Un certo
giorno, non ricordo più quale, un Dio dispettoso, certamente non il
Nostro che è ufficialmente buonissimo, decise di inventare un
castigo nuovo per noi bambini e poi, per estensione, anche per gli
adulti. Le chiamarono prima le "vacanze intelligenti", per
distinguerle da quelle vacanze cretine che a me piacevano moltissimo,
fatte di settimane e settimane di nulla, angustiate al massimo dal
"bagno dopo due ore dai pasti" non un minuto di meno, da
qualche ripetizione in caso di bocciatura e da una accaldata visita a
una località turistica nei giorni di cattivo tempo.Poi vennero le
"animazioni", la "fitness", la "settimana a
Londra per l'inglese" che nessuno imparò mai in quei viaggi,
l'esotico a tutti i costi dove "l'intelligenza" è misurata
in ore di volo e chilometri di distanza dalla propria casa, i tour
organizzati come campagne militari, genere «se è martedì vuol dire
che siamo a Barcellona, se è mercoledì questa cosa qui deve essere
Vienna». E infine quelle che le mamme dei miei nipotini chiamano
"activities", attività, cose da fare, per riempire ogni
minuto della giornata.La vacanza divenne, da quel giorno,
"l'estensione del lavoro con altri mezzi", per parafrasare
uno che parlava di guerra, un certo von Clausewitz, dunque non più
vacanza.E il nulla delizioso sdraiato a guardare le nuvole facendosi
scorrere la sabbia tra le dita o strappando i fili d'erba si è
riempito di produttività. Che cosa hai fatto quest'estate? Niente.
Orrore, devi essere un cretino.
(Vittorio
Zucconi in “Ridateci le vacanze cretine (nel senso di pigre)” in
"D" di Repubblica)
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