Come detto arriviamo alla guerra combattuta
dall’Italia, in particolare al fronte italo-austriaco, con “Un Anno
sull’Altipiano” di Emilio Lussu. L’altopiano è quello di Asiago
dove Lussu e l’intera Brigata Sassari di cui faceva parte viene dislocata, fra alterne
vicende.
È noto che l’Italia, indegnamente regnata da Casa
Savoia, entrò in guerra nel 1915, al fianco delle Nazioni Alleate,
contro gli Imperi Centrali. Il Regno d’Italia aveva stretto un
accordo (la prima stesura era del 1882) con l’Impero Austro-Ungarico
e l’Impero Tedesco, la Triplice Alleanza, il quale di fatto lo
costringeva a schierarsi con gli Imperi Centrali solo in caso di guerra di
difesa. Austria-Ungheria e Germania risultavano potenze
attaccanti perciò l’Italia rimase neutrale durante la prima fase del conflitto.
Questa breve precisazione non è superflua, poiché
come ormai la storiografia militare dichiara ed ha dimostrato, se
l’Italia fosse subito intervenuta al fianco dei vecchi alleati l’evoluzione del
conflitto sarebbe stata molto diversa. Innanzitutto la Francia si
sarebbe vista impegnata su un ulteriore fronte, molto ampio, che si sarebbe
sviluppato dalle Alpi al mare Mediterraneo (in effetti lo Stato Maggiore
italiano aveva iniziato la mobilitazione all’indomani della dichiarazione di
guerra di Francesco Giuseppe e del Kaiser Guglielmo II) e l’Inghilterra
avrebbe dovuto impegnare una parte delle sue forze armate contro le truppe e la
Regia Marina italiane giacché, seppur di “serie B”, anche l’Italia aveva un suo
status di potenza coloniale ed avrebbe potuto intervenire in Africa e
nel vicino Oriente dando così appoggio all’ormai decadente Impero
Ottomano.
Nel momento in cui invece l’Italia dichiarò guerra
all’Austria-Ungheria, ma non alla Germania (lo farà nel 1916),
i benefici andarono alle Nazioni Alleate, che così poterono approfittare del
fatto che gli Imperi Centrali si sarebbero dovuti occupare di contrastare
l’ex-alleato.
Comunque dal 1915 l’Italia si schiera sul fronte
lungo il confine con l’Austria ed il suo impero, impegnandosi principalmente in
una guerra di posizione nel fango delle trincee, lungo il Carso e
l’arco alpino orientale. In questo contesto si svolge quanto narrato da Lussu
nella sua opera.
“Un anno sull’altopiano” è, secondo le parole di Mario
Rigoni Stern, “il più bello tra i libri sulla Prima Guerra Mondiale”, ed in
effetti se continua ad essere ristampato e letto non è solo perché qualche
insegnante invita, giustamente, i propri studenti a prenderlo tra le mani, ma
perché è in effetti un capolavoro. La vitalità e la forza di quest’opera
resistono al passare delle generazioni e continuano ad essere testimonianza di
eventi e vicende umane. Raccontando di come la Brigata Sassari, dal
giugno 1916 al luglio 1917 (questo il periodo trattato), combatté
estenuanti battaglie per conquistare inespugnabili trincee, l’autore prosegue
una narrazione scevra da ogni retorica patriottica che si fa dura
requisitoria contro l’orrore della guerra. In tale scenario di sofferenza
spicca la dignità dei soldati semplici, su cui si abbattono le
conseguenze di irresponsabili scelte politiche e militari.
Un dato a mio parere fondamentale è che l’autore è
riuscito a raccontare fedelmente l’ottusa strategia che l’esercito
italiano perseguì fino alla disfatta di Caporetto, fatta di continui,
inutili e infruttuosi assalti, per conquistare poche decine di metri di terra
od una collina al prezzo di migliaia di vite umane.
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