Conoscete Caspar David Friedrich?
No, no, non è un attaccante della nazionale della
Germania est anni 70, nemmeno il nome di un criminale nazista o di un membro
dei Kraftwerk.
Caspar David Friedrich era un artista, un pittore
nello specifico.
È l’autore de “Viandante sul mare di nebbia”,
dipinto ad olio su tela, probabilmente la più famosa delle sue opere.
Ovviamente ha fatto anche altro, per cui, seguendo
la profonda suggestione in stile pubblicità della Opel, “noi tedeschi lo
facciamo meglio/io mi fido delle tedesche”, propongo il dipinto “La Croce
sulla Montagna”.
Cosa presenta di tanto particolare questa pala
d’altare, realizzata per la cappella privata del Castello di Tetschen, in
Boemia?
Ebbene parto un po’ da “lontano”. La riforma
protestante, inaugurata dal buon Martin Lutero, aveva già da qualche
tempo rivoluzionato l’iconografia religiosa nei paesi di lingua ed influenza
tedesca. Per cui l’intero repertorio artistico, fatto di dipinti,
statue, edifici di culto ed altro ancora si distingue, sempre più nettamente,
da quello presente nei paesi rimasti “fedeli” alla Chiesa di Roma ed al suo
papa.
Insomma si abbandonano Gesù sanguinanti e mezzi
morti, santi martirizzati e sofferenti, sante che presentano su vassoi occhi,
seni ed altre parti anatomiche mozzategli, non trovano più spazio quell’intero
armamentario di fedeli piangenti ed invocanti ed i ritratti dei vari
committenti che, importuni e vanitosi, volevano essere inseriti nei dipinti e
nei quadri.
In particolare la rappresentazione della “Passione”
di Gesù, il cristo, nell’opera di Friedrich, è lontanissima dall’atmosfera
solenne, dorata, eccezionale (propria di un’eccezione) presente nelle
opere precedenti, “rispettose” dei dettami della chiesa cattolica.
Quell’ambientazione ed atmosfera volutamente (e colpevolmente) investita
del compito di astrarre dalla realtà l’evento, infondendogli ieracità, lascia
il posto ad una rappresentazione, semplice e molto vera, comune, della realtà.
La croce, simbolo del martirio del “figlio di Dio”, è poco più
di una linea scura, inserita in un paesaggio molto “vero”, quasi banale. Un paesaggio
di montagna, come ce ne possono essere tanti in Germania od Austria,
cosicché ognuno dei fedeli possa riconoscerlo e ritrovarlo nella sua quotidiana
esperienza. Ovvero semplicità, elementi quotidiani, un luogo molto familiare
che trasmette il senso di una fede alla portata di tutti. Non più
misteriosi e lontani dogmi, ma una spiritualità quotidiana, dove ogni
fedele riconosce e si riconosce nella Passione del cristo, tanto vicina a lui
e, per così dire, “alla sua portata”, da essere rappresentata lungo un comune
sentiero di montagna che è possibile percorrere e vivere nel proprio ambiente. Ogni
singolo protestante se ne sente coinvolto e accoglie il senso di un’esperienza
e della sua rappresentazione.
Ancora più impressionante è la potenza della scelta
di inserire una rappresentazione della natura, semplice, ma senza abbandonare
la suggestione della fede, in una pala d’altare di ispirazione gotica.
Siamo così di fronte all’incontro fra lo stile ed
il rigore luterano ed il Romanticismo in campo artistico e
letterario. L’unione di questi elementi è di grande impatto e potenza, arriva
al cuore di chi osserva l’opera.
Spiritualità religiosa e spiritualità romantica
si donano vicendevolmente forza. La Fede e la Natura esaltano un
duplice messaggio, con quella luce che, apparentemente senza ragione, proviene
dal basso anziché dall’alto. Nessun sole, luna, stella od altro astro dona
luminosità allo splendido paesaggio, ma è la Natura stessa, la terra che
sprigiona luce, innescata dal noto episodio evangelico.
La spiritualità romantica pone al centro la Natura,
che non funge più da sfondo ma è vera protagonista dell’arte, in tutto il suo
splendore ed il suo potere di conquistarci e metterci nella condizione di
contemplarla, per trovare un senso alla nostra vita, per allontanarci da
interpretazioni e dibattiti teologici e condurci a vivere sensazioni,
misticismo ed emozioni.
D’altra parte il filosofo Friedrich Schelling,
in quegli stessi anni, diceva che “la Natura deve essere lo Spirito
visibile, lo Spirito è Natura invisibile”.
Nessun commento:
Posta un commento