domenica 19 luglio 2015

Le Storie #34 - L'Innocente


Gianmaria Contro, curatore della serie, firma la sceneggiatura dell’albo n.34, “L’Innocente”, e probabilmente mostra senza alcuna possibilità di dubbio lo spirito de “Le Storie”. Non abbiamo tra le mani una possibile miniserie costretta ad essere ridotta ad una uscita unica, tantomeno siamo di fronte ad un personaggio e ad una storia retrocessa, per così dire, da serie regolare a fugace apparizione. La storia presentata è unica e conclusa, pressoché perfetta nell'omaggio ai classici ottocenteschi del gotico e dell’orrore.

Un soggetto “classico” reso con grande efficacia e precisione nella ricostruzione di atmosfera, ambientazione, personaggi e temi. Suggestivo, rodato e perciò perfettamente fruibile e stimolante l’incipit dell’albo, che si apre con il finale e procede a ritroso, nella migliore tradizione del genere, con felici riferimenti alla narrativa ed al cinema, anche per quanto riguarda la cadenza, la presentazione ed il "montaggio" delle scene
Le didascalie vengono usate al meglio, per dettare i tempi, riassumere eventi, illustrare stati d’animo ed emozioni, mai pesanti o fuori luogo, tanto che contribuiscono ad accentuare la sensazione di leggere un romanzo sullo stile della narrativa 19° secolo. Niente “spiegoni” insomma!
La voce narrante ed il relativo personaggio rendono bene, sia dal punto di vista narrativo e di ritmo che da quello di accompagnamento alla vicenda. I caratteri presentati sono riconoscibili e chiari, quasi, nella più positiva accezione del termine, prevedibili, ma la padronanza e la sapienza con cui sono tratteggiati affascina il lettore, che fatica a non farsi coinvolgere e a desiderare di procedere nello sfogliare le pagine. E a quel punto tornano in soccorso le didascalie a cui si accennava, che rallentano il ritmo e accarezzano il lettore invitandolo a gustare le parole e le immagini. I testi sembrano effettivamente tratti da un romanzo di genere e i disegni sembrano trovare giusta collocazione in questo “L’Innocente”, come forse difficilmente potrebbe accadere con altre differenti atmosfere e tematiche. 

D’altra parte anche nella precedente prova di Francesco Ripoli in questa serie, il numero 11 “Il Lungo Inverno”, il mistero, l’indefinito e la indeterminatezza nel distinguere il vero dal falso, il reale dall'onirico-allucinatorio la facevano da padrone. Un certo gusto amaro rimane tra le pagine, ma in fondo è un bene, giacché solo le storie valide lasciano qualcosa nell'animo di chi legge.

Ultima nota per la copertina di Aldo Di Gennaro, tra le migliori proposte, per costruzione della scena, impostazione e resa grafico-illustrativa del tema dell’albo.



Inghilterra del Nord, 1827. Il villaggio di Coltonbridge sonnecchia sotto una pioggia che pare eterna, all’ombra dell’antica magione dei Kilgorne. Gravi lutti si sono abbattuti sulla casata e tutto sembra oppresso da un’aura di decadenza… Ma, oltre il velo della malinconia, fermentano forze ben più temibili. Una presenza spettrale sta per manifestarsi. Una presenza che terrorizza e… uccide! (da sergiobonelli.it)


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