LA PROPAGANDA
Durante
durante la “Grande Guerra” importante ruolo rivestì la
propaganda.
Per
quanto riguarda il Regno d'Italia essa si rivolse, specialmente
durante le ultime fasi del conflitto, alla gran massa di combattenti.
L'opera di propaganda, di natura essenzialmente ideologica, venne
affidata ad un apposito servizio dell'esercito. Numerosi furono gli
uomini di penna e di teatro, i letterati e gli artisti chiamati a
collaborare all'opera di sensibilizzazione e proselitismo fra le
truppe. Si fece ricorso ad ogni mezzo: dai giornali di trincea ai
manifesti, dalle conferenze agli spettacoli, nei rari momenti di
ritrovo collettivo, nei brevi intervalli fra una battaglia e l'altra.
Ma,
al di là di qualsiasi espediente ed appello propagandistico, ruolo
particolare rivestì una canzone. “La Leggenda del Piave” si
impose fra i combattenti e la gente comune (il fronte interno) con
un'eccezionale forza di suggestione. Composta da E. Alberto Mario e
lanciata a pochi mesi dalla fine della guerra, ma quando ancora la
sua sorte rimaneva incerta, essa seppe far vibrare le corde
dell'emozione collettiva e del sentimento nazionale. Al punto che
finì per imprimere nella memoria degli italiani il Mito della Grande
Guerra come emblema dell'unione fra popolo e nazione, fra esercito ed
istituzioni.
Prova
della sua forza e della sua longevità se ne ha anche in una scena di
un popolare film ispirato alle opere di Giovannino Guareschi, dove
negli immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale il
sindaco comunista di Brescello, Peppone, non riesce a rimanere
insensibile alle note della “Leggenda del Piave” che il parroco
del paese, il rivale fraterno Don Camillo, fa risuonare durante un
suo comizio.
Proposta
sotto altre forme, l'azione di propaganda si rivelò essenziale per
rafforzare lo spirito pubblico a favore della guerra per tenere unito
il fronte interno. Si trattava di allineare la stampa alle direttive
del governo, di mettere a tacere ogni voce di dissenso, in modo tale
che la censura divenne uno strumento di intervento permanente, al
fine di rendere sempre più intensa la mobilitazione civile per
assicurare nuovi mezzi alle crescenti necessità materiali del
conflitto. A cominciare dalle risorse finanziarie occorrenti per
alimentare la macchina bellica, che vennero raccolte mediante una
serie di prestiti nazionali emessi a ripetizione.
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