domenica 9 novembre 2014

25 anni senza il Muro


Alla data del 9 novembre 1989 avevo da poco iniziato la mia non particolarmente brillante carriera di liceale, la mia squadra di calcio del cuore si apprestava ad una stagione di illusoria rinascita che si sarebbe conclusa con la vittoria della coppa Uefa, molti dei miei coetanei tormentavano i genitori allo scopo di farsi regalare un motorino.

Oltre ciò, quella sera vidi in televisione decine di migliaia di berlinesi dell'Est che si arrampicavano su quel muro che li divideva dal settore occidentale della loro città. Ufficialmente stavano andando in viaggio all'Ovest, o almeno questo sarebbe dovuto essere lo scopo da dichiarare per ottenere uno specifico permesso. Nei fatti, dato il numero di berlinesi che si presentarono ai posti di blocco, considerata la confusione che si creò nella DDR e nei suoi funzionari quel giorno, nessun controllo fu effettuato e così tedeschi dell'Est e tedeschi dell'Ovest si incontrarono per festeggiare, cantare e ubriacarsi insieme.

Il 9 novembre 1989 è quindi considerata la data della caduta del Muro, sebbene ancora non fosse caduto un bel niente e solo dopo qualche giorno sarebbe cominciata la compravendita di mattoni usati più lucrosa della storia, come nel 2002 avrebbe detto Alex Kerner/Daniel Brüh, protagonista di “Good Bye Lenin!”


Pochi, forse nessuno, in quegli anni avrebbero potuto prevedere una cosa del genere. Certo il presidente Reagan disse al signor Gorbačëv di abbattere quel muro, ma era sostanzialmente una sbruffonata da attore di Hollywood, molto lontana dal romantico ed evocativo "Ich bin ein Berliner" di Kennedy. Quindi si fu presi molto di sorpresa, ci si fece trovare impreparati ad un tale evento, soprattutto impreparato era il compagno segretario Erich Honecker che solo pochi mesi prima dichiarava che il Muro sarebbe rimasto per altri cento anni.

25 anni cominciano ad essere parecchi e quindi un ricordo, qualcosa di simile ad una celebrazione può essere giustificabile. In fondo ero un bambino ed ora sono un padre. Sono rimasto un pirla ma adesso porto la barba e posso fare il “figo” dicendo “io c'ero”, o almeno “io ho visto!”.

Un libro per ricordare il periodo storico che “giustificava” il Muro?
“Imperium” di Ryszard Kapuscinski (Feltrinelli). Si raccontano l’età di massima affermazione sovietica, il trionfo del comunismo nell’Est Europa e poi il declino. Sessantamila chilometri di storia, per un viaggio cominciato nel 1939 e concluso nel 1991.

Un fumetto per ripercorrere la storia di Berlino nel novecento?
“Berlino – Una Città divisa” di Marvano. Trilogia ambientata in epoche diverse e dedicata alla drammatica situazione berlinese venutasi a creare in seguito alla sconfitta del Terzo Reich. 1943, 1945 e 1961, tre anni chiave della storia di Berlino e, di riflesso, di quella del mondo intero.

Un romanzo per farsi un'idea del Muro e di Berlino prima della riunificazione?
“Il Cielo Diviso” di Christa Wolf (Edizioni E/O). La scrittrice che ha incarnato la figura di intellettuale dell’Est racconta una storia d’amore. Quella fra Rita e Manfred, cresciuta, vissuta e naufragata all’ombra del Muro, della Cortina di Ferro e dei grandi eventi storici collegati.

Ma soprattutto un film!
“Le Vite degli altri”, di Florian Henckel von Donnersmarck, vincitore del Premio Oscar per il miglior film straniero nel 2007.
La vita quotidiana a Berlino Est negli anni ottanta, attraverso la vicenda di un capitano della STASI, splendidamente ed intensamente interpretato da Ulrich Muhe, incaricato di spiare lo scrittore Georg Dreyman (un fascinoso e talentuoso Sebastian Koch) e la sua compagna Crista-Maria Sieland (carnale e seducente prova di Martina Gedeck, da apprezzare anche in ”La Banda Bader-Meinhof”). Un percorso di ripensamento e riflessione sulla propria esistenza, sulla propria vita, da parte di chi, per mestiere, si trova ad osservare la vita di altri. “Le vite degli altri” è incalzante come un thriller, appassionato e doloroso come un dramma, capace di mettere in scena il grigiore e la desolazione, la solitudine e l’angoscia, la crudeltà fin troppo umana di personaggi più che credibili che non solo per dovere, ma soprattutto per capriccio e tornaconto personale, sono disposti e disponibili a rovinare l’esistenza di uomini e donne comuni, che desiderano vivere la loro vita. Attori eccezionali, ricostruzioni accurate, luoghi autentici opportunamente scelti e una efficace colonna sonora per assistere a come le vite di uno scrittore e di una attrice contagiano lo squallore e la crudeltà di un funzionario del temuto Ministero per la Sicurezza dello Stato, la STASI appunto.

Ambientazione, trama e suggestioni sono state riprese nell’albo numero 16, “Friedrichstrasse”, della collana “Le Storie” della Sergio Bonelli Editore.

Insomma, dopo quella data la fine della DDR si avvicinò sempre più velocemente, inesorabilmente.
E dire che aveva l’inno nazionale più bello, suggestivo ed evocativo che abbia mai ascoltato, con un testo ancora oggi emozionante!


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