giovedì 29 giugno 2023

Do you think about it too?

 



Tu sei per me una creatura triste,

un fiore labile di poesia,

che, nell'istante stesso che lo godo

e tento inebriarmene,

sento fuggire lontano

tanto lontano,

per la miseria dell'anima mia,

la mia miseria triste.

Quando ti stringo pazzamente al cuore

e ti suggo la bocca,

a lungo, senza posa,

sono triste, bambina,

perché sento il mio cuore tanto stanco

di amarti così male.


Tu mi dai la tua bocca

e insieme ci sforziamo di godere

il nostro amore che sarà mai lieto

perché l'anima in noi è troppo stanca

dei sogni già sognati.

Ma sono io sono io il vile,

e tu sei tanto in alto

che, quando penso a te,

non mi resta che struggermi d'amore

per quel poco di gioia che mi dai,

non so se per capriccio o per pietà.

La tua bellezza è una bellezza triste

quale avrei mai osato di sognare,

ma, come tu mi hai detto, è solo un sogno.

Quando ti parlo le cose più dolci

e ti stringo al mio cuore

e tu non pensi a me,

hai ragione, bambina:

io sono triste triste e tanto vile.


Ecco, tu sei per me

null'altro che una fragile illusione

dai grandi occhi di sogno,

che per un'ora mi si stringe al cuore

e mi ricolma tutto

di cose dolci, piene di rimpianto.

Cosí mi accade quando stancamente

mi struggo a infondere nei versi lievi

un mio spasimo triste.

Un fiore labile di poesia,

nulla di più, mio amore.

Ma tu non sai, bambina,

e mai saprai ciò che mi fa soffrire.


Continuerò, piccolo fiore biondo,

che hai già tanto sofferto nella vita,

a contemplarti il viso che ti piange

anche quando sorride

oh la dolcezza triste del tuo viso!

non saprai mai, bambina –

continuerò a adorare accanto a te

le tue piccole membra melodiose

che han la dolcezza della primavera

e son tanto struggenti e profumate

che io quasi impazzisco

al pensiero che un altro le amerà

stringendole al suo corpo.


Continuerò a adorarti,

e a baciarti e a soffrire,

finché tu un giorno mi dirai che tutto

dovrà essere finito.

E allora tu non sarai più lontana

e non mi sentirò più stanco il cuore,

ma urlerò dal dolore

e ribacerò in sogno

e mi stringerò al petto

l'illusione svanita.

E scriverò per te,

per il tuo ricordo straziante

pochi versi dolenti

che tu non leggerai più.

Ma a me staranno atroci

inchiodati nel cuore

per sempre.

4 Settembre 1927

(Cesare Pavese)




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