venerdì 31 gennaio 2014

Miracoli personali


E dal momento che l’uomo non è in grado di rimanere privo di miracoli, egli si crea da sé miracoli nuovi e si inginocchia dinanzi al miracolo del ciarlatano, alla magia della fattucchiera, pur rimanendo cento volte ribelle, eretico e miscredente.

(Fëdor Dostoevskij – I Fratelli Karamazov)

martedì 28 gennaio 2014

Oggi nevica!


UMBERTO SABA - Neve

Neve che turbini in alto e avvolgi
le cose di un tacito manto.
Neve che cadi dall'alto e noi copri
coprici ancora, all'infinito: imbianca
la città con le case, con le chiese,
il porto con le navi,
le distese dei prati.....


Citazioni Cinematografiche n. 29


Mordechai: Freund-chaf-lische Beziehung...
Schmechl: Freund-schaft-li-che Beziehung!
Mordechai: Non ci riesco. Perché è così difficile? eppure, somiglia molto allo yiddish. Capisco tutto.
Schmechl: Il tedesco è una lingua rigida, Mordechai, precisa e triste. Lo yiddish è una parodia del tedesco, con dentro l'umorismo. Allora quello che vi chiedo per parlare perfettamente il tedesco e perdere il vostro accento yiddish, è togliere l'umorismo. Nient'altro.
Mordechai: I tedeschi lo sanno che facciamo la parodia della loro lingua? Non saranno in guerra per questo.

(Mordechai/Rufus e Schmechel/Johan Leysen da “Train de Vie”, di Radu Mihăileanu - 1998)

domenica 26 gennaio 2014

Mio figlio si ciuccia il dito

Mio figlio guarda "Robin Hood" della Disney a ripetizione...
A parte i baffi, questa è l'immagine che in quel cartone animato lo ritrae in una sua classica posa, tipica, quasi topica....

Lo adoro!


sabato 25 gennaio 2014

Dragonero # 5 - 8



Torno, finalmente, a parlare di Dragonero, la serie fantasy della Sergio Bonelli Editore.
Come scritto in precedenza i primi quattro albi componevano un’unica lunga storia, una sorta di romanzo grafico dallo stile dark/steampunk, dove il fantasy incontrava un’indagine dal sapore di spionaggio a tinte fosche.


Dal numero 5 si è arrivati a definire meglio il taglio della serie, che ha mostrato ampi margini di narrazione, con temi e tematiche varie e stimolanti, dal sapore decisamente più fantasy, con accenni, gustosi, di Sword & Sorcery che si sono integrati bene con Ian Aranill, Gmor e gli altri protagonisti della serie. Albo dopo albo il mondo dove hanno luogo le missioni e le avventure di Ian “uccisore di draghi” ha preso sempre più forma, anche grazie alle mappe e cartine inserite nelle pagine iniziali ed al relativo blog, on line da molto tempo prima che la serie iniziasse la sua vita in edicola.

In particolare, dopo i primi quattro albi, si è cominciato a respirare nelle ambientazioni e nelle tavole quell’aria fantasy che mancava in Italia, offrendo inoltre al lettore splendidi disegni e una galleria di personaggi veramente interessante e di buon auspicio per i mesi a venire.


Se è vero che la sensazione di essere “fuori tempo massimo” permane, ovvero il dispiacere di avere tra le mani un fumetto espressamente fantasy molto tempo dopo rispetto al resto dell’Europa, mi sento di essere moderatamente ottimista, poiché quanto letto fin ad ora mi sembra interessante e quando, almeno, incontro belle storie, mi reputo un lettore fortunato.







Ovviamente siamo un po’ lontani da capolavori su queste pagine già presentati, specie pensando all’area francofona, ma Luca Enoch e Stefano Vietti stanno svolgendo un lavoro che merita attenzione e rispetto, anche perché mescolano elementi rodati e novità con un certo mestiere, dando opportuno spazio ai disegnatori e permettendo a Giuseppe Matteoni di regalarci invitanti copertine, tra cui quella, bellissima, del numero 8 “Il Fascino del Male”.

Gmor, ai “vecchi” lettori di Nathan Never come me, ricorda fin troppo Branko, ed anche le dinamiche fra lui e Ian sono speculari a quelle presenti fra i due agenti Alfa, ma il resto dei personaggi, compresi quelli di contorno, donano il loro contributo alla buona resa delle storie, arricchendo la narrazione e mantenendo “tonico” il ritmo, persino nei passaggi di raccordo, spesso non banali e ben utilizzati a livello di sceneggiatura.

Per quanto riguarda Ian, invece, sembra che il discorso sia ancora aperto, nel senso che lo stiamo scoprendo passo dopo passo, intuendo o ammirando le sue capacità e qualità, anche se il quadro non è ancora (volutamente?) ben chiaro.


Mi soffermo un po’ sull’ultimo albo uscito, il numero 8, già ricordato, poiché i disegni di Antonella Platano (altra vecchia conoscenza nathaneveriana) mi sono molto piaciuti. La sua rappresentazione grafica della Driade, il “male” per l’appunto, è tanto inquietante da risultare fascinosa ed affascinante, come solo nelle tavole di Dampyr sono abituato a vedere (a proposito, a breve conto di ritornare a scrivere di Harlan e soci!). In questo albo sembra tutto girare per il verso giusto, anche il “classico che più classico non si può”, anche il “già visto” o il “già letto” svolgono al meglio la loro parte e rendono una delizia una storia onesta e perciò efficace.

Tensione e attesa, mistero e sorpresa per una storia decisamente alla Vietti, resa molto bene dalla Platano e che ci fa affezionare sempre di più a questa serie, che, lo ammetto, mi sembrava una forzatura, per i motivi di cui sopra, ma che ora mi dispiacerebbe se dovesse interrompersi.

Le scene sulla neve sono uno spettacolo e le ho rimirate più volte. Che belle!

venerdì 24 gennaio 2014

Silenzio # 2



“Il silenzio è l'araldo più perfetto della gioia: sarei ben poco felice se fossi capace di dire quanto”.

William Shakespeare, Molto rumore per nulla.




giovedì 23 gennaio 2014

Orfani # 2-3-4 Considerazioni e Riflessioni

Copertina del n.3

Dopo il primo numero non ho più scritto nulla su “Orfani”, la serie creata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammuccari, edita dalla Sergio Bonelli.



In quel post ero stato un po’ “tiepido”, sia perché ritengo sia buona norma attendere anche qualche albo successivo per valutare ed apprezzare, o non apprezzare, una serie, sia perché la campagna pubblicitaria, di vario tipo, che aveva preceduto l’uscita poteva aver “drogato” ogni aspettativa o reazione.



Una serie che, oltre ad aver richiesto una lunga lavorazione, introduce in modo continuo e non episodico l’uso del colore (con ottimi risultati inoltre!), dichiara la propria “originalità” nell’ambito delle produzioni Bonelli e presenta un’accoppiata di autori di tutto rispetto, affiancati da disegnatori, sceneggiatori e altri professionisti che stanno mostrando tutto il loro valore.




L’evidente ispirazione fantascientifica ed i chiari rimandi al cinema ed alla letteratura non solo di genere, sono un punto a favore di questa serie, che, giunta al quarto episodio, mi ha definitivamente conquistato. Le sceneggiature sono veramente intense ed emozionanti, i personaggi ben descritti e caratterizzati, con un dosaggio astuto e invitante delle informazioni e dei dettagli, che il lettore mette insieme passo dopo passo. Il linguaggio è moderno ed accattivante, con intere tavole in cui i disegni ed il colore sono gli unici protagonisti, mettendo da parte quella eccessiva verbosità che in alcune serie “storiche” finisce per essere un punto debole.



A questo riguardo esprimo una valutazione: la cadenza (tra presente e passato, ovvero tra azione in diretta e flashback), il linguaggio da serial televisivo contemporaneo e videogioco, il “passo” a metà tra reality e film d’azione ad episodi sono stati studiati e scelti per richiamare lettori e pubblico più giovane e quindi maggiormente abituato a questo o si è pensato di offrire anche agli over 35 (personale soglia arbitraria, ma non poi così tanto!) un fumetto “nuovo”, che fosse anche più di un fumetto?




Mi permane il dubbio che il lettore classico, magari affezionato ai prodotti Bonelli, possa rimanere un po’ “spiazzato” e non riuscire a goderne a pieno (con il rischio che non acquisti più gli albi dopo i primi 2-3), oppure che i più giovani non vedano l’utilità di acquistare e leggere, a cadenza mensile (?!?) un fumetto quando, ad ogni ora del giorno e della notte, non solo in TV, ma anche su dispositivi mobili, possono vedere episodi a ripetizione di serie televisive dei più svariati generi ed ambientazioni. Inoltre il taglio da videogioco delle battaglie non aiuta.



Non ho ovviamente una risposta, posso solo affermare che continuerò la lettura di “Orfani”, perché le sceneggiature sono valide, i disegni ottimi, i colori superbi e la copertina del numero 4, in edicola in questi giorni, è bellissima, finora la migliore (in fondo solo quella del numero 1 mi aveva lasciato poco soddisfatto).

 
Copertina del n.4

Ora l’unico timore è che Recchioni e Mammuccari si lascino prendere troppo dall’attitudine da serial TV targato USA, ovvero che tutti gli elementi ed indizi disseminati nella serie si perdano e non si colleghino tra loro in modo, almeno parzialmente, coerente, senza portare da “nessuna parte”, privando il lettore di qualche spiegazione o quantomeno negandogli chiarezza su identità, cause ed eventi. Il rischio lo avverto e mi dispiacerebbe se ciò accadesse, poiché è uno dei motivi per cui ho smesso di guardare i serial USA (tanta, troppa carne al fuoco, misteri, colpi di scena, sorprese, situazioni in sospeso e poi nulla viene chiarito! Per tacere di imbarazzanti incoerenze e passi falsi!!).




I famosi “cliffhanger” non mancano in “Orfani”, al limite del “telefonato”, ma è una caratteristica del prodotto, quindi li prendo e me li godo.



Purtroppo i “nemici” ancora non mi convincono e sono fin troppo “misteriosi”.



Nell’ultimo albo il passato di una del gruppo degli “Orfani”, di fatto la protagonista di quest’albo, è emozionante e reso in modo magistrale, come d’altra parte finora in tutti i numeri usciti i flashback e l’addestramento sono le parti che funzionano meglio.



martedì 21 gennaio 2014

Eventualità


E se mio figlio dialogasse con il suo indice?
Se mia figlia finisse per flirtare con un quarantenne?
Oppure il figlio dell’inquilino del piano di sotto fosse a capo di una banda di delinquenti?
Come la prenderei se mia moglie avesse fantasie spinte su uno sconosciuto?
Potrebbe succedere che il mio computer cominci a darmi torto e rompermi i maroni su ogni cosa che faccio?
Vi immaginate il mio istruttore di nuoto che mi urla contro e mi umilia di fronte a tutti?

Comincio a temere che la serie di film di Kubrick in onda in TV mi stia facendo male!




 

lunedì 20 gennaio 2014

Citazioni Cinematografiche n.28


Harry: Ci pensi mai alla morte?
Sally: Certo.
Harry: Figuriamoci, un pensiero fugace che ti attraversa la mente. Io ci penso per ore, per giorni interi.
Sally: E credi che questo ti renda migliore?
Harry: Senti, quando arriverà la mazzata io sarò preparato e tu no, dico solo questo.
Sally: E nel frattempo ti rovini tutta la vita aspettandola.


(Harry/Billy Cristal e Sally/Meg Ryan in “Harry ti presento Sally”, di Rob Reiner - 1989)

sabato 18 gennaio 2014

Apprezzare

Sono le cose più semplici, i piccoli gesti quotidiani, la famiglia, i figli, gli affetti di sempre, gli amici di una vita che ti fanno davvero apprezzare il cibo spazzatura e l’alcool.


giovedì 16 gennaio 2014

Le Storie # 16 Friedrichstrasse


Con grande piacere accolgo il ritorno della coppia Bilotta e Mosca nella serie “Le Storie” della Sergio Bonelli Editore.



Dopo l’intensa “Il lato oscuro della luna”, un vero gioiello di poesia e umanità, Alessandro Bilotta alla sceneggiatura e Matteo Mosca ai disegni ci regalano “Friedrichstrasse”, una storia drammatica, da apprezzare per la capacità di suscitare sensazioni e offrire una trama ricca ed intrigante dove non mancano colpi di scena e momenti veramente emozionanti.



L’albo è dichiaratamente ispirato al bellissimo “Le vite degli altri”, del regista tedesco Florian Henckel von Donnersmarck, un capolavoro di dramma e poesia, a livello visivo e di sceneggiatura. Ambientazione e trama sono le stesse, ovvero la Germania Est patria del socialismo e la pervasiva azione della STASI (Ministerium fűr Staatssicherheit, Ministero per la Sicurezza dello Stato).



Quello che avvince e convince il lettore è la precisa sceneggiatura, che si risolve in una storia con momenti intensi, dove il senso del dramma e le emozioni suscitate vengono esaltate in una trama con tratti polizieschi ed intimisti. Il “compagno capitano” Friedrich (suggestivo il collegamento con la via da cui il titolo dell’albo) e la cantante “di regime” Marlene Becker ci mostrano tutta la loro umanità, il loro vissuto e le loro vite “ai tempi del Muro”, senza nasconderci anche gli abissi ed i traumi che li hanno resi quello che sono e che poi li portano ad azioni e scelte che il lettore scopre e osserva, impossibilitato a non entrarci dentro e farsene conquistare.



Come detto non mancano colpi di scena ed eventi imprevisti, ma tutto nella trama sapientemente disegnata ed ampiamente valorizzata da tavole precise e rigorose, in grado di ricostruire interni ed esterni in modo molto fedele e rispettoso della realtà, ma anche di rappresentare turbamenti ed emozioni profondamente umane.


Sono molto sensibile a quel periodo storico e mi lascio catturare da certe ambientazioni, per cui non nascondo di essermi gustato l’albo per intero, dispiacendomi che non ci fosse qualche altra pagina a disposizione di sceneggiatore e disegnatore, anche solo per prolungare il piacere di una narrazione che coglie a piene mani dalle tecniche cinematografiche, che ha riferimenti vari e vincenti (sia letterari che di altro tipo) e che avrebbe anche potuto approfondire le psicologie di altri personaggi (funzionari della STASI e familiari di Friedrich ad esempio).



Una “scena” che mi ha particolarmente convinto ed emozionato? Il tentativo di suicidio di Marlene, all’ultimo momento salvata da chi aveva il compito di spiarla!

lunedì 13 gennaio 2014

Citazioni Cinematografiche n.27


"Mio adorato popolo. Vediamo le vele del nemico che si avvicinano. Sentiamo il rumore dei cannoni spagnoli sull'acqua. Ben presto, dovremmo affrontarli faccia a faccia. Sono decisa a restare fino al culmine della battaglia; per vivere oppure morire, in mezzo a voi. Finché voi ed io staremo insieme, nessun'invasore ci conquisterà. Che vengano anche con le armate dell'inferno, non passeranno. E quando il giorno della battaglia sarà terminato, so che noi ci ritroveremo in cielo o sul campo, da vincitori"

(Elisabetta I/Cate Blanchett in Elizabeth: The Golden Age, di Shekhar Kapur - 2007)

domenica 12 gennaio 2014

Semplicemente magnifica! Tout simplement magnifique!


Lei è sola sulla scena, l'accompagna la musica e danza.
Canta ed arricchisce e impreziosisce il motivo.
Il pubblico, ammirato, la segue e scandisce il tempo dietro un suo discreto ed elegante invito.

Riempie la scena ed è semplicemente magnifica.
Un'emozione ammirarla e farsi conquistare.





venerdì 10 gennaio 2014

Philomena


TramaIrlanda, 1952. L'adolescente Philomena viene mandata in convento per essere 'riportata sulla retta via', poiché è rimasta incinta. Ancora molto piccolo, il bambino viene dato in adozione a una benestante famiglia americana. Da allora, Philomena non si è data pace e ha speso cinquanta anni in inutili ricerche. Grazie all'incontro con il giornalista Martin Sixsmith, incuriosito dalla sua storia, la donna si imbarcherà in un'avventura che la porterà in America dove scoprirà la straordinaria storia di suo figlio...

Negli anni passati il Cinema britannico riusciva a parlare del contemporaneo, di sè e delle vicende che si svolgevano nel paese della regina Elisabetta II pressoché esclusivamente attraverso le opere di Ken Loach e Michael Winterbottom, ma anche di Mike Leigh.

Tale capacità di rappresentazione e autorappresentazione ultimamente è da imputare a Stephen Frears, prima con “The Queen” e poi con “Philomena”, in questi giorni nelle sale, dopo la partecipazione al Festival di Venezia, dove purtroppo hanno preferito premiare un documentario piuttosto che questo straordinario, intenso ed emozionante film.

“Philomena” presenta una immensa Judi Dench, attrice sorprendente per autorevolezza, intensità, tempi recitativi e mimici perfetti, affiancata da un altrettanto bravo Steve Coogan, comico tv (come a confermare che dietro ogni “buffone” c’è un talento drammatico che aspetta solo di esprimersi).

La sceneggiatura dello stesso Coogan e di Jeff Pope è calibrata alla perfezione, alternando momenti drammatici e commoventi a brevi e riusciti momenti “leggeri”, dove i tratti comici lasciano prendere fiato quel tanto che basta per poter seguire la storia, vera e vissuta, di una donna irlandese e del profondo amore che prova per un figlio crudelmente portatole via ancora bambino e che lei, ormai anziana, cerca di ritrovare al di là dell’oceano, in quegli Stati Uniti meta della diaspora degli “uomini e donne dell’isola smeraldo”.

I due protagonisti (la Dench e Coogan) funzionano insieme alla perfezione, presentando allo spettatore due caratteri tanto lontani tra loro, tanto differenti da riuscire abilmente a mescolare humour e pathos, ironia e commozione, speranza e dolore. 

Questo anche grazie alla regia attenta, astutamente classica e quasi invisibile, perciò maledettamente efficace, di Stephen Frears, in ottima forma e in grado di evitare qualsiasi concessione alla “Tv del dolore” ed ai sentimentalismi da accatto. Il regista, messo da parte il sarcasmo, i toni taglienti e  la “cattiveria” di precedenti lavori (i consigliati “Rischiose abitudini” o “Tamara Drewe” ad esempio), ci dona un film quasi ovattato, aderente alla realtà ma rispettoso dei protagonisti e dello spettatore, che viene accolto con garbo e tatto in una vicenda privata, esposta con maestria e senso del limite, in grado di riflettere e far riflettere, emozionare e farsi portatore non solo di una storia, ma anche di tratti umani tanto vicini a noi da far quasi male.

Le lacrime fanno capolino, le emozioni non mancano e sono di quelle che lasciano il segno e si fanno ricordare.



Stephen Frears


giovedì 9 gennaio 2014

Silenzio # 1



-         Non odi tutto questo?
-         Odio cosa?
-       I silenzi che mettono a disagio. Perché sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate per sentirci più a nostro agio?
-         Non lo so, è un’ottima domanda.
-        È solo allora che sai di aver trovato qualcuno davvero speciale: quando puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento e condividere il silenzio in santa pace.

Pulp fiction, Quentin Tarantino