Un western originale e sicuramente diverso da
altri. Questo si può, in prima battuta, dire a proposito di “John Hays –
Brutti Sporchi e Cattivi”, proposto in edicola dalla Editoriale Cosmo,
che di fumetti ambientati nella cornice della Frontiera ne propone un gran
numero.
Già dalle prime tavole il lettore entra nel cuore
della vicenda, narrata con ritmo serrato e cadenze cinematografiche, anche
grazie all’uso ripetuto del flashback, che illustra e suggerisce
attraverso immagini e sequenze molto suggestive.
La diversità a cui si accennava è dettata dal fatto
che non solo non ci sono “buoni”, poiché tutti i caratteri presentati sono dei
furfanti, ladri e assassini, ma perché non si può nemmeno pensare a “cattivi”
anche solo leggermente apprezzabili, come se fossero mossi da istanze morali o
di rivalsa, personale o etica. I cinque protagonisti sono quanto di peggio si
potrebbe incontrare in un racconto western, ed i loro soprannomi la dicono
lunga sulle peculiarità e caratteristiche che incarnano.
Il Viscido, il Prete, il Capo, il Meticcio e il
Rozzo, per avidità, brama di denaro e chissà cos’altro ancora si infilano in
una situazione a dir poco pericolosa, disposti anche ad allearsi con nemici
della stessa loro risma.
Ma non tutto fila come previsto, così fra pose
supereroistiche, ben rese da un tratto grafico tutt’altro che pulito e con
abbondanza di nero, richiami ai film di Leone e Kurosawa, atmosfere horror
e tavole che alternano inquadrature strette e spazi più ampi, la banda citata
si trova a dover affrontare un gruppo di indiani che si mostrano ben più
pericolosi di quanto facciano pensare.
L’unico neo che è possibile evidenziare è la non
sempre facile riconoscibilità dei volti, a causa dei toni scuri e dell’uso
pervasivo di nero, a cui si aggiunge l’ardito utilizzo di un flashback
all’interno di un flashback. Quest’ultima soluzione mi lascia perplesso, ma il
tentativo di originalità ed il coraggio di osare, messi in campo dagli autori Michele Monteleone, Stefano
Marsiglia e Fabrizio Des
Dorides, vanno premiati, considerando che la lettura rimane ben più
che godibile e l’occhio è deliziato da parecchie tavole ammirabili, lasciando
la voglia di ritrovare John Hays e quel che resta dei suoi compari.
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