mercoledì 8 maggio 2019

Arrival (2016)


Qualche ora la casa completamente libera, sono da solo e cosa faccio? Guardo un film! Un film di fantascienza! Guardo “Arrival” di Denis Villeneuve.
Andiamo subito al sodo e scrivo che mi è piaciuto, nonostante sia un film di fantascienza filosofica, poiché dopo il per me detestabile, nonché troppo lungo, Interstellar dell'ancora più detestabile Nolan, il sottogenere mi crea qualche disagio.

Arrival invece è un film equilibrato e ben recitato, dove la sceneggiatura è solida nella sua apparente semplicità, senza concedere sentimentalismi di sorta e soprattutto presenta temi filosofici e speculativi senza ammorbare lo spettatore che si può godere le belle immagini, con una mirabile fotografia, seguendo il dipanarsi di ipotesi e tesi. La differenza con l'altra opera citata è evidente, anche perché Amy Adams è veramente al meglio, o quasi, ben affiancata dal veterano Forest Whitaker e dal bravo Jeremy Renner.


Uno dei punti forti del film di Villeneuve è l'essere riuscito a offrire qualcosa di veramente personale e infondere nuova forza ad un genere che rischia di ripiegare su se stesso film dopo film. Invece la fantascienza proposta in questo caso pur ancorandosi molto al classico, ovvero uno sbarco alieno sulla terra, riesce ad essere declinata con convincente originalità e, partendo dalla dialettica tra linguaggio e scienza, la narrazione risulta arricchita di intuizioni filosofiche e sociologiche, senza mai perdere di vista un valido intrattenimento, né risparmiandosi attualità ed aggiornamenti più che validi sulla scienza stessa, sul cinema e sulle sue modalità artistiche ed espressive.

Anche nei momenti in cui ci si avvicina al baratro dell'involuzione espositiva e si prospetta lo spettro delle immagini autocelebrative, nonché dell'estetismo fine a se stesso, il regista decide di fermarsi un attimo prima. Così i riferimenti alle emozioni umane, alla maternità, alla riflessione dell'uomo e della scienza sono eleganti ed al medesimo tempo sostanziali e “pieni”, godibili all'interno di un prodotto che coniuga intrattenimento e divulgazione (senza che quest'ultimo aspetto venga messo in primo piano oltre che utilizzato per onanismi autoriali). Ritmo e tensione narrativa vengono mantenuti per tutto il film, senza uno sterile filosofeggiare che manderebbe all'aria il tutto, lasciando soddisfatti solo i maniaci dell'inspiegabile e dell'astratto. Invece lo spettatore si diverte e si emoziona, si gode quanto viene raccontato e viene accompagnato verso una “semplice” soluzione dell'enigma, degli enigmi privati e collettivi, non consolatoria ma profonda nella sua vitalità, in equilibrio tra scienza e fantasia, realtà e finzione.

2 commenti:

  1. Leggi il racconto da cui è tratto. L'autore Ted Chang è noto negli USA e la raccolta pubblicata in italiano ha qualche gemma. Il valore che hai trovato nel film è ancora più evidente nel racconto.

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    1. Ciao. Grazie per il suggerimento e grazie per l'attenzione che rivolgi a quanto scrivo. Un abbraccio!

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