La poesia e la letteratura hanno avuto
sempre grande spazio nel raccontare la guerra, le emozioni, le pulsioni, anche
solo i drammatici accadimenti.
La Prima Guerra Mondiale non ha fatto
eccezione, ma anziché limitarsi a narrare le gesta di eroi e condottieri,
glorificare conquiste e successi, poeti e scrittori come Ungaretti,
Apollinaire, Rebora, Jahier, Slataper, Hemingway, Remarque hanno descritto
il dolore e la sofferenza, propria e dei loro compagni e di chi, casualmente,
uomo come loro, indossava una divisa di un altro colore.
Guillaume
Apollinaire
Cartolina
Postale
Ti scrivo da sotto la tenda
Sul finire di un giorno d’estate
Fioritura abbagliante
Nel pallore celeste
La vampa di una cannonata
Si sfa prima di essere stata.
Sul finire di un giorno d’estate
Fioritura abbagliante
Nel pallore celeste
La vampa di una cannonata
Si sfa prima di essere stata.
(da Calligrammi, 1918 - Traduzione di
Vittorio Sereni)
Giuseppe
Ungaretti
Veglia
Cima
Quattro il 23 dicembre 1915
Un’intera
nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.
tanto
attaccato alla vita.
(da Allegria
di naufragi, 1919)
Piero
Jahier
Attacco
e abbandono della posizione di s. Osvaldo
Mio
forte compagno Piero Mancini, è
perché non hai voluto arrenderti; è perché
anche per me hai voluto morire; come mio
padre.
perché non hai voluto arrenderti; è perché
anche per me hai voluto morire; come mio
padre.
La
casa era serena e fedele come l'amavi;
e Gioietta ansiosa a interrogar tutto il giorno
colla vocina: ma dov'è, ma chi ha scritto
ch' è prigioniero e ferito?
e Gioietta ansiosa a interrogar tutto il giorno
colla vocina: ma dov'è, ma chi ha scritto
ch' è prigioniero e ferito?
Dicevi:
sta fermo e non temere
ora io sto fermo; ma tu sei caduto…
nella gloria sei passato
o compagno che mi avevi creduto
o amato
ora io sto fermo; ma tu sei caduto…
nella gloria sei passato
o compagno che mi avevi creduto
o amato
E
hai detto quando mi hai lasciato :
tu non dovevi venire
ma non temere, Piero, perché torniamo
tu non dovevi venire
ma non temere, Piero, perché torniamo
Perché
hai detto torniamo
se avevi il viso che non può tornare?
se avevi il viso che non può tornare?
Ora,
io che sono restato,
mi sento chiamare,
inginocchiato,
vicino alla chiesa...
solo della voce eri armato
colla voce ti sei battuto
o compagno, o amato!
mi sento chiamare,
inginocchiato,
vicino alla chiesa...
solo della voce eri armato
colla voce ti sei battuto
o compagno, o amato!
Ma
perché hai detto: torniamo
se avevi il viso che non può tornare?
Ora, io che sono restato,
mi sento tanto chiamare.
se avevi il viso che non può tornare?
Ora, io che sono restato,
mi sento tanto chiamare.
(da Con
me e con gli alpini, 1920)
Clemente
Rebora
Viatico
O
ferito laggiù nel valloncello
tanto invocasti
se tre compagni interi
cadder per te che quasi più non eri.
Tra melma e sangue
tronco senza gambe
e il tuo lamento ancora,
pietà di noi rimasti
a rantolarci e non ha fine l'ora,
affretta l'agonia,
tu puoi finire,
e conforto ti sia
nella demenza che non sa impazzire,
mentre sosta il momento
il sonno sul cervello,
lasciaci in silenzio
Grazie, fratello.
tanto invocasti
se tre compagni interi
cadder per te che quasi più non eri.
Tra melma e sangue
tronco senza gambe
e il tuo lamento ancora,
pietà di noi rimasti
a rantolarci e non ha fine l'ora,
affretta l'agonia,
tu puoi finire,
e conforto ti sia
nella demenza che non sa impazzire,
mentre sosta il momento
il sonno sul cervello,
lasciaci in silenzio
Grazie, fratello.
(da Canti
anonimi, 1922)
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