venerdì 31 gennaio 2020

Giallo, Noir & Thriller/74





Titolo: Oxen – Gli Uomini Oscuri
Autore: Jens Henrik Jensen
Traduttore:Margherita Podestà Heir
Editore: Salani - 2019


Ci sono, possono esserci infinite caratteristiche a definire e comporre un romanzo. Molti meno sono, a mio giudizio, gli elementi fondamentali che entrano a far parte di un buon romanzo e ne certificano la qualità, anche solo all'interno di un genere specifico.
Tra i romanzi giallo-thriller e noir alcuni elementi che, per così dire, “fanno la differenza” possono essere l'intreccio, le atmosfere, i temi affrontati, la capacità dell'autore di descrivere gli ambienti o le psicologie dei personaggi, il ritmo della scrittura, i colpi di scena o il passo che viene dettato e così via. A seconda dei gusti e delle inclinazioni il lettore può preferirne alcuni rispetto ad altri, rimanere coinvolto e catturato da quanto, invece, altri ritengono noioso, esaltarsi per i termini utilizzati nei dialoghi o nei passaggi di raccordo o, viceversa, ricercare l'azione e sensazioni da togliere il fiato.

Nel caso del secondo capitolo della trilogia di Oxen, “Gli Uomini Oscuri”, quello che caratterizza l'opera secondo la mia personale impressione, è il protagonista, ovvero proprio Niels Oxen.
L'avevo salutato qualche mese fa alla fine del volume d'esordio, “La Prima Vittima”, un po' malconcio e provato ma tutto sommato capace di ritrovare forze e carattere per compiere le sue scelte. Ora lo ritrovo e ne ho gustato la vicenda che, essendo nel mezzo di una trilogia, un po' paga lo scotto di lasciare diverse questioni aperte, qualche personaggio non completamente delineato e un vago senso di insoddisfazione. Ma la cosa bella, stimolante per me, è l'opzione di valutare questo secondo capitolo come parte di un’opera più vasta (fra primo e secondo libro siamo già a circa a 1000 pagine), in cui la trama verticale e quella orizzontale, complessa e articolata, vengono ancora più sviluppate e delineate, con la seconda delle quali che giunge a prendere una direzione chiara, mettendo in campo tutti gli elementi tipici e francamente auspicabili per una resa dei conti, che nel prossimo capitolo si preannuncia interessante e coinvolgente.



Ad onore del vero l'autore Jens Henrik Jensen gioca abbastanza sul classico, con il tema delle società segrete e le relative cospirazioni per governare l’ordine nazionale se non mondiale, ma ci vuole mestiere e capacità per non risultare banali e ripetitivi ed utilizzare questi elementi declinando bene azione e suspense, riflessione e descrizione, per un risultato che alla fine è divertente e di una certa qualità. I puristi potrebbero, non senza torto, puntare il dito su evidenti forzature e sul dato che, a conti fatti, manca un po' di “storia” o , meglio, questa ne risulti penalizzata. Qui, dunque, si ritorna alla suggestione iniziale. Il protagonista. Ci si affeziona a questo reduce, sbandato e braccato, “cazzuto” quanto serve ed allo stesso tempo umano secondo la necessità. Non dico che ci si immedesima, ma di sicuro facciamo il tifo per lui. Non vorremmo essere al suo posto, ma aiutarlo sì.

Protagonisti come questo, personaggi come Niels Oxen illuminano i romanzi in cui si trovano, gli fanno compiere quel salto che li distingue da altri, che magari possono vantare storie maggiormente articolate e approfondite nella loro originalità. Qui la scrittura è di qualità, ma la differenza la fa lui ed ancora una volta lo lasciamo con la certezza di ritrovarlo e nuovamente seguirne le imprese e le angosce.


Jutland, Danimarca. Splendidi boschi, silenzio. Ma non c’è pace per Niels Oxen, eroe nazionale, un cocktail vivente di medaglie al valore e disturbi da stress post-traumatico, di coraggio e incubi. Ha assunto una falsa identità e non vuole farsi trovare da nessuno, nemmeno da Margrethe Franck, la sua unica amica. Se ‘amica’ si può definire la giovane e attraente donna senza una gamba con cui lui ha rischiato la pelle un anno fa, quando è stato incastrato e quasi ucciso dalla Danehof, un’organizzazione criminale che coinvolge i vertici del potere danesi. Solo i segreti che custodisce lo hanno tenuto in vita, ma quegli stessi segreti ora rischiano di farlo ammazzare perché, quando il direttore di un museo  –  e grande esperto della storia della Danehof – viene trovato morto in un castello, troppi elementi fanno pensare che i colpevoli occupino le sfere più alte del potere a cui Oxen ha già pestato i piedi in passato. L’eroe diventa il bersaglio di una spietata caccia all’uomo: c’è chi vuole aiutarlo, c’è chi vuole ucciderlo. Ma chi sono gli amici e chi i traditori? Per sopravvivere Niels Oxen dovrà combattere contro uomini oscuri che hanno mille volti e mille risorse. (da Salani.it)

mercoledì 29 gennaio 2020

Paesaggio Invernale

Paesaggio invernale con trappola per uccelli - Pieter Bruegel il Vecchio - 1565, Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts

Ciò che più mi colpisce in quest'opera, oltre la raffigurazione degli abitanti del villaggio e delle loro occupazioni con rimandi più o meno evidenti nella loro allegoria e nei vari simbolismi trovativi, è la resa dell'atmosfera.
Tutto è praticamente giocato sull'utilizzo di un paio di colori, il che fa sì che il dipinto sia particolarmente suggestivo. Soprattutto mi piace ammirare e notare la nebbia che avvolge la città sullo sfondo, che rende questo lavoro di Bruegel una delle vette della sua produzione. 
Invito a soffermarsi sull'effetto creato dal contrasto tra il candore opaco della neve, le silhouette scure di alberi ed edifici, e i riflessi della luce sul fiume ghiacciato sul quale si muovono i personaggi, osservati da alcuni uccelli appollaiati sui rami spogli degli alberi e da altri che invece stanno volando nel cielo offuscato dalle nubi.

 

lunedì 27 gennaio 2020

Citazioni Cinematografiche n.339 - Giorno della Memoria

Szpilman: C'è un'ordinanza che vieta agli ebrei di sostare nei giardini.
Dorota: Stai scherzando?
Szpilman: No, per niente. Ci potremmo sedere su una panchina, ma c'è un'altra ordinanza che vieta agli ebrei di sedersi sulle panchine.
Dorota: Ma è assurdo!
Szpilman: Possiamo stare in piedi e parlare, non penso che ciò sia vietato.
(Władysław Szpilman/Adrien Brody e Dorota/Emilia Fox in "Il Pianista", di Roman Polański - 2002) 





mercoledì 22 gennaio 2020

Storia di un matrimonio (2019)

Nella rosa di film candidati alla prossima assegnazione degli Oscar è presente uno che mi è molto piaciuto. Si tratta di “Storia di un matrimonio”, con protagonisti Scarlett Johansson e Adam Driver.
Riguardo alla prima, per quanto l'abbia apprezzata in alcune sue prove, mi permaneva l'idea che in fondo avesse una sola espressione modulata per intensità e durata a seconda delle necessità. Il secondo, invece, mi era noto solo per quanto mostrato all'interno della saga di Star Wars, con il suo Kylo Ren non sempre entusiasmante.
Mi sono trovato di fronte a due emozionanti e convincenti interpretazioni, a due attori che hanno messo in scena doti e caratteristiche degne di nota, dando vita ad una sceneggiatura mirabile e in diversi passaggi vicina alla perfezione. I loro personaggi, due coniugi che dopo anni di vita insieme decidono di divorziare, arrivano al pubblico ed al cuore dei caratteri messi in scena, con una attenta ed efficace regia che ne valorizza e stimola doti, visi, posture, voci e recitazione. Al loro fianco “vecchie volpi” del cinema statunitense che sanno svolgere il loro compito mettendosi al servizio della storia e dei protagonisti.

La sfida ingaggiata dal regista Noah Baumbach non era affatto facile, dal momento che i riferimenti diretti sono il bergmaniano “Scene da un matrimonio” e quel mirabile esempio di Cinema che è ancora oggi “Kramer vs Kramer”, con i “mostri sacri” Dustin Hoffman e Meryl Streep. Ebbene “Storia di un matrimonio” riesce ad essere ben più di una alternativa del primo ed un mero aggiornamento del secondo, dal momento che cerca ed efficacemente trova una sua dimensione ed una sua strada.

Tra elementi classici del genere e trovate originali con una inventiva di cui si ha un gran bisogno, Baumbach ha esaltato i suoi interpreti mostrando, con chiarezza ed incisività ma anche con occhio compassionevole, un matrimonio che finisce per una famiglia che rimane tale, due coniugi che si dicono addio per accogliersi come amici di una vita. Teatro nel Teatro, contrapposizioni reali e simboliche, metacomunicazione, inquadrature sorprendenti e suggestive, contrasti intelligenti nelle location e dicotomia interno-esterno mi hanno fatto innamorare di questo film, che scelgo fra i miei preferiti degli ultimi 10 anni.

Lo spettatore può godersi dialoghi attenti che passano dal brillante al drammatico, dall'introspettivo al comico che si aggiungono a piani sequenza coinvolgenti e intensi (almeno uno per protagonista), con più di un rimando a situazioni tipiche del genere ed alcune trovate alla Woody Allen, sempre comunque rivisitate e riscritte per offrire qualcosa di nuovo e diverso. Dimostrazione, questa, che anche se si parte da canovacci e situazioni note al limite del cliché, si può fare un grande film quando ci sono inventiva, talento ed amore per la scrittura e la riscrittura.

martedì 21 gennaio 2020

Misticismo e fede in un paesaggio invernale

Paesaggio invernale, di Caspar David Friedrich, 1811 - Londra, National Gallery

 

Opera molto suggestiva, per la scelta di utilizzare una gamma di colori essenziale e per le gradazioni di tono degli stessi, e dai forti rimandi simbolici. L'abete, un albero sempreverde, spesso interpretato e proposto come simbolo della fede, un  sostegno a cui affidarsi anche in situazioni difficili e nelle avversità (il paesaggio innevato). La chiesa gotica sullo sfondo, che appare fra la nebbia, forse una promessa di salvezza e di beatitudine. Magari dopo la morte, evocata dalle grosse pietre simili a lapidi cimiteriali su cui si appoggia la figura umana, un mendicante o un viaggiatore che ha abbandonato sostegni ed aiuti materiali (le stampelle sulla neve) per dedicarsi alla preghiera.

lunedì 20 gennaio 2020

Citazioni Cinematografiche n.338

Ian Solo: Cosa? Come? Non hai mai sentito nominare il Millennium Falcon?
Obi-Wan Kenobi: Veramente no.
Ian Solo: È la nave che ha fatto la rotta di Kessel in meno di dodici parsec! Ho lasciato indietro le navi stellari dell'Impero! Non le navi mercantili, quelle è uno scherzo. Parlo delle più veloci navi da guerra imperiali! È abbastanza veloce per te, vecchio?

(Ian Solo/Harrison Ford e Obi-Wan Kenobi/Alec Guinness in "Guerre Stellari", di George Lucas - 1977) 





domenica 19 gennaio 2020

Dove sei


Sulle rive del lago
ho chiamato il tuo nome
dietro l’eco che svaniva
tu
dove sei
dove sei.

(Ko Un) 


lunedì 13 gennaio 2020

Citazioni Cinematografiche n.337

Capitan Sbudella: Consegnatemi la vostra nave o affronterete la mia collera!
Sid: E come l'hai preso il colera?
Capitan Sbudella: Non "colera". Collera! FUOCO!

(Capitan Sbudella e Sid in "L'Era Glaciale 4 - Continenti alla deriva", di Steve Martino e Mike Thurmeier - 2012)





 

mercoledì 8 gennaio 2020

Tutankhamon era comunista?

Sándor Pinczehelyi, Sickle and Hammer 3, 1973
VS
Tutankhamun’s sarcophagus, 14th century BC

lunedì 6 gennaio 2020

Citazioni Cinematografiche n.336

Deborah: Noodles, secondo te non è giusto fare dei progetti?
Noodles: Sì, certo, sì. Mai io ci sono nei tuoi progetti?
Deborah: Ah, Noodles, tu sei la sola persona che io ho mai...
Noodles: Che hai mai cosa? Vai avanti, che hai mai?
Deborah: Di cui mi sia importato. Ma tu mi terresti chiusa a chiave in una stanza e getteresti via la chiave, non è vero?
Noodles: Sì, credo di sì.
Deborah: Già, il guaio è che io ci starei anche volentieri.

(Deborah Gelly/Elizabeth McGovern e Noodles/Robert De Niro in "C'era una volta in America", di Sergio Leone - 1984) 


venerdì 3 gennaio 2020

Come il "fortissimo" di un'enorme orchestra

Coppia a cavallo, 1906 - Monaco, Stadtische Galerie im Lenbachhaus

Il sole scioglie l'intera Mosca in una macchia che, come una tromba, impetuosa fa vibrare tutto l'animo. No, questa uniformità rossa non è l'ora più bella! Questo è solo l'accordo finale della sinfonia che dona massima vitalità ad ogni colore, che fa in modo che tutta la città risuoni come il “fortissimo” di un'enorme orchestra.
(Vasilij Vasil'evič Kandinskij)

mercoledì 1 gennaio 2020

Buon Anno!



“Augurarsi e augurare che l'anno nuovo risulti migliore del precedente è consuetudine antica. E significativa. Ci dice come in tutta la storia dell'umanità non ci sia mai stato un anno così ben riuscito da chiedergli il bis.” (Pino Caruso - "Ho dei pensieri che non condivido")