venerdì 30 aprile 2021

Incipit 18/100

“Condannato a morte! Sono cinque settimane che convivo con questo pensiero, sempre solo con esso, sempre agghiacciato dalla sua presenza, sempre curvo sotto il suo peso!”

(L'ultimo giorno di un condannato a morte, di Victor Hugo – tra. Maurizio Enoch)



 

 

mercoledì 28 aprile 2021

Una cosa su "L'incantevole Creamy"

Qualcuno dei pochi lettori di questo blog ricorda l'anime “L'incantevole Creamy”?

Quello che per la prima volta in Italia andò in onda nel 1985.

Quello che raccontava della piccola Yu Morisawa, capace di trasformarsi nell’affascinante cantante Creamy Mami, grazie all’aiuto di una bacchetta magica, dono di alieni giunti nella sua città a bordo di un'arca spaziale. Yu che era sempre in compagnia di un paio di gatti, alieni anche loro, Posi e Nega.

A me piaceva moltissimo e l'ho seguito per tutti i 50 episodi, poi replicati negli anni successivi su alcune reti private, proprietà di un losco individuo che in seguito per evitare di finire in galera si buttò in politica.


Alla madre dei miei figli, invece, non piaceva. Anzi, come recentemente mi ha ripetuto, lo detestava. La motivazione ha alla base la reazione della stragrande maggioranza delle bambine, così come dei bambini, alla visione del cartone animato. Tutti stravedevano per Creamy, bella, brava e famosa, mentre sottovalutavano Yu. Così, secondo lei (e a mio avviso giustamente), a causa di queste bambine e bambini e di alcuni distratti genitori, si diffondeva l'idea che per essere apprezzati e riuscire così ad avere un “posto” nella società, ci si dovesse tradire, travestire, farsi passare per qualcun'altra, diversa ed in linea con stereotipi e immagini dominanti.

Effettivamente l'interpretazione principale e la reazione di gran parte delle giovani spettatrici e dei giovani spettatori, avallano questa posizione.


In questa sede suggerisco, invece, un diverso punto di vista, che considero anche maggiormente vicino, per quanto un po' più difficile da comprendere in giovane età, a quanto si vedeva nell'anime.

La vicenda è giocata sul tema del “doppio”, con conseguenti situazioni comiche che si vengono a creare, ma “L'incantevole Creamy” è anche un’opera che propone una ulteriore tematica. Ovvero quella della presa di coscienza di sé. Yu è una bambina sostanzialmente insicura, in linea con l'età, che da un giorno all'altro si trova ad indossare i panni di una idol ammirata, di successo e famosa. Questo le permette di vivere una doppia vita ed allo stesso tempo di dover fare i conti con la propria esistenza.

Yu riesce ad utilizzare, quindi, il breve periodo magico concessole (un anno) per provare a trovare la propria strada. L'efficace percorso narrativo vede Yu accettare, con il tempo, se stessa e abbandonare l’artificiosità di un personaggio come quello di Creamy. È un tema per nulla superficiale, che forse necessitava l'aiuto di un adulto con un po' di coscienza e di capacità interpretative ed esplicative. Non mi meraviglia quindi che il giovane pubblico di allora si fermasse prima, all'interpretazione più facile. Motivo per cui chi mi sta accanto reagiva e tuttora reagisce con rigidità e permalosità al solo sentire nominare Creamy.


martedì 27 aprile 2021

Sul fondo della mia solitudine


 Lamù il sogno erotico di una generazione - Il Sestante News - Giornale  online

 

Il tuo ricordo, sul fondo
della mia solitudine,
ne rivela l’ampiezza
e tuttavia la limita.

Così un canto d’uccello
addolcisce l’immensità del cielo
e una singola vela
rende umano il mare.


(Margherita Guidacci, da “Il vuoto e le forme” - 1977)

lunedì 26 aprile 2021

venerdì 23 aprile 2021

Incipit 17/100

“In autunno mi ha telefonato mia sorella, che vive ancora nel villaggio nella valle circondata dalla foresta dove sono nato e cresciuto”.

(Gli anni della nostalgia, di Kenzaburo Oe – trad. Emanuele Ciccarella)



 

giovedì 22 aprile 2021

lunedì 19 aprile 2021

Citazioni Cinematografiche n.403

Daria: Fai finta che le tue idee siano piante…
Mark: Mmm, va bene!
Daria: Come le vedi? Coltivate come in un giardino, o selvagge come felci, rampicanti, insomma erbacce?
Mark: Una specie di giungla!

(Daria/Daria Halprin e Mark/Mark Frechette in "Zabriskie Point", di Michelangelo Antonioni - 1970) 




 

venerdì 16 aprile 2021

Incipit 16/100

Mi chiamo Boris Balkan e in passato ho tradotto La Certosa di Parma. A parte questo, le critiche e le recensioni che scrivo escono sui supplementi letterari e sulle riviste di mezza Europa, organizzo corsi estivi sugli scrittori contemporanei in varie università, e ho pubblicato alcuni libri sul romanzo popolare dell'Ottocento. Niente di spettacolare, temo; soprattutto di questi tempi in cui i suicidi si travestono da omicidi, i romanzi vengono scritti dal medico di Roger Ackroyd, e troppa gente si impegna a pubblicare duecento pagine sulle appassionanti esperienze che vive guardandosi allo specchio.”

(Il Club Dumas, di Arturo Pérez-Reverte – trad. Ilide Carmignani)




giovedì 15 aprile 2021

Samuel Stern #16 - Il processo Stern

Nel numero 16 della serie si fa giù abbastanza pesante riguardo al passato di Samuel Stern. Si risponde a qualche primo “perché” e se ne propongono altri, di rilevante importanza.

Lo si fa con uno scenario che ha già un suo fascino, ovvero un processo di natura kafkiana, che diviene cornice narrativa per esplorare i sensi di colpa del rosso esorcista sui generis e parte delle sue origini.

Sceneggiatura e disegni rendono bene le dinamiche interne ed esterne, rappresentano l'intimo e i dissidi di Samuel e ciò che gli accade intorno, testimoni ed accusatori in prima linea, così come il lettore che assiste ad una vera, prima svolta intranarrativa.

Temi e suggestioni sono molteplici e di varia natura, sia narrativi nel breve e lungo periodo, così come tipici della specificità di un personaggio e di un prodotto seriale.

Prodotto che anche in questo “Il processo Stern” mostra di avere parecchio da offrire e da dire.

martedì 13 aprile 2021

Giallo, Noir e Thriller/82


Titolo: Il silenzio dei larici

Autore: Lenz Koppelstätter

Traduttore: Mara Ronchetti

Editore: Corbaccio - 2019


Secondo appuntamento con Lenz Koppelstätter ed i suoi Grauner e Saltapepe, rispettivamente commissario ed ispettore operativi nella provincia autonoma di Bolzano.

Dopo “Omicidio sul ghiacciaio” mi era rimasta la voglia di leggere ancora di questa coppia investigativa, originale quanto basta e ben presentata, nel mezzo di valli, paesi e montagne dell'Alto Adige.

Il silenzio dei larici” non tradisce le attese, dal momento che fin dal prologo si è inseriti nella vicenda e nel clima del romanzo e delle indagini, con più di un elemento, naturale, sociale e storico che stimolano la lettura. Ritmo veloce, scandito dalla suddivisione dei capitoli per data, avvenimenti rapidi ed incalzanti che arricchiscono questo thriller che si svolge in luoghi affascinanti quanto carichi di misteri e segreti.



L'intera vicenda è un susseguirsi ben congegnato di indizi, sospetti, silenzi, false piste, bugie, lavoro di indagine e analisi, che impegnano febbrilmente e con passione e capacità Grauner, Saltapepe e la loro squadra.

Il commissario amante di Mahler, diviso fra lavoro di Polizia ed il suo maso, l'ispettore amante della cucina della sua lontana Napoli ed il loro rapporto funzionano e in queste pagine si viene a conoscere ancora di più su di loro e su come collaborano. A tratti irresistibili i richiami alla terra altoatesina, la sua storia ed il suo presente, i riferimenti letterari e musicali che completano un romanzo che ha elementi corali.

La narrazione, articolata e solidamente strutturata, presenta personaggi interessanti che facilitano quella che non è semplice lettura di evasione, mettendo a disposizione una trama convincente, dove colpi di scena e lavoro di indagine sono ben equilibrati.

Il remoto paesino di Santa Gertrude in val d’Ultimo viene sconvolto, in una bella giornata primaverile, da una scoperta raccapricciante. Proprio vicino ai famosissimi larici millenari, monumento naturale che ha assistito allo sviluppo della civiltà e che attrae da sempre frotte di turisti, viene trovato il cadavere di una ragazza. Reo confesso del delitto è l’architetto Haller, che abita in valle non da molto, anche se tutti credono che il vero colpevole sia il figlio Michl, un ragazzo particolarmente strano. Starà al commissario Grauner e al suo vice Saltapepe condurre le indagini in questo luogo silenzioso quanto i suoi abitanti – come può constatare il napoletano Saltapepe, ancora poco avvezzo alla flora e alla fauna locali – che sono taciturni fino a sembrare reticenti. Soprattutto quando, nei pressi del luogo del delitto, vengono trovate delle pagine appartenenti al diario di un celebre ospite della valle, in cui si rievoca un delitto avvenuto molto tempo prima, quasi un secolo prima, e di cui gli abitanti del paese forse sanno più di quanto non si sia mai detto. (da corbaccio.it)

lunedì 12 aprile 2021

Citazioni Cinematografiche n.402

Ephraim: Abbiamo i nomi di undici palestinesi, sono tutti responsabili di Monaco. Tu li ucciderai, undici uomini... uno ad uno. Sono in Europa, starai lì finché sarà necessario... solo in Europa, niente paesi arabi, quelli sono per noi, non per te... e niente blocco orientale, non tocchiamo i russi, non agitiamo le acque. Non avrai alcun contatto con noi.
Avner: Quindi non mi darà nessun informazione?
Ephraim: Depositiamo denaro preso da un fondo che non esiste in una cassetta di cui non sappiamo niente in una banca a noi estranea, non ti possiamo aiutare perché non ti conosciamo. Farai quello che fanno i terroristi, credi che facciano rapporto alla base? Non lo fanno. Noi li vogliamo morti.

(Ephraim/Geoffrey Rush e Avner/Eric Bana in "Munich", di Steven Spielberg - 2005) 




venerdì 9 aprile 2021

Incipit 15/100

“Non sarà forse stato l'uomo più onesto e neanche il più caritatevole della terra, ma era un uomo valoroso. Si chiamava Diego Alatriste y Tenorio e aveva combattuto come soldato nei vecchi battaglioni di fanteria durante le guerre delle Fiandre. Quando lo conobbi tirava a campare a Madrid, dove lo si poteva assoldare al prezzo di quattro maravedì per lavori di poco lustro, soprattutto come spadaccino per conto di chi non aveva l'abilità o il fegato necessari per risolvere da sé i propri contenziosi.”

(Capitano Alatriste, di Arturo Pérez-Reverte – trad. Roberta Bovaia)



 

lunedì 5 aprile 2021

Citazioni Cinematografiche n.401

Elton: Quanto tempo ci vorrà?
Assistente: Questo dipende da te.
Elton: Va bene. Lo so come funziona. Mi chiamo Elton Hercules John... e sono un alcolizzato. E un cocainomane. E un sessuomane. E un bulimico. Faccio shopping compulsivo. E ho problemi con l'erba. Con gli psicofarmaci. E la gestione della rabbia.
Assistente: Perchè ora sei qua?
Elton:Beh, il mio spacciatore è in vacanza, questa è una buona alternativa.

(Elton John/Taron Egerton in "Rocketman", di Dexter Fletcher - 2019) 



 

 


domenica 4 aprile 2021

Pasqua



Inneggiamo, il Signor non è morto.

Ei fulgente ha dischiuso l'avel,

Inneggiamo al Signore risorto

Oggi asceso alla gloria del Ciel!





venerdì 2 aprile 2021

Incipit 14/100

“Qualcuno doveva aver calunniato Joseph K. perché, senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato.”

(Il Processo, di Franz Kafka – trad. Elena Franchetti)