Un unico post per parlare degli ultimi due albi,
inediti, di Dylan Dog.
Il numero 334, “La Paga dell’Inferno”, ed il
numero 335, “Il Calvario”, di fatto stanno portando a conclusione la
tanto sbandierata e discussa “Fase Uno” del rilancio, o qualcosa di
simile, della serie.
Ormai un anno fa Roberto Recchioni,
affiancato da Franco Busatta e con la “benedizione” e supervisione di Tiziano
Sclavi (per chi non lo ricordasse il creatore di Dylan Dog),
annunciava un percorso di rinascita e revisione della serie dell’Indagatore
dell’Incubo, pertanto, anche se manca ufficialmente ancora un albo (il
prossimo in uscita a fine mese), per poi passare alla “Fase Due”,
come ci ricorda il curatore stesso, si può già fare un bilancio, azzardare una
personale valutazione, esprimere il proprio parere.
Me la sbrigo in fretta: chi ha “snobbato” la Fase Uno si
è perso una serie di storie interessanti, con trame intriganti,
qualche bell’albo da gustare anche dal punto di vista grafico e con una certa
dose di ottimi ingredienti sia tipici della serie che, in qualche modo, anche
nuovi per il nostro Dylan.
Non fanno eccezione il 334 ed il 335 della serie.
#334 – La Paga dell’Inferno.
Sono
presenti stili e registri differenti, passando con buon ritmo e piacevolmente
dal grottesco al surreale con un accenno di classico mistery di gusto
britannico. Non un albo memorabile (ai tempi del liceo sarebbe stata una storia
di secondo piano), ma la sceneggiatura risulta ben costruita, efficace sia per intrattenere
che per stuzzicare, con una certa tensione narrativa, venata di umorismo, che
invoglia la lettura fino ad un finale gustoso e che richiama temi e situazioni
tipicamente alla Dylan Dog che mi aveva catturato quando ancora non mi facevo
la barba (ed anche ora me la faccio raramente). Giovanni Di Gregorio gestisce
semplici temi e qualche spunto interessante con mestiere e professionalità, nel
rispetto del lettore, senza sorprenderlo ma facendogli gustare una buona
storia. I disegni di Daniele Bigliardo hanno dalla loro dinamismo ed espressività,
anche se forse non particolarmente adatti ad un’ambientazione londinese
cittadina, che smorzano in qualche tavola gli elementi più classici. Ancora una
volta da apprezzare la copertina di Angelo Stano, come ormai da un anno a
questa parte più centrata ad illustrare il concetto, il tema alla base
dell’albo, più che la storia in sé.
Ancora
una volta da apprezzare la copertina di Angelo Stano, come ormai da un
anno a questa parte più centrata ad illustrare il concetto, il tema alla base
dell’albo, più che la storia in sé.
Scritto e sceneggiato da Giovanni Guardoni,
illustrato da Paolo Martinello, per commuovere, inquietare, sparigliare
la carte ed in qualche momento “far saltare il banco”. Pur rifacendosi a temi
ed idee più volte presentati nella serie, ovvero la morte, la sofferenza, gli
incubi, la malattia, la follia e l’orrorifico, il tutto viene originalmente
rielaborato inserendo personaggi e situazioni che in un primo momento spiazzano
il lettore (Dylan ha un figlio? Groucho racconta favole della buonanotte? Il
ragazzino sta morendo, ma è realtà o finzione?), per poi tenerlo legato con
suspence e tensione notevole.
Non
mancano una forte componente emotiva, dosata con grande intelligenza, ed
una serie di sequenze horror molto riuscite, che permettono di
sviluppare il racconto su vari piani. Accurati e veramente ben
riusciti i disegni di Martinello, evidentemente a suo agio con il
bianco e nero. La copertina? Fantastica!!
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