Titolo:
Süden – Il caso dell’oste scomparso
Autore:
Friedrich Ani
Traduttore:
Emilia Benghi
Editore:
Emons:
Il
protagonista di un romanzo di solito compone una buona parte del romanzo
stesso, decretandone la fortuna o, viceversa, affossandone le possibilità di
essere letto, apprezzato e diffuso, magari anche solo attraverso il
“passaparola”.
Questa
è la principale considerazione che ho fatto alla fine della lettura di “Süden –
Il caso dell’oste scomparso”, di Friedrich Ani.
Il
buon Tabor Süden è un ex poliziotto che si occupava di persone scomparse e di
uno scomparso viene chiamato ad occuparsi, una volta assunto da una piccola
agenzia di investigazione a Monaco di Baviera, città dove dopo tanti anni è
ritornato. Chi deve cercare? Un oste che da due anni non fornisce più notizie
su di sé, dopo aver abbandonato moglie e attività, ma allo stesso tempo è sulle
tracce di suo padre, che non vede da quando era ragazzino e di cui è convinto
di aver da poco ricevuto una strana telefonata.
Due
indagini, insomma, una privata ed una professionale, condotte non solo
parallelamente ma anche con le stesse modalità. Ovvero girovagando per la
città, spesso in preda ai fumi dell’alcol, parlando con pressoché chiunque
anche solo lontanamente possa fornirgli informazioni, perdendo tempo fra
osterie, bar, ristoranti e bicchieri di birra e grappa svuotati ad una discreta
velocità ad ogni ora del giorno e della notte e per di più andando a letto con
una delle testimoni più attendibili appena dopo aver iniziato quello che sembra
solo un simulacro di interrogatorio.
Un
protagonista che in più di una pagina può risultare sgradevole e quindi
stimolare antipatia, meditando anche di abbandonare la lettura di questo
comunque intrigante giallo-noir. Questo perché se invece si riesce a prendere
in simpatia questo ex poliziotto di mezza età, in sovrappeso e con evidenti
problemi con l’alcol, il testo rivela una personalità interessante, che indaga
con le parole ed i silenzi, attraverso una umanità che lo rende vicino al
lettore, con una insolita e nascosta delicatezza unita ad un certo intuito e
capacità di ascoltare e “conoscere” le persone.
Così
fra la Monaco già ricordata ed una remota isola delle Frisoni orientali, sul
mare del nord, fra dune, onde e le immancabili bevute, Tabor Süden viene a capo
dell’indagine, per un giallo che non ha morti, inseguimenti o sparatorie ma che
parla al lettore e lo fa entrare in relazione con un personaggio che, in fondo,
anche se non si riesce ad amare, quantomeno merita un po’ della nostra
simpatia.
Immedesimazione
totale, forte empatia, lunghi silenzi capaci di far emergere la verità. E
nessun cellulare. Questo è lo stile di Tabor Süden, questi i suoi strumenti.
Sulla cinquantina, tenace e introverso, Süden è stato un bravo poliziotto
diversi anni fa, specializzato nel ritrovamento di persone scomparse. Ora una
misteriosa telefonata del padre che non vede da 35 anni, lo riporta a Monaco,
sua città natale. Ma Süden torna anche per il lavoro che gli viene meglio: il
segugio. Ingaggiato da una piccola agenzia privata, si ritrova su un caso
particolarmente tosto, un uomo sparito da quattro anni e dato ormai per morto,
l’oste di un locale bavarese gestito assieme alla moglie. La pista seguita
porterà l’ex commissario a Sylt, l’isola più a nord della Germania, luogo di
gran fascino intriso di brezza e salsedine, profumo di aringhe e donne, dove a
Süden si rivelerà una profonda verità: nessuno è quello che appare, soprattutto
agli occhi di chi ti sta più vicino. (da ibs.it)
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