Copertina del n.3 |
Dopo il primo numero non ho più scritto nulla su “Orfani”,
la serie creata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammuccari,
edita dalla Sergio Bonelli.
In quel post ero stato un po’ “tiepido”, sia perché
ritengo sia buona norma attendere anche qualche albo successivo per valutare ed
apprezzare, o non apprezzare, una serie, sia perché la campagna pubblicitaria,
di vario tipo, che aveva preceduto l’uscita poteva aver “drogato” ogni
aspettativa o reazione.
Una serie che, oltre ad aver richiesto una
lunga lavorazione, introduce in modo continuo e non episodico l’uso del
colore (con ottimi risultati inoltre!), dichiara la propria
“originalità” nell’ambito delle produzioni Bonelli e presenta un’accoppiata di
autori di tutto rispetto, affiancati da disegnatori, sceneggiatori e altri
professionisti che stanno mostrando tutto il loro valore.
L’evidente ispirazione fantascientifica ed i
chiari rimandi al cinema ed alla letteratura non solo di genere, sono un punto
a favore di questa serie, che, giunta al quarto episodio, mi ha definitivamente
conquistato. Le sceneggiature sono veramente intense ed emozionanti,
i personaggi ben descritti e caratterizzati, con un dosaggio astuto e invitante
delle informazioni e dei dettagli, che il lettore mette insieme passo dopo
passo. Il linguaggio è moderno ed accattivante, con intere tavole in cui
i disegni ed il colore sono gli unici protagonisti, mettendo da parte quella
eccessiva verbosità che in alcune serie “storiche” finisce per essere un punto
debole.
A questo riguardo esprimo una valutazione: la
cadenza (tra presente e passato, ovvero tra azione in diretta e flashback),
il linguaggio da serial televisivo contemporaneo e videogioco, il
“passo” a metà tra reality e film d’azione ad episodi sono stati
studiati e scelti per richiamare lettori e pubblico più giovane e quindi
maggiormente abituato a questo o si è pensato di offrire anche agli over 35
(personale soglia arbitraria, ma non poi così tanto!) un fumetto “nuovo”, che
fosse anche più di un fumetto?
Mi permane il dubbio che il lettore classico,
magari affezionato ai prodotti Bonelli, possa rimanere un po’
“spiazzato” e non riuscire a goderne a pieno (con il rischio che non
acquisti più gli albi dopo i primi 2-3), oppure che i più giovani
non vedano l’utilità di acquistare e leggere, a cadenza mensile (?!?) un
fumetto quando, ad ogni ora del giorno e della notte, non solo in TV, ma anche
su dispositivi mobili, possono vedere episodi a ripetizione di serie televisive
dei più svariati generi ed ambientazioni. Inoltre il taglio da videogioco delle
battaglie non aiuta.
Non ho ovviamente una risposta, posso solo affermare
che continuerò la lettura di “Orfani”, perché le sceneggiature sono
valide, i disegni ottimi, i colori superbi e la copertina del
numero 4, in edicola in questi giorni, è bellissima, finora la migliore (in
fondo solo quella del numero 1 mi aveva lasciato poco soddisfatto).
Ora l’unico timore è che Recchioni e
Mammuccari si lascino prendere troppo dall’attitudine da serial TV
targato USA, ovvero che tutti gli elementi ed indizi disseminati nella
serie si perdano e non si colleghino tra loro in modo, almeno parzialmente,
coerente, senza portare da “nessuna parte”, privando il lettore di qualche
spiegazione o quantomeno negandogli chiarezza su identità, cause ed eventi. Il
rischio lo avverto e mi dispiacerebbe se ciò accadesse, poiché è uno dei motivi
per cui ho smesso di guardare i serial USA (tanta, troppa carne al fuoco,
misteri, colpi di scena, sorprese, situazioni in sospeso e poi nulla viene
chiarito! Per tacere di imbarazzanti incoerenze e passi falsi!!).
I famosi “cliffhanger” non mancano in “Orfani”, al
limite del “telefonato”, ma è una caratteristica del prodotto, quindi li prendo
e me li godo.
Purtroppo i
“nemici” ancora non mi convincono e sono fin
troppo “misteriosi”.
Nell’ultimo albo il passato di una del gruppo degli
“Orfani”, di fatto la protagonista di quest’albo, è emozionante e reso in modo
magistrale, come d’altra parte finora in tutti i numeri usciti i flashback e
l’addestramento sono le parti che funzionano meglio.
Nessun commento:
Posta un commento