giovedì 19 novembre 2015

Il Segreto dei suoi Occhi (2015)


È in programmazione nei cinema italiani “Il Segreto dei suoi Occhi”, dichiaratamente ispirato al film argentino, premio Oscar nel 2010 che portava lo stesso titolo, e di cui ho parlato in un post datato 12 gennaio 2013.

Considerando tuttora il film diretto da Juan José Campanella uno dei migliori visti negli ultimi anni, ero effettivamente curioso di scoprire cosa “gli americani” ne avessero fatto.

Il Segreto dei suoi Occhi, per la regia di Billy Ray, è qualcosa di più di un remake, poiché la sceneggiatura, per quanto speculare a quella del film originale, si risolve in una operazione di riscrittura e riadattamento, con la visuale e per il gusto di uno spettatore nordamericano, pur con qualche elemento tipico del cinema europeo, che spesso risulta vicino a quello dei paesi latino americani “imparentati” con l’Europa.

Ebbene, tanto per arrivare al punto, nonostante non sia operazione consigliabile valutare un film sulla base di un altro, ritengo la versione 2015 meno convincente di quella del 2009.

Mentre l’originale viveva di ottime scelte registiche e di resa drammaturgica e si faceva apprezzare totalmente sotto ogni aspetto, anche per la cura dei dettagli e la caratterizzazione di tutti i personaggi, dai protagonisti ai comprimari, quest’ultima versione funziona solo a momenti, con qualche passaggio debole e poco convincente. Rimane un buon prodotto, ma appunto si limita a questo. Accattivante e ammiccante quanto serve, il passaggio dall'Argentina dei drammatici anni 70 agli USA post 11 settembre è azzeccato ma offre magri risultati in barba all'idea. 

Coinvolgente, ma non a sufficienza, solo nella figura della madre Julia Roberts, in un ruolo tanto lontano dai suoi soliti quanto reso in maniera professionale e misurata, e meno in quella dell’ex agente Chiwetel Ejiofor, non totalmente libero di esprimersi e un po’ frenato (autodisciplina?).

Anche abbandonando il parallelo tra i film, mi trovo a denotare qualche limite di troppo in alcune scelte registiche, che avrebbero potuto donare maggiore tensione emotiva e narrativa, rendendo un buon thriller quello che non è un semplice film d’azione, ma che non utilizza al meglio spunti narrativi e idee di sceneggiatura che avrebbero meritato maggior fortuna.

Accennato a due dei tre protagonisti, passo a Nicole Kidman, veramente convincente solo in due scene, comunque troppo brevi per poter valorizzare l’intero film, sebbene siano passaggi chiave della vicenda raccontata.

All'epoca avevo assegnato 8+ al fim di Campanella, produttore esecutivo della versione di questi giorni, ora mi limito ad un 6,5, considerando che il materiale umano, drammaturgico e tecnico sono di prim'ordine, ma il risultato è inferiore alle attese.



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