venerdì 28 aprile 2017

La Grande Guerra # 14

TORNERANNO I PRATI (Ermanno Olmi - 2014)

Probabilmente fra i migliori film sulla “Grande Guerra”, nonostante una certa artificiosità dovuta alla scelta di far pronunciare ai protagonisti una serie di battute rivolte direttamente alla cinepresa, cosa che procura un certo straniamento nello spettatore, specie se non propriamente avvezzo ad un certo Cinema.

Quello che maggiormente conquista di “Torneranno i prati” di Ermanno Olmi è lo spazio che, magistralmente, viene assegnato più ai soldati semplici, alle loro angosce, paure e riflessioni, che ai graduati. Elemento non da poco, poiché nel cinema italiano con l'obiettivo di colpire le classi agiate degli ufficiali, che la guerra vollero e condussero sulla pelle della classe contadina ed operaia, proprio quest'ultima finiva per rimanere sullo sfondo, come ad esempio in “Uomini contro” di Francesco Rosi, oppure rischiava di limitarsi ad elemento buffo, da contraltare, nel pur imprescindibile “La Grande Guerra” di Mario Monicelli.

Dal punto di vista tecnico e poetico è un film che cattura e non lascia più lo spettatore, che rimane estasiato di fronte al bianco e nero che sa di metafisico, generato dal chiarore lunare e dalla neve caduta, per un'opera in bilico fra l'astratto di una narrazione onirica ed elementi espressionisti.

Il messaggio, fin dal titolo, è chiaro: il sacrificio di quanti sono morti, stanno morendo e moriranno fra queste montagne, caduti sull'abbondante neve, verrà dimenticato appena questa si scioglierà e ritorneranno i prati, ovvero quando tornerà la pace, proprio come dice un soldato: "di quel che c'è stato qui non si vedrà più niente, e quello che abbiamo patito non sembrerà più vero".
Ma a chi guarda rimane la voglia di pensare che i prati torneranno perché comunque la natura, gli animali e gli uomini ricominceranno a vivere, nonostante l'insensatezza, la stupidità di un conflitto ed il dolore.

Siamo sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani. Nel film il racconto si svolge nel tempo di una sola nottata. Gli accadimenti si susseguono sempre imprevedibili: a volte sono lunghe attese dove la paura ti fa contare, attimo dopo attimo, fino al momento che toccherà anche a te. Tanto che la pace della montagna diventa un luogo dove si muore. Tutto ciò che si narra in questo film è realmente accaduto.(da cinematografo.it)

martedì 25 aprile 2017

25 Aprile - Gli occhi aperti







PER I MORTI DELLA RESISTENZA

Qui

Vivono per sempre

Gli occhi che furono chiusi alla luce

Perché tutti

Li avessero aperti

Per sempre

Alla luce
(Giuseppe Ungaretti)

sabato 22 aprile 2017

Giallo, Noir & Thriller/40

Titolo: Gulasch di cervo. Caccia al tesoro nel cuore della Baviera
Autore: Lisa Graf & Ottmar Neuburger
Traduttore: Antonella Salzano
Editore: Emons: - 2015
  
Le conseguenze di quanto accaduto a Chernobyl nel 1986, il presunto tesoro di Hitler nascosto fra le grotte delle Alpi Bavaresi, la mafia russa e il destino dei lavoratori forzati nel Terzo Reich.
Sono questi alcuni degli elementi presenti nel romanzo Gulasch di Cervo, scritto a quattro mani da Lisa Graf e Ottmar Neuburger.

Le avventure in alta montagna di un improvvisato e simpatico trio di ucraini (due donne ed un uomo) inseguiti per una storia di traffico di banconote false, a loro volta alle prese con corde, ramponi, caschetti e attrezzatura da scalata per trovare il tesoro nascosto di Hitler, sulla base di una mappa disegnata sessantacinque anni prima da un allora ragazzo sovietico deportato in Baviera.

La lettura è scorrevole, divertente e coinvolgente (nonostante qualche refuso di stampa!), le vicende narrate storicamente ben documentate e i personaggi ben caratterizzati e delineati. Non mancano ironia ed intelligenza nel dosare pagine di suspense ed elementi “leggeri”, approfondimenti interessanti e momenti divertenti o addirittura comici, sarcasmo e azione.

Sebbene inserito in una collana di “gialli tedeschi” dalla casa editrice Emons:, ci si ritrova di fronte più ad un romanzo “on the road” ed in alta montagna che ad un vero e proprio giallo-thriller. È presente un delitto, così come un’indagine, anzi due, ma il cuore del libro è la ricerca del tesoro da parte dei simpatici, solo a prima vista mal assortiti, protagonisti. Quasi un romanzo d’avventura, con tanto di mappa e rivali all’inseguimento.
Inoltre la descrizione delle montagne, con dovizia di particolari e di nomi, la descrizione dei sentieri e dei percorsi seguiti ed il clima che traspare dalle pagine fanno venire voglia di una vacanza fra Baviera e Austria.
 

giovedì 20 aprile 2017

lunedì 17 aprile 2017

Citazioni Cinematografiche n.196

Randal: – E tu sai che mi sono appena visto?
Dante: – Io che tiravo via una scatola dalla mano di un deficiente?
Randal: "Il ritorno dello Jedi" [...] Tu cosa preferisci, lo "Jedi" o "L'Impero Colpisce ancora"?
Dante: L'Impero.
Randal: Bestemmia!
Dante: L'Impero ha un finale migliore. Intendo: a Luke viene amputata la mano, lui scopre che Lord Fener è suo padre, Han viene ibernato e portato via da Bobba Fett... Un finale che t'ammazza. Insomma, questo è la vita: una serie di finali duri uno appresso all'altro. Invece lo Jedi è solo una massa di pupazzi!
Randal: No, nello Jedi c'è in ballo qualcos'altro, non me n'ero mai accorto prima d'oggi... loro costruiscono una nuova Morte Nera, giusto? Ora, l'altra era pronta e del tutto funzionante prima che i ribelli la distruggessero...
Dante: Luke l'aveva fatta saltare, tutto merito suo!
Randal: ...e la seconda quando è stata fatta esplodere era in costruzione...
Dante: Già, e a farlo è stato Lando Calrissian.
Randal: C'è sempre stato qualcosa che non mi tornava nella seconda esplosione, qualcosa che non riuscivo a mettere a fuoco e che proprio non mi andava giù.
Dante: E ora ci sei riuscito?
Randal: La prima era presidiata dalle armate imperiali... le sole persone a bordo erano le truppe d'assalto e in più diciamo i vari dignitari.
Dante: Sostanzialmente.
Randal: Ragion per cui quando quando salta i conti tornano: il male è punito.
Dante: Mentre la seconda volta?
Randal: La seconda invece non avevano ancora finito di lavorare, erano ancora in fase di costruzione.
Dante: Allora?
Randal: Allora un'impresa di quella portata richiede un sacco di manodopoera in più rispetto al semplice esercito imperiale, scommetto che c'erano di mezzo un mucchio di appaltatori esterni, idraulici, metalmeccanici, muratori...
Dante: Cioè non solo imperiali, è questo che vuoi dire.
Randal: Esattamente, specialisti di ogni tipo per finirla alla svelta e di nascosto, figurati se le truppe d'assalto saprebbero installare un gabinetto, loro tutto quello che sanno si limita alle armi e alle divise!
Dante: D'accordo, coinvolgono degli appaltatori esterni, ma che cos'è che ti disturba tanto quando viene distrutta?
Randal: Che saltano per aria quei poveri lavoratori in proprio che erano lì per costruire, vittime di una guerra che non li riguardava affatto. Allora, senti, tu hai un'impresa, lo stato ti offre un bell'appalto su un piatto d'argento, hai moglie e figli a carico, un villino di due piani in periferia, si tratta di un appalto goverrnativo e quindi ci sono un fottio di vantaggi, poi arrivano i militanti di sinistra e distruggono tutto quello che c'è nel raggio di sei chilometri con i laser, tu non c'entri niente, non hai una posizione politica, tu cerchi solo di far quadre i conti.
Un Cliente: – Scusate, non volevo interrompere, ma di che cosa state parlando?
Randal: Del finale di "Il Ritorno dello Jedi".

(Jeff Anderson/Randal e Brian O'Halloran/Dante in "Clerks - Commessi" di Kevin Smith - 1994)



venerdì 14 aprile 2017

I minuti



"Intanto i minuti passavano veloci, incalzanti, come piccoli roditori che corrono portandosi via ognuno un minuscolo brandello di vita"

(Il Malinteso, di Irène Némirovsky - trad. Marina Di Leo)



lunedì 10 aprile 2017

Citazioni Cinematografiche n.195

Vicki: Warren... ti dispiace se faccio un'osservazione?

Warren: Cioé?

Vicki: Be', non hai per niente perso il buonumore nonostante tutto quello che hai passato di recente e lo so che ti ho appena conosciuto però io ho un certo istinto per le persone... e quello che tu mi comunichi è che, a dispetto della tua allegria e del tuo bell'atteggiamento positivo... dentro di te... sei triste, amareggiato.

Warren: Be', occorre un certo riassestamento quando si perde una moglie.

Vicki: Sì, ma c'è qualcosa di più... io avverto qualcosa che va oltre il dolore e il lutto, qualcosa di più profondo.

Warren: Cioè cosa? Non so...

Vicki: Io ti conosco appena però... credo che sia rabbia. Eh, sì, rabbia e non lo so, forse... paura, solitudine.

Warren: Be', la sento la solitudine.

Vicki: Vedi, io l'ho capito.

Warren: Te la posso dire una cosa?

Vicki: Ti ascolto!

Warren: Io ti conosco da appena un'ora circa eppure sento che tu riesci a capirmi meglio di quanto mia moglie Helen abbia mai fatto, nemmeno dopo quarantadue anni di matrimonio. Quarantadue anni... Magari se avessi conosciuto prima una donna come te...

Vicki: Oh, che tristezza mi fai! Che tristezza in quello che hai appena detto, Warren!

(Vicki Rusk/Connie Ray e Warren Schmidt/Jack Nicholson in "A proposito di Schmidt", di Alexander Payne - 2002)



sabato 8 aprile 2017

Giallo, Noir & Thriller/39



Titolo: La Donna in Gabbia
Autore: Jussi Adler Olsen
Traduttore: Maria Valeria D’Avino
Editore: Marsilio - 2013

Primo caso della Sezione Q presso la Polizia di Copenaghen. Una squadra ufficialmente composta da un solo detective e da un improvvisato assistente, in realtà per tutti uomo delle pulizie. Il primo è Carl Mørck, reduce da un tragico conflitto a fuoco in cui ha visto morire un collega ed un altro rimanere paralizzato, il secondo è Hafez el-Hassad, enigmatico siriano da tempo trasferitosi in Danimarca.

Alla sezione Q, istituita per riprendere in mano vecchi casi insoluti, viene affidata come prima indagine quella che riguarda una giovane e attraente parlamentare, Merete Lynggaard, scomparsa nel nulla senza lasciare tracce nel 2002 mentre era a bordo di un traghetto della Scandlines.
Attraverso capitoli alternati si passa più di una volta dal 2002 al 2007, per seguire le indagini e scoprire cosa è accaduto alla giovane donna e le sofferenze che sta patendo.
L’improvvisata coppia sirio-danese si rivela tanto bizzarra quanto stranamente ben assortita. Almeno per quanto riguarda il progredire delle indagini, nel corso delle quali il lettore fa la conoscenza di retroscena e punti non propriamente limpidi della politica e della Polizia danese, oltre che dei caratteri e peculiarità di Carl Mørck e Assad.
La lettura risulta scorrevole, piacevole e intrigante, con diverse dosi di amara ironia, cinismo e qualche parentesi leggera che non rovinano il gusto di seguire la vicenda.
L’azione è effettivamente ridotta, ma non risulta un limite, poiché l’autore ed i suoi personaggi sembrano adatti alla riflessione ed all’indagine, dosando le rivelazioni ed i colpi di scena, che non sembrano assolutamente indispensabili per catturare il lettore.
Sono presenti tensione e brivido, che pervadono l’intero libro, sia per le sorti della donna scomparsa che per le vicissitudini dei due protagonisti, caratterizzati in modo originale e coinvolgente sulla base di elementi già noti, tipici della letteratura di genere e con identica connotazione geografica, ma con un occhio attento e capacità di rimescolare un po’ le carte.

giovedì 6 aprile 2017

I dadi di Dio


Einstein sbagliò quando disse: "Dio non gioca a dadi". La considerazione dei buchi neri suggerisce infatti non solo che Dio gioca a dadi, ma che a volte ci confonda gettandoli dove non li si può vedere.
( Stephen Hawking




lunedì 3 aprile 2017

Citazioni Cinematografiche n.194

Stuart Ullman: In effetti, come lavoro non è pesante. L'unica cosa è che si può sentire un forte senso di isolamento durante l'inverno.
Jack Torrance: Be', se può farle piacere è quello che stavo cercando: un po' di isolamento. Perché... perché sono lì-lì per partorire un romanzo e quindi cinque mesi di pace sono proprio quello che ci vuole.
Stuart Ullman: Mh, sono contento, Jack. Mi preoccupavo perché per molte persone l'isolamento e la solitudine, a volte, possono rappresentare un problema.
Jack: Non per me
.

(Stuart Ullman/Barry Nelson e Jack Torrance/Jack Nicholson in "Shining", di Stanley Kubrick - 1980)




 

sabato 1 aprile 2017

Le Storie #54 - La Mano Nera



Il titolo dell’albo numero 54 della serie “Le Storie” fa riferimento all’organizzazione di stampo mafioso gestita da italiani emigrati negli Stati Uniti d’America, a cui il protagonista, il noto poliziotto italiano naturalizzato americano Joe Petrosino, si oppose da sempre a New York.
Nell’ambito della sua azione arrivò ad organizzare l’Italian Branch, una squadra speciale di agenti italiani, a conoscenza di usi e costumi ed in grado di comprendere la lingua dei malviventi a cui davano la caccia.


Un autore completo e abile come Onofrio Catacchio accompagna il lettore nella Grande Mela di inizio Novecento, tra le strade caotiche di Little Italy, narrata attraverso gli occhi dell’altro personaggio principale della vicenda: il giornalista Davide Orsi, giunto oltreoceano per descrivere la condizione degli italiani immigrati negli Stati Uniti.

Little Italy 1905

Le tavole sono dense di azione e di spunti di riflessione, connotate dal segno nitido, realista e dalla padronanza della vicenda da parte di Catacchio.

La trama de La Mano Nera è, di base, un noir incentrato su un serial killer di prostitute, che ha il merito di tratteggiare in maniera nitida il dramma di quanti sono costretti ad abbandonare la propria terra per sopravvivere.
Purtroppo le tavole a disposizione risultano limitate, pertanto gli spunti e le suggestioni sono molteplici, con la conseguenza di non riuscire a svilupparli tutti. La questione della mafia italiana rimane poco più che sullo sfondo, nonostante la meritoria azione di ricordare Petrosino ed il suo impegno, inoltre gli elementi più propriamente giallo-noir finiscono per essere solo in parte sfruttati.
Ad esempio gli indiani Mohawk introdotti ed il loro lavoro nella costruzione di grattacieli  forse avrebbero meritato maggiore spazio ed ulteriore approfondimento, anche solo per la suggestiva ambientazione che sarebbe risultata ottimale in una vicenda metropolitana. Inoltre la figura del giornalista testimone del lavoro dei poliziotti, per quanto non prettamente originale, funziona e non avrebbe stonato un suo maggior utilizzo, magari nell’ambito di una serie di Romanzi a Fumetti, che la Sergio Bonelli Editore sembra intenzionata a riproporre.
 
All’alba del Ventesimo secolo, New York è una città in fermento. Un brulicante formicaio di ambizioni, speranze, miserie e fortune che giungono dal Vecchio Mondo, a bordo delle navi che solcano l’Atlantico. Il sovraffollato quartiere di Little Italy, in particolare, è divenuto culla di una nuova, spietata confraternita criminale che la polizia della Grande Mela è costretta a fronteggiare… Joe Petrosino è l’uomo giusto al posto giusto: insieme alla sua squadra speciale – l’“Italian Branch” – sa come muoversi nelle ombre e nei vicoli della metropoli per rispondere colpo su colpo alle trame omicide della… Mano Nera. (da sergiobonelli.it)