lunedì 30 novembre 2015

Citazioni Cinematografiche n. 125


Sally: Perché hai scelto il tango?
Pablo: Non ho scelto il tango. Il tango ha scelto me!
(Sally Potter e Pablo Veron in "Lezioni di Tango", di Sally Potter - 1997)


domenica 29 novembre 2015

Quanto si parla dell'amore


Stéphane: È buffo pensare che in tre quarti di questi libri non si parli che dell'amore: dai tascabili fino ai capolavori, e anche ai libri di cucina. Sempre gli stessi vocaboli: è eccessivo.
Hélène: Ti pare una cosa oscena?
Stéphane: No. Scritto, a volte, è molto bello.


(“Un Cuore in Inverno”, di Claude Sautet - 1992)

venerdì 27 novembre 2015

Giallo, Noir & Thriller/28



Titolo: Il Grande Salto
Autore: Elmore Leonard
Traduttore: Luca Conti
Editore: Einaudi - 2004

Lo si può definire un classico del noir, dato che Elmore Leonard è riuscito con “Il Grande Salto” nel 1969 (prima pubblicazione negli USA) ad omaggiare ed allo stesso tempo a ridefinire un genere, con un affettuoso e disincantato riferimento agli anni 40 ed ai suoi autori.

Quello che più mi piace di questo libro, oltre agli spiazzanti e coinvolgenti dialoghi (uno dei marchi di fabbrica più distintivi della produzione di Leonard), è il gioco che cattura il lettore, che si trova a dover “gestire” una serie di personaggi, diversi tra loro, assortiti ma accomunati dal desiderio di dare una svolta alla propria vita. Perciò segreti, doppio gioco, bugie, furti e piani di fuga fanno parte delle loro giornate, mostrando come non ci siano solamente vittime o solamente carnefici, ma ognuno dei caratteri riveste ora l’una, ora l’altra veste.

In fondo non succede nulla di clamoroso, non accade quello che ci si aspetterebbe ma bensì altro, a testimonianza di come persone e situazioni apparentemente banali possono dare origine ad un romanzo su poco e sul poco. Poi il resto lo fa la capacità di scrittura e sceneggiatura dell’autore.


Una piccola stazione balneare sui Grandi Laghi, nel Michigan, circondata da coltivazioni di cetrioli. Un ricco agricoltore. Un albergatore che a tempo perso fa anche il giudice di pace. Un gruppo di braccianti messicani e il loro caposquadra. Due ladruncoli da strapazzo. Un ex giocatore di baseball dal cazzotto facile. Una bellissima e annoiata diciottenne a caccia di quattrini e brividi a buon mercato. Infine, cinquantamila dollari che non aspettano altro che essere rubati. (da einaudi.it)


lunedì 23 novembre 2015

Citazioni Cinematografiche n. 124

Quando un uomo piange, basta un fazzoletto, ma quando a piangere è una casa, ti tocca fare un sacco di fatica.

(Agente 633/ Tony Leung Chiu-Wai in “Hong Kong Express”, di Wong Kar-wai - 1994)



domenica 22 novembre 2015

Luna # 9


O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte,
o falce d'argento, qual messe di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di foglie
di fiori di flutti da 'l bosco
esalano a 'l mare: non canto, non grido
non suono pe 'l vasto silenzïo va.
Oppresso d'amor, di piacere
il popol de' vivi s'addorme...
O falce calante, qual messe di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giú!

(Gabriele D’Annunzio, da “Versi d’Amore”)



giovedì 19 novembre 2015

Il Segreto dei suoi Occhi (2015)


È in programmazione nei cinema italiani “Il Segreto dei suoi Occhi”, dichiaratamente ispirato al film argentino, premio Oscar nel 2010 che portava lo stesso titolo, e di cui ho parlato in un post datato 12 gennaio 2013.

Considerando tuttora il film diretto da Juan José Campanella uno dei migliori visti negli ultimi anni, ero effettivamente curioso di scoprire cosa “gli americani” ne avessero fatto.

Il Segreto dei suoi Occhi, per la regia di Billy Ray, è qualcosa di più di un remake, poiché la sceneggiatura, per quanto speculare a quella del film originale, si risolve in una operazione di riscrittura e riadattamento, con la visuale e per il gusto di uno spettatore nordamericano, pur con qualche elemento tipico del cinema europeo, che spesso risulta vicino a quello dei paesi latino americani “imparentati” con l’Europa.

Ebbene, tanto per arrivare al punto, nonostante non sia operazione consigliabile valutare un film sulla base di un altro, ritengo la versione 2015 meno convincente di quella del 2009.

Mentre l’originale viveva di ottime scelte registiche e di resa drammaturgica e si faceva apprezzare totalmente sotto ogni aspetto, anche per la cura dei dettagli e la caratterizzazione di tutti i personaggi, dai protagonisti ai comprimari, quest’ultima versione funziona solo a momenti, con qualche passaggio debole e poco convincente. Rimane un buon prodotto, ma appunto si limita a questo. Accattivante e ammiccante quanto serve, il passaggio dall'Argentina dei drammatici anni 70 agli USA post 11 settembre è azzeccato ma offre magri risultati in barba all'idea. 

Coinvolgente, ma non a sufficienza, solo nella figura della madre Julia Roberts, in un ruolo tanto lontano dai suoi soliti quanto reso in maniera professionale e misurata, e meno in quella dell’ex agente Chiwetel Ejiofor, non totalmente libero di esprimersi e un po’ frenato (autodisciplina?).

Anche abbandonando il parallelo tra i film, mi trovo a denotare qualche limite di troppo in alcune scelte registiche, che avrebbero potuto donare maggiore tensione emotiva e narrativa, rendendo un buon thriller quello che non è un semplice film d’azione, ma che non utilizza al meglio spunti narrativi e idee di sceneggiatura che avrebbero meritato maggior fortuna.

Accennato a due dei tre protagonisti, passo a Nicole Kidman, veramente convincente solo in due scene, comunque troppo brevi per poter valorizzare l’intero film, sebbene siano passaggi chiave della vicenda raccontata.

All'epoca avevo assegnato 8+ al fim di Campanella, produttore esecutivo della versione di questi giorni, ora mi limito ad un 6,5, considerando che il materiale umano, drammaturgico e tecnico sono di prim'ordine, ma il risultato è inferiore alle attese.



lunedì 16 novembre 2015

Citazioni Cinematografiche n. 123

Susanna: Sei un egoista! Stai sfruttando Raymond, stai sfruttando me, chiunque ti serva!
Charlie: Sto sfruttando Raymond?! Raymond, ti sto sfruttando?! Ti sfrutto, Raymond?!
Raymond: Sì.
Charlie: Piantala! Sta rispondendo a una domanda che gli ho fatto mezz'ora prima!

(Susanna/Valeria Golino, Charlie/Tom Cruise e Raymond/Dustin Hoffman in “Rain Man – L’Uomo della Pioggia”, di Barry Levinson - 1988)



domenica 15 novembre 2015

Wisher, di Sébastien Latour e Giulio De Vita



Ho già proposto l’ottimo tratto di Giulio De Vita parlando di James Healer.
Torno a parlare del bravo disegnatore italiano a proposito di Wisher, un urban fantasy scattante e coinvolgente, dove la buona caratterizzazione dei personaggi si accompagna a disegni splendidi e ricchi di particolari. L’edizione che mi ha fatto conoscere la storia è quella della GP Publishing sul finire del 2011. In formato “bonellide”, ovvero 2 albi 16x21, ed in bianco e nero, perciò differente dall’edizione originale presentata sul mercato francese, per il quale Wisher era stato pensato.


A parte questo dato, che effettivamente distingue nettamente le edizioni, poiché un formato più grande ed il colore permettono di godere maggiormente delle immagini, la sceneggiatura di Sébastien Latour è ricca di azione e sentimento. La narrazione realistica, dotata di una certa forza, propone situazioni che si pongono e si sviluppano in modo veloce. 
Altrettanto realistica è la resa grafica degli ambienti, “veri” come la città di Londra, in cui si snoda la vicenda, e “immaginari”, come il sottosuolo dove la componente fantastica si esprime al meglio e dona quel sapore fantasy che ho apprezzato ed ammirato.


Pertanto la complessità e dinamicità della trama, ricca di personaggi, tra cui maghi, elfi e fate, rende onore al tratto evocativo e raffinato di Giulio De Vita, i cui disegni sono qui caratterizzati da originali e vertiginose inquadrature, capacità di evocare ed illustrare ambientazioni da favola, come anche di rendere efficacemente le molte e coinvolgenti scene d’azione.



venerdì 13 novembre 2015

Royal Affair (2012)



Venerdì scorso mi aspettavo di passare una serata molto più che tranquilla, senza particolari pretese od emozioni. I bimbi erano a casa dei nonni e la mamma in uscita serale con amiche e colleghe, quindi un po’ di musica e qualche pagina di un romanzo da poco iniziato mi sembravano il programma più adatto per poi andare a letto presto e svegliarmi, il mattino dopo, sufficientemente riposato per andare al lavoro.
Non avevo fatto i conti con la programmazione di Rai 3, che proprio poco dopo le 21, ora in cui avevo finito di riordinare la cucina dopo una piacevole cena, ha catturato la mia attenzione, con i titoli di testa di un film che stava per iniziare. Ammetto di essermi incuriosito al vedere lo schermo presentare brevi sovrimpressioni introduttive a quello che sembrava un film storico in costume.
Da pochi minuti, giusto per capire di cosa si trattasse, sono giunto a spegnere la TV dopo le 23, quando sfilavano i titoli di coda di “Royal Affair”, dramma ambientato alla corte di Danimarca nella seconda metà del ‘700.
Una sorpresa, perché a dire il vero poteva risolversi in un polpettone storico, dove nonostante un evidente rigore nel rappresentare, a livello di scenografie e costumi, un’epoca storica, lo spettatore avrebbe finito per annoiarsi o dedicarsi ad altro. Invece i tre attori principali riescono a mettere in scena, sorretti da una sceneggiatura attenta, un gran bel melodramma dove una storia d’amore incontra una ricostruzione storica fedele e coinvolgente, anche se magari è più il tratto estetico che la regia in senso stretto ad essere al centro del prodotto.

Si diceva degli attori: Alicia Wikander dopo una prima parte di film introduttiva e “di riscaldamento”, è all’altezza del personaggio e rende molto bene i sentimenti e le tribolazioni della regina Carolina Matilda di Hannover, sposa di Cristiano VII di Danimarca, carattere insidioso da impersonare, ma che Mikkel Boe Følsgaard presenta in modo magistrale, rappresentandone l’umoralità e l’alternarsi di capricci infantili e di momenti di lucidità da uomo di stato. 

Infine Mads Mikkelsen, attore fra i migliori in Europa, è al centro di una vicenda convincente e affascinante, gestendo anche solo con lo sguardo e la postura la vicenda storica di un uomo, il medico di corte illuminista Johann Friedrich Struensee, che fin dalle prime sequenze in cui appare sembra incamminarsi verso una fine tragica ed emblematica.

lunedì 9 novembre 2015

Citazioni Cinematografiche n. 122

“Un certo numero di detenuti, anche se si comportavano da duri durante la giornata, spesso si addormentavano piangendo, la sera. C'erano anche altri pianti e diversi da quelli indotti dalla paura e dalla solitudine. Erano più bassi e soffocati: la voce dell'angoscia. Pianti che possono cambiare il corso di una vita. Pianti che una volta sentiti non li cancelli più dalla memoria.”

(Lorenzo Carcaterra/Jason Patric in “Sleepers”, di Barry Levinson - 1996)




domenica 8 novembre 2015

Ripenso il tuo Sorriso



a K.
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d'un greto,
esiguo specchio in cui guardi un'ellera i suoi corimbi;
e su tutto l'abbraccio d'un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto s'esprime libera un'anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma,
e che il tuo aspetto s'insinua nella mia memoria grigia
schietto come la cima d'una giovinetta palma..

(Eugenio Montale – Ossi di Seppia)


venerdì 6 novembre 2015

Luna # 8


PRELUDIO
1934

Magica luna, tanto sei consunta
Che, rompendo il silenzio,
Poggi sui vecchi lecci dell’altura,
Un velo lubrico.

(Giuseppe Ungaretti, da “Sentimento del Tempo”, Mondadori)





giovedì 5 novembre 2015

John Hays - Editoriale Cosmo


Un western originale e sicuramente diverso da altri. Questo si può, in prima battuta, dire a proposito di “John Hays – Brutti Sporchi e Cattivi”, proposto in edicola dalla Editoriale Cosmo, che di fumetti ambientati nella cornice della Frontiera ne propone un gran numero.
Già dalle prime tavole il lettore entra nel cuore della vicenda, narrata con ritmo serrato e cadenze cinematografiche, anche grazie all’uso ripetuto del flashback, che illustra e suggerisce attraverso immagini e sequenze molto suggestive.

La diversità a cui si accennava è dettata dal fatto che non solo non ci sono “buoni”, poiché tutti i caratteri presentati sono dei furfanti, ladri e assassini, ma perché non si può nemmeno pensare a “cattivi” anche solo leggermente apprezzabili, come se fossero mossi da istanze morali o di rivalsa, personale o etica. I cinque protagonisti sono quanto di peggio si potrebbe incontrare in un racconto western, ed i loro soprannomi la dicono lunga sulle peculiarità e caratteristiche che incarnano.

Il Viscido, il Prete, il Capo, il Meticcio e il Rozzo, per avidità, brama di denaro e chissà cos’altro ancora si infilano in una situazione a dir poco pericolosa, disposti anche ad allearsi con nemici della stessa loro risma.
Ma non tutto fila come previsto, così fra pose supereroistiche, ben rese da un tratto grafico tutt’altro che pulito e con abbondanza di nero, richiami ai film di Leone e Kurosawa, atmosfere horror e tavole che alternano inquadrature strette e spazi più ampi, la banda citata si trova a dover affrontare un gruppo di indiani che si mostrano ben più pericolosi di quanto facciano pensare.


L’unico neo che è possibile evidenziare è la non sempre facile riconoscibilità dei volti, a causa dei toni scuri e dell’uso pervasivo di nero, a cui si aggiunge l’ardito utilizzo di un flashback all’interno di un flashback. Quest’ultima soluzione mi lascia perplesso, ma il tentativo di originalità ed il coraggio di osare, messi in campo dagli autori Michele Monteleone, Stefano Marsiglia e Fabrizio Des Dorides, vanno premiati, considerando che la lettura rimane ben più che godibile e l’occhio è deliziato da parecchie tavole ammirabili, lasciando la voglia di ritrovare John Hays e quel che resta dei suoi compari.



lunedì 2 novembre 2015

Citazioni Cinematografiche n. 121


Curt Wilde: Senti, un vero artista crea opere meravigliose, ma dentro non ci mette niente della sua vita, hai capito?
Arthur Stuart: È questo che avete fatto?
Curt Wilde: No. Eravamo partiti per cambiare il mondo... e abbiamo cambiato solo noi stessi.
Arthur Stuart: Perché, Curt, cosa c'è di male?
Curt Wilde: Niente... a patto di non guardare il mondo.

(Curt Wilde/Ewan McGregor e Arthur Stuart/Christian Bale in “Velvet Goldmine” di Todd Haynes - 1998)