lunedì 28 settembre 2015

Citazioni Cinematografiche n. 116

Don Fabrizio: Sono un esponente della vecchia classe, fatalmente compromesso con il passato regime, e a questo legato da vincoli di decenza, se non di affetto. La mia è un'infelice generazione, a cavallo tra due mondi e a disagio in tutti e due. E per di più, io sono completamente senza illusioni. Che se ne farebbe il Senato di me, di un inesperto legislatore cui manca la capacità di ingannare se stesso, essenziale requisito per chi voglia guidare gli altri? No Chevalley, in politica non porgerei un dito, me lo morderebbero.
Chevalley: Principe, non posso crederlo, ma proprio sul serio lei rifiuta di fare il possibile per alleviare lo stato di povertà materiale e di cieca miseria morale in cui giace il suo stesso popolo?
Don Fabrizio: Siamo vecchi, Chevalley. Molto vecchi. Sono almeno venticinque secoli che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche ed eterogenee civiltà. Tutte venute da fuori, nessuna fatta da noi, nessuna che sia germogliata qui. Da duemilacinquecento anni non siamo altro che una colonia. Oh, non lo dico per lagnarmi, è colpa nostra. Ma siamo molto stanchi, svuotati, spenti.
Chevalley: Ma Principe, tutto questo adesso è finito. La Sicilia non è più una terra di conquista ormai, ma libera parte di un libero Stato.
Don Fabrizio: L'intenzione è buona, però arriva tardi. Il sonno, caro Chevalley, un lungo sonno, questo è ciò che i siciliani vogliono. Ed essi odieranno sempre tutti quelli che vorranno svegliarli, sia pure per portare loro i più meravigliosi doni. E, detto tra noi, io dubito sinceramente che il nuovo regno abbia molti regali per noi nel suo bagaglio. Da noi ogni manifestazione, anche la più violenta, è un'aspirazione all'oblio. La nostra sensualità è desiderio di oblio. Le schioppettate e le coltellate nostre, desiderio di morte. La nostra pigrizia, la penetrante dolcezza dei nostri sorbetti, desiderio di immobilità voluttuosa, cioè ancora di morte.
Chevalley: Principe... Principe, non le sembra di esagerare? Io stesso ho conosciuto a Torino dei siciliani che sembravano tutt'altro che dormiglioni.
Don Fabrizio: Non mi sono spiegato bene, mi dispiace, Chevalley. Ho detto 'siciliani', dovevo dire 'Sicilia'. Quest'ambiente, la violenza del paesaggio, la crudeltà del clima, la continua tensione in ogni cosa...
Chevalley: Ma il clima si vince, il paesaggio si può modificare, il ricordo dei cattivi governi si cancella. Io sono certo che i siciliani vorranno migliorare.
Don Fabrizio: Non nego che alcuni siciliani, trasportati fuori dall'isola, possano riuscire a svegliarsi. Ma devono partire molto giovani, a vent'anni è già tardi, la crosta si è formata.


(Principe Don Fabrizio di Salina/Burt Lancaster e Cavaliere Chevalley/Leslie French in “Il Gattopardo”, di Luchino Visconti - 1963)




venerdì 25 settembre 2015

Giallo, Noir & Thriller/26


Titolo: Quando il Rosso è Nero
Autore: Qiu Xiaolong
Traduttore: Fabio Zucchella
Editore: Marsilio - 2008

Riguardo al precedente “Visto per Shangai” ho scritto che il principale motivo di interesse era dato dalla figura dell’ispettore Chen Cao, colto, appassionato di poesia ed esperto di cucina, che opera in un paese come la Cina dove antico e moderno, nuovo e vecchio fin troppo spesso si mescolano, causando un fastidioso senso di smarrimento e quasi di nausea. In questo “Quando il Rosso è Nero” l’indagine che origina dal ritrovamento del cadavere di una giovane donna è condotta soprattutto grazie al contributo del vice Yu. A mio parere la narrazione e l’intera storia ne giovano, dal momento che quantomeno una visuale diversa sulla Cina contemporanea aiuta il lettore ad entrare in una porzione di storia cinese del 900 non semplice da affrontare. Amore, violenza e morte dalla Rivoluzione Culturale al nuovo corso degli anni finali del secolo scorso, fra ambienti rurali descritti sotto il profilo umano e sociale, nightclub, ristoranti equivoci e altri luoghi di ritrovo frequentati dai nuovi ricchi e da dirigenti di partito.

Quello che rischiava di essere un affresco sociale e sociologico diventa, grazie alle indagini del buon Yu, un romanzo giallo tutto sommato interessante e coinvolgente, in cui i riferimenti storici e culturali e la ricostruzione di un periodo ambientano e giustificano la trama e sono funzionali alla lettura. L’espediente narrativo messo in atto da Qiu Xiaolong è efficace: il cadavere ritrovato è quello di una scrittrice dal passato “controverso”, il cui romanzo viene più volte richiamato quasi a farne un’opera contenuta all’interno di un’altra, regalando varietà e motivo ulteriore di interesse.

Un po’ meno poesia appiccicata a beneficio più dell’autore che del lettore, maggiore azione e relativi cadaveri che soddisfano il desiderio di avere tra le mani un’indagine degna di questo nome e che stimoli in chi legge la voglia di scoprire cosa accadrà nelle successive pagine. Rimane uno stile di scrittura a volte fin troppo lento, ma almeno risultano limitate le pagine di pura meditazione che alla lunga annoiano.





lunedì 21 settembre 2015

Citazioni Cinematografiche n. 115

Blade: Allora, lezione numero uno su come si uccidono i vampiri. Le croci e l'acqua santa non servono a niente, dimentica quello che hai visto nei film. Usa un paletto, l'argento o la luce del sole. Sai usare una di queste?
Karen: No, ma imparerò alla svelta.
Blade: La sicura è tolta, il colpo è in canna. Proiettile d'argento a espansione riempito con aglio. Punta alla testa o al cuore, e se sbagli... sono cazzi tuoi!


(Blade/Wesley Snipes e Karen Jenson/N’Bushe Wright in “Blade” di Stephen Norrington - 1998)


venerdì 18 settembre 2015

Luna # 5




La Sera

Con morte figure di eroi
tu riempi, luna,
le tacite selve,
falce lunare…
col morbido amplesso
degli amanti,
con le ombre di tempi famosi
le putride rocce qui intorno;
così s’irradia una luce azzurrina
verso la grande città
dove si annida
fredda e malvagia una stirpe
corrotta e il bianco nipote
prepara un oscuro avvenire.
Ombre avviluppate di luna
voi sospirate nel vuoto cristallo
del lago montano.

(Georg Trakl – trad. Ervino Pocar)



lunedì 14 settembre 2015

Citazioni Cinematografiche n. 114

La conosci la storia del Re Pescatore? Comincia col re da ragazzo, che doveva passare la notte nella foresta per dimostrare il suo coraggio e diventare re, e mentre passa la notte da solo è visitato da una visione sacra: nel fuoco del bivacco gli appare il Santo Graal, simbolo della grazia divina, e una voce dice al ragazzo: "Tu custodirai il Graal onde possa guarire il cuore degli uomini!". Ma il ragazzo accecato dalla visione di una vita piena di potere, di gloria, di bellezza, in uno stato di completo stupore, si sentì per un attimo non un ragazzo, ma onnipotente come Dio, allungò la mano per prendere il Graal e il Graal svanì, lasciandogli la mano tremendamente ustionata dal fuoco. E mentre il ragazzo cresceva, la ferita si approfondiva, finché un giorno la vita per lui non ebbe più scopo, non aveva più fede in nessuno, neanche in sé stesso, non poteva amare ne sentirsi amato, era ammalato di troppa esperienza, e cominciò a morire. Un giorno un giullare entrò al castello e trovò il re da solo, ed essendo un semplice di spirito egli non vide il re, vide soltanto un uomo solo e sofferente, e chiese al re: "Che ti addolora amico?" e il re gli rispose: "Ho sete e vorrei un po' d'acqua per rinfrescarmi la gola". Allora il giullare prese una tazza che era accanto al letto, la riempì d'acqua e la porse al re, ed il re cominciando a bere si rese conto che la piaga si era rimarginata. Si guardò le mani e vide che c'era il Santo Graal, quello che aveva cercato per tutta la vita. Si volse al giullare e chiese stupito: "Come hai potuto trovare tu quello che i miei valorosi cavalieri mai hanno trovato?" e il giullare rispose: "Io non lo so, sapevo solo che avevi sete".

(Parry/Robin Williams in “La Leggenda del Re Pescatore”, di Terry Gilliam - 1991)



sabato 12 settembre 2015

10 Film d'Avventura


10 film d’avventura fra quelli che ricordo con maggior piacere. Avrei potuto inserire in questo elenco film di cui ho già parlato, a proposito di film western, bellici, di James Bond o di David Lean, ma per evitare ripetizioni o di “fissarmi” troppo ho allargato un po’ la visione e questo è il risultato:

“La Regina d'Africa” (The African Queen) di John Huston – 1951
Due attori formidabili come Humphrey Bogart (premio Oscar per la sua interpretazione) e Katharine Hepburn per un film che si concentra e gira solo ed esclusivamente sui loro personaggi. Sceneggiatura e dialoghi perfetti, in un’opera dove l’avventura è più intima che posta nella spettacolarizzazione dei luoghi e delle situazioni, quasi questi fossero superflui.

“I Guerrieri della Notte” (The Warriors) di Walter Hill – 1979
L’Anabasi di Senofonte con le bande anni 70 a New York. Un racconto dal ritmo serrato ed incalzante, tutto svolto nel tempo di una notte, con la rappresentazione di una realtà trasfigurata come fosse un urban-fantasy. Perfetto dinamismo e potente valore simbolico degli oggetti e dei luoghi, prima fra tutti la metropolitana, vero personaggio al pari dei membri delle city gang.

“Fuga da Alcatraz” (Escape from Alcatraz) di Don Siegel – 1979
Da una reale evasione dal famoso carcere, un film scarno nei dialoghi che punta tutto sulle immagini, a cui è affidato il compito di creare e rappresentare la tensione e la suspense che permeano la vicenda. Montaggio astuto che supplisce ad alcuni momenti un po’ troppo “da accademia”.




“Excalibur” di John Boorman – 1981
Grandiosa colonna sonora, in un film che trae forza e valore dal cromatismo delle scene e dei luoghi, scandendo i capitoli di una storia di eroi dal respiro epico-cavalleresco. La forma visiva della narrazione dona ulteriore valore a ciò che, in fondo, risulta essere al pari di una favola, ben raccontata e confezionata. Se ci si lascia coinvolgere e si abbassano, anche solo un po’, le difese, è impossibile non restarne affascinati.

“I Sette Samurai” di Akira Kurosawa – 1954
Dramma e racconto epico tanto affascinante da divenire un vero cult-movie. L’intera cinematografia mondiale vi si è più volte riferita, attingendovi a piene mani, tra cui non solo lo splendido “I Magnifici Sette” di Sturges ed i relativi seguiti, ma anche “Quella Sporca Dozzina” di Robert Aldrich. Pratica ed estetica del mondo contadino e di quello dei samurai, terra e lavoro dei campi che incontrano epica, onore e uomini d’armi, vita vissuta e filosofia con personaggi ritratti e caratterizzati come meglio non si potrebbe

“Principessa Mononoke” di Hayao Miyazaki – 1997
Non meravigli (più di tanto) la presenza in questo gruppo di un film d’animazione. Hayao Miyazaki trascende i generi e le classificazioni e quest’opera ne è ottima prova. Un racconto di formazione, che di per sé porta ed assume i caratteri dell’avventura, incontra la favola ecologista, senza sentimentalismi o tentazioni manichee. Personaggi complessi, ambientazioni fantastiche, onirico e reale che si fondono con crudezza, ma senza reale violenza, per donare coinvolgimento estetico e narrativo.


“L’Avventura del Poseidon” (The Poseidon Adventure) di Ronald Neame – 1972
A pieno titolo nel filone dei film catastrofici anni 70. Attori esperti ed in buona forma (Gene Hackman, Shelley Winters ed Ernest Borgnine tra gli altri), che con la loro efficace recitazione ed una stupenda scenografia caratterizzano un film genuinamente avventuroso, che si concede il lusso di offrire anche qualche elemento di riflessione. Ci hanno fatto un evitabile remake nel 2006.

“I Vichinghi” (The Vikings) di Richard Fleischer – 1958
Trascinante film d'avventura, che inserisco anche per ricordi di una adolescenza suggestionata da immagini forti, potenti e dotate di un certo intrigante lirismo (tra cui il funerale vichingo). Primo assaggio di mitologia norrena, confezionato con una serie di accadimenti che fanno ricorso al carattere brutale della sceneggiatura, sostenuta dalla efficace fotografia e dalla azzeccata musica. Kirk Douglas superbo!

“Hero” di Zhang Yimou – 2002
Estetica e senso epico per una esperienza cromatica e di eleganza, scandita da racconti e flashback fortemente connotati dai colori scelti e dal ruolo che hanno l’arte della spada e della calligrafia. Questi due elementi si incontrano e regalano un respiro più ampio al susseguirsi dei quattro periodi in cui è diviso il film. Un’opera che ha generato dibattito e critiche, ma il cui valore artistico non è possibile mettere in discussione.

“I Goonies” (The Goonies) di Richard Donner – 1985
Un film culto per chi era ragazzino negli anni 80. Perfetto per divertirsi e sognare l’avventura, per viverla e riviverla al di là degli anni trascorsi, facendosi ancora una volta conquistare da una storia avvincente e divertente. Personaggi simpatici, un gruppo di protagonisti accattivanti e ottimi caratteristi.

Bonus:

“L'Isola sul Tetto del Mondo” (The Island at the Top of the World) di Robert Stevenson – 1974
Trama un po’ confusa, dove il senso dell’avventura e del fantastico prevale, per un buon prodotto ad uso familiare, nella migliore tradizione Disney. Affascinante come un romanzo di Jules Verne, con effetti speciali alla vecchia maniera ben presentati, godibile e divertente.

“Aleksandr Nevskij” di Sergei M. Eisenstein – 1938
Film chiaramente di propaganda, con tutto il conseguente carico di retorica e pomposità. Ma, una volta chiarito questo, l’opera si fa ammirare per le scelte in tema di inquadrature e montaggio, che assicurano alla vicenda ed alla sua rappresentazione una dinamicità e un ritmo insolito per quegli anni, accelerandone anche la continuità narrativa. L’eroe è tale e pazienza se Nevskij è accostato a Stalin. La colonna sonora? A firma di Sergei Prokofiev.


Un torneo a parte per i due Volumi di Kill Bill (Quentin Tarantino), la serie di Arma Letale (Richard Donner) e quella di Die Hard (registi vari)



giovedì 10 settembre 2015

Luna # 4


Momento di Luna


Luna verde sui campi.
Le aie sono addormentate.

Sulla porta della chiesa
Alcune vecchie noiose
Raccontano dei loro tempi
A dei ragazzetti sudici.
Una madre insonnolita
Allatta la sua bambina
Sotto l’iride liquefatto
Della luna addolorata.
Un canto pieno di pena
Giunge dalle sierras
Da un cuore che tra i lecci
I propri dolori sospira.
Le bambine sugli spiazzi
Cantano la storia moresca
Di un cristiano cavaliere
E di una mora prigioniera
Che s’incontrano in un prato
Il giorno della Pasqua di resurrezione.
L’aria porta sulle proprie ali
Un dolce rumore di squille
Che piangono nei recinti
Tristezze non comprese.
La luna finge lagune
Di mistero nelle zone d’ombra.
Le tristezze di rovina
Le tarde vecchie meditano.
I grilli toccano le loro corde
Accompagnando le bambine
Che gridano stonate
Con le loro secche vocine:
“Scostati, mora bella
Scostati, mora graziosa”.
E nei campi freddi e gravi
Profondo silenzio palpita
Sul bosco di suoni
Che formano il rauco vocio
Di rane, grilli e cani.
Sfumato nella lontananza
Un orologio dice le undici
In una torre perduta.

Luna verde sui campi.
Le aie sono addormentate.


(Federico García Lorca – trad. Glauco Felici) 


lunedì 7 settembre 2015

Citazioni Cinematografiche n. 113

Generale Turgidson: Professore, eh... lei ha parlato di un rapporto di dieci femmine per ogni maschio, ma questo comporterebbe forse l'abbandono definitivo delle cosiddette relazioni sessuali monogame, intendo dire per quanto riguarda gli uomini?
Dottor Stranamore: Disgraziatamente, sì. Questo però è un sacrificio al quale dovremmo rassegnarci per il bene del genere umano. E aggiungo subito che, siccome i maschi dovranno sottoporsi a questo eccezionale sforzo, a vantaggio dell'umanità, le femmine dovranno essere scelte tenendo presente le loro doti fisiche che dovranno essere stimolanti sessualmente.
Ambasciatore sovietico: Io riconosco che c'è qualcosa di buono in questa idea, professore!
Dottor Stranamore: Grazie, eccellenza.


(Generale Turgidson/George C. Scott, Dottor Stranamore/Peter Sellers e Ambasciatore Sovietico/Peter Bull in “Il Dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba”, di Stanley Kubrick - 1964)





venerdì 4 settembre 2015

Film a Parigi


“Avremo sempre Parigi”
(da “Casablanca”, di Michael Curtiz - 1942)

Alla domanda “Sei mai stato a Parigi?”, la mia risposta è NO.
Non c’è un motivo, uno valido intendo, al di là del fatto che non amo particolarmente le grandi città. Mi generano ansia, stordimento e senso di soffocamento. Quando sono stato per diletto o turismo in una capitale europea, in una grande città italiana od estera, alla fine mi sono concentrato su una limitata porzione della stessa, in modo da crearne una più piccola e maggiormente gestibile, a mio esclusivo uso e consumo.
Così Barcellona e Madrid, Londra e Amsterdam, Milano e Roma, persino Boston e New York, ma anche Bologna e Firenze, nel mio vissuto sono rappresentate da poche zone e quartieri, o piccolo insieme di strade e piazze che mi sono ampiamente bastate per riuscire a stare bene e limitare il mio senso di incompletezza.

Comunque, non sono mai stato a Parigi, probabilmente per pigrizia, indolenza e poca voglia di creare e cercare l’occasione per farci una vacanza od un breve viaggio.
Parigi l’ho però più volte ammirata grazie al Cinema, facendomi l’idea che debba essere considerata un’ottima location per i più svariati generi filmici.

E allora presento una personale selezione di opere cinematografiche, non i film più belli, i migliori, ma, "ça va sans dire", quelli che più mi piacciono e che potrebbero farmi venire la voglia (o attenuare l’ansia) di un viaggio, destinazione la Ville Lumière.

"Il favoloso mondo di Amélie" (Le fabuleux destin d'Amélie Poulain) di Jean-Pierre Jeunet – 2001
"Fino all'ultimo respiro" (À bout de souffle) di Jean-Luc Godard – 1960












"Un americano a Parigi" (An American in Paris) di Vincente Minnelli – 1951
"I quattrocento colpi" (Les Quatre Cents Coups) di François Truffaut – 1959












"Sciarada" (Charade) di Stanley Donen – 1963
"Midnight in Paris" di Woody Allen – 2011











“Un Mondo senza pietà” (Un monde sans pitié) di Éric Rochant – 1989
"Gli amanti del Pont-Neuf" (Les amants du Pont-Neuf) di Leos Carax – 1991










"Ratatouille" di Brad Bird – 2007
"Cenerentola a Parigi" (Funny Face) di Stanley Donen – 1957



Extra elenco:
“Il Giorno dello Sciacallo” (The Day of Jackal) di Fred Zinnemann – 1973;
"L'odio" (La Haine) di Mathieu Kassovitz – 1995
“Irma la dolce” (Irma la Douce) di Billy Wilder – 1963



Fuori gara per manifesta superiorità:

“Film Blu” (Trois couleurs: Bleu) di Krzysztof Kieślowski - 1993