martedì 29 aprile 2014

Giallo, Noir & Thriller/16

Titolo: Brama
Autore: Arne Dahl
Traduttore: Carmen Giorgetti Cima
Editore: Marsilio – 2014

Una nuova serie per Arne Dahl. Dopo la serie del “Gruppo A”, finora quattro episodi tradotti in Italia, arriva una squadra dal respiro europeo, il “Gruppo OPCOP” dell’EUROPOL.

Il crimine non conosce confini, i criminali diventano sempre più internazionali, sfruttando la globalizzazione, i trattati di libero scambio e le frontiere sempre più permeabili. L’Unione Europea si allarga sempre più e le imprese, legali o non, hanno sedi e uffici in ogni parte del mondo, attraverso i continenti. Per questi motivi e non solo, l’EUROPOL ha bisogno di una nuova squadra, ancora ufficiosa, che si occupi di quanto la criminalità è in grado di fare in questo nuovo contesto.

Arne Dahl tesse una trama elaborata ed intricata, presentando i vari componenti del nuovo gruppo, all’interno del quale trovano spazio agenti di diverse nazionalità, dalla Grecia alla Svezia, dalla Spagna al Regno Unito, che trovano sede in Olanda. Proprio la prima parte di “Brama”, dove il lettore fa conoscenza con i vari componenti (alcuni già membri del Gruppo A), è quella meno scorrevole, a causa della necessità di presentare la situazione e mettere in campo informazioni e dati. Ma una volta messe sul tavolo le carte, il ritmo si velocizza e assistiamo ad azione e violenza, ben dosate con parentesi di riflessione e studio, per far sì che nulla vada perso e che ogni elemento trovi il suo posto e la sua ragione.

Scrittura brillante, con dialoghi efficaci e taglienti quando occorre, per una trama che non lascia nulla di intentato, con personaggi (un po’ tanti) ben delineati e che mescolano gusto nordeuropeo e tratti da crime novel alla Ellroy.

Un romanzo intelligente e cinico, ben documentato e aderente alla realtà, dove anche quello che sembra pura invenzione assume i connotati della predizione, per quanto risulta plausibile. Crimini informatici ed ambientali, crisi economica, piccolezze umane, mafie europee ed asiatiche si sfiorano e si incontrano in un crescendo di dramma e azione. Il lettore ne risulta, allo stesso tempo, affascinato e spaventato, ma comunque soddisfatto di avere tra le mani questo libro che sa guardare al futuro del genere senza dimenticare elementi classici.
 
Arne Dahl
Nelle strade di Londra agitate dai fatti del G20, che insieme ai presidenti delle grandi potenze ha portato violenza e disordini, un uomo dai tratti asiatici è investito da un'auto mentre cerca di passare delle informazioni a un osservatore dell'Europol. Ma le sue ultime parole, sussurrate all'orecchio dell'ispettore Arto Söderstedt prima di morire, sono incomprensibili. Dopo pochi giorni, in un parco della capitale viene ritrovato il cadavere di una donna. Anche lei portava un messaggio per la nuova, segretissima unità operativa OpCop dell'Europol, il gruppo scelto di polizia europea che si trova ora ad affrontare la sua prima indagine. Due casi di morte apparentemente isolati, che rivelano invece un nesso sorprendente, un filo che si estende dall'Asia all'America, passando per l'Europa, e coinvolgono gruppi malavitosi di ogni paese. Una faccenda per OpCop, insomma, il cui obiettivo dichiarato è sconfiggere la criminalità internazionale. "Brama" segna l'inizio di una nuova serie di polizieschi di uno degli scrittori scandinavi di genere, capace di fondere le caratteristiche del thriller nordico e di quello americano. La sua squadra deve agire in una realtà in cui internet e la fluidità delle frontiere hanno globalizzato anche il crimine, dove avidità e corruzione stendono i loro tentacoli in territori molto più vasti di quelli circoscritti dai confini nazionali. (da IBS.it)






lunedì 28 aprile 2014

Citazioni Cinematografiche n. 42


"Ci sono tre modi di fare le cose qui: il modo giusto, il modo sbagliato e il modo in cui le faccio io".

(Sam "Asso" Rothstein/Robert De Niro in “Casinò”, di Martin Scorsese - 1995)
 


 

sabato 26 aprile 2014

Guernica, la Guerra Civile e Vittorio Giardino


« È lei che ha fatto questo orrore?»
«No, è opera vostra »

(Risposta di Picasso all'ambasciatore tedesco Otto Abetz, in visita al suo studio, di fronte ad una fotografia di Guernica)

L’anniversario del bombardamento di Guernica, avvenuto il 26 aprile 1937 ad opera della Legione Condor della Germania Nazista e della Aviazione Legionaria dell’Italia Fascista, è l’occasione per leggere, o rileggere, “No Pasarán” di Vittorio Giardino.

È un racconto a fumetti, una graphic novel a tema storico, dove gran parte di ciò che viene presentato non è realmente accaduto, sebbene tutto sarebbe potuto accadere come rappresentato. Mi riferisco al ruolo dei brigatisti internazionali di Giustizia e Libertà, ai bombardamenti dei fascisti italiani su Barcellona, l’influenza del KGB sui settori della fazione repubblicana, l’azione della “quinta colonna” franchista, l’effettivo evolversi della guerra e dello scontro fra le parti protagoniste della Guerra Civile Spagnola.

Vittorio Giardino, con maestria narrativa e rappresentativa, ci mostra l’orrore della storia, i complotti orditi nel costruirla, l’assurdità delle logiche politico-militari, la responsabilità degli italiani nell’appoggio militare del fascismo a Franco, la giusta posizione dei repubblicani, l’inumanità politica e le ambiguità dei comunisti e dei sovietici in particolare nel difendere queste posizioni, la dignità umana, e più in generale una visione umanistica, viste come unica possibile Resistenza.

Un senso etico permane la narrazione, che si sviluppa abilmente, evitando eccessive semplificazioni, moralismi inutili ed anzi rappresentando al meglio i temi e le tematiche che, per quanto legate al momento storico rappresentato, si elevano a messaggio eterno e costante per tutti quanti hanno in odio violenza, sopraffazione, totalitarismo e ingiustizia.

Conosco, si fa per dire, la Guerra Civile Spagnola, essenzialmente grazie a quanto letto durante l’adolescenza, “Per chi suona la campana” e “Omaggio alla Catalogna” sono i testi principali da cui è stata sollecitata la mia curiosità. Romanzi, quello di Hemingway e di Orwell, a cui poi si aggiungerà il film “Terra e Libertà” di Ken Loach, che mi hanno aiutato ad entrare in contatto con una vicenda della storia europea trascurata nei programmi delle nostre scuole, ancora considerata forse troppo scomoda, a causa del ruolo avuto dall’Italia Fascista.

Quella guerra, per certi versi, fu l’antipasto degli orrori della Seconda Guerra Mondiale, tra cui i bombardamenti di intere città e della popolazione civile, fatto allora ancora “eccezionale” e non “di routine”. In No Pasarán ad essere bombardata è Barcellona e non la cittadina basca di Guernica, ma le analogie sono evidenti e ben mostrate da Giardino.

Ernest Hemingway pose in epigrafe al suo “Per chi suona la campana” un pensiero di John Donne:

“Nessun uomo è un’Isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra. Se una Zolla viene portata dall’onda del Mare, l’Europa ne è diminuita, come se un Promontorio fosse stato al suo posto, o una Magione amica, o la tua stessa Casa. Ogni morte d’uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell’umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: 
Essa suona per te.”

Questa suggestione pervade anche “No Pasarán”, che ne diviene un’autentica resa per immagini e narrazione, infatti l’antieroe Max Fridman (da leggere anche le altre storie di cui è protagonista), è al centro di una trama fitta ed intricata, dove non tutto è funzionale alla risoluzione del “mistero”, ma dove molto ci parla di lui, della sua personalità e di temi che trascendono il contesto, per toccare corde e temi “universali”.


L’opera è stata più volte ristampata (Rizzoli Lizard) per cui facilmente reperibile, sia on line che nelle librerie/fumetterie, ed è ovviamente consigliatissima!

Ad aggiungere qualità e motivi per gustare quest’opera ci sono i disegni, tanto semplici e splendidamente colorati da rasentare la perfezione per cura dei dettagli, delle espressioni e delle pose. Giardino è consapevole del suo talento, ma lo mette in campo con intelligenza e gusto, evitando di esagerare, ovvero non cerca la tavola ad effetto, che lasci a bocca aperta, ma bensì mette in primo piano un immane lavoro di studio e costruzione delle scene, sia quelle d’azione che quelle un po’ più statiche, regalandoci intere pagine che destano ammirazione e stupore.

Inoltre possiamo ammirare un personaggio femminile, la giornalista belga Claire Blon, molto moderno per gli anni 30 e a dir poco incantevole.

Nel video seguente musica e testo di una delle canzoni più rappresentative dello spirito di chi combatté per la Repubblica e la Democrazia ed immagini di quella tragedia che fu la Guerra Civile Spagnola.

venerdì 25 aprile 2014

25 Aprile - C'era una parte giusta ed una sbagliata



Da una parte c’era chi, messo alla prova da un regime odioso e criminale, non indietreggiò, non si voltò da un’altra parte e rifiutando il fascismo ed il suo alleato dalla croce uncinata combatté e pose le basi per la nostra libertà e la democrazia.

Libertà, Giustizia, Democrazia e Dignità per tutti!



Dall’altra parte c’era chi si prestò, ancora una volta, alla barbarie ed alla sopraffazione, facendosi strumento di ingiustizia e iniquità.



Non ci può essere dubbio, non deve esserci dubbio su quale fosse la parte giusta!



Non vi è alcuna pacificazione possibile, non può esserci memoria condivisa.

Il diritto alla libertà, alla giustizia sociale, alla democrazia è un valore portato avanti ed incarnato da chi si ribellò al fascismo e pagò con la vita il suo schierarsi con coraggio e altruismo.

Non dobbiamo rendere vano il loro sacrificio. Ricordiamo il coraggio e il valore dei partigiani.



I repubblichini ed i fascisti non erano portatori di alcun diritto comune, incarnavano la violenza e l’arbitrio dell’arroganza e del terrore, erano servi e strumenti di due regimi ciechi e totalitari, nemici della democrazia e della pace sociale.
 
THE PARTISAN
(or "The Song Of The French Partisan")

Leonard Cohen
 Album: "Songs from A Room" (1969)
Adattamento di
Complainte du partisan

Parole francesi di Emannuel d'Astier de la Vigerie detto "Bernard",
adattate da Hy Zaret in inglese
Musica di
Anna Marly





When they poured across the border
I was cautioned to surrender,
This I could not do;
I took my gun and vanished.

I have changed my name so often,
I have lost my wife and children
but I have many friends,
and some of them are with me.

An old woman gave us shelter,
Kept us hidden in the garret,
Then the soldiers came;
She died without a whisper.

There were three of us this morning
I'm the only one this evening
but I must go on;
the frontiers are my prison.

Oh, the wind, the wind is blowing,
Through the graves the wind is blowing,
Freedom soon will come;
Then we'll come from the shadow.

Les Allemands étaient chez moi,
Ils me dirent, "Resigne-toi",
Mais je n'ai pas peur;
J'ai repris mon arme.

J'ai changé cent fois de nom,
J'ai perdu femme et enfants
Mais j'ai tant d'amis,
J'ai la France entière.

Un vieil homme dans un grenier
Pour la nuit nous a caché,
Les Allemands l'ont pris;
Il est mort sans surprise.

Oh, the wind, the wind is blowing,
Through the graves the wind is blowing,
Freedom soon will come;
Then we'll come from the shadow.


Versione italiana di Riccardo Venturi
IL PARTIGIANO

Quando a frotte passarono la frontiera
Mi fu detto, Stai attento e arrenditi,
Ma non lo potevo fare;
Presi il mio fucile e scomparvi.

Ho cambiato spesso nome,
Ho perso mia moglie e i miei figli,
Ma ho tanti amici,
E qualcuno di loro e' con me.

Una vecchia ci ha dato riparo,
Ci ha nascosti in soffitta,
E poi sono arrivati i soldati,
È morta senza dir niente.

Stamani eravamo in tre,
Stasera sono solo
Ma devo andare avanti;
Le frontiere sono la mia prigione.

Il vento, il vento soffia,
Tra le tombe il vento soffia,
La libertà arriverà presto;
E allora usciremo dall'ombra.

I tedeschi erano da me,
Mi dissero "Consegnati",
Ma non ho paura,
Ho ripreso la mia arma.

Ho cambiato nome cento volte,
Ho perso mia moglie e i miei figli,
Ma ho tanti amici,
Ho la Francia intera.

Un vecchio, in una soffitta
Ci ha nascosti per la notte,
I tedeschi lo hanno preso;
È morto senza sorprendersi.

Il vento, il vento soffia,
Tra le tombe il vento soffia,
La libertà arriverà presto;
E allora usciremo dall'ombra.


 

giovedì 24 aprile 2014

Malinconia # 4


“La malinconia ha questo di diabolico, che non solo ti fa ammalare, ma ti monta la testa e ti rende miope o addirittura superbo”.

(Herman Hesse - “Peter Camenzind”)
 

martedì 22 aprile 2014

Dimenticherai il mio volto


Lei non c'è più, è lontana o forse addririttura morta.
Triste, si chiede come il suo amore possa andare avanti senza di lei.
Sentirà la sua mancanza? Il suo volto scomparirà dalla memoria quando chiuderà gli occhi?
Si chiede come e se riusciranno a sentirsi vicini, come potranno comunicare.

Mi sembra una canzone molto delicata ed emozionante e la propongo.

Rachel Sermanni - Marshmellow Unicorn



Farewell to you my love, I'm closing my eyes.
You'll let go this cold, cold hand in time.
This chain around your neck must carry my stone.
So I can feel your heart beat against my own.
This veil will hide my voice from you and I'm
Not sure how I'll talk to you but
Know while you lie sleeping I'll be speaking my truths.

Be near me always, I don't know where I'll go but
I will tell you my stories.
On this ocean I'm rolling a wave away from you but
We will roll into each other some day.
For a ripple on the water I'll pray.

You will lose my face, even closing your eyes.
I have gone from skin to earth to tree against the sky.
The storms may harm our blossom.
We call for the sun.
And though the rain still pours, we know she'll come in
good time.

Oh silver lining you are hard to see,
When her face it fades away from me.
But I know while she lies sleeping
We are dreaming the same dreams.

For she is near me always telling me where to go.
She listens to my stories.
She has this funny notion that tears the tears from me but
I will dry her pretty eyes some day.
For a ripple on the water I'll pray.

And I know that I will find her by the tremors left
behind her,
For with each ripple on the water
She prays.



lunedì 21 aprile 2014

Citazioni Cinematografiche n. 41


“No! Provare, no! Fare, o non fare! Non c’è provare!”


(Yoda, in “L’Impero colpisce ancora”, di Irvin Kershner - 1980)


sabato 19 aprile 2014

Pensare in modo nuovo e agire in modo nuovo


Abramo Lincoln, 16° presidente degli Stati Uniti d’America, durante il discorso sullo stato dell’Unione del 1° dicembre 1862, pronunciò queste parole:

“The dogmas of the quiet past are inadequate to the stormy present. The occasion is piled high with difficulty, and we must rise with the occasion. As our case is new, so we must think anew and act anew. We must disenthrall ourselves, and then we shall save our country.”

“I dogmi di un passato tranquillo sono inadeguati al presente tempestoso. La situazione è irta di difficoltà, e noi dobbiamo essere all'altezza della situazione. Poiché il nostro caso è nuovo, dobbiamo pensare in modo nuovo e agire in modo nuovo. Dobbiamo emanciparci, così potremo salvare il nostro Paese”.

 
Walt Whitman dedicò al presidente Lincoln questi versi:
 
“ O Captain! my Captain! our fearful trip is done,
    The ship has weathered every rack, the prize we sought is won,
    The port is near, the bells I hear, the people all exulting,
    While follow eyes the steady keel, the vessel grim and daring;
    But O heart! heart! heart!
    O the bleeding drops of red,
    Where on the deck my Captain lies,
     Fallen cold and dead.

    O Captain! my Captain! rise up and hear the bells;
    Rise up--for you the flag is flung--for you the bugle trills,
    For you bouquets and ribboned wreaths--for you the shores a-crowding,
    For you they call, the swaying mass, their eager faces turning;
    Here Captain! dear father!
    This arm beneath your head!
    It is some dream that on the deck
    You've fallen cold and dead.

    My Captain does not answer, his lips are pale and still,
    My father does not feel my arm, he has no pulse nor will.
    The ship is anchored safe and sound, its voyage closed and done,
    From fearful trip the victor ship comes in with object won;
    Exult O shores, and ring O bells!
    But I, with mournful tread,
    Walk the deck my Captain lies,
    Fallen cold and dead.”


“Oh! Capitano, mio Capitano, il tremendo viaggio è compiuto,
La nostra nave ha resistito ogni tempesta: abbiamo conseguito il premio desiderato.

Il porto è prossimo; odo le campane, il popolo tutto esulta.
Mentre gli occhi seguono la salda carena,
la nave austera e ardita.

Ma o cuore, cuore, cuore,
O stillanti gocce rosse
Dove sul ponte giace il mio Capitano.
Caduto freddo e morto.

O Capitano, mio Capitano, levati e ascolta le campane.
Levati, per te la bandiera sventola, squilla per te la tromba;
Per te mazzi e corone e nastri; per te le sponde si affollano;
Te acclamano le folle ondeggianti, volgendo i cupidi volti.

Qui Capitano, caro padre,
Questo mio braccio sotto la tua testa;
È un sogno che qui sopra il ponte
Tu giaccia freddo e morto.

Il mio Capitano tace: le sue labbra sono pallide e serrate;
Il mio padre non sente il mio braccio,
Non ha polso, né volontà;
La nave è ancorata sicura e ferma ed il ciclo del viaggio è compiuto.
Dal tremendo viaggio la nave vincitrice arriva col compito esaurito,

Esultino le sponde e suonino le campane!
Ma io con passo dolorante
Passeggio sul ponte, ove giace il mio Capitano caduto freddo e morto.”


venerdì 18 aprile 2014

Dylan Dog # 331 - La Morte non basta



“La Morte non basta”,  albo numero 331 di Dylan Dog, scritto e sceneggiato da Giovanni Di Gregorio, disegnato da Raul e Gianluca Cestaro, mi è piaciuto.

E chi se ne frega, potreste dire, non a torto inoltre. Ma il punto è che dopo sette albi di quello che è stato definito l’inizio di un nuovo corso per il caro “Indagatore dell’Incubo”, mi trovo a dover esprimere più apprezzamenti che critiche.

Lo so che in fondo il mio è solo un gioco, una “simpatica” pretesa di “fare le pulci” agli albi e a come vengono proposti. Lo faccio da lettore, da affezionato lettore, e da appassionato di storie a fumetti, alla ricerca di storie in generale.

Questo gioco di scrivere impressioni e commenti, che inizia immaginando, durante la lettura o subito dopo la conclusione di un albo, possibili soluzioni alternative che mi sarebbe piaciuto veder realizzate e gustando quelle proposte, anche traendone piacere e a volte sollievo, funziona bene con gli albi Bonelli. Probabilmente perché sono quelli che incontro da ormai lungo tempo in edicola e che fin da bambino ho visto “in giro” per casa, per cui vige una sorta di effetto “vecchio amico”.

Tornando all’ultimo numero di Dylan Dog, il numero 331 per l’appunto, avevo già in precedenza espresso il mio apprezzamento per la copertina dal sapore “Pop Art”. Ora possono aggiungere che i disegni ad opera dei fratelli Cestaro sono la prova della buona qualità, grafico/espressiva e di tratto, che una serie onestamente popolare può raggiungere nel nostro Paese. Spesso si leggono e sentono considerazioni sbrigative, superficiali, che tendono a denigrare la qualità delle illustrazioni degli albi da edicola. Ebbene in questo “La Morte non basta” si ha prova di un buon livello, anche con tavole francamente ottimamente costruite, per nulla banali o scontate. Pathos e Dramma vengono resi bene ed elevano anche la qualità del soggetto che, già apprezzabile per conto suo, viene sviluppato in una sceneggiatura intrigante e soddisfacente, dove la tensione della vicenda e la caratterizzazione dei personaggi vengono curati fino all’ultima tavola.


Dylan Dog sembra tornato ai fasti di diversi anni fa, quando paure, angosce, ossessioni, esperienze umane “comuni” o “soprannaturali” venivano rese fruibili ed empaticamente vicine al lettore, che riusciva anche ad esorcizzare le proprie fobie e punti oscuri. In questo albo ho rivissuto quel garbo compositivo che permette di far convivere ironia e dramma, orrore e quotidiano vivere nel rispetto dei caratteri presentati e di chi legge.

Con fiducia aspetto i prossimi albi.

Gloria, la fidanzata di Dylan non è che la prima. Poi, le fa seguito una schiera di altre persone decedute, denominate i Ritornati. Uccidono senza preavviso, senza curarsi di essere visti. Ricompaiono all’improvviso, tornando in vita brevemente, per portare con sé, nella tomba, qualcun altro. E altrettanto improvvisamente si riabbandonano nelle braccia della morte, afflosciandosi sulle loro gambe. A Bloch non resta che ricorrere all’aiuto di Dylan per far luce su questo terribile enigma. (da Sergiobonelli.it)

giovedì 17 aprile 2014

Io e le donne, in tre quadri


-Senti Adri, ma tu come facevi a "beccare"?
-Cioè?
-Cioè... a conquistare le tipe.
-Ah, vedi, quando ero molto giovane ero parecchio imbranato, poi ho sempre puntato sulla simpatia.
-Come?
-Ti faccio un esempio: una sera ero uscito con una ragazza. Stava andando tutto bene, mi sembrava ce ne fosse insomma. Quindi ad un certo punto, dopo averla riaccompagnata a casa, le dico "saliamo da te?". Lei, un po' imbarazzata, mi risponde "scusa, ma ho le mie cose". Ed io faccio "guarda che non te le rubo mica!!".

-Va bene Adri. Ieri mi hai detto che con le ragazze puntavi sulla simpatia.

-È così infatti.

-Però non ho capito se poi ti andava bene.

-Cioè?

-Sì, insomma, se “concludevi”.

-A volte sì, mi andava bene. Vedi, però non abbandonavo mai la carta dell’ironia. Una volta, ad esempio dico ad una tipa “vuoi entrare in casa? Ho una bella collezione di sottobicchieri di birra”. Lei, con entusiasmo, entra, però poi ha voluto trombare. Allora io, una volta fatto, le dico “per questa volta va bene così, però dobbiamo assolutamente rivederci. Non hai ammirato la mia collezione!”
- Quindi Adri, per tornare sull’argomento, tu non hai mai pensato di affidarti ai social network per imbroccare le ragazze?
- No, proprio no.
- Ma neanche tramite messaggini sul cellulare?
- No.
- E iscriverti ad un sito di incontri?
- No, vedi, io ho sempre preferito uscire, sbronzarmi e fare figure di merda!


Femme Fatale - Velvet Underground & Nico
 

martedì 15 aprile 2014

Passanti # 1



“...
Allora nei momenti di solitudine 
quando il rimpianto diventa abitudine, 
una maniera di viversi insieme, 
si piangono le labbra assenti 
di tutte le belle passanti 
che non siamo riusciti a trattenere.

(Fabrizio De Andrè – Le Passanti)
 
Félix Vallotton - Le Passanti

lunedì 14 aprile 2014

Citazioni Cinematografiche n. 40


Visto che tu fai il prete, visto che figli non ne hai, mi domando come cavolo fai a sapere cosa prova un padre in una situazione come quella in cui mi trovo io! Non puoi saperlo!

(Matt Drayton/Spencer Tracy in “Indovina chi viene a cena?”, di Stanley Kramer - 1967)


 

domenica 13 aprile 2014

James Healer, di Yves Swolfs e Giulio De Vita

Ives Swolfs e Giulio De Vita sono due eccellenze nel campo del fumetto e della letteratura per immagini.
Come artista completo, sceneggiatura e disegni il primo, prevalentemente come disegnatore il secondo, capaci di produrre serie e storie di grande qualità, mai banali, sicuramente affascinanti e appaganti per il lettore.

Tra il 2002 ed il 2004 collaborarono alla creazione di James Healer, personaggio intrigante, sorta di “sciamano bianco”, sensitivo allevato dai pellerossa. Furono pubblicati solo tre albi che, nonostante la buona qualità e l’indubbio valore sotto il profilo della narrazione e della resa grafica, a tutt’oggi non hanno avuto un seguito, di alcun tipo.

Le premesse c’erano tutte e due anni fa la GP Publishing pubblicò le tre storie in un unico albo in quel formato che viene definito “bonellide”, ad un prezzo più che onesto.

Un fumetto per adulti, in particolare il primo blocco narrativo composto da due dei tre albi in quella pubblicazione riuniti, che cattura il lettore nonostante siano presenti molti personaggi, aggiungendo al plot giallo/poliziesco un tocco di soprannaturale, caratterizzato dalle visioni e dalle doti di James Healer. Un protagonista un po’atipico che non è esattamente al centro della scena, ma che a suo modo assiste al dipanarsi degli eventi, aiuta lo sciogliersi dei nodi narrativi alla pari, se non meno, di altri personaggi, evitando di divenire un fastidioso “deus ex machina”.

I disegni di Giulio De Vita, seppur penalizzati dal formato di pubblicazione, sono di livello elevato, molto precisi e dettagliati, per tavole ricche e suggestive, che incontrano bene il soggetto e la sceneggiatura di Yves Swolfs.

Potrei definire queste tre storie ed il personaggio di Healer come un anticipatore di caratteri e situazioni che ormai risultano inflazionate, quando non sinceramente fastidiose, presenti in certi serial televisivi che hanno fatto del connubio crimine-paranormale/criminologia-parapsicologia un marchio di fabbrica.

Ad un lettore che si accosti a questi albi senza tener conto che sono passati più di dieci anni dalla loro originale e prima pubblicazione sembrerebbe tutto una copia di quanto già visto in tv. Sarebbe una buona occasione, d’altra parte, se almeno una parte degli appassionati del genere si regalasse l’occasione di leggere le tre storie del sensitivo bianco allevato da uno sciamano. 
Yves Swolfs
Giulio De Vita

sabato 12 aprile 2014

Un altro sabato se n'è andato


“Saturday’s Gone” – Isobel Campbell & Mark Lanegan

Ballata dal gusto e dalle movenze folk, per salutare il sabato che sta per finire.
Un sentore “leopardiano” (da Giacomo ed il suo sabato del villaggio) per un misto di tenerezza e malinconia.

Questa notte sono di turno, per fortuna ancora per un po’ avrò un lavoro…

giovedì 10 aprile 2014

Malinconia # 3


“Tutti sanno, cioè, che un clown dev’essere malinconico per essere un buon clown, ma che per lui la malinconia sia una faccenda seria da morire, fin lì non arrivano”

(Heinrich Böll – Opinioni di un clown)