Qualche ora
la casa completamente libera, sono da solo e cosa faccio? Guardo un
film! Un film di fantascienza! Guardo “Arrival” di Denis
Villeneuve.
Andiamo
subito al sodo e scrivo che mi è piaciuto, nonostante sia un film di
fantascienza filosofica, poiché dopo il per me detestabile,
nonché troppo lungo, Interstellar dell'ancora più detestabile
Nolan, il sottogenere mi crea qualche disagio.
Arrival
invece è un film equilibrato e ben recitato, dove la
sceneggiatura è solida nella sua apparente semplicità, senza
concedere sentimentalismi di sorta e soprattutto presenta temi
filosofici e speculativi senza ammorbare lo spettatore che si può
godere le belle immagini, con una mirabile fotografia, seguendo il
dipanarsi di ipotesi e tesi. La differenza con l'altra opera citata è
evidente, anche perché Amy Adams è veramente al meglio, o
quasi, ben affiancata dal veterano Forest Whitaker e dal bravo
Jeremy Renner.
Uno dei
punti forti del film di Villeneuve è l'essere riuscito a offrire
qualcosa di veramente personale e infondere nuova forza ad un genere
che rischia di ripiegare su se stesso film dopo film. Invece
la fantascienza proposta in questo caso pur ancorandosi molto al
classico, ovvero uno sbarco alieno sulla terra, riesce ad essere
declinata con convincente originalità e, partendo dalla dialettica
tra linguaggio e scienza, la narrazione risulta arricchita di
intuizioni filosofiche e sociologiche, senza mai perdere di vista un
valido intrattenimento, né risparmiandosi attualità ed
aggiornamenti più che validi sulla scienza stessa, sul cinema e
sulle sue modalità artistiche ed espressive.
Anche nei
momenti in cui ci si avvicina al baratro dell'involuzione espositiva
e si prospetta lo spettro delle immagini autocelebrative, nonché
dell'estetismo fine a se stesso, il regista decide di fermarsi un
attimo prima. Così i riferimenti alle emozioni umane, alla
maternità, alla riflessione dell'uomo e della scienza sono eleganti
ed al medesimo tempo sostanziali e “pieni”, godibili all'interno
di un prodotto che coniuga intrattenimento e
divulgazione (senza che quest'ultimo
aspetto venga messo in primo piano oltre che utilizzato per onanismi
autoriali). Ritmo
e tensione narrativa vengono mantenuti per tutto il film, senza uno
sterile filosofeggiare che manderebbe all'aria il tutto, lasciando
soddisfatti solo i maniaci dell'inspiegabile e dell'astratto. Invece
lo spettatore si diverte e si emoziona, si gode quanto viene
raccontato e viene accompagnato verso una “semplice” soluzione
dell'enigma, degli enigmi privati e collettivi, non consolatoria ma
profonda nella sua vitalità, in equilibrio tra scienza e fantasia,
realtà e finzione.
Leggi il racconto da cui è tratto. L'autore Ted Chang è noto negli USA e la raccolta pubblicata in italiano ha qualche gemma. Il valore che hai trovato nel film è ancora più evidente nel racconto.
RispondiEliminaCiao. Grazie per il suggerimento e grazie per l'attenzione che rivolgi a quanto scrivo. Un abbraccio!
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