giovedì 30 luglio 2015

Luna # 1



LUNA


Con tremula nebbia d'argento
luna
riempi riveli i miei colli
Sciogliesi l'anima
e si abbandona ai ricordi
Il presente
come un sogno
nella nebbia mi sfuma
Ritornano volti
che non sono più.

(Mario Novaro, da Murmuri ed echi - 1912)



lunedì 27 luglio 2015

Citazioni Cinematografiche n. 107

“Tebani, abbiamo lance, spade, frecce, mortaretti, tricche tracchi e castagnole. E con queste armi potenti, dico armi potenti, noi, noi, spezzeremo le reni a Maciste e ai suoi compagni, a Rocco e i suoi fratelli! Valoroso soldato tebano, mio padre da lassù ti guarda e ti protegge. Armiamoci e partite! Io vi seguo dopo”


(Totokamen/Totò in “Totò contro Maciste”, di Fernando Cerchio - 1962)



sabato 25 luglio 2015

Predestination


Difficilmente potrà piacere a chi desidera capire tutto quello che accade o non accade in un film e sente l’esigenza di una spiegazione razionale, oltre che di una totale coerenza logica interna.

Infatti “Predestination”, scritto e diretto dai fratelli Michael e Peter Spierig, lascia spiazzati e nel solco della narrativa di fantascienza effettivamente genera una serie di domande su trama, sviluppo della storia e personaggi proposti.

È un thriller fantascientifico, dove non ci sono effetti speciali, che si sviluppa interamente con tre protagonisti che sono, a conti fatti, la stessa persona. Quindi è possibile fare fantascienza con pochi mezzi e senza necessariamente utilizzare effetti visivi digitali, centrando più della metà del film su un lungo flashback che altro non è che un racconto-prologo che ritorna su sé stesso per autogenerarsi.
Messa giù in questo modo non è effettivamente chiaro cosa accade, altrimenti ne rovinerei la visione, che comunque consiglio, pertanto posso aggiungere che i riferimenti alla migliore narrativa di genere (Robert A. Heinlein) sono godibili e rendono il film un piccolo gioiello.


Le interpretazioni di Ethan Hawke, molto efficace, ma soprattutto quella (doppia) di Sarah Snook donano un valore aggiunto al prodotto, facendo sì che la presenza pervasiva di una voce narrante che predomina sui comunque azzeccati dialoghi venga accolta di buon grado dal pubblico, che si lascia convincere a farsi guidare nella straniante storia di una donna che diventa uomo essendo nata donna/uomo.


Il ritmo è per circa un’ora abbastanza lento, ma i fratelli Spierig sanno quando ed in quale momento pigiare sull’acceleratore, dosando suspense e gestendo l’azione con molto mestiere e padronanza del soggetto. I viaggi nel tempo non sono una novità, ma qui tutto viene ben gestito e non manca il gusto di sorprendere lo spettatore e proporre l’imprevedibilità. Pochi mezzi, per fare qualcosa che Cristopher Nolan, con i suoi esercizi di stile al limite dello sterile, fa con budget elevatissimi, avvicinandosi al contempo al Terry Gilliam de “L’Esercito delle 12 scimmie” per scelte estetiche. Conquista l’idea di presentare un antieroe che si guarda e si interroga, ponendosi in fondo sempre le solite fondamentali domande (Chi sono? Da dove vengo? Dove sto andando?), ma senza la pesantezza spesso legata a tali tematiche. Già sottolineato il valore della prova di Sarah Snook, che in una doppia (tripla?) veste regge su di sé più della metà del film. 

giovedì 23 luglio 2015

Dampyr # 184 - I Dimenticati


Nell'albo n. 184 di Dampyr, I Dimenticati”, abbiamo a che fare con un gruppo di soldati giapponesi, apparentemente rimasti in una remota isola nell'oceano Pacifico dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Fedeli all'imperatore ad oltranza? Considerando la serie in cui è inserito l’albo siamo legittimati ad aspettarci qualcosa di ben più intrigante ed il ruolo di un demone ce lo conferma.
Ci godiamo l’incontro, firmato da Diego Cajelli, fra guerra, mostri, yakuza, antiche maledizioni e lo storico senso del dovere tipico della cultura giapponese. La narrazione è intrigante e condotta con un buon ritmo, alternando e distribuendo i momenti horror, le scene d’azione e i flash back.
Fabrizio Russo ai disegni ha reso con una certa abilità i diversi contesti e scenari in cui agiscono i protagonisti. Da sottolineare la cura nella resa degli ambienti, degli abiti e delle antiche armature dei demoni soldati di Tamasaburo, una figura che mi sarebbe piaciuto veder sviluppata maggiormente, magari all'interno di uno speciale o di un maxi, con più pagine a disposizione.
Un buon albo, che ripropone personaggi che avevamo conosciuto in passato (n.77 "Kwaidan" e n.78 "Il Castello dei Mille Soli"), e che svolge anche una funzione di passaggio, in attesa degli sviluppi annunciati sul percorso di Harlan e compari.






L’amico giapponese di Harlan, l’ex-yakuza Hasegawa Kenshin, sta cercando di rifarsi una vita con l’identità di un onesto pescatore, accanto alla bella Keiko, reincarnazione della donna che ha amato per secoli. Ma Keiko viene rapita da un commando dei suoi ex-nemici. Kenshin chiede aiuto ad Harlan. Per riavere indietro Keiko, i due dovranno sbarcare su un’isola remota sperduta nell’Oceano e affrontare la legione di irriducibili combattenti del generale Tamasaburo. Peccato che non di soldati umani si tratti, bensì di invulnerabili demoni Han’a! (da sergiobonelli.it)

lunedì 20 luglio 2015

Citazioni Cinematografiche n. 106

Bluto: Sai che cosa ti consiglio, di prenderti una bella sbronza.
Otter: Farai bene a dargli retta, Sogliola, lui studia medicina.

(John “Bluto” Blutarsky/John Belushi e Eric “Otter” Stratton/Tim Matheson in “Animal House”, di John Landis - 1978)



domenica 19 luglio 2015

Le Storie #34 - L'Innocente


Gianmaria Contro, curatore della serie, firma la sceneggiatura dell’albo n.34, “L’Innocente”, e probabilmente mostra senza alcuna possibilità di dubbio lo spirito de “Le Storie”. Non abbiamo tra le mani una possibile miniserie costretta ad essere ridotta ad una uscita unica, tantomeno siamo di fronte ad un personaggio e ad una storia retrocessa, per così dire, da serie regolare a fugace apparizione. La storia presentata è unica e conclusa, pressoché perfetta nell'omaggio ai classici ottocenteschi del gotico e dell’orrore.

Un soggetto “classico” reso con grande efficacia e precisione nella ricostruzione di atmosfera, ambientazione, personaggi e temi. Suggestivo, rodato e perciò perfettamente fruibile e stimolante l’incipit dell’albo, che si apre con il finale e procede a ritroso, nella migliore tradizione del genere, con felici riferimenti alla narrativa ed al cinema, anche per quanto riguarda la cadenza, la presentazione ed il "montaggio" delle scene
Le didascalie vengono usate al meglio, per dettare i tempi, riassumere eventi, illustrare stati d’animo ed emozioni, mai pesanti o fuori luogo, tanto che contribuiscono ad accentuare la sensazione di leggere un romanzo sullo stile della narrativa 19° secolo. Niente “spiegoni” insomma!
La voce narrante ed il relativo personaggio rendono bene, sia dal punto di vista narrativo e di ritmo che da quello di accompagnamento alla vicenda. I caratteri presentati sono riconoscibili e chiari, quasi, nella più positiva accezione del termine, prevedibili, ma la padronanza e la sapienza con cui sono tratteggiati affascina il lettore, che fatica a non farsi coinvolgere e a desiderare di procedere nello sfogliare le pagine. E a quel punto tornano in soccorso le didascalie a cui si accennava, che rallentano il ritmo e accarezzano il lettore invitandolo a gustare le parole e le immagini. I testi sembrano effettivamente tratti da un romanzo di genere e i disegni sembrano trovare giusta collocazione in questo “L’Innocente”, come forse difficilmente potrebbe accadere con altre differenti atmosfere e tematiche. 

D’altra parte anche nella precedente prova di Francesco Ripoli in questa serie, il numero 11 “Il Lungo Inverno”, il mistero, l’indefinito e la indeterminatezza nel distinguere il vero dal falso, il reale dall'onirico-allucinatorio la facevano da padrone. Un certo gusto amaro rimane tra le pagine, ma in fondo è un bene, giacché solo le storie valide lasciano qualcosa nell'animo di chi legge.

Ultima nota per la copertina di Aldo Di Gennaro, tra le migliori proposte, per costruzione della scena, impostazione e resa grafico-illustrativa del tema dell’albo.



Inghilterra del Nord, 1827. Il villaggio di Coltonbridge sonnecchia sotto una pioggia che pare eterna, all’ombra dell’antica magione dei Kilgorne. Gravi lutti si sono abbattuti sulla casata e tutto sembra oppresso da un’aura di decadenza… Ma, oltre il velo della malinconia, fermentano forze ben più temibili. Una presenza spettrale sta per manifestarsi. Una presenza che terrorizza e… uccide! (da sergiobonelli.it)


venerdì 17 luglio 2015

Le Storie #33 - "La Grande Madre"



Ho respirato aria “familiare” leggendo “La Grande Madre”, numero 33 della collana Le Storie della Sergio Bonelli Editore. Non per l’ambientazione canadese, comunque suggestiva, ma grazie alla sceneggiatura di Lorenzo Calza, conosciuto sulle pagine di “Julia” (serie che consiglio per qualità delle storie e attenzione ai dialoghi) ed ai disegni di Francesco Bonanno, già ammirato sul Dr Morgue della Star Comics.


Trama efficace, personaggi accattivanti anche se non eccezionalmente inquadrati, ritmo quanto basta per una lettura piacevole e disegni belli e definiti. I riferimenti letterari e cinematografici sono evidenti, ma l’originalità non era probabilmente il fine principale a cui Calza puntava, poiché la vicenda scorre bene e tutto sommato accade quello che ci si aspetta da un prodotto, buono, come questo. Magia, mistero, omicidi ed un contesto da crime story si incontrano bene, anche con quel tocco di soprannaturale che dona respiro ed un pizzico di ironia, La sensazione di deja-vù torna più volte nella lettura, forse perché alcuni schemi narrativi e di sviluppo della trama, nonché alcune soluzioni drammaturgiche e resa delle situazioni sono ormai radicati, specie per chi legge anche la già citata serie della criminologa Julia Kendall, ai cui caratteri sembra essersi ispirato lo sceneggiatore. Inoltre il tema dell’uomo di legge, che vive nel west moderno a cavallo e diviso (lacerato?) tra due realtà/mondi, che deve ritrovare armonia ed equilibrio è evidentemente un tema molto sentito negli ultimi anni in casa Bonelli (come ad esempio in Cuore di lupo n.14 de Le Storie e nella serie Saguaro), come anche nel cinema e nella fiction.
 















Un albo che mostra qualità e onesta capacità di confezionare buone storie da leggere e gustare, accettando anche qualcosa che sa di già letto e visto, ma ben sceneggiato e reso graficamente con stile e invidiabile “mestiere”. Questo fa accettare una conclusione della storia un po’ stereotipata e tutto sommato prevedibile, ma prima ce la siamo goduta tutta ed in fondo chiediamo questo alla buona narrazione per immagini.


Il paese di Stockville sonnecchia nella neve, ai piedi delle Rocky Mountains canadesi. Il capo della Polizia Tribale, lo sceriffo nativo Spike Trudell, non ha grossi grattacapi, almeno fino a quando… la follia non esplode! Misteriose sparizioni e cruenti fatti di sangue colpiscono la comunità e danno avvio a un’indagine destinata a scavare nel passato di Stockville, fino alle radici di un segreto che doveva rimanere sepolto… (da sergiobonelli.it)

lunedì 13 luglio 2015

Citazioni Cinematografiche n. 105



Von Luger: Bene, maggiore Ramsey, in quattro anni di guerra il Reich è stato costretto ad impiegare una grande quantità di tempo, di energia, di uomini e di mezzi, per rintracciare ufficiali prigionieri fuggiti dai campi.
Ramsey: Fa piacere sentire che ci tenete tanto a noi.
Von Luger: Non è cosa da prendere alla leggera. La avverto che non ci saranno fughe da questo campo.
Ramsey: Colonnello Von Luger, lei sa che è dovere di tutti gli ufficiali tentare la fuga. Se ciò è impossibile è comunque loro dovere costringere il nemico ad impegnare molte truppe per tenerli a bada, cercando soprattutto di logorarne i mezzi in ogni modo possibile.
Von Luger: Sì, lo so... E gli uomini alle sue dipendenze non hanno certo tradito la consegna. Questo qui, Hasley Pitt, per esempio: catturato sul mare del nord, fuggito, ripreso, fuggito, ripreso. Archibald Ralph Ives: undici tentativi di fuga, ha anche cercato di saltare dal camion venendo qui. Dicks William, ha partecipato allo scavo di undici tunnel, per poter fuggire. Tenente pilota Velinski, quattro evasioni, MacDonald nove, Hendley, l'americano, sette, Heins quattro, Sedwich sette e l'elenco continua ancora... Questo qui poi, ha effettuato diciassette tentativi di fuga: maggiore questa è una vera follia.
Ramsey: Infatti.
Von Luger: E deve finire.
Ramsey: Vi illudete che gli ufficiali dimentichino il loro dovere?
Von Luger: No... È proprio perché non ci facciamo illusioni che vi abbiamo portati qui. Questo campo è nuovo, è stato costruito apposta per lei ed i suoi uomini, e l'organizzazione è stata curata facendo tesoro di tutta la nostra esperienza, e con me non avrete a che fare con un comune carceriere, ma con un ufficiale dello stato maggiore chiamato ad assolvere a questo compito dal quartier generale della Luftwaffe. In pratica abbiamo voluto mettere tutte le mele marce in un paniere, sì, in modo da poterle sorvegliare con molta cura.
Ramsey: È un'idea.

(Colonnello Von Luger/Hannes Messemer e Maggiore Rupert Ramsey/James Donald in “La Grande Fuga”, di John Sturges - 1963)




venerdì 10 luglio 2015

Giallo, Noir & Thriller/23


Titolo: Controcorrente
Autore: Annamaria Fassio
Editore: Mondadori - 2013

Annamaria Fassio sceglie la formula e la struttura del giallo per toccare e mescolare diversi temi, tutti più o meno di stringente attualità, sebbene non proprio del tutto nuovi. Troviamo lo smaltimento legale ed illegale dei rifiuti, il ruolo che ricopre la Mafia Russa, il rapporto fra Italia, Russia e Ucraina, le adozioni internazionali, la prostituzione minorile ed altro ancora.

Proprio la compresenza di tante tematiche, peraltro collegate tra loro all’interno di una storia fortemente connotata di poliziesco e di giallo, non solo per le procedure di indagine e l’atmosfera che se ne respira, potrebbe essere un limite. Vengono suggerite ed accennate molte cose ed il lettore, specie se non propriamente smaliziato, rischia di restarne un po’ disorientato. Fortunatamente in questo “Controcorrente” i personaggi sono ben descritti e presentati, rivelando l’interesse e la cura che l’autrice rivolge a loro ed alle vicende e vicissitudini che si trovano a dover gestire. Protagonisti e comprimari molto vivi e reali, in una storia che solo in parte è violenta, poiché sembra che non si voglia esagerare su quell’aspetto. Si privilegia la proposta e la riflessione sull’umanità che si trova a dover affrontare i propri problemi e le proprie personali storie, che entrano a far parte di una attualità ben proposta da una scrittura veloce e “nervosa” quanto basta, con il ricorso a qualche flashback, efficaci, anche se rischiano di complicare la storia.

Il finale tende ad essere forse eccessivamente prevedibile, ma la lettura risulta piacevole e si rimane affezionati ad Erica Franzoni, commissario capo della Mobile di Genova, ed al vicequestore Antonio Maffina.



C'è un filo misterioso che collega Viktor Blinskij, cacciatore di orsi nella regione di Cernobyl, agli ambienti malavitosi di Genova. Un filo che si congiunge a Olga, una ragazza di origine ucraina arrivata da bambina in Italia con la madre, in carcere per spaccio e prostituzione, e ora fuggita dalla casa dei genitori adottivi. Un filo che si intreccia con il barbaro omicidio di un uomo, visto in gravi condizioni da una donna lungo una strada e poi ritrovato cadavere dalla polizia, evirato e gettato in un burrone. Fili che si intersecano e sembrano perdersi in un groviglio inestricabile per Erica Franzoni, commissario capo della Mobile di Genova, e per il vicequestore Antonio Maffina. Esistenze indissolubilmente legate, tra la vita e la morte, di cui dovranno al più presto sciogliere l'enigma. (da amazon.it)

lunedì 6 luglio 2015

Citazioni Cinematografiche n. 104

Ray Winkler: Cosa mi diresti se ti dicessi che hai sposato un uomo dalla mente eccezionale?
Frenchy Winkler: Direi che sono bigama!

(Ray Winkler/Woody Allen e Frenchy Winkler/Tracey Ullman in “Criminali da strapazzo”, di Woody Allen - 2000)



sabato 4 luglio 2015

Sovvertimento dei sensi


Titolo: Sovvertimento dei sensi
Autore: Stefan Zweig
Traduttore: Berta Burgio Ahrens
Editore: Garzanti - 2015

"Del più gran segreto del mio sviluppo spirituale il libro non dice una parola: per ciò mi misi a sorridere. Tutto vi è detto bene, ma l'essenziale manca. Mi descrive, ma non mi spiega. Parla di me, ma non mi rivela. L'accurato registro contiene duecento nomi: ma ne manca uno, quello da cui ebbe vita l'impulso creativo, il nome di chi determinò il mio destino e che adesso mi richiama con forza alla mia gioventù. Di tutto fu detto, eccetto che di chi mi diede la parola e attraverso il cui fiato io parlo: e mi sentirei colpevole se vigliaccamente continuassi a tacere".

Torno a proporre un’opera di Stefan Zweig, autore che credo possa ambire ad occupare un po’ di spazio nel mio cuore, o comunque nei miei pensieri.

Il suo stile elegante, a tratti “alto”, in questo “Sovvertimento dei sensi” reso ancora più affascinante dall’impegno di Berta Burgio Ahrens nella traduzione, mi soddisfa e mi raggiunge per donarmi appagamento e allo stesso tempo lasciarmi con il desiderio di gustare altre pagine, così dense e coinvolgenti. In merito alla scrittura mi permetto di aggiungere che la scelta di una certa cura nel tradurre un autore raffinato come Zweig, con momenti narrativi al limite del solenne ma che possono essere resi “alla portata” di tutti senza tradirne l’essenza, può consentire di rendere maggiormente fruibili le sue opere, anche all’attuale popolo di lettori e aspiranti, auspicabili tali.

Stefan Zweig riesce a basare la sua narrazione unicamente sul vissuto del protagonista, del cui monologo il romanzo è costituito, creando un coinvolgente ritmo narrativo, che pone il lettore ad assorbire una serie di eventi e dinamiche intime e private dei personaggi presentati.
I “fatti” e gli avvenimenti passano ad un certo punto in secondo piano, per lasciare l’onore della ribalta alle reazioni emotive ed alle esperienze e vicende psicologiche che quegli stessi fatti ed avvenimenti hanno generato nella profonda umanità ed individualità di chi si trova a viverle.

A conti fatti ci si trova di fronte ad un breve romanzo di formazione, nella tradizione del Bildungsroman di liceale memoria, dove Zweig, abilmente e finemente, riesce a proporre il tema del desiderio e dell’amore, dell’impossibile convivenza fra passione e morale, con al centro l’incontro di un giovane studente con un appassionato professore di letteratura. L’omosessualità doveva essere una questione delicata da proporre alla metà degli anni 20 del novecento, per cui la mia ammirazione aumenta, soprattutto per la maestria nel presentare e analizzare desiderio, conflitto, turbamento e senso di colpa che compongono una ardente passione, dotata di irreprimibile e a tratti oscura forza.

Mi sono immaginato quale ambientazione una città come Heidelberg, sede della più antica università tedesca

Nella Berlino di inizio Novecento, il giovane Roland de D. vive perso in un turbine di dissoluzione e oblio. Fino a quando suo padre decide di iscriverlo alla piccola università di una sonnolenta città di provincia. Qui Roland si appassiona alle lezioni di un rispettabile e affascinante professore di letteratura. Il professore accoglie benevolmente il giovane e tra i due si sviluppa un rapporto intimo e amichevole, ma anche profondamente contraddittorio, sconvolto dagli improvvisi cambi d'umore del professore che sempre più spesso ripudia il giovane protetto. Roland è disorientato, non comprende il motivo di questa "confusione dei sentimenti" che, presto, diventa un doloroso tormento interiore. Ne capirà il motivo solo all'indomani di una sconcertante rivelazione del suo mentore. (da ibs.it)


giovedì 2 luglio 2015

Da un grande potere derivano grandi responsabilità



Leggo che la Marvel intende produrre un nuovo film su l’Uomo Ragno, ovvero Spider-Man. Sarebbe già stato deciso l’attore destinato ad impersonare il giovane Peter Parker, ovvero l’attore britannico Tom Holland.


Negli ultimi anni, dal 2002 al 2014, sono stati proposti ben 5 film su Spider-Man. Prima ci fu la “trilogia”, o meglio, i tre film diretti da Sam Raimi (Spider-Man 1, 2, 3), con protagonisti Tobey Maguire (Peter Parker), Kirsten Dunst (Mary Jane Watson), James Franco (Harry Osborn) e, nel primo, Willem Dafoe, che inevitabilmente interpretò la parte del “cattivo”, ovvero Goblin.

















In fondo c’era da essere sufficientemente soddisfatti, anche perché se si escludono alcune produzioni USA anni 70, che in fondo erano episodi di una serie televisiva adattati per essere spacciati per film, si era rimasti ai cartoni animati un po’ ingenui che si guardava da bambini.



Però nel 2012 e nel 2014 il regista Marc Webb, anche se in fondo non se ne sentiva il bisogno, ci "regala" “The Amazing Spider-Man” e “The Amazing Spider-Man 2” (evidentemente anche lui temeva non sapessimo contare), che oltre ad avere come protagonista Andrew Garfield (nessuna parentela con il gatto pare, anche se quest’ultimo recita meglio), ha almeno il merito di introdurre il personaggio di Gwen Stacy, interpretato da Emma Stone, che di lì a poco andrà non solo a recitare per Woody Allen ma addirittura a vincere un Oscar come attrice non protagonista in “Birdman” (evidentemente, anche se si hanno gli occhi da rospo, essere l’amore sfortunato di un supereroe fa curriculum!).

Non so esattamente quando quest’ultima produzione giungerà sugli schermi, forse a quella data potrò accompagnare al cinema mio figlio, giusto come scusa per poter vedere ancora in azione Peter Parker, anche se non sono sicuro di volermi sorbire nuovamente la trafila “morso del ragno - zio Ben che muore – Norman Osborne che strippa e con un senso estetico opinabile si mette una maschera e diventa Goblin”!

Nel frattempo mi riascolto Ode To A Superhero di "Weird Al" Yankovic (una gustosa parodia di cui propongo anche il testo) e Spider-man dei Ramones (con immagini del già citato cartone animato, tra l’altro!!). In fondo tutto il precedente pistolotto era per giustificare i due video! 


Ode To A Superhero
Peter Parker was pitiful
Couldn't have been any shyer
Mary Jane still wouldn't notice him
Even if his hair was on fire
But then one day he went to that science lab
That mutated spider came down
Oh, and now Peter crawls over everyone's walls
And he's swingin' all over town
La li la, li de da
La la, li le la da dumb
Sling us a web, you're the Spider-Man
Sling us a web tonight
'Cause we're all in the mood for a hero now
And there's evil doers to fight
Now Harry the rich kid's a friend of his
Who horns in on Mary Jane
But to his great surprise it seems she prefers guys
Who can kiss upside down in the rain
"With great power comes great responsibility"
That's the catch phrase of old Uncle Ben
If you missed it, don't worry, they'll say the line
Again and again and again
Oh, la la la, di de da
La la, di di da da dom
Now Norman's a billionare scientist
Who never had time for his son
But then something went screw and before you knew he
Was trying to kill everyone
And he's ridin' around on that glider thing
And he's throwin' that weird pumpkin bomb
Yes, he's wearin' that dumb Power Rangers mask
But he's scarier without it on
Sling us a web, you're the Spider-Man
Sling us a web tonight
'Cause you're brave and you're strong and so limber now
But where'd you come up with those tights?
It's a pretty sad day at the funeral
Norman Osborn has bitten the dust
And I heard Harry's said he wants Spider-Man dead
Aw, but his buddy Pete he can trust
Oh, and M.J. is all hot for Peter now
Aw, but Peter, he just shuts her down
Mary Jane, don't you cry, you can give it a try
Again when the sequal comes 'round
Oh, la la la, di de da
La la, di di da da dumb
Sling us a web, you're the Spider-Man
Sling us a web tonight
'Cause we all sure could use us a hero now
And we think that you'll do all right.