lunedì 29 aprile 2013

Leggere una storia ai figli



Alla mia secondogenita comincia a piacere che qualcuno le legga una storia…
Bisogna comunque scegliere il testo giusto!


sabato 27 aprile 2013

Il Cinema di Sidney Lumet





Spazi chiusi, individuo, famiglia e società: le crisi individuali e le relazioni nel cinema di Sidney Lumet.

Sidney Lumet è stato un regista che ha diretto più di 40 film, con uno stile personale che è stato definito un “non stile”, talmente era difficile da individuare, ma diretto e facile da sentire. Lui stesso definiva un buon stile non tanto quello che si vede, ma quello che si percepisce.

Ci sono elementi comuni nei suoi film, temi e modelli che ritornano in più opere e che in alcune vengono ripetuti, spesso con originalità di direzione e capacità di tirare fuori il meglio dagli interpreti (non a caso molti degli attori da lui diretti hanno ricevuto, a ragione, svariati premi e riconoscimenti).

Gli spazi chiusi. Sia uno spazio fisico, oppure uno spazio metaforico, o entrambi nello stesso momento, in alcuni film viene proposta ed accentuata attraverso studiate soluzioni stilistiche, una prospettiva claustrofobica delle vicende narrate e degli ambienti in cui si svolgono. È così in “La parola ai giurati” (1957), quasi interamente girato su un solo set, la stanza in cui si riunisce la giuria, dove si passa da inquadrature distanti, d’insieme, a primi e primissimi piani ed inquadrature molto ravvicinate. La stessa cosa accade ne “L’Uomo del banco dei pegni” (1964) ed in Quel pomeriggio di un giorno da cani” (1975), dove pressoché l’intera vicenda si svolge all’interno della banca dove viene tentata la rapina, o in  Assassinio sull'Orient Express (1974), sviluppato in un vagone del noto treno. Nuovamente Lumet tornerà in un’aula di tribunale prima con “Il Verdetto” (1982) e poi con “Prova ad incastrarmi” (2006). Lo spazio, per l’appunto con una componente claustrofobica, è metaforico nel non eccelso, ma ben diretto, “Un’estranea fra noi” (1992), dramma poliziesco ambientato in una comunità ebraica ortodossa chassidica, nel coinvolgente “Vivere in fuga” (1988), dove un’intera famiglia è costretta a stravolgere periodicamente la propria vita per sfuggire all’arresto, e nell’eccelso “Quinto Potere” (1976), in cui vita reale e finzione, televisione e spazi di vita si mescolano.
"La parola ai giurati"

Crisi dei protagonisti. Il tema del personaggio in crisi è presente in più opere, particolarmente riuscito è nei film in cui il protagonista acquisisce lo status di eroe solo nel momento in cui accetta di fare i conti con questa crisi. Il realismo sociale, che il regista svilupperà soprattutto nelle pellicole in cui protagonista sarà la città di New York, è preceduto da una sorta di realismo morale, dove la distinzione tra bene e male, buoni e cattivi spesso è labile. Si pensi al giurato Henry Fonda, tanto più umano ed “eroico” in quanto non è totalmente convinto dell’innocenza dell’imputato ma è comunque deciso a concedergli il beneficio di un “ragionevole dubbio”, oppure al Rod Steiger de “L’Uomo del banco dei pegni”, vittima dell’orrore nazista che, incapace di elaborare il senso di colpa per essere sopravvissuto alla sua famiglia, diventa un carnefice emozionale, rinchiudendosi tra le sbarre del suo esercizio (altro spazio chiuso) ed escludendone il mondo esterno. Sarà solo il sacrificio del suo garzone Jesus, alla fine del film, a rompere la sua corazza, facendogli scoprire il dolore, e in definitiva costringendolo a fare i conti con se stesso. Protagonisti in crisi ci sono anche in “Serpico” (1973), “Quinto Potere” e nell’ultimo film diretto da Lumet, “Onora il padre e la madre” (2007), dove attraverso un uso sapiente del flashback viene proposta la vicenda di due fratelli, traditi e traditori e colpevoli di una tragica mediocrità.
Rod Steiger ne "L'Uomo del banco dei pegni"

Indagine sociale e sulle relazioni tra i personaggi. “L’Uomo del banco dei pegni” propone una trama delle relazioni, all’interno di una New York marginale, commentata dalla musica di Quincy Jones, che si basa su una struttura di stampo famigliare: Sol Nazerman si configura al contempo come figura paterna (per Jesus il garzone) e filiale (per l’anziano Mendel), fulcro dunque di due rapporti ugualmente problematici. Tradito nel primo caso e traditore nel secondo, anticipa una serie di caratteri che verranno, seppure calati in contesti diversi e dotati di maschere differenti, in altre opere, come in Onora il padre e la madre”. Una situazione non troppo dissimile è presente in “Serpico”, in cui, con equilibrio tra analisi sociologica ed azione, la pellicola utilizza la denuncia del potere istituzionale (la polizia) per ampliare il discorso relazionale: l’integerrimo protagonista è la cartina di tornasole che mette in rilievo il tradimento operato da tutte le componenti famigliari, dall’impotenza del “padre” (il capo della polizia) alla corruzione dei “fratelli” (i colleghi del distretto). Tutti o quasi gli elementi fin qui citati si trovano riassunti in “Quel pomeriggio di un giorno da cani”. Alienato come e più di Serpico, e al pari di questo coinvolto in un rapporto/scontro con una figura autoritario/paterna (il detective Moretti di Charles Durning), Sonny Wortzik è il personaggio con cui “viene abilmente scavalcata la linea che separa la farsa dalla tragedia”. Lumet, con “Prova ad incastarmi”, si spingerà anche oltre, conferendo tratti quasi da eroe a tutto tondo al personaggio di un mafioso, convinto di incarnare un modello umano e sociale positivo proprio perché pone al di sopra di tutto il valore di quella famiglia che, altrove, i personaggi lumetiani tradiscono o dalla quale vengono traditi (e qui ritorna Onora il padre e la madre”).

Questi elementi sono presenti anche in altri film, riusciti come nell’intreccio propriamente familiare di “Vivere in fuga”, e meno riusciti come in “Gloria” (1999) o “Sono affari di famiglia” (1989).
"Onora il Padre e la Madre"
Rimane la bravura del regista nella direzione degli attori e nel gestire al meglio anche qualcosa che, in mani meno abili e guidate da minore lucidità, poteva risolversi solo in drammi in spazi chiusi. Lumet invece ci ha spesso proposto con bravura e grande considerazione dello spettatore, la tensione tra protagonista/interno e società/esterno, che riassume e condensa la sua arte.
 Vedi anche:

giovedì 25 aprile 2013

25 Aprile: è festa!



25 Aprile: Festa della Liberazione.

Non dimentichiamo.
L’anagrafe mi ha permesso di ascoltare chi era giovane in quegli anni, chi fece una scelta e la portò avanti con forza e convinzione. Ho letto, chiesto ed ascoltato. Purtroppo ancora oggi sento dichiarazioni sconfortanti su ciò che è accaduto in Italia dal 1943 alla primavera del 1945. Non solo politici, che l’ignoranza e la malafede sono per loro strumenti utili per raccogliere attenzioni e consensi, bensì anche da educatori, insegnanti, colleghi, rappresentanti del clero, delle istituzioni, del mondo del lavoro e persone “comuni” che incontro.
No, non sono vittime di disinformazione e campagne di mistificazione, sono semplicemente superficiali, distanti, disoneste e qualunquiste. Questa è una colpa! Partigiani e Repubblichini non erano uguali, non possono essere equiparati! Chi ha appoggiato e sostenuto quel che rimaneva del regime fascista non è come chi si opponeva alle camicie nere ed al loro padrone dalla croce uncinata. Non si trattava di un scontro fra eserciti, comunque deprecabile. Non era una rivalità fra tifoserie, ma una scelta decisiva e netta. I partigiani, uomini e donne, socialisti, comunisti, cattolici, laici e repubblicani lottavano, insieme per un ideale e per uno scopo comune, per una fede politica e sociale. I fascisti si schierarono dalla parte opposta, in antitesi a tutto ciò, in antitesi a qualsiasi fede politica o ideale, perché il fascismo è un’aberrazione, è il contrario di tutto questo, perché opprime le fedi e gli ideali altrui.

C’era una parte giusta ed una sbagliata!
La parte di chi voleva cambiare ed ha liberato il nostro paese donandogli libertà e democrazia non può essere equiparata a quella di chi serviva un regime odioso e responsabile di immani tragedie! Civiltà e diritto non sono accostabili alla barbarie ed alla sopraffazione.
La parte di chi combatteva per la dignità e la libertà di una nazione e del suo popolo era quella giusta. Chi difendeva la tirannide e voleva perpetuarla era la parte sbagliata.
Ricordiamolo! Ricordiamo la Storia e rendiamo onore a chi è morto e si è sacrificato per la libertà, per la democrazia ed il nostro futuro!


Nessuna pacificazione è possibile, non esiste una memoria che possa essere condivisa. I martiri chiedono vendetta. E le storie non sono altro che “asce di guerra da disseppellire” come hanno scritto i Wu Ming.


 

martedì 23 aprile 2013

Persepolis: storia di un’infanzia in Iran


Qualche sera fa ne ho rivisto la trasposizione cinematografica, per cui mi è tornata la voglia di rileggere il libro, il graphic-novel, come ormai possiamo “tranquillamente” dire e scrivere.

Persepolis, di Marjane Satrapi, è di fatto un classico della narrazione a fumetti, originale ed insolito, ma rispettoso di una tradizione, franco-belga in particolare, quanto basta. Pubblico e privato, autobiografico e ricostruzione storica si incontrano e si uniscono per coinvolgere ed accogliere il lettore, che impara molto su una bambina e poi giovane donna e su un paese, l’Iran, al quale stereotipi e superficialità non rendono giustizia.

Marjane Satrapi
Al di là del piacere e del divertimento di leggere una bella storia, quello che mi rimane di Persepolis è l’incrocio tra culture differenti (Iran-Europa, Persiani-Arabi) e diversi modi di narrare e raccontare la Storia e la propria esperienza personale. Probabilmente la vita dell’autrice e le sue esperienze giustificano e ci fanno comprendere l’elemento multiculturale dell’opera, dove sono presenti ironia e drammaturgia, caricature e realismo, per una narrazione in prima persona accattivante, che esalta ricostruzione storica ed autobiografia, mescolate tra loro per un prodotto completo e meritevole di occupare uno spazio nelle nostre librerie.

Tutto viene esaltato da una semplicità formale, di raffinata fattura, sotto il punto di vista grafico e narrativo, anche quando vengono trattati temi complessi e vicende drammatiche, testimoniando come il fumetto sia un’espressione artistica in grado di poter raccontare con efficacia il nostro mondo, le sue diverse realtà e la vita dei suoi abitanti, tanto e forse più del cinema, della letteratura o della cronaca giornalistica (si veda a questo proposito la recente iniziativa del “Corriere della Sera”)



Marjane Satrapi è nata a Rasht, Iran, nel 1969. A quattordici anni, dopo l’infanzia passata a Teheran, si è trasferita a Vienna per sfuggire all’oppressione del regime dittatoriale degli ayatollah. Dal 1994 vive in Francia, dove lavora come autrice e illustratrice e collabora a numerosi giornali e riviste.


Di seguito le copertine dell'edizione in 4 volumi della Lizard usciti fra il 2002 ed il 2003



 

domenica 21 aprile 2013

Giallo, Noir & Thriller/10




Titolo: Venti corpi nella neve
Autore: Pasini Giuliano
Editore: Time Crime - 2012


Si parte da un piccolo fatto, una vicenda che può apparire come minuscola, quasi trascurabile seppur tragica per giungere alla Storia.
“Venti corpi nella neve” unisce una scrittura per così dire anglosassone, asciutta, lineare, al limite dell’essenziale ad una sensibilità italiana, con un’ambientazione che, a parte l’appennino bolognese, è riconoscibile come tante piccole realtà locali del nostro paese.
Un romanzo che affonda le radici nelle pagine più sanguinose della storia del Ventesimo secolo e che ci presenta un protagonista, il commissario Serra, impegnato a rifugiarsi da un passato che ritorna e costretto ad affrontare i demoni che agitano la sua anima ed il suo cuore.
Ma come? Di nuovo? Forse questo elemento non è propriamente originalissimo, ma lo è la modalità con cui Pasini confeziona un racconto non banale, serio, ben strutturato e discretamente approfondito, dove temi ed atmosfere si uniscono in modo convincente. I dialoghi efficaci e coinvolgenti, i personaggi quasi tutti riusciti e credibili ed i riferimenti storici, dosati con sapienza, inseriti in capitoli brevi facilitano la lettura.

A chi storce, o storcerebbe, il naso per l’elemento “soprannaturale”, ovvero la “danza” che vede Serra rivivere gli ultimi istanti di vita di alcune vittime, dico che non è grazie a questa che si risolve il caso, bensì è una sorta di ostacolo, quasi una condanna per il commissario. Ci sono, a dirla tutta, elementi già visti, letti e che cominciano a stancare e rischiano di divenire fastidiosi stereotipi, ma li considero alla stregua di tributi da pagare ad un genere un po’ affollato e che sforna periodicamente una miriade di proposte, non sempre degne di essere commentate. Comunque la lettura ed il coinvolgimento non ne vengono danneggiati e poi è pur sempre un giallo-thriller, qualcosa di comune ad altre opere e romanzi ci deve pur sempre essere. 

Magari in prossimi romanzi (“Venti corpi nella neve” è un esordio) Giuliano Pasini ci proporrà altro e qualcosa di più.

Voto: 7,5

Giuliano Pasini
Vedi anche:

venerdì 19 aprile 2013

Le frasi peggiori per vendere casa



Le frasi da evitare quando si vuole vendere casa:

-   Non la venderei se non fossi allergico all’eternit.
-   Gli impianti sono stati tutti rifatti di recente, ho speso quasi tre milioni di lire!
-   E questa è la cucina, attenzione ai topi…
-   No, non è umidità, la bambina mi ha vomitato sul soffitto.
-   È un condominio silenzioso, sono tutti cinesi.
-   È tutto in ordine e ben tenuto. Vede il corrimano? Lo abbiamo messo nuovo dopo che la vecchia è caduta dalle scale.
-   Se volete rivedere la casa sono sempre qui a vostra disposizione, tanto sono ai domiciliari.
-   Per le spese condominiali non c’è problema, non dovete neanche scomodarvi, una volta al mese passerà un addetto dello Studio “I Marsigliesi”.
-   Il garage è comodissimo, basta che non dobbiate metterci l'auto.
-   L'appartamento è in classe A, ingresso indipendente, impianti autonomi, ben esposto, la zona è ben servita, solo che tecnicamente siamo in territorio extra Schengen.
-   E non avrete problemi di rumori! L’appartamento al piano di sopra è stato sigillato e rimane a disposizione degli inquirenti per le indagini.
-   Prima il quartiere non aveva una buona reputazione, ma ora le cose sono cambiate da quando gli spacciatori hanno deciso di organizzare delle ronde.
-   Cellulari? Guardi, qui problemi di linea non ne avrete di sicuro, a 50 metri ci sono 2 ripetitori.
-   Dovrebbe vedere la casa di notte. Nel parcheggio qui di fronte quando accendono i falò sembra di essere in quel film, sa, “I guerrieri della notte”.
-   Se cercate il relax questo è il posto giusto, pensate che tra un mese qui sotto aprirà un centro massaggi thailandese.
-   Per qualsiasi necessità vi lascio il numero dell’amministratore di condominio, Totò o’mariuolo.
-   Questo appartamento è veramente spazioso, me lo dice sempre anche l’esorcista che viene una volta alla settimana!
-   L’appartamento è occupato ma l'inquilino ha promesso che appena trova un'altra abitazione più grande, più nuova, col garage, i balconi, l'ascensore, almeno in classe B ed a metà del prezzo che paga qui, vi libera la casa.
-   Quel cumulo di terra nel giardino? Sa, il proprietario è recentemente rimasto vedovo…
-   Qui intorno le assicuro che non costruiranno altre palazzine, quei terreni sono di proprietà di una ditta che si occupa di raccolta e smaltimento rifiuti tossici.
-   La tranquillità non vi mancherà. In particolare ora che hanno vietato le corse clandestine di cavalli sul viale di fronte!
-   Quello spazio vuoto? È dove ha preso fuoco la discoteca due mesi fa.
-   Se vi piacciono gli animali è la casa per voi! Dietro al condominio organizzano combattimenti fra galli.
-   Parcheggio? Quanto ne vuole! Vede quello spiazzo? Pensi che ci parcheggiano anche i camionisti in transito per l’est.
-   Acquisti questa casa e non se ne pentirà. Acquisti questa casa e poi vada da sua madre e le dica che le vuole bene. Come? Sua madre è morta? Ma se le ho venduto casa il mese scorso!


Vedi anche:



mercoledì 17 aprile 2013

La Dittatura dell'Incompetenza


Appena ho letto il post di Amedeo Balbi presentato di seguito ho pensato al mio attuale datore di lavoro, nonchè elargitore di miserabile stipendio...(cliccare di seguito per visionarne il contenuto):

Successivamente ho riflettuto sull'attuale composizione del parlamento... ma solo dopo, poichè, penso capirete, sono pur sempre un italiano ed il "particulare" di guicciardiniana memoria quest'oggi ha preso il sopravvento.
 
 

sabato 13 aprile 2013

Torna a casa Batman!




Adam West nei panni di Batman, nella serie televisiva anni '60
N. ha qualche anno più di me, gli piace andare al cinema a vedere i film con i supereroi. È una delle poche cose che gli donano soddisfazione.

In effetti N. non ha molte cose di cui essere lieto. Vive con i genitori in un appartamento poco fuori dal centro, e la finestra della sua camera (dove sono stato diverse volte fin da bambino) si affaccia sopra un ponte ferroviario, alquanto trafficato. Fa il tifo per una squadra di calcio dal glorioso, antico, passato ma che ora dovrebbe avere come sponsor una marca di ascensori, considerando la velocità con cui passa, ogni stagione, da una categoria all’altra (la serie A la vede saltuariamente). Ha dovuto sostenere tre volte l’esame per la patente, e da quando l’ha avuta ha sempre guidato una Panda bianca a benzina, solo che adesso non la può più usare perché inquina troppo, per cui va a piedi o usa l’autobus. Ha avuto due sole morose, una per 15 minuti in seconda media, l’altra per 15 anni, ma poi lei l’ha lasciato per uno che aveva una Panda a metano. Ogni inverno si prende l’influenza, qualunque nome le venga dato. Da quando si è diplomato ha sempre lavorato nel mobilificio di un amico del marito della sorella di una cugina di una collega di sua madre (perché senza le giuste conoscenze un lavoro non si trova!), in ufficio mi dice, ma non so esattamente cosa faccia. Il prete della parrocchia dove andavamo a catechismo gli diceva sempre che era rumoroso e maleducato, sua nonna per questo lo riempiva di schiaffoni, e credo che lo farebbe anche ora che è quasi 2 metri e pesa 130 chili (N. non la nonna, tantomeno il prete che invece era basso e pelato e gli puzzava l’alito di vino).

Insomma, per ritornare al punto, N. non si perde un film di supereroi. Qualche volta l’ho accompagnato al cinema, questo prima che nel tempo libero mi dedicassi a fare figli (in precedenza mi sono molto esercitato, tanto è vero che mi è venuto il gomito ed il polso del tennista, anche se non ho mai giocato a tennis). Negli ultimi anni c’è stato un fiorire di film con supereroi, alcuni molto divertenti, altri che mi lasciano perplesso, ma nel complesso io ed N. abbiamo passato delle belle serate, comunque più appaganti di quelle trascorse a confessarci fantasie sulla figlia del fotografo che aveva la bottega vicino casa sua. Quel fotografo, tra l’altro, si divertiva a stimolare tali fantasie mettendo in bella mostra ritratti della conturbante figlia.
by Fan Boy - Figures in Action
In buona sostanza dal 2005, quando è ricominciata la saga di Batman, ad opera di Christopher Nolan, N. non si è perso un episodio, dopo aver lanciato insulti al “Batman e Robin” con il povero George Clooney insieme a me. Ho visto tutti e tre i film diretti da Nolan, il primo al cinema con N., il secondo in DVD sempre con N. (ero già preda dell’attuale madre dei miei figli), il terzo, l’ultimo uscito, in DVD ma da solo, giacché ormai le sale cinematografiche sono luoghi di cui ho perso memoria, quasi perduti, antichi luoghi mitici di cui comincio a mettere in dubbio l’esistenza, ed il fatto che siano mai esistiti. Ora però è giunto il momento di mettere le carte in tavola e, a costo di far soffrire un amico, proferire la dura verità, o quantomeno quella che ritengo tale dal mio punto di vista.

La trilogia di Batman di Nolan, ovvero “Batman Begins” (2005), “Il cavaliere oscuro” (2008) e “Il cavaliere oscuro - Il Ritorno” (2012), sono spettacolari film di Batman, ma Batman non c’entra una cippa!

Nel primo le parti più riuscite e più interessanti sono quelle dove c’è Bruce Wayne (psicanalisi da cappuccino compresa), il secondo, un film con sontuosi mezzi tecnici ed effetti dove la vera star è Joker, è praticamente un remake non dichiarato di Ispettore Callaghan: Il Caso Scorpio è Tuo” (1971, diretto da Don Siegel), dove tra l’altro Clint Eastwood recita meglio di quanto Christian Bale faccia Batman, mentre il terzo è un film su Occupy Wall Street e relativi corollari, con un Batman sempre più solitario e sempre più nevrotico che si fa rubare la scena da Bane, “cattivo/villain” con una certa presenza scenica. In quest’ultimo film si scopre la componente reazionaria del mascherato miliardario e quindi di Nolan stesso, che dopo aver presentato Bane come un “indignato” a capo di una rivolta popolare, per quanto sadico e crudele leader di un branco di feroci “senzatetto”, dopo averlo fatto vincere gli mette in bocca il proposito di far saltare in aria la città appena restituita ai cittadini. Quasi fosse un pazzo terrorista qualsiasi, alla moda araba, di quelli che tanto piacciono a mr. Nolan ed ai reazionari che vogliono proteggere i valori, gli investimenti ed i miliardi, dell’Occidente. 

Con "Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno" viene fuori, nel migliore dei casi e lasciando da parte le interpretazioni e la inspiegabile ricerca di significati reconditi cari ai fan di Nolan, un polpettone in stile action-movie, peraltro spettacolare ma meno coinvolgente dei film di Tony Scott, che era un vero ed onesto regista di film d'azione, volutamente esagerati e con tratti anche ingenui che accolgono lo spettatore più che blandirlo.
Nolan, nei tre film dove c’è (anche) Batman, reitera la sua idea di cinema: con scaltrezza e abilità nasconde, sotto le vesti di studio psicologico dei personaggi e di attenzione ai particolari, la volontà di spiazzare lo spettatore, ingannarlo e confonderlo. Dilata trama e vicenda per decostruire la visione e far sì che chi guarda si senta intelligente, oppure dica di essersi goduto il film per non fare la figura dell’ignorante.

Per cui, caro N., amico di lunga data, so che quando si guardano certi film bisognerebbe goderseli per quello che sono e non per quello che potrebbero essere (ma l’intelligenza e la capacità di analisi che ce l’abbiamo a fare?), bisognerebbe fare appello alla sospensione dell’incredulità (ma quando i poliziotti escono dalle fogne pettinati come nemmeno da un coiffeur di provincia e con gli abiti come appena stirati, non ti viene voglia di mandare tutti a fare cose col sedere?) e farsi trasportare dalla sontuosità delle scene e della colonna sonora, ma ci meritiamo un Batman così? I supereroi esigono un po’ di rispetto, o quantomeno dovrebbero chiederlo, e se non possono farlo loro almeno lo facciano gli spettatori e gli appassionati come te, altrimenti andiamo a vedere i film di Lars Von Trier (solo per fare un esempio, ci mancherebbe!).
by Fan Boy - Figures in Action