Con grande piacere accolgo il ritorno della coppia Bilotta
e Mosca nella serie “Le Storie” della Sergio Bonelli Editore.
Dopo l’intensa “Il lato oscuro della luna”, un vero
gioiello di poesia e umanità, Alessandro Bilotta alla sceneggiatura e Matteo
Mosca ai disegni ci regalano “Friedrichstrasse”, una storia
drammatica, da apprezzare per la capacità di suscitare sensazioni e offrire una
trama ricca ed intrigante dove non mancano colpi di scena e momenti
veramente emozionanti.
L’albo è dichiaratamente ispirato al bellissimo “Le
vite degli altri”, del regista tedesco Florian Henckel von Donnersmarck,
un capolavoro di dramma e poesia, a livello visivo e di sceneggiatura.
Ambientazione e trama sono le stesse, ovvero la Germania Est patria del
socialismo e la pervasiva azione della STASI (Ministerium fűr
Staatssicherheit, Ministero per la Sicurezza dello Stato).
Quello che avvince e convince il lettore è la precisa
sceneggiatura, che si risolve in una storia con momenti intensi, dove il
senso del dramma e le emozioni suscitate vengono esaltate in una trama con
tratti polizieschi ed intimisti. Il “compagno capitano” Friedrich (suggestivo
il collegamento con la via da cui il titolo dell’albo) e la cantante “di
regime” Marlene Becker ci mostrano tutta la loro umanità, il loro
vissuto e le loro vite “ai tempi del Muro”, senza nasconderci anche gli abissi
ed i traumi che li hanno resi quello che sono e che poi li portano ad azioni e
scelte che il lettore scopre e osserva, impossibilitato a non entrarci dentro e
farsene conquistare.
Come detto non mancano colpi di scena ed eventi
imprevisti, ma tutto nella trama sapientemente disegnata ed ampiamente
valorizzata da tavole precise e rigorose, in grado di ricostruire interni ed
esterni in modo molto fedele e rispettoso della realtà, ma anche di
rappresentare turbamenti ed emozioni profondamente umane.
Sono molto sensibile a quel periodo storico e
mi lascio catturare da certe ambientazioni, per cui non nascondo di essermi
gustato l’albo per intero, dispiacendomi che non ci fosse qualche altra pagina
a disposizione di sceneggiatore e disegnatore, anche solo per prolungare il
piacere di una narrazione che coglie a piene mani dalle tecniche
cinematografiche, che ha riferimenti vari e vincenti (sia letterari che
di altro tipo) e che avrebbe anche potuto approfondire le psicologie di
altri personaggi (funzionari della STASI e familiari di Friedrich ad
esempio).
Una “scena” che mi ha particolarmente convinto ed
emozionato? Il tentativo di suicidio di Marlene, all’ultimo momento salvata da
chi aveva il compito di spiarla!
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