La
sceneggiatura di Giorgio
Giusfredi
ha basi musicali, ovvero si pone come omaggio ed allo stesso tempo
moderna riflessione su Quadrophenia,
probabilmente il film che meglio ha saputo mostrare il legame di una
generazione tra musica e ribellione giovanile, nonché omonimo titolo
di un album degli Who.
Oltre agli evidenti riferimenti alla musica degli anni che videro il
confronto-scontro tra Mods e Rockers,
il lettore si trova di fronte ad un albo ben ritmato,
in cui ha uno spazio non secondario e niente affatto banale una
riflessione stimolante sul mutare del significato di disagio e
ribellione giovanile
dalla metà del XX secolo fino ai giorni della Brexit.
Si
lascia da parte la continuity della serie in questo albo
numero 206,
per scoprire un'altra fase della vita di Harlan, all'epoca dei fatti
ricordati ancora all’oscuro delle proprie origini. Ma allo stesso
tempo si riprende il confronto con lord
Marsden,
tramite uno dei suoi non morti.
La
copertina di Enea Riboldi è quantomai azzeccata ed evocativa,
distaccandosi dalle altre della serie di Dampyr,
mentre qualche tavola non è propriamente soddisfacente, considerando
che per quanto ambientazioni e contesti siano efficacemente resi, le
scene d'azione e i passaggi più movimentati sembrano mancare del
necessario dinamismo.
Clashgod continua a terrorizzare Brighton anni dopo gli scontri tra Mods e Rockers a cui partecipò un giovane Dampyr, inconsapevole del suo destino futuro. Chi è il dio del massacro e perché il suo nome riecheggia oggi nella cruenta guerra tra russi e ucraini? Ringo Ravetch chiede aiuto a Harlan, Tesla e Kurjak per affrontare "gli immortali", un gruppo di “foreign fighters” duri a morire, provenienti dall'Inghilterra... (da sergiobonelli.it)
Nessun commento:
Posta un commento