domenica 29 giugno 2014

La Grande Guerra # 2


Come detto arriviamo alla guerra combattuta dall’Italia, in particolare al fronte italo-austriaco, con “Un Anno sull’Altipiano” di Emilio Lussu. L’altopiano è quello di Asiago dove Lussu e l’intera Brigata Sassari di cui faceva parte viene dislocata, fra alterne vicende.


È noto che l’Italia, indegnamente regnata da Casa Savoia, entrò in guerra nel 1915, al fianco delle Nazioni Alleate, contro gli Imperi Centrali. Il Regno d’Italia aveva stretto un accordo (la prima stesura era del 1882) con l’Impero Austro-Ungarico e l’Impero Tedesco, la Triplice Alleanza, il quale di fatto lo costringeva a schierarsi con gli Imperi Centrali solo in caso di guerra di difesa. Austria-Ungheria e Germania risultavano potenze attaccanti perciò l’Italia rimase neutrale durante la prima fase del conflitto.



Questa breve precisazione non è superflua, poiché come ormai la storiografia militare dichiara ed ha dimostrato, se l’Italia fosse subito intervenuta al fianco dei vecchi alleati l’evoluzione del conflitto sarebbe stata molto diversa. Innanzitutto la Francia si sarebbe vista impegnata su un ulteriore fronte, molto ampio, che si sarebbe sviluppato dalle Alpi al mare Mediterraneo (in effetti lo Stato Maggiore italiano aveva iniziato la mobilitazione all’indomani della dichiarazione di guerra di Francesco Giuseppe e del Kaiser Guglielmo II) e l’Inghilterra avrebbe dovuto impegnare una parte delle sue forze armate contro le truppe e la Regia Marina italiane giacché, seppur di “serie B”, anche l’Italia aveva un suo status di potenza coloniale ed avrebbe potuto intervenire in Africa e nel vicino Oriente dando così appoggio all’ormai decadente Impero Ottomano.


Nel momento in cui invece l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria, ma non alla Germania (lo farà nel 1916), i benefici andarono alle Nazioni Alleate, che così poterono approfittare del fatto che gli Imperi Centrali si sarebbero dovuti occupare di contrastare l’ex-alleato.

Comunque dal 1915 l’Italia si schiera sul fronte lungo il confine con l’Austria ed il suo impero, impegnandosi principalmente in una guerra di posizione nel fango delle trincee, lungo il Carso e l’arco alpino orientale. In questo contesto si svolge quanto narrato da Lussu nella sua opera.

“Un anno sull’altopiano” è, secondo le parole di Mario Rigoni Stern, “il più bello tra i libri sulla Prima Guerra Mondiale”, ed in effetti se continua ad essere ristampato e letto non è solo perché qualche insegnante invita, giustamente, i propri studenti a prenderlo tra le mani, ma perché è in effetti un capolavoro. La vitalità e la forza di quest’opera resistono al passare delle generazioni e continuano ad essere testimonianza di eventi e vicende umane. Raccontando di come la Brigata Sassari, dal giugno 1916 al luglio 1917 (questo il periodo trattato), combatté estenuanti battaglie per conquistare inespugnabili trincee, l’autore prosegue una narrazione scevra da ogni retorica patriottica che si fa dura requisitoria contro l’orrore della guerra. In tale scenario di sofferenza spicca la dignità dei soldati semplici, su cui si abbattono le conseguenze di irresponsabili scelte politiche e militari.


Un dato a mio parere fondamentale è che l’autore è riuscito a raccontare fedelmente l’ottusa strategia che l’esercito italiano perseguì fino alla disfatta di Caporetto, fatta di continui, inutili e infruttuosi assalti, per conquistare poche decine di metri di terra od una collina al prezzo di migliaia di vite umane.
 

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