lunedì 30 luglio 2018

Citazioni Cinematografiche n.261

Ian: Dio crea i dinosauri, Dio distrugge i dinosauri, Dio crea l'uomo, l'uomo distrugge Dio, l'uomo crea i dinosauri.
Ellie: I dinosauri mangiano l'uomo, la donna eredita la Terra. 

(Dr Ian Malcolm/Jeff Goldblum e Ellie Sattler/Laura Dern in "Jurassic Park", di Steven Spielberg - 1993)



sabato 28 luglio 2018

Il Drago Invisibile (2016)


Solo apparentemente e ad una superficiale analisi “Il Drago Invisibile” (Pete's Dragon) del 2016 risulta essere un semplice remake di “Elliott il Drago Invisibile” del 1977. Sebbene il punto di partenza sia lo stesso, il rapporto di affetto ed amicizia fra un ragazzino ed un drago che può rendersi invisibile, e la casa di produzione sia sempre la Disney, pur con le modifiche e le mutazioni dovute a 40 anni di vita e strategie commerciali ed artistiche, il film di David Lowery è molto più di un libero adattamento, con risultati e tecniche visive e narrative originali ed efficaci.


Un film che ha emozionato e appassionato sia i miei bambini che me e la loro mamma, riuscendo nel non facile risultato di unire tutta la famiglia in un divertimento soddisfacente e pieno, senza che i più grandi finiscano per annoiarsi oppure i più piccoli si perdano nello sviluppo della storia. Cosa che invece a volte capita, quando l'opera è esclusivamente fruibile per i bambini oppure si cade nel deprecabile tentativo di ammiccare agli adulti senza rispettare i vari tipi di pubblico.

Siamo qui di fronte ad un felice e riuscito equilibrio fra tradizione e novità, fra classicità ed innovazione, con il film di Lowery che rimane fedele alla peculiare e storica sostanza del discorso originale di tipo disneyano mostrando, allo stesso tempo, capacità di ripensarne l’immaginario, per un film gustosamente moderno nel suo porsi nel solco dei classici, di cui rispetta gli elementi di base aggiornandone l'espressione.


Non c'è solo un richiamo al non troppo fortunato predecessore, che pagava oltremodo il suo clima à la Mary Poppins, ma vi si vede il Mowgli de Il Libro della Giungla, il ragazzo selvaggio di Truffat ed un'attenzione matura alla Natura ed ai temi ecologici. Via ogni manicheismo di sorta pur nell'imprescindibile confronto/scontro fra buoni e meno buoni, fra Natura e Civiltà, fra vecchio e nuovo. Il passaggio dall'infanzia alla fanciullezza, l'incontro fra natura e civilizzazione, il maturarsi dei sentimenti e la modifica della propria posizione di fronte all'immaginario ed al fantastico vengono presentati attraverso una narrazione ed una dialettica, fra i vari elementi e caratteri, adulta nel senso più buono e funzionale possibile. Le emozioni non mancano e la scelta degli attori, tra cui il buon Robert Redford (molto più di un vecchio “nonno” contastorie nel suo importante ruolo di collegamento con funzione catalizzante), aiutano molto lo sviluppo del tutto. Il film forse avrebbe meritato qualche minuto aggiuntivo per meglio rappresentare alcune dinamiche di gruppo, che vengono un po' frettolosamente date per sviluppate, ma questo avrebbe reso l'opera potenzialmente troppo lunga per il pubblico più piccolo, che deve essere comunque rispettato in quanto ufficialmente target primario.


Dal punto di vista “aridamente” tecnico, Il Drago Invisibile è un'opera che si distingue per cura della fotografia, design del drago (il cui pelo muta sfumature di colore in base alle luci diurne/notturne/naturali/artificiali per un risultato estremamente coinvolgente), musiche country/folk che fanno ambiente e dettano una chiave di lettura, uso essenziale e ragionato degli effetti, equilibrio tecnico/narrativo e recitativo, prospettiva di racconto e occhio registico e della camera.
Una gran bella serata ed una bellissima scoperta. Un Drago fa sempre la sua figura!



mercoledì 25 luglio 2018

Giallo, Noir & Thriller/56

Titolo: Grado sotto la pioggia
Autore: Andrea Nagele
Traduttore: Monica Pesetti
Editore: Emons: - 2018


Emons: pubblica da qualche anno una collana denominata “Gialli Tedeschi”. Di alcuni romanzi che la compongono ho parlato in qualche occasione in questo blog. “Grado sotto la pioggia” è una delle ultime uscite di questa interessante serie, nonostante sia scritto da una autrice di lingua tedesca, l'austriaca Andrea Nagele, è ambientato pressoché totalmente in Italia, a Grado per l'appunto, con un breve passaggio narrativo nel vicino Carso sloveno.

Poco più di una settimana di narrazione, sotto una pioggia quasi continua, con i giorni che segnano i capitoli che al lettore offrono la vita, i dolori, le sofferenze, i misteri, i segreti e qualche gioia di vari e diversi personaggi, che a loro volta scandiscono la divisione in paragrafi dei capitoli.
Ci sono Franziska/Francesca che sta scoprendo di essere gravemente malata, subito dopo aver subito il tradimento del marito, il marito stesso e la sua amante che è anche il commissario di polizia incaricato delle indagini relative a scomparse, presunti omicidi e altro ancora, a seguire sono presenti il suo fidanzato ferito dall'infedeltà, una bambina di nemmeno dieci anni, una vecchia signora che soffre di deliri psicotici, un misterioso “attore svizzero”, vari amici parenti dei già citati personaggi ed anche il proprietario di un bar che, a suo modo, crea un collegamento fra vicende e vite che solo apparentemente dovrebbero scorrere per conto loro.

Tanti nomi che si susseguono, un po' troppe vite incasinate e problematiche che si intersecano tra loro in un romanzo che vorrebbe, potrebbe essere uno psicogiallo, ma che a volte privilegia l'elemento psico a scapito di quello propriamente giallo, complice anche qualche ripetizione di troppo. 


L'autrice conosce e sa descrivere la psiche, sia quella “ufficialmente sana” che quella disturbata e in preda a demoni e paure, conosce Grado ed ha il merito di descriverla e presentarla al lettore sotto una veste inedita, lontana da cliché e cartoline turistiche e soleggiate. Sceglie un giugno piovoso e dal cielo plumbeo per farci avvicinare alla “sua” cittadina balneare ed al commissario Maddalena Degrassi, di cui questo libro dovrebbe aprire la serie.
Il pur caparbio commissario, tenace e battagliero, tanto umano da tradire il fidanzato e da subire anche strani giochi del destino, sembra quasi condurre le indagini un po' a caso, più travolta dagli eventi che in grado (?!?) di gestirli e studiarli. Tanta attenzione ai personaggi, ai loro sentimenti, alla loro psiche, ma si giunge alla fine, alla conclusione non solo del romanzo, ma delle indagini ed alla soluzione dei vari misteri, o presunti tali, quasi per sbaglio, come se l'aspetto giallo/thriller fosse solo appena accennato e magari usato come pretesto per offrire altro. In una collana di gialli, tedeschi per l'appunto come detto, ci si aspetta che l'ingrediente giallo sia ben presente, accompagni ed allo stesso tempo esalti e venga esaltato dall'indagine psicologica. Quest'ultimo a mio vedere non può risultare come l'unica e sola indagine presente nel romanzo, senza che quella poliziesco/investigativa o di altro sapore svolga un ruolo degno e ben sviluppato e delineato. Ci sono molti esempi di romanzi gialli dove i due elementi sono ben calibrati e miscelati, con soddisfazione del lettore. In “Grado sotto la pioggia” ho l'impressione che questo manchi.



Giugno. Un cielo plumbeo incombe su Grado e folate di aria umida attraversano la cittadina di mare. Negli ultimi tempi. Franziska non sembra godere di buona salute e ha da poco scoperto che suo marito Tommaso la tradisce. La malinconia l’ha investita come la pioggia incessante di questi giorni, e l’amico Stefano, proprietario del bar al porto, cerca di consolarla come può, a volte con un bicchiere di buon brandy. Franziska passa le sue giornate al balcone, e una sera al crepuscolo nota una figura nell’acqua. Sembra una ragazza dai capelli biondo argentati, e nei suoi quadri onirici la trasforma in una sirena.(da emonsaudiolibri.it)

lunedì 23 luglio 2018

Citazioni Cinematografiche n.260

Anakin Skywalker: Che cosa sarà di me, ora?
Obi-Wan Kenobi: Il Consiglio mi ha concesso il permesso di addestrarti. Tu diventerai un Jedi. Te lo prometto.

(Anakin Skywalker/Jake Lloyd e Obi-Wan Kenobi/Ewan McGregor in "Star Wars: Episodio I - La Minaccia Fantasma", di George Lucas - 1999)


sabato 21 luglio 2018

Distesa estate


Distesa estate,
stagione dei densi climi
dei grandi mattini
dell’albe senza rumore –
ci si risveglia come in un acquario –
dei giorni identici, astrali,
stagione la meno dolente
d’oscuramenti e di crisi,
felicità degli spazi,
nessuna promessa terrena
può dare pace al mio cuore
quanto la certezza di sole
che dal tuo cielo trabocca,
stagione estrema, che cadi
prostrata in riposi enormi,
dai oro ai più vasti sogni,
stagione che porti la luce
a distendere il tempo
di là dai confini del giorno,
e sembri mettere a volte
nell’ordine che procede
qualche cadenza dell’indugio eterno.

(Vincenzo Cardarelli)


martedì 17 luglio 2018

Vaccini, Libertà, Democrazia e Pensiero Liberale

The only freedom which deserves the name, is that of pursuing our own good in our own way, so long ad we do not attempt to deprive others of theirs, or impede their efforts to obtain it.
(John Stuart Mill - “On Liberty”)

L'unica libertà che merita questo nome è quella di perseguire a modo nostro il nostro bene, sempre che non cerchiamo di privare gli altri del loro, o di intralciare i loro sforzi per raggiungerlo.
(trad. Enrico Mistretta - “La Libertà” edizione BUR 2009)


Nel corso degli ultimi giorni mi è capitato di imbattermi in una serie di messaggi e post che trattano l'originale, quanto bizzarro tema della libertà in tema di vaccinazioni in età evolutiva, ovvero la discussione in merito alla possibilità di sottrarsi all'obbligo da parte dei genitori di far vaccinare i propri figli.
I NO/FREE/ALTER VAX, o come diavolo desiderano proporsi certi individui, utilizzando un legittimo strumento presente nel nostro Paese, si sono organizzati per raccogliere firme atte a presentare e far approvare una legge che sospenda l'obbligo vaccinale per i minori. Insomma, dopo aver proferito bugie e sciocchezze e diffuso falsità, dopo aver negato la scienza, la logica, il buon senso, aver abbandonato ogni etica del vivere comune, aver riempito di insulti e minacce l'ex ministro Lorenzin e chiunque appoggiasse e sostenesse l'importanza del suo noto decreto (oltre che personaggi pubblici che si schierassero a difesa della funzione delle vaccinazioni di massa), ora si muovono con ulteriori modalità.
L'iniziativa va registrata sotto questo nome/slogan: “LIBERTà DI SCELTA – PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE – SOSPENSIONE DELL'OBBLIGO VACCINALE PER L'ETà EVOLUTIVA”.

Viene invocata la libertà di scelta. Solo che, tralasciando il tema sotto il profilo scientifico, che dovrebbe essere inoppugnabile per chiunque sia dotato di pollice opponibile e un minimo di sale in zucca, i fautori di tale campagna danno evidente prova di confondere dei principi morali che devono invece essere tenuti distinti.

L'idea ed il concetto di libertà, tanto caro ai NO VAX, quindi a chi non vuole che i propri figli e magari anche quelli degli altri si vaccinino (poiché in fondo questo vogliono, al di là di infantili giochi e improbabili truffe linguistiche) viene da lontano, è alla base di una tradizione liberale che affonda le proprie radici specialmente nella storia e nella realtà inglese.
 

A questo proposito ci viene in aiuto John Stuart Mill, con il suo saggio “On Liberty/ La Libertà”.
Tra le varie condivisibili riflessioni e proposte contenute nel saggio sottolineo come il principio base si cui Mill fonda la struttura filosofica del suo lavoro e del suo pensiero si possa riassumere nell'idea che l'umanità è giustificata, con modalità individuali o collettive, ad interferire con la libertà d'azione di chiunque solo al fine di proteggersi. Ovvero: “Il solo scopo per cui si può legittimamente esercitare un potere su qualunque membro di una comunità civilizzata contro la sua volontà è per evitare un danno ad altri”. (“The only purpose for which power can be rightfully exercised over any member of a civilized community, against his will, is to prevent harm to others”.).

Nel 1859, anno di pubblicazione del suo saggio, Mill proponeva come principio chiave il fatto che i governi dovessero lasciare i propri cittadini liberi di esprimere qualunque opinione, anche se sbagliata, a patto però che non danneggiasse la libertà, la proprietà, o la vita degli altri. Quindi, secondo Mill, i no vax sono liberi di esprimere le proprie idee (per quanto fondate su un atteggiamento non scientifico e potenzialmente dannose per la collettività) ma non sono affatto liberi di scegliere se vaccinare i propri figli o no. Questo perché non vaccinare i figli comporta conseguenze che violano il principio di Mill.
Il principio è questo: il solo e unico fine che autorizzi l'umanità, individualmente o collettivamente, a interferire con la libertà di azione di uno o qualunque dei suoi membri, è quello di proteggere se stessa. […] Perché si giustifichi una cosa del genere (ovvero costringere o impedire una condotta), la condotta che gli si vorrebbe impedire deve essere considerata tale da provocare del male a qualcun altro. Nella condotta di chiunque, l'unico aspetto soggetto alla competenza della società è quel tanto che riguarda gli altri.”.

In sintesi:
  • i genitori che non vaccinano i figli mettono di fatto a repentaglio la salute dei minori che, pur essendo considerati, per via dell’età, incapaci di intendere e di volere su queste faccende, restano individui che il Governo, lo Stato, la collettività ha il dovere di proteggere.
  • per essere efficace nel debellare le malattie, l’intervento vaccinale deve essere rivolto al maggior numero possibile di coloro che possono essere soggetti alle patologie in questione. Altrimenti un virus, come quello del morbillo ad esempio, continuerà a sopravvivere passando da un ospite all’altro, ponendo quindi un problema di salute pubblica, ovvero mettendo in pericolo la salute di tutti.
Tutto questo, ci dice sempre Mill, perché “un uomo può causare del male agli altri non solo con le sue azioni ma anche per omissione, e in entrambi i casi gli altri possono giustamente chiedergli conto del danno”.


Pertanto, oltre al fatto che nel saggio citato John Stuart Mill ci mette in guardia anche riguardo alla “tirannia della maggioranza”, e qui evidenzio il riferimento al finto egualitarismo ed al populismo d'accatto del M5S che abbraccia la “impari muscolarità” di Salvini e del suo partito in perenne campagna elettorale, bisogna accettare che esprimere un’opinione, per quanto sbagliata, dire delle sciocchezze, persino appoggiare una causa assurda e pericolosa, è un diritto di tutti. Ma salvaguardare la salute di tutti, ed in particolare dei più deboli, è un obbligo dello Stato. Persino se a governare siano improvvisati buffoni, oscurantisti destrorsi, bugiardi seriali o caricature di se stessi. Perché non si tradisce l'essenza di uno Stato veramente democratico e liberale. Almeno spero!

lunedì 16 luglio 2018

Citazioni Cinematografiche n.259

Colonnello Saito: È bello.  
Colonnello Nicholson: Sì, è bello. Molto bello. Non credevo che venisse così.  
Colonnello Saito: Ah... sì... è una bella opera!
(Colonnello Saito/Sessue Hayakawa e Colonnello Nicholson/Alec Guinness in "Il Ponte sul Fiume Kwai" di David Lean - 1957)



 

venerdì 13 luglio 2018

Jurassic Park in famiglia


Seguendo i desideri dei miei figli mi sono messo accanto a loro per rivedere in questi ultimi giorni i primi tre film della serie di Jurassic Park, in pratica quelli che vanno dal 1993 al 2001, anticipatori delle “riprese” degli ultimi anni. Va da sé che con la maturità, almeno anagrafica, la reazione è maggiormente meditata e un po' più smaliziata di quando potevo essere adolescente o ancora giovane. 

Rimane la sensazione di tre opere cinematografiche non propriamente nelle mie corde ed anzi in qualche passaggio addirittura fastidiose e noiose, ma per il gusto di parlarne e anche un po' per condividere un'esperienza familiare, di seguito, brevemente, le mie impressioni su “Jurassic Park” (1993), “Jurassic Park II – Il Mondo Perduto” (1997) e “Jurassic Park III” (2001).


- Jurassic Park (1993)
Come in ogni film di Steven Spielberg (tranne casi più unici che rari), sono gli effetti speciali, qui veramente di grande livello, e l'insieme da fiaba avventurosa un po' fracassona ad avere la meglio su una desolante e povera trama, tanto semplice e già ampiamente vista da risultare pedante e a tratti stupida. Il pistolotto morale, datato, stereotipato e persino tanto logoro quanto noioso sembra inserito per dare un minimo di spessore alle immagini che, da sole, faticano a dare dignità all'opera. 
Il film si salva, in parte, grazie alla bravura del cast, dove Jeff Goldblum, Sam Neill, Laura Dern, Samuel L. Jackson e Richard Attenborough, degnamente affiancati dai giovani attori che impersonano i nipoti del “padre” dell'assurdo parco divertimenti, si impegnano molto per salvare il poco di salvabile che c'è. Campione d'incassi, neanche a ripeterlo.
Voto: 6+



- Jurassic Park II – Il Mondo Perduto (1997)
Non propriamente necessario, ma ricco seguito del primo, di cui perde l'elemento di novità, poiché qui di originale c'è poco a parte l'uso ancor più massiccio e abile degli effetti speciali.
Più desolante del precedente, maggiormente cruento e notturno, forse per coprire la bruttezza di alcuni passaggi, con una trama che impossibilitata ad imporsi data la propria estrema esiguità, si affida a scene mirabolanti e fantasiose, il cui effetto però si dissolve presto, lasciando lo spettatore di fronte ad un mero prodotto commerciale, per quanto confezionato con furbizia ed estrema malizia dal solito Spielberg.
Voto: 5



Jurassic Park III” (2001)
Siamo di fronte al peggiore della ideale trilogia, che rivisto dopo quasi due decenni fa ancora più male. Se fosse solo una riproposizione (ricalcatura?) di quanto già presente nella cinematografia avrebbe almeno una sua giustificazione. Qui invece tutto ha il sapore del già visto, del già sentito, solo che viene proposto peggiorato e reso ancora più banale, con alcuna logica costruttiva o narrativa, dove anche il gusto dell'avventura sbiadisce in un film girato solo per avere la scusa di poter continuare ad incassare e così essere legittimati a proporcene altri. Il ritorno di Sam Neill che prova a fare Indiana Jones non basta. Peccato.
Voto: 4
 

I miei bambini si sono divertiti, impauriti, hanno urlato e fatto un sacco di domande. In fondo, al di là di tutto, è andata bene ed il cinema svolge ancora il suo compito familiare.


mercoledì 11 luglio 2018

Un'Idea


"Per quanto affascinante possa sembrarmi, non sono capace di accettare subito un'idea. La lascio lì, non ci penso, aspetto. Passano anche dei mesi, degli anni. Deve restare a galla da sola nel mare di cose che si accumulano vivendo: allora è un'idea buona."

(Michelangelo Antonioni) 



lunedì 9 luglio 2018

Citazioni Cinematografiche n.258

Elijah Price: Sai qual è la cosa più spaventosa? Non sapere qual è il tuo posto in questo mondo. Non sapere perché sei qui. È... è una sensazione terribile.
David: Che cosa hai fatto?
Elijah Price: Avevo quasi perso la speranza. Mi sono messo in discussione talmente tante volte.
David: Hai ucciso tutta quella gente.
Elijah Price: Ma ti ho trovato. Quell'innumerevoli sacrifici, solo per trovare te.
David: Che cosa hai fatto?
Elijah Price: Ora che sappiamo chi sei tu, so chi sono io. Non sono un errore. Tutto ha un senso. Nei fumetti sai come si fa a capire chi è il cattivo più temibile? È l'esatto opposto dell'eroe. E molto spesso sono amici, come io e te. Avrei dovuto capirlo da tempo, sai perché David? I bambini... mi chiamavano l'Uomo di Vetro. 

(Elijah Price/Samuel L. Jackson e David Dunn/Bruce Willis in "Unbreakable – Il predestinato", di M. Night Shyamalan - 2000) 



mercoledì 4 luglio 2018

Caduta



L’ACROBATA

Io sono colui che celebra giorno dopo giorno
il rituale della ricerca davanti al tuo occhio nudo.
Non arrivo a te, benché
riesca ad urlare il tuo nome,
nello sconfinato desolato cielo,
giorno dopo giorno, anno dopo anno,
eternità. Lo sai bene.

Urlo solo per quietare la paura.
Riscaldo  il corpo gelato con la mia eco.
Fingo che tu non sia là.
Dimentico me stessa
ammirando i miei giochi di prestigio.
Resisti. Lo sforzo di tenerti
a questa fune tesa che non dà
sostegno contro l’oscurità.

Chi mi insegnerà a non avere paura
della caduta?




(Antigone Kefala)

lunedì 2 luglio 2018

Citazioni Cinematografiche n.257

Lionel: Vi prego, chiamatemi Lionel.
Bertie: No, preferisco "dottore".
Lionel: Io preferisco "Lionel". Come devo chiamarvi?
Bertie: Altezza reale. Poi... poi Sir dopo di quello.
Lionel: È un po' troppo formale per qui. Io preferisco i nomi.
Bertie: Principe Albert Frederick Arthur George.
Lionel: Che ne dite di Bertie?
Bertie: Solo la mia famiglia usa quello!
Lionel: Perfetto.


(Lionel Logue/Geoffrey Rush e Bertie-Giorgio VI/Colin Firth in "Il Discorso del Re", di Tom Hooper - 2010)