuscire ad immaginarsene uno migliore.

“ Lungo il confine tra Stati Uniti e Messico – terra del “traffico”, di droga e di migranti – un uomo riemerge dell’oblio dopo aver sfiorato la morte. Chi è veramente? Chi ha curato le sue ferite? Cosa si nasconde nel suo passato? La memoria ritrovata porterà con sé un torbido scenario di violenza e vendetta criminale… ma anche le ombre di presenze molto più misteriose. Qualcosa che viene da lontano: dagli abissi del tempo e dello spazio…”


mercoledì 19 giugno 2013

Essere autentici




“Costa molto essere autentiche, signora mia, e in questa cosa non si deve essere tirchie, perché una è più autentica quanto più somiglia all’idea che ha sognato di se stessa”

(Agrado/ Antonia San Juan in “Tutto su mia madre”)


martedì 18 giugno 2013

Cose che non sopporto



“Non sopporto i cori russi / la musica finto rock la new wave italiana il free jazz punk inglese. Neanche la nera africana”.

Così canta Franco Battiato dal 1981.

Ed io, sperduto ed irrimediabilmente travolto da suoni, immagini ed eventi cosa non sopporto?

“Breve” elenco di ciò che proprio non sopporto (o comunque mi infastidisce):

-         fare la fila;
-         le briciole sul divano;
-         chi si lamenta delle file;
-         trovare il cestino dell’immondizia strapieno;
-         trovare il cestino dell’immondizia umido;
-         trovare il cestino dell'immondizia senza sacchetto;
-         andare in bagno (per fare proprio quella cosa lì) e non trovare la carta igienica;
-         le scarpe umide;
-         i calzini spaiati;
-         i rumori notturni di provenienza indefinita;
-         il Milan;
-         la falsità e l’ipocrisia (quando vado a Miss Italia e desidero la pace nel mondo);
-         Miss Italia;
-         le zanzare;
-         le mosche;
-         le formiche;
-         le Apecar;
-         le Vespe smarmittate;
-         lo yogurt ai frutti di bosco;
-         il risotto allo zafferano;
-         l’insalata di riso;
-         il riso che abbonda sulla bocca degli stolti;
-         i proverbi;
-         le infradito;
-         gli assicuratori;
-         la puzza di alcol nelle sere d’estate (MCR);
-         gli aperitivi con la musica ad alto volume;
-         Ben Stiller;
-         la musica in spiaggia;
-         lui;
-         lei;
-         l’altro;
-         anche te;
-         l’abbigliamento e le pose da gangsta rapper;
-         chi odia l’abbigliamento e le pose da gangsta rapper;
-         i programmi pomeridiani di rai e mediaset;
-         i commentatori tecnici delle partite di calcio;
-         la birra calda;
-         la birra ghiacciata;
-         la birra temperatura ambiente;
-         chi non sa cosa vuole;
-         il mio datore di lavoro;
-         i cabarettisti in tv;
-         le bugie e i bugiardi (ritorno a Miss Italia e desidero una casa ed un lavoro per tutti);
-         i giudici di Miss Italia (che mi hanno escluso dopo il primo televoto);
-         chi mi dice che gli uomini non possono concorrere a Miss Italia;
-         chi infrange i miei sogni (vedi sopra);
-         il caldo;
-         i film con i cani che parlano;
-         i film con attori cani;
-         i film con cani di attori;
-         il sudore (di chiunque);
-         le Opel;
-         gli sceicchi proprietari di squadre di calcio;
-         i mafiosi russi proprietari di squadre di calcio;
-         le squadre di calcio dove giocano sceicchi e mafiosi russi;
-         gli albergatori di Cesenatico;
-         le sigarette;
-         i fumatori;
-         gli intolleranti (gli darei fuoco);
-         i fondamentalisti;
-         i veterinari (mi fanno sempre un sacco di iniezioni);
-         il realismo magico di Gabriel Garcia Marquez;
-         i libri di Chuck Palahniuk;
-         Fabio Fazio;
-         le pubblicità delle banche;
-         le pubblicità dei profumi;
-         le pubblicità con Aldo, Giovanni e Giacomo;
-         gli elenchi troppo lunghi;
-         le commedie americane con la “bruttina” innamorata del bello di turno, che poi si accorge di lei e la sposa;
-         le commedie americane dove lui e lei si odiano ma sono bellissimi e poi si sposano;
-         i film italiani che copiano le commedie americane come vedi sopra;
-         il “lieto fine” sempre e comunque;
-      i balli latino americani;
-         gli avvocati;
-         il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto (ai concerti di Guccini);
-         i radical chic;
-         i movimentisti;
-         i situazionisti (eccetto Guy Debord);
-         il citazionismo;
-         la Virtus Bologna;
-         chi scrive xkè;
-         la buccia della frutta nel piatto;
-         le cicche di sigaretta nel piatto;
-         le risposte ad ogni domanda;
-         le soluzioni ad ogni problema;
-         chi ha sempre risposte e soluzioni;
-         chi allunga il brodo (e il vino);
-         il brodo;
-         quelli che “queste cose solo in Italia”;
-         quelli che “gli Italiani si fanno sempre riconoscere”;
-         i cachi;
-         i notai;
-         l’odore del caffè delle macchinette.