È sempre
molto bello e stimolante quando un regista ed uno sceneggiatore hanno
tante idee e svariate intuizioni, lo si può considerare come il
prodromo ad una prolifica produzione ed a varie opere interessanti.
Quando però accade che regista e sceneggiatore siano la stessa
persona e questa persona scelga di scrivere e girare un film
inserendo tutta una serie delle sue idee, intuizioni e temi a cui si
è interessato, il risultato potrebbe non essere dei migliori.
Tom Ford con
“Animali Notturni” ha scelto questa strada. Forse ha fatto
una scommessa, magari un tentativo, che, a mio parere, non gli è
riuscito del tutto.
La sua
regia è molto attenta, le inquadrature in alcune sequenze risultano
perfette, con un notevole gusto della geometria ed una non
indifferente cura ed attenzione ai volti. In
più la luce e la fotografia esaltano la recitazione dei personaggi,
tra cui i bravi Amy Adams
e Jake Gyllenhaal.
Rimane però la sensazione di essere incerti di fronte a cosa sia
questo film. Ford sembra non scegliere un genere od una particolare
idea, alternando melodramma e noir, critica sociale e western, ed in
questo non aiuta neanche il suo girovagare fra linee narrative. Il
presente, il passato e la narrazione che deflagra dalla lettura di un
romanzo si rubano forza e presenza l'una con l'altra, depotenziando
l'effetto complessivo. Per quanto la linea narrativa originata dal
romanzo letto dal personaggio interpretato dalla Adams occupi lo
spazio maggiore e goda di un buon apporto recitativo, questa
impedisce lo sviluppo di ulteriori filoni che avrebbero potuto essere
interessanti. La critica al vuoto mondo delle gallerie d'arte, così
come il tema sul classismo insito nell’alta società wasp
americana, vengono ridotti sullo sfondo, quasi come elementi
decorativi, evidenza di una formalità
stilistica del regista, elegante ma poco
funzionale, così evidente in alcune scene dove personaggi vengono
presentati per mai più ritornare.
Ford
ambisce a fare un film complesso, di una certa raffinatezza visiva,
ma a cui non corrisponde profondità narrativa.
La realtà della protagonista femminile ed il romanzo scritto/vissuto
da quello maschile si intrecciano, non si sa bene quanto per i sensi
di colpa della prima e quanto per volontà del secondo. Il tema della
vendetta (la parola Revenge campeggia a
caratteri giganti nella galleria d'arte)
prende il sopravvento, quantomeno in termini di minutaggio, ma altri
temi ed argomenti vengono accennati, ingolosendo lo spettatore che
fatica ad accontentarsi della evidente
bellezza estetica e formale di un film più ambizioso che riuscito.
Susan Morrow riceve il manoscritto intitolato "Nocturnal Animals" dal
suo ex marito Edward Sheffield, con cui si era separata vent'anni prima,
in cui sono raccontate le tragiche disavventure di Tony Hastings, un
uomo in vacanza con la famiglia. Sentendosi chiamata in causa dal
manoscritto, Susan sarà costretta a riflettere sul proprio passato e su
alcuni lati oscuri della sua personalità. (da cinematografo.it)
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