Titolo: Lo Sguardo di uno Sconosciuto
Autore: Karin Fossum
Traduttore: Marocco Pierina M.
Editore: Frassinelli – 2007
Pubblicato (e letto) ormai diversi anni fa,
pertanto ancora non nell’onda della passione per le crime stories ed i gialli
scandinavi, questo bel romanzo della Fossum si prende un po’ gioco del
lettore. Se infatti la provincia norvegese, con le sue casette, i
villaggi ed i panorami mozzafiato, viene ben descritta e presentata, in realtà
la storia raccontata, con tante ombre, la suspense leggera che subisce
improvvise accelerazioni solo verso il sorprendente finale, potrebbe essere una
vicenda accaduta in qualsiasi luogo, persino vicino casa nostra. Forse anche
per questo Andrea Molaioli ci ha tratto il suo bel “La Ragazza
del Lago”, con un cast di attori di tutto rispetto, ambientando tutto nel
Nord-Est italiano, con il Friuli ed i laghi di Fusine a far da sfondo a drammi,
paure, ad un omicidio, ad indagini lente e metodiche ed una caratterizzazione
dei personaggi raffinata ed efficace tanto quanto quella proposta al
lettore dalla Fossum.
In effetti avevo già parlato di questo romanzo
parlando di opere cinematografiche tratte da romanzi, ma il desiderio di
dedicargli un post esclusivo era tanta, anche per la volontà di sottolineare il
valore di Karin Fossum, autrice che meriterebbe di essere maggiormente letta
anche in Italia. Scrivo questo perché a mio parere negli ultimi anni, invasi da
autori ed autrici (vi dice qualcosa Camilla Läckberg?) originari dei
paesi scandinavi, molti lettori sono rimasti abbagliati da firme non proprio
meritevoli e le case editrici a volte non sono riuscite a distinguere bene il
valore dal semplice “cavalcare un’onda”.
Qui l’ispettore Sejer è impegnato in una
indagine difficile e coinvolgente, nel corso della quale incontra una umanità
varia e niente affatto rispettosa di stereotipi e cliché. Violenza, solitudine,
alcolismo, fragilità che vengono rappresentate attraverso una narrazione
precisa e ritmica, quasi a mostrare parti di noi, delle nostre vite, della
nostra società, prendendo a prestito uomini, donne, ragazzi e ragazze
norvegesi, che ci assomigliano fin troppo. Il male, il marcio è dentro ognuno
di loro, dentro ognuno di noi e l’autrice non ha paura di mostrarcelo, non si
sottrae al compito di metterci in guardia da noi stessi e da chi ci vive
accanto.
Un buon romanzo, dove “mestiere” ed arte si
incontrano e si sommano in modo efficace, per coinvolgere, intrattenere,
seminare dubbi ed anche inquietare, mostrando, ancora una volta, secondo lo
stile di Karin Fossum, il lavoro “umile”, paziente, lontano da effetti a
sorpresa e continui ribaltamenti di trama e prospettiva, di un ispettore di
polizia, Konrad Sejer, e dei suoi collaboratori che merita, pagina dopo
pagina, simpatie e attenzione da parte del lettore.
Un minuscolo villaggio sulle coste norvegesi è in preda al
panico: è scomparsa una bambina di sei anni. Sulle tracce della bimba, la
polizia si imbatte in un'altra tragedia, già compiuta: poco lontano, sulle
sponde di un fiabesco laghetto immerso nel bosco, trova il corpo nudo di una
giovane donna; è intatto benché lei sia stata affogata con premeditazione.
Annie Holland aveva solo quindici anni. Chi l'ha aggredita deve averla colta
alla sprovvista, oppure, la conosceva anche troppo bene. Da Oslo arriva il
pacato ispettore Sejer, incaricato del caso; e le sue indagini, dilavano il
nordico lindore del borgo stanando tutto ciò che è sepolto e nascosto. (da IBS.it)
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