Molto di frequente nei
film di Claude Chabrol è presente
una spietata e feroce critica della società borghese, con predilezione per
quella svizzera e francese, che ne caratterizza una parte non secondaria della
sua produzione.
Nel caso di “Il Buio nella Mente”, questo aspetto,
pur presente seppure in modo meno conclamato, cede il posto ad un intenso e
magnetico dramma psicologico,
condito di “giallo”. Il dramma di due
donne, tanto diverse e quasi opposte l’una all’altra per carattere ed
indole, ed il dramma di due differenti solitudini.
Così, tra inconfessabili segreti, tragiche vicende personali e tristezza
vissuta ed interiorizzata o esternata, le due protagoniste, Sandrine Bonnaire ed Isabelle Huppert, abilissime nell’interpretare,
anche e soprattutto con la propria fisicità, due caratteri così differenti che
si incontrano, propongono allo spettatore una raffinata rappresentazione,
dotata di una narrazione che cattura
e coinvolge.
La regia si diverte a disseminare indizi, tracce e rimandi interni
alla narrazione, tanto da costringere a non perdere una mossa delle due donne e
a valutare ogni frase da loro pronunciata, come anche il loro silenzio.
Coppa Volpi a Venezia per la miglior
interpretazione femminile sia per la Bonnaire che per la Huppert.
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