martedì 31 marzo 2020

Il Peccato

Il Peccato (Die Suende) 1893 -  Berlino, Nationalgalerie

"Il Peccato" è il titolo di un romanzo di Josephine Hart che lessi molti anni fa. La Hart è l'autrice, tra gli altri, de "Il Danno" da cui fu tratto l'omonimo film con Jeremy Irons e Juliette Binoche. Entrambe letture consigliabili, ma traggo spunto dal concetto, dall'idea di peccato per spendere qualche parola su un'opera che ha il medesimo titolo.
Si tratta dell'intrigante ed al medesimo tempo inquietante dipinto che il tedesco Franz von Stuck presentò nel 1893.
Considerato uno dei massimi esempi del Simbolismo, in questa raffigurazione ammiriamo un'ammaliante donna nuda il cui corpo bianco emerge da un fondo tenebroso. Al pari di quanto sembra fare il seno del soggetto, chi guarda si sente minacciosamente osservato da un terrificante serpente, uno dei principali simboli legati al tema del peccato. Uno spiraglio di luce, sulla destra, offre la firma dell'artista.
Von Stuck fu particolarmente abile nel trattare l'argomento. Vi sono vari riferimenti e rimandi, sia religiosi che profani, a partire dalla personificazione in forma di donna del peccato stesso. Così il serpente che la avvolge è incarnazione del male, in modo che risulti pressoché inevitabile pensare all'episodio della tentazione nella Genesi, quasi come se il pittore avesse ritratto Eva stessa, la prima donna. Il suo sguardo seducente simboleggierebbe così il fascino che il peccato esercita sull'uomo. Il risultato, a conti fatti, non suscita orrore, bensì attrazione, così come il peccato giunge ad affascinare e ad attirare l'uomo.
L'evidente erotismo presente nel dipinto, la rappresentazione in termini così voluttuosi del peccato, causarono qualche problema all'autore, così come reazioni sdegnose da parte degli osservatori dell'epoca.
 
 

lunedì 30 marzo 2020

Citazioni Cinematografiche n.348

La mia mente è umana, il mio corpo è costruito: sono la prima del mio genere, ma non sarò l'ultima. Ci aggrappiamo ai ricordi come se ci definissero, ma è quello che facciamo a definirci. Il mio ghost è sopravvissuto per ricordare a chi verrà dopo di noi che l'umanità è la nostra virtù. Io so chi sono e perché sono qui. 
(Maggiore Mira Killian/Scarlett Johansson in "Ghost in the Shell", di Rupert Sanders - 2017)




domenica 29 marzo 2020

Virus e Idea di Società

Insomma, per decenni ci hanno detto che il Socialismo era il Male. Molte persone ne sono veramente convinte, però ora ne hanno bisogno. Vedi per esempio i vari imprenditori, i capitani d'industria, gli autonomi vari, i professionisti di sti cazzi e così via. Tutta gente che ora invoca gli aiuti statali.
 
Vedete il Socialismo aiuta il 100% delle persone:
- il 95% attraverso benefici diretti, ovvero sanità pubblica, scuola per sè ed i propri figli, trasporti pubblici, manutenzione delle strade e delle città ed altre belle cose, tra cui sostegno al reddito per l'appunto;
- il 5% straricco ne beneficia non morendo assassinato durante una rivoluzione.
Un po' fa pensare, no?
 
 
 
 

sabato 28 marzo 2020

Sul Cinema, 1 di 10

"Il cinema è l'unica forma d'arte che - proprio perché operante all'interno del concetto e dimensione di tempo - è in grado di riprodurre l'effettiva consistenza del tempo - l'essenza della realtà - fissandolo e conservandolo per sempre."
(Andrej Arsen’evic Tarkovskij)





giovedì 26 marzo 2020

Le Storie 89 - La Giungla Nera

Che spettacolo il numero 89 della serie “Le Storie”!
Avventura classica e tensione, unite a quel tanto che mi piace di ironia e capacità di donare un tocco di epico alla trama ed alla sceneggiatura.
La coppia Paolo Morales e Dante Spada con “La Giungla Nera” ci offrono l'occasione per immergerci nell'India coloniale, al seguito di un interessante giovane protagonista, ispettore di polizia incaricato di indagare su una serie di sparizioni e morti di ragazze inglesi che vivono a Calcutta.

Accanto al poliziotto catapultato da Londra in una realtà tanto distante dalle sue abitudini, ci sono riconoscibili personaggi presi a prestito dai romanzi di Salgari, nonché da un famoso sceneggiato televisivo di cui molti avranno memoria. La penna di Morales riesce a rendere tridimensionale la narrazione, con caratteri che divengono universali pur se calati in un particolare contesto, storico e non solo. Il linguaggio, seppur adattato alla realtà di riferimento, risulta moderno, serio e scanzonato quando occorre e capace di donare quel pizzico di leggerezza, come anche di tragico e romantico che fa sì che la lettura ne risulti coinvolgente e stimolante.

I disegni, superbi e curati, suppliscono ai momenti in cui il ritmo sembra rallentare, con tavole dettagliate e che riescono a meravigliare, dato lo stile incredibilmente realistico, quasi fotografico, a cui si aggiunge la scelta di caratterizzare tridimensionalmente le onomatopee.

Insomma un gioiello da recuperare e gustare, anche per chi di solito non segue questa serie Bonelli, capace di stupire con novità e dosi di sperimentazione, ma anche dove il “classico” non è (quasi) mai “vecchio” o “superato”.

I Thugs, la dea Kalì e l'India coloniale... La scomparsa di alcune giovani inglesi, il brutale omicidio di una di esse... È l'inizio di una rocambolesca inchiesta che ha tra i suoi protagonisti due tra i personaggi più amati da sognatori e avventurieri dell'immaginazione: un affascinante pirata e il suo fido compare portoghese… (da sergiobonelli.it)

mercoledì 25 marzo 2020

lunedì 23 marzo 2020

Citazioni Cinematografiche n.347

Helen, ascolta: a volte si viene catapultati nella vita di un altro quando va tirato su di morale e rassicurato e si scopre che, chissà perché, tocca a te questo compito. Non sappiamo la ragione, ma il tuo caso è compito mio. Voglio essere sincero: il fatto che io ti trovi moderatamente attraente rende la cosa più facile da parte mia.  
(James/John Hannah in "Sliding Doors", di Peter Howitt - 1998)



domenica 22 marzo 2020

Samuel Stern #4 - L'Isola dei Perduti

Samuel Stern, la nuova serie edita da Bugs Comics, mi ha preso abbastanza da continuarne l'acquisto e tornare a parlarne su queste pagine.
L'albo numero 4, “L'Isola dei Perduti”, prosegue nella sua opera di presentazione dei caratteri principali, della loro “missione” e lo fa cambiando lo scenario in cui si muovono, introducendo una nuova “variabile” che complica e probabilmente renderà più affascinante il tutto.
Vedremo nei prossimi mesi se quanto inserito in questa uscita arricchirà la trama orizzontale della serie, di certo lo ha fatto per quanto riguarda quella verticale, stimolante e ricca di spunti.

Il rosso Samuel sta prendendo forma e sostanza, albo dopo albo, e con lui anche gli altri personaggi e lo sfondo in cui si muovono, anche se forse qualcosa ancora si potrà vedere e si richiede ad una serie che voglia durare e farsi leggere per un periodo di tempo mediamente lungo. Sono curioso e spero che si caratterizzi ancora di più e meglio, per divenire una serie in cui sia sceneggiatori che lettori possano investire. In caso contrario si rischia di ritrovarsi, nuovamente, con un buon prodotto che però non riesce a fare quel salto di qualità che da troppo tempo gli assidui lettori di fumetti si aspettano. Ovvero, anche se la qualità grafica e narrativa è indubbia, spero di poter presto leggere albi in cui si alzi l'asticella e si giunga perciò a considerare Samuel Stern una testata con una sua forza intrinseca, una originalità ed una unicità che la renda veramente riconoscibile fra le altre. Un po' di fiducia continuo a coltivarla.

Il dato notevole è l'uso di temi, concetti, situazioni che vanno oltre il dato horror o noir per divenire più generali e forieri di approfondimenti e ulteriori riflessioni. In questo un ruolo lo hanno anche i disegni, che stanno accompagnando e valorizzando le intenzioni di creatori e sceneggiatori. Ne “L'Isola dei Perduti”, ad esempio, da notare è la resa del paesaggio, ad opera di Ludovica Ceregatti. Il suo stile moderno e dinamico, che fa incontrare e convivere elementi classici e conosciuti con intenzioni di originalità e voglia di “andare oltre”, risulta essere dolce ma deciso, in più tavole appropriato per un fumetto che intenda distinguersi tra gli scaffali delle edicole. Inoltre la disegnatrice si mostra attenta nella resa dei volti, delle espressioni e nella recitazione delle figure, seguendo la sceneggiatura sia nei momenti di raccordo che in quelli prettamente d'azione e “caldi”. 

 

venerdì 20 marzo 2020

Giallo, Noir & Thriller/75


Titolo: L'Angelo di Monaco
Autore: Fabiano Massimi
Editore: Bompiani - 2020


Qualche anno fa lessi “Storia del Terzo Reich” di William Shirer. Una lettura non proprio semplice, data la corposità e densità dell'opera (due volumi per un totale di circa 1700 pagine, bibliografia esclusa), ma comunque interessante e per certi versi illuminante.
Fra le varie cose che mi colpirono furono la descrizione del clima sociale e politico nella Germania dopo la Prima Guerra Mondiale, la travagliata esperienza della Repubblica di Weimar ed il racconto degli anni immediatamente precedenti e successivi la nomina di Adolf Hitler a cancelliere. Mi risulta fin troppo evidente e spaventoso allo stesso tempo come quanto descritto nelle pagine a firma dell'autore statunitense richiamino gli ultimi anni in Europa ed in Italia in particolare.

Si potrebbe obiettare che il mio risulta un giudizio politico, parziale e viziato da simpatie personali. Non risponderei direttamente a questa affermazione, ma inviterei invece ad una lettura. Non del libro che ho citato, opera prettamente storica e per quanto ancora affrontabile forse troppo impegnativa (in particolare per chi, diversamente da me, apprezza i toni e lo stile di alcuni politici e giornalisti italiani), ma di un romanzo giallo-noir, genere che, genuinamente popolare, forse incarna e rispecchia meglio di altri le tensioni e le atmosfere di un periodo come quello che viviamo in questi anni.

Mi riferisco a “L'Angelo di Monaco”, edito da Longanesi e scritto da Fabiano Massimi. Quanto narrato nella sua opera si colloca, storicamente, nel 1931, quindi in piena agonia della Repubblica di Weimar, anno in cui si avvertono, il lettore riesce a “sentire”, tutti i presagi della tragedia nazista, risultando un romanzo con componenti investigative e spunti thriller, che convivono in un mirabile equilibrio tra realtà storica e avvincente finzione.

Tutto ha inizio dal ritrovamento del cadavere di una giovane donna, a Monaco nei giorni dell'OktoberFest. Sembra si tratti di un suicidio, o meglio questo è quanto gran parte dei coinvolti tende a pensare e si impegna a far credere alla polizia ed alla popolazione. Potrebbe essere una tragedia di poco conto, come tante altre accadono nella cittadina bavarese provata da una crisi che perdura da anni, ma la vittima ha una caratteristica che la distingue nettamente, ovvero è la nipote di Adolf Hitler, capo e fondatore del Partito Nazionalsocialista, quello che molti vedono come l'unico uomo in grado di risollevare le sorti della Germania e riportarla a passati splendori.

Da qui inizia il lavoro di indagine del commissario Sigfried Sauer e del fidato Mutti, personaggi così ben caratterizzati che risulta suggestivo immaginarli muoversi e parlare nel corso della narrazione. Ma anche gli altri protagonisti del romanzo, compresi i vari gerarchi nazisti (sembra non mancare nessuno), mi sembrano ben descritti, portati al lettore nella loro complessità e senza facili riduzioni. Così il lettore si trova a leggere di uomini e donne capaci di atti di coraggio, come di errori e bassezze, portatori di segreti e fragilità più o meno evidenti e testimoni del loro tempo e della loro umanità. Vicini a come potremmo essere noi, incerti su cosa stiamo vivendo o combattuti fra certezze e valori, desideri e timori.

Il romanzo ha un buon ritmo, mescola sapore e stile europeo e cadenze da noir statunitense (con le cadute tipiche del genere, come anche le virtù), gravitando attorno alla figura centrale della giovane morta in circostanze fin troppo misteriose. Il suo nome, Angela Raubal detta Geli, ci accompagna sempre, in ogni pagina, attraverso i ricordi, le testimonianze e le descrizioni di chi l'ha conosciuta. Da questi vengono fuori molte Geli, diverse tra loro, che mettono in difficoltà Sauer, che si trova a scoprire molto più di quanto si aspettasse, nel tentativo di rendere giustizia a quella che di fatto fu probabilmente una delle prime vittime del nascente Nazismo.

Seppur un romanzo storico con qualche lieve imprecisione, la cronologia degli eventi appassiona e travalica i confini della letteratura di genere, così che il lettore si trova a porsi domande sul proprio presente, specchiandosi nella Germania anni 30, mettendosi di fronte ad interrogativi personali, quasi come se vivesse situazioni analoghe.

Monaco, settembre 1931. Il commissario Sigfried Sauer è chiamato con urgenza in un appartamento signorile di Prinzregentenplatz, dove la ventiduenne Angela Raubal, detta Geli, è stata ritrovata senza vita nella sua stanza chiusa a chiave. Accanto al suo corpo esanime c’è una rivoltella: tutto fa pensare che si tratti di un suicidio. Geli, però, non è una ragazza qualunque, e l’appartamento in cui viveva ed è morta, così come la rivoltella che ha sparato il colpo fatale, non appartengono a un uomo qualunque: il suo tutore legale è «zio Alf», noto al resto della Germania come Adolf Hitler, il politico più chiacchierato del momento, in parte anche proprio per quello strano rapporto con la nipote, fonte di indignazione e scandalo sia tra le fila dei suoi nemici, sia tra i collaboratori più stretti. (da illibraio.it)


mercoledì 18 marzo 2020

lunedì 16 marzo 2020

Citazioni Cinematografiche n.346

Quando meno te lo aspetti la natura ha astuti metodi per scovare il nostro punto debole. Ricordati che sono qui. Adesso magari non vuoi provare niente. Magari non vorrai mai provare niente. E sai, magari non è con me che vorrai parlare di queste cose, però... prova qualcosa, perché l'hai già provata. Senti, avete avuto una splendida amicizia. Forse più di un'amicizia. E io t’invidio. Al mio posto, un padre spererebbe che tutto questo svanisse, pregherebbe che il figlio cadesse in piedi. Ma io non sono quel tipo di padre. Strappiamo via così tanto di noi stessi per guarire in fretta dalle ferite, che finiamo in bancarotta a trent'anni e abbiamo meno da offrire ogni volta che troviamo una persona nuova. Ma forzarsi a non provare niente per non provare qualcosa, che spreco! Ho parlato a sproposito? Allora dico solo un'altra cosa per chiarire meglio. Forse ci sono andato vicino, ma non ho mai avuto una cosa così. Qualcosa mi ha sempre frenato prima. Si è messa di mezzo. Come vivrai saranno affari tuoi,però ricordati: il cuore e il corpo ci vengono dati soltanto una volta. E in men che non si dica, il tuo cuore è consumato, e -quanto al tuo corpo- a un certo punto nessuno più lo guarda, né ancora meno ci si avvicina. Tu, adesso, senti tristezza. Dolore. Non ucciderli, al pari della gioia che hai provato. 
(Mr. Perlman/Michael Stuhlbarg in "Chiamami col tuo nome", di Luca Guadagnino - 2017) 



sabato 14 marzo 2020

Dampyr # 239 - Il Condottiero di Calabria

Harlan torna ancora in Italia!
Dampyr ha spesso fatto tappa nel BelPaese, con una serie di belle storie che sovente hanno mescolato toni e tinte horror fantastiche con il folklore e le leggende o storie tradizionali delle varie regioni della Penisola.

Ne sono un buon esempio quanto da poco raccontato in questo blog a proposito dell'Alto Adige, come anche l'albo numero 239, “Il Condottiero di Calabria”, ambientato nella regione meridionale. La storia trae soggetto e sceneggiatura oltre che dalle questioni tipicamente territoriali anche dall'incontro con la comunità arbëreshe, ossia gli albanesi d’Italia, una minoranza etnico-linguistica storicamente stanziata nel sud del Paese.
Ispirandosi a questa realtà locale il racconto, ben strutturato e bilanciato tra azione e approfondimenti vari, porta il lettore in provincia di Cosenza, dove ritrova il Maestro della Notte Vrana (storicamente conosciuto come il Cavaliere d’Altafoglia) già incontrato nello speciale numero 13 “LaTerra delle Aquile”.


Vrana è un personaggio interessante, antagonista più vicino come spirito e morale a Draka, padre di Harlan, piuttosto che alle solitamente sanguinarie e spietate creature della stirpe contro cui il protagonista porta avanti la sua missione.

Molto dettagliati i disegni, in particolare gli sfondi e le ambientazioni, con una resa soddisfacente sia delle scene più scure che delle parti di raccordo, oltre che di quelle di approfondimento e di richiamo alla odierna realtà calabrese.

Dopo la sconfitta del leggendario condottiero Skanderbeg, molti albanesi si trasferirono in Calabria dove vissero per secoli creando le loro comunità di arbëreshe. Da quel momento in poi sono stati protetti in segreto dal Maestro della Notte Vrana che è tornato Italia per affrontare il pericoloso boss che comanda la 'ndrangheta. Nella loro sanguinaria lotta si inserisce il Dampyr Harlan Draka, insieme ai suoi pard Tesla e Kurjak! (da sergiobonelli.it)



mercoledì 11 marzo 2020

Sensazione ponte

Mosca I, 1916 - Mosca, Galleria di Stato Tretjakov

L'opera d'arte è composta da due elementi: quello interno e quello esterno. L'elemento interno, preso singolarmente, è l'emozione dell'anima dell'artista. Questa emozione è in grado di suscitare nell'animo di colui che guarda un'emozione corrispondente. Finché l'anima è legata al corpo può ricevere vibrazioni solo tramite la sensazione, che funge quindi da ponte dall'immateriale al materiale (artista) e dal materiale all'immateriale (osservatore). Emozione – sensazione – opera – sensazione – emozione.
(Vasilij Vasil'evič Kandinskij)

lunedì 9 marzo 2020

Citazioni Cinematografiche n.345

Inga: Lupo ulula...
Dr. Frankenstein: Lupo "ululà"?
Igor: Là.
Dr. Frankenstein: Cosa?
Igor: Lupo ulu e castello ulu.
Frederick: Ma come diavolo parli?
Igor: È lei che ha incominciato!
Frederick: No, non è vero!
Igor: Non insisto, è lei il padrone!


(Inga/Teri Garr, Dr. Frankenstein/Gene Wilder e Igor/Marty Feldman in "Frankenstein Junior", di Mel Brooks - 1974)

domenica 8 marzo 2020

Dampyr 238 - Roxana

Fin dalla copertina ci è chiaro che l'albo numero 238 di Dampyr è improntato all'incontro fra l'arte, i disegni e le atmosfere della Belle Epoque ed i toni e le situazioni tipiche della serie.
Il Liberty, detto anche Art Noveau, ebbe una grande diffusione in Europa, partendo dalla Francia e giungendo anche a quelle zone “di confine” degli Imperi dell'epoca. Anche in Romania, quindi, dove si svolge l'avventura di questo numero, il cui sviluppo, pur essendo fin troppo classico nelle vicende di Harlan e soci, attrae e convince il lettore.

Il disegnatore Giorgio Gualandris rende molto bene atmosfere ed ambienti Belle Epoque, con disegni rappresentativi di uno stile, riuscendo anche ad offrire scene e situazioni terrorifiche e horror, senza che si avverta troppo contrasto tra gli elementi che compongono la sceneggiatura a firma di Giovanni Di Gregorio.

Una nota merita l'antagonista di cui gustiamo la presenza scenica e le azioni, tanto che dispiace salutarla alla fine della lettura.



L’Hotel Imperial ha chiuso i battenti ai tempi della Grande Guerra. Durante la Belle Epoque era l’albergo più lussuoso della Romania, ma ora, tra le sue stanze polverose, le tappezzerie coperte di ragnatele, i mobili che odorano di muffa, non ci sono più ospiti paganti… solo oscure presenze, sotto lo sguardo di vetro di Roxana, l’antica proprietaria, ritratta in una magnifica vetrata dipinta Art Nouveau dai riflessi di sangue… (da sergiobonelli.it)

venerdì 6 marzo 2020

mercoledì 4 marzo 2020

Quando un film è finito

Quando un film è finito, è come la fine di una relazione. E poi qualcuno ti dice: «Beh, adesso ne farai un altro?», ed è una cosa offensiva, perché è un po' come chiedere: «Quand'è che ti innamorerai di nuovo?»

John Cassavetes 



lunedì 2 marzo 2020

Citazioni Cinematografiche n.344

Bond: Distensione?
  Holly: Accordata.
  Bond: Comprensione?
  Holly: È probabile.
  Bond: Collaborazione?
  Holly: Può darsi.
  Bond: Fiducia?
  Holly: Neanche a parlarne.

(James Bond/Roger Moore e Dr. Holly Goodhead in "Moonraker - Operazione Spazio", di Lewis Gilbert - 1979)