L'intera opera di Irène Némirovsky verte su precisi argomenti e nuclei tematici, due dei quali sono magistralmente contenuti in questo folgorante racconto breve.
Il Ballo, scritto nel 1928 e pubblicato la prima volta nel 1930, presenta personaggi e temi narrativi, quali l'attacco alla classe sociale alla quale la stessa Némirovsky apparteneva e l'impietosa analisi dei rapporti familiari, fra madre e figlia in particolare, che successivamente verranno riproposti anche in romanzi e altri racconti.
In poche decine di pagine, di abrasiva concisione e con un meticoloso lavoro di analisi e rappresentazione, l'autrice costruisce la storia di una vendetta, che mostra, allo stesso tempo, la violenza e la crudeltà che si insinua nei rapporti affettivi e l'ipocrisia e la volgarità di quanti, durante gli anni successivi al primo grande conflitto mondiale, si sono arricchiti con metodi e comportamenti deprecabili agli occhi della Némirovsky, entrando così a far parte della “nuova borghesia” postbellica.
Questi nuovi ricchi, finemente caratterizzati nella loro grossolanità rampante, desiderano arrivare al culmine dell'agognata ascesa sociale. Genitori di una quattordicenne a suo modo ancora non intaccata dagli spasimi del padre e dichiarata antagonista della madre, intendono organizzare una serata in cui invitare tutte le persone “che contano”.
Il ballo, di cui con maestria la Némirovsky descrive la preparazione, scandagliando con ferocia non priva di ironia l'idea di raffinatezza e di stile degli “arricchiti”, diviene per la giovane ragazza, figlia relegata a ruolo marginale e quasi infantile dalla madre che ne limita il desiderio di vita per non subirne la concorrenza in tema di affetto e visibilità sociale, occasione di vendetta.
Una serata che diviene danza grottesca e a tratti macabra, con la giovane che di fronte alle lacrime materne ed alla bruciante umiliazione procuratagli, compie un sadico passaggio all'età adulta, appropriandosi di un potere sottratto ai genitori e ormai segnata e condannata ai tratti tipici di una classe sociale. Classe sociale che viene dipinta nelle pagine del libro come instabile, a dispetto di quanto ottenuto e di quanto ritiene di possedere. Una classe sociale che crede unicamente nel denaro, solo ed unico valore, divinità pagana che diviene strumento di compravendita.
Inoltre ne “Il Ballo” si intuisce l'avanzare di un'epoca terribile e violenta, in cui le vecchie disuguaglianze di classe muteranno di aspetto. Al senso di responsabilità sociale ed alla visione etica della società europea, propria di una borghesia illuminata, si sostituirà l'assenza di scrupoli, la greve grossolanità dei “nuovi ricchi”, poveri di ethos e di visione prospettica di una relazione sociale, dotati di sordida assenza di scrupoli. Una società a cavallo fra le due grandi guerre che diviene essa stessa territorio di guerra, in cui a primeggiare sono gli individui peggiori, in ogni senso e sotto ogni profilo. Analisi che l'autrice presenta con una narrazione perfettamente calibrata e che inserisce ogni elemento come in un oliato e magnifico ingranaggio capace di nascondere i propri componenti meccanici e mostrare un brillante risultato.
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