lunedì 29 gennaio 2018

Citazioni Cinematografiche n.235

Brigid O'Shaughnessy: Prima o poi ti avrei cercato: lo sapevo dal primo momento che ti ho visto.  
Sam Spade: Davvero? Se ti va bene, uscirai di prigione fra vent'anni, e allora potrai cercarmi di nuovo. Sempre che non decidano di stringere il tuo grazioso collo con un cappio... Sì, tesoro, ti faccio andare in vacanza. Avrai qualche speranza di salvare la vita: il che vuoi dire che se fai la brava ci rivedremo più o meno tra una ventina d'anni. Se invece t'impiccano, ti ricorderò per sempre.

(Brigid O'Shaughnessy/Mary Astor e Sam Spade/Humphrey Bogart in "Il Mistero del Falco", di John Huston - 1941) 





venerdì 26 gennaio 2018

Per la Memoria



Domani "Giorno della Memoria", oggi una riflessione attraverso le parole di Paolo Rumiz:

La memoria: ecco il tema chiave. Se la Germania ha pilotato il suo allargamento è anche perché ha ammesso le sue colpe storiche, e questa ammissione l'ha resa leggera e meno ambigua anche in territori dove ha compiuto i peggiori stermini. L'Italia no. L'Italia continua a far finta di non essere stata fascista e di aver vinto la guerra. Invece è stata fascista eccome; e ha perso la guerra, proprio nelle mie terre.
La Germania ha fatto dei suoi “giorni della memoria” il tempo della responsabilità e del pentimento. Da noi, la parola memoria fa quasi sempre rima con autoassoluzione. Vi prego, non parlatemi di “italiani brava gente”, perché abito sul luogo del misfatto. A Trieste Mussolini ha proclamato le leggi razziali contro gli ebrei, e quella scelta sciagurata ha avuto il suo preludio quasi vent'anni prima con lo schiacciamento politico, economico e linguistico della vasta comunità slovena. So che durante la guerra non ci furono solo campi di sterminio nazisti, ma anche lager gestiti dal fascismo, con migliaia di morti di stenti. Perché di questo si parla poco? Perché continuiamo a rivangare il tempo delle atroci vendette jugoslave del dopoguerra come se fossero nate dal nulla? L'Italia non ha avuto la sua Norimberga. Ecco perché non ha l'autorevolezza per chiedere ai vicini di fare pulizia nella loro memoria.

(Trans Europa Express, di Paolo Rumiz – Feltrinelli 2012)






giovedì 25 gennaio 2018

Vorrei già essere a casa




Sono imbottigliata da mezz'ora in un groviglio di macchine sul lungofiume. Adesso non si va né avanti né indietro, e per di più piove. Un signore mi lampeggia e suona ripetutamente. Non so cosa posso fare per lui, non lo conosco. Spengo i tergicristalli e lascio che il parabrezza si ricopra di gocce, che il mondo esterno si offuschi, che le luci delle macchine e dei lampioni diventino cristalli di zolfo in fusione. Penso al tempo che passiamo sui mezzi di trasporto, all'eternità di semafori, a chi ha detto che forse è meglio spendere la vita in una sola notte, come fa il fuoco. Penso al caos delle gocce luminose sul parabrezza, al turbinio degli atomi, al funerale di questa mattina. Vorrei già essere a casa.

(Alessandro De Benedetti, in “Purpureo e giallo è l’ultimo respiro” – Foschi Editore, 2007)

 

lunedì 22 gennaio 2018

Citazioni Cinematografiche n.234

Quando arrivai qui ero ancora un pivello appena laureato in legge, con la borsa piena di codici, un ottimo orologio d'oro, nonché quattordici dollari in contanti. Avevo seguito alla lettera il consiglio del mio professore di diritto privato: "Va' nel West, giovanotto, va' nel West, se vuoi trovare fortuna, gloria e avventura"
(Ransom Stoddard/James Stewart in "L'Uomo che uccise Liberty Valance", di John Ford - 1962)





sabato 20 gennaio 2018

Giallo, Noir & Thriller/48


Titolo: Un errore di inesperienza
Autore: Errico Nero
Editore: Libromania – 2017

In qualità e ruolo di lettore, uno degli elementi che ritengo fondamentali nella stesura di un giallo-thriller risiede nella capacità ed impegno dell'autore di presentare personaggi, principali ma anche secondari o comprimari, che “arrivino” a chi legge, che conquistino la sua attenzione e suscitino qualche sentimento o anche semplici reazioni.

Desidero e mi aspetto protagonisti che donino parte di sé o al limite che ne nascondino porzioni creando una sorta di collegamento con il lettore, se non proprio un legame, magari temporaneo giusto il tempo di concludere il romanzo, quanto meno una via di comunicazione o di contatto.

Durante la lettura di “Un errore di inesperienza”, esordio di Errico Nero (pseudonimo) per la casa editrice Libro/Mania, purtroppo mi è mancato questo elemento.
A lasciarmi non completamente soddisfatto non è tanto la mancanza di descrizioni fisiche o psicologiche dei vari personaggi, che sono comunque molti e vari e non tutti facilmente inquadrabili e in grado di farsi ricordare da chi legge, ma il fatto che l'autore sembri deliberatamente scegliere una caratterizzazione degli stessi “leggera” e poco approfondita. Tale scelta a mio vedere penalizza un po' la vicenda che invece ha molti interessanti spunti e tocca temi attuali, per nulla banali e con diretto contatto con la realtà di questi anni.

Il plot, tanto per dire, è ricco e ci sono molti spunti interessanti, ma la protagonista Agnese Sloe solo occasionalmente suscita in chi legge sensazioni ed emozioni, personalmente neanche troppo positive, anzi alla fine mi risulta quasi più antipatica, lei “la buona”, dei vari “cattivi” presentati nel romanzo.
Forse solo ingenuità da parte dell'autore, magari, riprendendo il titolo, un po' di inesperienza, e non aiuta la scelta editoriale (almeno nell'edizione da me letta) di presentare capitoli molto lunghi, in cui sia lo scenario che la voce narrante tendono a cambiare più volte.

Detto questo rimangono elementi di originalità ed una certa tensione che si sviluppa per tutte le pagine, con una conclusione che non è tale e potrebbe far pensare ad un seguito con ulteriori interessanti sviluppi. Magari nel prossimo libro anche io mi potrei affezionare di più ai personaggi.

Di ritorno dalla gita scolastica annuale, il professor Serafini voleva godersi finalmente una domenica casalinga. L’aroma del caffè aveva già riempito tutte le stanze quando il professore decretò che fosse giunto il momento di uscire sul balcone a fumare una sigaretta. Mentre si crogiolava nel piacevole tepore mattutino, qualcosa di inconsueto lo disturbò. Doveva recuperare gli occhiali da miope e mettere subito a fuoco quello che sospettava di aver visto. Sul muretto laterale del giardino stavano i corpi di un ragazzo e una ragazza fissati in qualche modo al muro come statue di cartapesta o animali impagliati. Guardando ancora meglio gli sembrò di riconoscere quei corpi, ma non voleva essere lui a decretarlo, non in quel momento e nemmeno con sua moglie. Meglio lasciare le indagini al Sostituto Procuratore. Agnese Sloe, a cui di sicuro non sarebbe sfuggito che le due vittime Rebecca Mozic e Andrea Povelli erano, fino al giorno prima, due studenti del professore. Ma perchè i due ragazzi non erano andati in gita con il resto della classe? Perché erano stati uccisi in quel modo proprio nei pressi dell’abitazione del Serafini? (da libromania.net)

giovedì 18 gennaio 2018

La sola verità che conosco sei tu



“I hear the drizzle of the rain
like a memory it falls
soft and warm continuing
tapping on my roof and walls


And from the shelter of my mind
through the window of my eyes
I gaze beyond the rain-drenched streets
to England where my heart lies

My mind’s distracted and confused
my thoughts are many miles away
they lie with you in your sleep
and kiss you when you start your day

And this song I was writing is left undone
I don’t know why I spend my time
writing songs I can’t believe
with words that tear and strain to rhyme

And so you see I have come to doubt
all that I once held as true
I stand alone without beliefs
the only truth I know is you

And as I watch the drops of rain
weave their weary paths and die
I know that I am like the rain
there but for the grace of you go I”


(Kathy's Song - Simon and Garfunkel)


Jack Vettriano -Yesterday’s Dreams

“Sento la pioggia leggera
cade come un ricordo
soffice e calda e continua
che cade sul tetto e sui muri

E dal rifugio della mia mente
attraverso la finestra dei miei occhi
io fisso lo sguardo
oltre le strade inzuppate dalla pioggia
verso l’Inghilterra, dove è rimasto il mio cuore

La mia mente è distratta e confusa
i miei pensieri sono mille miglia lontano
sono rimasti con te nel tuo sonno
e ti baciano mentre inizi il tuo giorno

E questa canzone che stavo scrivendo
è rimasta incompiuta
non so perché spreco il mio tempo
scrivendo canzoni a cui non posso credere
con parole che tagliano e stravolgono i versi

E così vedi che io ho iniziato a dubitare
di tutto quello che una volta ritenevo vero
io sto solo senza le mie convinzioni
la sola verità che conosco sei tu

E mentre guardo le gocce di pioggia
che tessono il loro lento cammino e svaniscono
io so di essere come la pioggia
ma grazie a te io non svanisco ”



lunedì 15 gennaio 2018

Citazioni Cinematografiche n.233

Henri Berton: Vorrebbe distruggere quel che ancora non siamo in grado di comprendere? Non sono un sostenitore della conoscenza a qualunque costo: la conoscenza è autentica solo quando è sostenuta dalla morale.  
Kris Kelvin: È l'uomo a rendere immorale la scienza, ricordi Hiroshima.
Henri Berton: E allora non rendete immorale la scienza!

(Henri Berton/Vladislav Dvoržeckij e Kris Kelvin/Donatas Banionis in "Solaris", di Andrej Arsen’evic Tarkovskij - 1972)






sabato 13 gennaio 2018

La Marcia di Radetzky, brevemente

La Marcia di Radetzky di Joseph Roth
Romanzo a me molto caro!
Non esito a collocarlo fra i più coinvolgenti, eleganti e "soddisfacenti" che abbia avuto la possibilità di leggere.
Se Roth fu un superbo narratore ed "illustratore" della "finis Austriae", della dissoluzione dell'impero austro-ungarico, che aveva riunito popoli di origini disparate, con lingue, religioni, tradizioni diversissime, questo romanzo ne è un ottimo esempio. Sono presenti, quasi impercettibilmente e splendidamente fusi, stili, temi e registri socio-culturali che fanno di questo romanzo un momento fondamentale della letteratura europea. 



Da assaporare, a mio parere, oltre la "saga" dei Trotta, la tristezza conflittuale per il tramonto di una patria, che aveva per così dire educato i suoi figli all'opposizione. La morte dell'imperatore Francesco Giuseppe, figura storica splendidamente delineata e offerta a noi con maestria, appare la metafora centrale per il tramonto dell'impero asburgico e la perdita della patria, come anche ne "La cripta dei Cappuccini".

giovedì 11 gennaio 2018

Le Storie #63 - Il Cuore di Lombroso


Nel corso dei miei anni alla scuola elementare in ordine cronologico ho visto la serie anime “Cuore” (di cui mi regalarono il 45 giri con la sigla, a mio parere molto bella come tutte quelle cantate da “I Cavalieri del Re”), ho letto il libro di Edmondo De Amicis a cui era ispirata ed infine ho visto la omonima serie TV diretta da Luigi Comencini


 














Pertanto il numero 63 della collana “Le Storie”, dal titolo “Il Cuore di Lombroso”, che riprende buona parte dei personaggi del romanzo ottocentesco, non poteva non stimolare la mia curiosità.
Lasciando da parte Umberto Eco ed il suo famoso “Elogio di Franti”, le varie considerazioni sul carattere del testo deamiciano, notoriamente intriso di intenti pedagogici e morali, con un certo paternalismo e perbenismo che rasenta la mediocrità dell'allora borghesia italiana, fin troppo evidente ad una lettura già solo adolescente, il romanzo viene giustamente omaggiato, anche se in modo al limite del dissacrante e a mio parere vicino ad una ironia parente prossima del satirico.

Oltre allo studioso Lombroso del titolo, la sceneggiatura di Davide Barzi presenta al lettore i personaggi di Cuore divenuti adulti, alle prese con la loro maturità e la condizione che il destino o le loro scelte di vita (c'è differenza e distinzione fra il primo e quest'ultime?) hanno loro assegnato.

Ritroviamo il maestro Perboni, ucciso con crudeltà, Bottini, Garrone, persino Franti e gli altri coinvolti nelle indagini per scoprire il colpevole del crimine. Lombroso, i suoi studi e le sue conclusioni e risultati (opportuno ribadire smentiti dalla scienza) vengono tirati in ballo e con arguzia sezionati, utilizzati e capovolti per creare una narrazione “nera” e tipica della crime story. L'ambientazione è la Torino dell'ultimo decennio dell'ottocento, così come nel romanzo che a torto o a ragione ha influenzato migliaia di studenti italiani, resa con tratto realistico e con tinte gotiche e vagamente dark dalla matita di Francesco De Stena.


Torino, 1889. Cesare Lombroso è professore di medicina legale all'università, dove effettua autopsie sui corpi di criminali, prostitute e folli. Un giorno, presso il Carcere "Le Nuove", il maestro Giulio Perboni scrive un'ultima lettera ai suoi ex allievi e poi si toglie la vita. Tocca a Lombroso indagare per scoprire quale pericolo incombe su Bottini, Garrone e tutti gli altri ex compagni di classe...

lunedì 8 gennaio 2018

Citazioni Cinematografiche n.232

Dominazione del mondo. Il solito sogno. I manicomi sono pieni di gente che crede di essere Napoleone. O Dio. 

(Sean Connery/James Bond in "Agente 007 - Licenza di Uccidere", di Terence Younh - 1962)






giovedì 4 gennaio 2018

The Beatles e Gentile Da Fabriano



The Beatles, "Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band", 1967 e Gentile Da Fabriano, "Adorazione dei Magi", 1423

lunedì 1 gennaio 2018

Citazioni Cinematografiche n.231

Il denaro vinto è molto più dolce del denaro guadagnato. 
(Eddie Felson/Paul Newman in "Il Colore dei Soldi", di Martin Scorsese - 1986)