giovedì 4 agosto 2016

Dr. Morgue - Star Comics


“Tutti temono la morte. Io no. A me piace pensare alla morte come ad una ridistribuzione della materia”

Un semplice consiglio, per quanto non richiesto, ma se siete fra quelli che ogni tanto dedicano qualche minuto di attenzione a quanto scritto su questo blog, magari vi può fare piacere.
Il consiglio è di recuperare e leggere la serie Dr. Morgue, edita dalla Star Comics nel biennio 2011-2012, composta da sei numeri più uno speciale, ideata e scritta da Silvia Mericone e Rita Porretto. Disegni di Francesco Bonanno, Daniele Statella, Marco Fara, Paola Camoriano e Beniamino del Vecchio (spero di non dimenticare nessuno).

Il motivo di base risiede nel fatto che è ben sceneggiato, curato nei particolari e che propone una versione originale e credibile di un noir di tipo procedurale. A ciò si aggiunge la qualità dei disegni e dei testi ed infine “la chicca” è il protagonista.
Yoric Malatesta, ovvero Dr.Morgue, è un coroner italo-canadese residente a Montreal. Oltre all’altezza, superiore alla media, ed un volto riconoscibile fra mille, il buon Malatesta è affetto dalla Sindrome di Asperger e vive un rapporto a dir poco singolare con la morte, non solo a causa ed in virtù della professione esercitata, ma anche per la sua condizione a cui si associa un carattere difficile ed una spiccata genialità.
Non mi dilungo sulla sindrome di Asperger, limitandomi a dire che il Dr.Morgue si presenta come un personaggio "vero". Non è uno stereotipo dell’Asperger, e non vuole essere rappresentativo di tutti, ha il suo carattere, e le sue peculiarità. Tuttavia, e proprio grazie a ciò, nel corso del fumetto si evidenziano tante caratteristiche dell’Asperger, più o meno comuni, in modo da permettere alle persone di comprendere ed unire piacere e acquisizione di nuove conoscenze.

A livello di sceneggiatura, uno dei punti forti della serie, sottolineato anche a livello grafico, è che lo “Spaccamorti”, come lo chiamano i colleghi della polizia, ha una peculiare visone della morte e di ogni delitto su cui si trova ad indagare. Questo gli permette di “dialogare” con la morte, interpretando gli equilibri chimici e le tracce presenti su un corpo durante le autopsie, come se fosse realmente il cadavere a raccontare la propria fine.
Più di un banale antieroe dai tratti ossessivi, una sorta di traghettatore verso il dolore, la violenza, il male, da osservare e valutare con un punto di vista diverso, in un noir decisamente nero e cupo, ma che ci fa vivere e scoprire tanta umanità.


“Non serve vivere eventi straordinari per essere un eroe. Mi chiamo Yoric Malatesta. E sono un uomo”


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