“Tutti
temono la morte. Io no. A me piace pensare alla morte come ad una
ridistribuzione della materia”
Un
semplice consiglio, per quanto non richiesto, ma se siete fra quelli che ogni
tanto dedicano qualche minuto di attenzione a quanto scritto su questo blog,
magari vi può fare piacere.
Il
consiglio è di recuperare e leggere la serie Dr. Morgue, edita dalla Star
Comics nel biennio 2011-2012, composta da sei numeri più uno speciale,
ideata e scritta da Silvia Mericone
e Rita Porretto. Disegni di Francesco
Bonanno, Daniele Statella, Marco Fara, Paola Camoriano e Beniamino del Vecchio (spero di non dimenticare nessuno).
Il
motivo di base risiede nel fatto che è ben
sceneggiato, curato nei particolari e che propone una versione originale e
credibile di un noir di tipo procedurale. A ciò si aggiunge la qualità dei
disegni e dei testi ed infine “la chicca” è il protagonista.
Yoric Malatesta, ovvero
Dr.Morgue, è un coroner italo-canadese residente a Montreal. Oltre all’altezza,
superiore alla media, ed un volto riconoscibile fra mille, il buon Malatesta è
affetto dalla Sindrome di Asperger e
vive un rapporto a dir poco singolare con la morte, non solo a causa ed in
virtù della professione esercitata, ma anche per la sua condizione a cui si
associa un carattere difficile ed una spiccata genialità.
Non
mi dilungo sulla sindrome di Asperger, limitandomi a dire che il Dr.Morgue si
presenta come un personaggio "vero". Non è uno stereotipo dell’Asperger,
e non vuole essere rappresentativo di tutti, ha il suo carattere, e le sue
peculiarità. Tuttavia, e proprio grazie a ciò, nel corso del fumetto si evidenziano
tante caratteristiche dell’Asperger, più o meno comuni, in modo da permettere
alle persone di comprendere ed unire piacere e acquisizione di nuove conoscenze.
A
livello di sceneggiatura, uno dei
punti forti della serie, sottolineato anche a livello grafico, è che lo
“Spaccamorti”, come lo chiamano i colleghi della polizia, ha una peculiare
visone della morte e di ogni delitto su cui si trova ad indagare. Questo gli
permette di “dialogare” con la morte, interpretando gli equilibri chimici e le
tracce presenti su un corpo durante le autopsie, come se fosse realmente il
cadavere a raccontare la propria fine.
Più
di un banale antieroe dai tratti ossessivi, una sorta di traghettatore verso il
dolore, la violenza, il male, da osservare e valutare con un punto di vista
diverso, in un noir decisamente nero e
cupo, ma che ci fa vivere e scoprire tanta umanità.
“Non serve vivere
eventi straordinari per essere un eroe. Mi chiamo Yoric Malatesta. E sono un
uomo”
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