sabato 20 gennaio 2018

Giallo, Noir & Thriller/48


Titolo: Un errore di inesperienza
Autore: Errico Nero
Editore: Libromania – 2017

In qualità e ruolo di lettore, uno degli elementi che ritengo fondamentali nella stesura di un giallo-thriller risiede nella capacità ed impegno dell'autore di presentare personaggi, principali ma anche secondari o comprimari, che “arrivino” a chi legge, che conquistino la sua attenzione e suscitino qualche sentimento o anche semplici reazioni.

Desidero e mi aspetto protagonisti che donino parte di sé o al limite che ne nascondino porzioni creando una sorta di collegamento con il lettore, se non proprio un legame, magari temporaneo giusto il tempo di concludere il romanzo, quanto meno una via di comunicazione o di contatto.

Durante la lettura di “Un errore di inesperienza”, esordio di Errico Nero (pseudonimo) per la casa editrice Libro/Mania, purtroppo mi è mancato questo elemento.
A lasciarmi non completamente soddisfatto non è tanto la mancanza di descrizioni fisiche o psicologiche dei vari personaggi, che sono comunque molti e vari e non tutti facilmente inquadrabili e in grado di farsi ricordare da chi legge, ma il fatto che l'autore sembri deliberatamente scegliere una caratterizzazione degli stessi “leggera” e poco approfondita. Tale scelta a mio vedere penalizza un po' la vicenda che invece ha molti interessanti spunti e tocca temi attuali, per nulla banali e con diretto contatto con la realtà di questi anni.

Il plot, tanto per dire, è ricco e ci sono molti spunti interessanti, ma la protagonista Agnese Sloe solo occasionalmente suscita in chi legge sensazioni ed emozioni, personalmente neanche troppo positive, anzi alla fine mi risulta quasi più antipatica, lei “la buona”, dei vari “cattivi” presentati nel romanzo.
Forse solo ingenuità da parte dell'autore, magari, riprendendo il titolo, un po' di inesperienza, e non aiuta la scelta editoriale (almeno nell'edizione da me letta) di presentare capitoli molto lunghi, in cui sia lo scenario che la voce narrante tendono a cambiare più volte.

Detto questo rimangono elementi di originalità ed una certa tensione che si sviluppa per tutte le pagine, con una conclusione che non è tale e potrebbe far pensare ad un seguito con ulteriori interessanti sviluppi. Magari nel prossimo libro anche io mi potrei affezionare di più ai personaggi.

Di ritorno dalla gita scolastica annuale, il professor Serafini voleva godersi finalmente una domenica casalinga. L’aroma del caffè aveva già riempito tutte le stanze quando il professore decretò che fosse giunto il momento di uscire sul balcone a fumare una sigaretta. Mentre si crogiolava nel piacevole tepore mattutino, qualcosa di inconsueto lo disturbò. Doveva recuperare gli occhiali da miope e mettere subito a fuoco quello che sospettava di aver visto. Sul muretto laterale del giardino stavano i corpi di un ragazzo e una ragazza fissati in qualche modo al muro come statue di cartapesta o animali impagliati. Guardando ancora meglio gli sembrò di riconoscere quei corpi, ma non voleva essere lui a decretarlo, non in quel momento e nemmeno con sua moglie. Meglio lasciare le indagini al Sostituto Procuratore. Agnese Sloe, a cui di sicuro non sarebbe sfuggito che le due vittime Rebecca Mozic e Andrea Povelli erano, fino al giorno prima, due studenti del professore. Ma perchè i due ragazzi non erano andati in gita con il resto della classe? Perché erano stati uccisi in quel modo proprio nei pressi dell’abitazione del Serafini? (da libromania.net)

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