Veicolo commerciale da traino 'Il Nostromo'
Equipaggio: sette
Carico: raffineria di 20,000,000 tonnellate di minerale grezzo
Rotta: rientro sulla Terra
In questi
giorni è uscito al cinema “Alien Covenant”, sesto film
della saga cinematografica di Alien e di fatto sequel del
prequel “Prometheus”.
Non posso
garantire che lo vedrò, ma posso invece intrattenere qualche
accidentale o periodico lettore con le mie personali considerazioni
sui film precedenti. Anzi sui primi quattro, quelli che dovrebbero
comporre la Alien Quadrilogy.
ALIEN
(1979): un horror nello spazio, con tutte le
caratteristiche e le regole di un Horror B-Movie, ma con molto più
tecnica, una grande attenzione nella caratterizzazione dei personaggi
ed una sceneggiatura così esile da essere perfetta nella cura dei
dettagli e dello sviluppo della vicenda.
Ridley
Scott, quando faceva ancora film bellissimi,
ridefinisce il genere science-fiction con tecnica, sagacia, astuzia
ed una chiara visione di dove vuole andare e portare con sé lo
spettatore. Si assiste ad un horror tecnologico, dove le due
dimensioni, thriller e fantascienza si amalgamano e fondono
perfettamente i loro elementi, protagonisti in una scenografia gotica
inquietante ed irreale, ma che diviene reale nello svolgersi della
vicenda. Infine in modo eclatante i panni dell'eroe passano
definitivamente ad una donna, una indimenticabile Ellen
Ripley/Sigourney Weaver, che, per dirla con
le parole di Loredana Lipperini, “è
diventata la capostipite di un nuovo tipo di eroina cinematografica e
narrativa. Arrivò come una sorpresa felice, a dieci anni
dall'esplosione dei movimenti delle donne: il tempo giusto perché
non fosse rigidamente e politicamente corretta, ma perché
costituisse un'alternativa alle altre donne del cinema di avventura.
[...] Leggere Alien con gli occhi di Ripley significa ritrovare i
temi capitali del femminismo in una storia di avventura e scoprire
che anche i personaggi femminili possono essere protagonisti di
un'epica. Possono uscire, evitare di singhiozzare su storie d'amore
andate a male, calpestare spazi e cieli aperti, fare a meno di una
casa e di una patria”.
ALIENS
– SCONTRO FINALE (1986): il
timone passa a James
Cameron, che
non modifica l'ambientazione claustrofobica ed angosciante. Rimane
Ripley/Weaver, ma gli altri personaggi non sono parimenti
caratterizzati ed approfonditi, puntando più sulle sequenze d'azione
e sui ritmi di un film catastrofico, per un risultato comunque da non
disdegnare.
ALIEN
3 (1992): qui
cominciano i guai. David
Fincher
si sforza poco e si vede. Effetti non più tanto speciali, molte cose
già viste e che alla lunga annoiano, dialoghi e sceneggiatura
imbarazzanti tanto sono stupidi e poco curati. Trascurabile.
ALIEN:
LA CLONAZIONE (1997): il
valore dell'eroismo al femminile viene raddoppiato, alla Weaver si
affianca Wynona Ryder, che non sfigura, ma purtroppo sebbene il film
sia meglio del precedente (fare
peggio sarebbe stata un'autentica impresa!) gli
stimolanti temi proposti vengono resi in modo piatto e poco
convincente, con sovrabbondanza di stereotipi e un po' troppo
frettolosamente. Maggiore cura nella sceneggiatura avrebbe reso
giustizia dei dilemmi che le eroine vivono e avrebbe reso
maggiormente apprezzabile questo quarto episodio.
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