lunedì 29 maggio 2017

Citazioni Cinematografiche n.201

Totò, ho l'impressione che non siamo più nel Kansas. 
(Dorothy Gale/Judy Garland in "Il Mago di Oz", di Victor Fleming - 1939)


sabato 27 maggio 2017

Dampyr #206 – Il dio del massacro

La sceneggiatura di Giorgio Giusfredi ha basi musicali, ovvero si pone come omaggio ed allo stesso tempo moderna riflessione su Quadrophenia, probabilmente il film che meglio ha saputo mostrare il legame di una generazione tra musica e ribellione giovanile, nonché omonimo titolo di un album degli Who. Oltre agli evidenti riferimenti alla musica degli anni che videro il confronto-scontro tra Mods e Rockers, il lettore si trova di fronte ad un albo ben ritmato, in cui ha uno spazio non secondario e niente affatto banale una riflessione stimolante sul mutare del significato di disagio e ribellione giovanile dalla metà del XX secolo fino ai giorni della Brexit.

Si lascia da parte la continuity della serie in questo albo numero 206, per scoprire un'altra fase della vita di Harlan, all'epoca dei fatti ricordati ancora all’oscuro delle proprie origini. Ma allo stesso tempo si riprende il confronto con lord Marsden, tramite uno dei suoi non morti.

La copertina di Enea Riboldi è quantomai azzeccata ed evocativa, distaccandosi dalle altre della serie di Dampyr, mentre qualche tavola non è propriamente soddisfacente, considerando che per quanto ambientazioni e contesti siano efficacemente resi, le scene d'azione e i passaggi più movimentati sembrano mancare del necessario dinamismo.

Clashgod continua a terrorizzare Brighton anni dopo gli scontri tra Mods e Rockers a cui partecipò un giovane Dampyr, inconsapevole del suo destino futuro. Chi è il dio del massacro e perché il suo nome riecheggia oggi nella cruenta guerra tra russi e ucraini? Ringo Ravetch chiede aiuto a Harlan, Tesla e Kurjak per affrontare "gli immortali", un gruppo di “foreign fighters” duri a morire, provenienti dall'Inghilterra... (da sergiobonelli.it)

giovedì 25 maggio 2017

Felice con Ivan


Ivan mi chiede, la notte: Perché c'è solo un muro del pianto, perché nessuno ha mai costruito un muro della gioia?
Felice, sono felice.
Se Ivan vuole, costruirò un muro della gioia tutto intorno a Vienna, dove erano i vecchi bastioni e dove è la Ringstrasse e, se dipendesse da me, anche un muro della felicità intorno alla brutta circonvallazione di Vienna. Ogni giorno allora potremmo andare lungo queste nuova mura e schiantare dalla gioia, dalla felicità, perché è felicità, siamo felici.

(Ingeborg Bachmann, "Malina" - Adelphi 2003 - trad. Maria Grazia Manucci) 

 

lunedì 22 maggio 2017

Citazioni Cinematografiche n.200

Benjamin Kapanay: Il mio cuore mi dice che le persone, in fondo, sono buone. La mia esperienza suggerisce il contrario. Mi dica come la vede lei, Mr. Archer. Nella sua carriera di giornalista ha trovato che le persone sono in fondo buone? Danny: No. Direi che sono solo persone.

(Benjamin Kapanay/Basil Wallace e Danny/Leonardo di Caprio in "Blood Diamond - Diamanti di Sangue", di Edward Zwick - 2006) 



giovedì 18 maggio 2017

Maggio #2


Ben venga maggio
e 'l gonfalon selvaggio!

Ben venga primavera,
che vuol l'uom s'innamori:
e voi, donzelle, a schiera
con li vostri amadori,
che di rose e di fiori,
vi fate belle il maggio,

venite alla frescura
delli verdi arbuscelli.
Ogni bella è sicura
fra tanti damigelli,
ché le fiere e gli uccelli
ardon d'amore il maggio.

Chi è giovane e bella
deh non sie punto acerba,
ché non si rinnovella
l'età come fa l'erba;
nessuna stia superba
all'amadore il maggio.

Ciascuna balli e canti
di questa schiera nostra.
Ecco che i dolci amanti
van per voi, belle, in giostra:
qual dura a lor si mostra
farà sfiorire il maggio.

Per prender le donzelle
si son gli amanti armati.
Arrendetevi, belle,
a' vostri innamorati,
rendete e cuor furati,
non fate guerra il maggio.

Chi l'altrui core invola
ad altrui doni el core.
Ma chi è quel che vola?
è l'angiolel d'amore,
che viene a fare onore
con voi, donzelle, a maggio.

Amor ne vien ridendo
con rose e gigli in testa,
e vien di voi caendo.
Fategli, o belle, festa.
Qual sarà la più presta
a dargli el fior del maggio?

- Ben venga il peregrino. -
- Amor, che ne comandi? -
- Che al suo amante il crino
ogni bella ingrillandi,
ché gli zitelli e grandi
s'innamoran di maggio. - 




La ballata di Angelo Ambrogini detto Poliziano (1454-1494) “Ben venga Maggio/ e ‘l gonfalon selvaggio” è esempio di un brano in cui poesia, canto e danza celebrano il Calendimaggio ovvero la festa del primo Maggio che, durante il Medioevo ed il Rinascimento, sanciva il ritorno della primavera ed il rifiorire della natura.

lunedì 15 maggio 2017

Citazioni Cinematografiche n.199

Nathan Algren: Quanti uomini abbiamo?

Katsumoto: Più o meno cinquecento.

Nathan Algren: Un tempo ci fu una battaglia in un posto chiamato Termopili. Trecento Greci coraggiosi tennero testa ad un esercito di in milione di Persiani. Per due giorni i Greci imposero ai Persiani tali perdite che essi persero il gusto di combattere e poco dopo furono sconfitti...

Katsumoto: Tu pensi che un uomo possa cambiare il proprio destino?

Nathan Algren: Penso che un uomo faccia ciò che può... finché il suo destino non si rivela.

Katsumoto: Che è successo a quei guerrieri delle Termopili?

Nathan Algren: Morti... dal primo all'ultimo.
(Nathan Algren/Tom Cruise e Katsumoto/Ken Watanabe in "L'Ultimo Samurai", di Edward Zwick - 2003) 



sabato 13 maggio 2017

ALIEN - la Quadrilogia


Veicolo commerciale da traino 'Il Nostromo'
Equipaggio: sette
Carico: raffineria di 20,000,000 tonnellate di minerale grezzo
Rotta: rientro sulla Terra



In questi giorni è uscito al cinema “Alien Covenant”, sesto film della saga cinematografica di Alien e di fatto sequel del prequel “Prometheus”.

Non posso garantire che lo vedrò, ma posso invece intrattenere qualche accidentale o periodico lettore con le mie personali considerazioni sui film precedenti. Anzi sui primi quattro, quelli che dovrebbero comporre la Alien Quadrilogy.

ALIEN (1979): un horror nello spazio, con tutte le caratteristiche e le regole di un Horror B-Movie, ma con molto più tecnica, una grande attenzione nella caratterizzazione dei personaggi ed una sceneggiatura così esile da essere perfetta nella cura dei dettagli e dello sviluppo della vicenda.

Ridley Scott, quando faceva ancora film bellissimi, ridefinisce il genere science-fiction con tecnica, sagacia, astuzia ed una chiara visione di dove vuole andare e portare con sé lo spettatore. Si assiste ad un horror tecnologico, dove le due dimensioni, thriller e fantascienza si amalgamano e fondono perfettamente i loro elementi, protagonisti in una scenografia gotica inquietante ed irreale, ma che diviene reale nello svolgersi della vicenda. Infine in modo eclatante i panni dell'eroe passano definitivamente ad una donna, una indimenticabile Ellen Ripley/Sigourney Weaver, che, per dirla con le parole di Loredana Lipperini, “è diventata la capostipite di un nuovo tipo di eroina cinematografica e narrativa. Arrivò come una sorpresa felice, a dieci anni dall'esplosione dei movimenti delle donne: il tempo giusto perché non fosse rigidamente e politicamente corretta, ma perché costituisse un'alternativa alle altre donne del cinema di avventura. [...] Leggere Alien con gli occhi di Ripley significa ritrovare i temi capitali del femminismo in una storia di avventura e scoprire che anche i personaggi femminili possono essere protagonisti di un'epica. Possono uscire, evitare di singhiozzare su storie d'amore andate a male, calpestare spazi e cieli aperti, fare a meno di una casa e di una patria”.


ALIENS – SCONTRO FINALE (1986): il timone passa a James Cameron, che non modifica l'ambientazione claustrofobica ed angosciante. Rimane Ripley/Weaver, ma gli altri personaggi non sono parimenti caratterizzati ed approfonditi, puntando più sulle sequenze d'azione e sui ritmi di un film catastrofico, per un risultato comunque da non disdegnare.

ALIEN 3 (1992): qui cominciano i guai. David Fincher si sforza poco e si vede. Effetti non più tanto speciali, molte cose già viste e che alla lunga annoiano, dialoghi e sceneggiatura imbarazzanti tanto sono stupidi e poco curati. Trascurabile.


ALIEN: LA CLONAZIONE (1997): il valore dell'eroismo al femminile viene raddoppiato, alla Weaver si affianca Wynona Ryder, che non sfigura, ma purtroppo sebbene il film sia meglio del precedente (fare peggio sarebbe stata un'autentica impresa!) gli stimolanti temi proposti vengono resi in modo piatto e poco convincente, con sovrabbondanza di stereotipi e un po' troppo frettolosamente. Maggiore cura nella sceneggiatura avrebbe reso giustizia dei dilemmi che le eroine vivono e avrebbe reso maggiormente apprezzabile questo quarto episodio.


giovedì 11 maggio 2017

Ricordo sere quiete



«E ricordo sere quiete
a tremare vicino a te»

(Tom Waits, “Martha”, da Closing Time, 1973)

Operator, number, please
It’s been so many years
Will she remember my old voice
While I fight the tears?
Hello, hello there, is this Martha?
This is old Tom Frost
And I am calling long distance
Don’t worry ’bout the cost
‘Cause it’s been forty years or more
Now Martha please recall
Meet me out for coffee
Where we’ll talk about it all

And those were the days of roses
Poetry and prose and Martha
All I had was you and all you had was me
There was no tomorrows
We’d packed away our sorrows
And we saved them for a rainy day

And I feel so much older now
And you’re much older too
How’s your husband?
And how’s your kids?
You know that I got married too?
Lucky that you found someone
To make you feel secure
‘Cause we were all so young and foolish
Now we are mature

And those were the days of roses
Poetry and prose and Martha
All I had was you and all you had was me
There was no tomorrows
We’d packed away our sorrows
And we saved them for a rainy day

And I was always so impulsive
I guess that I still am
And all that really mattered then
Was that I was a man
I guess that our being together
Was never meant to be
And Martha, Martha
I love you can’t you see?

And those were the days of roses
Poetry and prose and Martha
All I had was you and all you had was me
There was no tomorrows
We’d packed away our sorrows
And we saved them for a rainy day

And I remember quiet evenings
Trembling close to you.
Gli Amanti II - Egon Schiele

lunedì 8 maggio 2017

Citazioni Cinematografiche n.198


Sean: Birra e figa, io non chiedo altro. Dobbiamo solo trovarci una Puffetta per uno. 
Ronald: Una Puffetta? 
Sean: Sì, una che te la dia... Qui a Middlesex se la tengono stretta. Ci vuole una bella biondina che allarghi le gambe ai tuoi ordini... Come fa Puffetta! 
Donnie: Puffetta non scopa. 
Sean: È una cazzata. Puffetta si scopa tutti i Puffi: il Grande Puffo l'ha creata apposta! Stavano sempre a canna dritta gli altri Puffi! 
Ronald: Noo, tutti tranne Vanitoso, che è omosessuale. 
Sean: D'accordo, sai che ti dico? Lei se li scopa mentre Vanitoso guarda, contento? 
Ronald: Mmh... Sì, ma Grande Puffo? Anche lui si butta nel mucchio, o...? 
Sean: Noo, lui sai che fa? Riprende le ammucchiate, poi in privato le rivede e si ammazza di seghe! 
Donnie: Prima di tutto, a creare Puffetta non è stato Grande Puffo, ma Gargamella. L'ha mandata dai Puffi come sua spia perché aveva intenzione di distruggere il villaggio, ma la "contagiosa bontà" della loro vita l'ha trasformata per sempre! Quanto all'ammucchiata stratosferica tra loro è... È irrealizzabile! I Puffi sono asessuati, non hanno neanche un organo riproduttivo sotto quei pantaloncini bianchi! Per questo è così illogico essere uno dei Puffi, perché... Che cazzo vivi a fare, se non hai il pisello?! 
Ronald: Che palle, Donnie, perché devi essere sempre il più intelligente?!

(Sean, Ronald e Donnie/ Jack Gyllenhall in "Donnie Darko", di Richard Kelly - 2001) 


sabato 6 maggio 2017

Il Sole e la Luna



Alla fine dell’amore c’è l’amore.
Alla fine del desiderio non c’è niente.
L’amore, non ha principio né fine.
Non nasce, resuscita.
Non incontra. Riconosce.
Si sveglia come dopo un sogno
Di cui la memoria ha perso le chiavi.
Si sveglia con gli occhi azzurri
Pronto a vivere la sua giornata.
Il desiderio dell’insonne invece muore all’alba
Dopo aver combattuto tutta la notte.
 
Talvolta l’amore e il desiderio dormono assieme.
In quelle notti si vedono la luna e il sole.


Liliane Wouters



lunedì 1 maggio 2017

1° MAGGIO 2017 - Il Lavoro al Cinema


Chicago, 11 novembre 1887. Quattro operai, quattro organizzatori sindacali e quattro anarchici vengono impiccati. Colpevoli di Primo Maggio. Giustiziati perché l'anno precedente, il primo giorno di maggio del 1886, avevano organizzato uno sciopero e una manifestazione, per chiedere che l'orario quotidiano del loro lavoro venisse limitato a otto ore.
La festa dei lavoratori ricorda in tutto il mondo il loro sacrificio, le tante altre stragi del lavoro che sono avvenute da allora e le lotte che hanno consentito al movimento internazionale dei lavoratori di conquistare diritti e libertà rimessi costantemente in discussione e mai scontati.

Questo lunedì 1° maggio 2017 la serie “Citazioni Cinematografiche” si concede una pausa, per lasciare spazio ad una riflessione interna al mondo del cinema.

Quello del lavoro, delle sue caratteristiche, dei suoi problemi ed evoluzioni è un mondo complesso, che il cinema ha saputo e continua a raccontare attraverso lo sguardo di registi che hanno dedicato il loro, di lavoro, a illuminarne i volti, gli aspetti belli e quelli drammatici, i lati gloriosi e quelli bui.

Di seguito 10 pellicole scelte per festeggiare il Primo Maggio:

Tempi Moderni (Charlie Chaplin - 1936)
Chaplin denuncia l’alienazione del lavoro in fabbrica nella sua ultima apparizione nelle vesti del Vagabondo: Charlot che avvita bulloni in accelerazione convulsa, Charlot a cavalcioni di giganteschi ingranaggi, alienato, disoccupato, sfruttato, anche innamorato e infine sulla strada verso un futuro incerto, ma non più solitario.

Tutta la vita davanti (Paolo Virzì - 2008)
Una commedia che suscita un sorriso amaro e un po’ fa arrabbiare: uno sguardo sul mondo del precariato, in particolare su quello dei call center.













Risorse umane (Laurent Cantet - 1999)
Il film intende far riflettere sulla pratica dei licenziamenti per razionalizzare la forza lavoro interne alle fabbriche. Un operaio francese riesce a fare frequentare, con profitto, l’università al proprio figlio. Il ragazzo viene mandato come stagista nella fabbrica dove lavora il padre.

Sciopero (Sergej Michajlovič Ėjzenštejn - 1925)
Provate ad organizzare uno sciopero “vero” di questi tempi, se ne vedrebbero e sentirebbero delle belle, o meglio delle brutte! Non poteva mancare quest’opera, che, nonostante la smaccata propaganda, presenta una magistrale tecnica espressiva ed eccezionali doti registiche. Nel 1912, anno di ambientazione del film, la Russia è ancora governata dallo zar. Un lavoratore viene ingiustamente accusato di aver rubato. Amareggiato si suicida, impiccandosi in fabbrica. Gli operai scioperano per protestare contro l’ingiustizia. Vanno avanti per giorni e quando arriva la polizia a cavallo ha inizio un massacro. Gli Yo-Yo Mundi anni fa musicarono l’opera.

La classe operaia va in paradiso (Elio Petri 1971)
Vincitore del Grand Prix per il miglior film al Festival di Cannes 1972, il film racconta la classe operaia, i ritmi lavorativi, il rapporto alienato degli operai con la macchina e i tempi di produzione e fa riflettere sul periodo degli anni 70 in Italia, con il movimento studentesco, ritratto troppo distante e “astratto” dai reali problemi degli operai, e i sindacati, considerati collusi con i padroni con cui concertano e decidono della vita degli operai stessi. Non manca una considerazione più “privata”, con l'alienazione dell'uomo-macchina che continua anche nella vita di tutti giorni, contaminando i rapporti personali.

We want sex (Nigel Cole - 2010)
Ispirato a fatti realmente accaduti, il film racconta lo sciopero del 1968 di 187 operaie alle macchine da cucire della Ford di Dagenham. Costrette a lavorare in condizioni precarie per molte ore e a discapito delle loro vite familiari, le donne, guidate da Rita O’Grady, protestarono contro la discriminazione sessuale e per la parità di retribuzione.

Smetto quando voglio (Sydney Sibilia - 2014)

Da pochi mesi uscito nelle sale il seguito, il film è una commedia dolce-amara, che grazie ad un’ottima sceneggiatura e ad un buon ritmo che non cede neanche un istante, racconta la mancanza di lavoro, la cecità di una classe di amministratori, il precariato, il vuoto d’identità di molti giovani italiani generato dal vuoto di impiego e dalla mancanza di prospettive.

 

 

 

Bread and Roses (Ken Loach 2000)

Il regista britannico Ken Loach ha posto tra i temi centrali dell’intera sua opera cinematografica diversi temi sociali, tra i quali non poteva mancare il Lavoro. “Bread and Roses” forse non è il  migliore da proporre, ma con tutta probabilità il più “godibile” anche per chi non fosse particolarmente avvezzo alla sua produzione. 

 

Il titolo è di per sé già un manifesto: si tratta dello slogan che contrassegnò la lotta degli operai tessili nel 1912. Essi reclamavano per sé non solo il pane quotidiano ma anche il diritto a poter godere della bellezza senza che quest’ultimo venisse annullato da una vita in cui contasse solo il lavoro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Giorni e Nuvole (Silvio Soldini - 2007)

Una riflessione sull’incertezza del lavoro, l’ansia del futuro e le conseguenze sull’armonia e stabilità familiare. Lo sguardo acuto ed originale del regista permette allo spettatore di gustare un’opera ricca di connotazioni estetiche ed eleganze formali e di contenuto percependo allo stesso tempo la drammaticità di questioni vere ed esistenziali. Il precariato come perno di un sistema socio-economico, forza di un metodo di condurre le vite altrui da parte di chi si trova in una condizione di vantaggio senza possedere virtù o morale. Eccezionale anche la resa delle conseguenze di ciò sulla vita di coppia e sul rapporto con gli altri.

 

 

 

Full Monty (Peter Cattaneo - 1997)

Un film in grado di far ridere sulla disoccupazione. Ma non solo, ci sono anche l’umiliazione dell’ozio obbligato, la perdita del lavoro che si trasforma in perdita di identità e autostima e la presa di coscienza del proprio corpo. Il tutto è raccontato con intelligenza, leggerezza, rispetto e affetto.