Titolo:
Una Traccia nel Buio
Autore:
Arnaldur Indriđason
Traduttore:
Storti Alessandro
Editore:
Guanda – 2015
Con “Una
Traccia nel Buio” Arnaldur Indriðason
inaugura
una nuova serie, la Reykjavík
Wartime Mistery, dove
il protagonista non è il commissario Erlendur che il lettore ha già
conosciuto, bensì nel periodo della Seconda Guerra Mondiale
l'islandese Flovent, l’unico agente rimasto a comporre la squadra
di polizia investigativa dopo lo scoppio della guerra, ed un canadese
originario della Nuova Islanda, agente della polizia militare, il
giovanissimo Thorson. A questi si aggiunge, per un romanzo che si
svolge su due differenti piani temporali, l'ex agente in pensione
Konrad, che di sua iniziativa decide di indagare ed aiutare i
colleghi in un caso di omicidio che inizialmente era stato liquidato
come tragica morte naturale.
Passato
e presente si alternano e si mescolano più volte, con il secondo che
in diverse occasioni fornisce la chiave per interpretare il primo,
dove chi indaga nel presente si accorge di essere richiamato dal
passato e nel passato.
La stessa isola, l'Islanda, che appare tanto, forse troppo lontana,
oggi da quel ieri che ci viene così ben rappresentato, con una una
cultura essenzialmente contadina che all'improvviso si trovò a fare
i conti con una occupazione militare, per quanto pacifica, e a
mettere in dubbio se stessa e chi forzatamente accoglieva in quei
tragici anni. Così l'anziano Konrad e con lui il lettore deve
confrontarsi con ciò che significò l'incontro tra Islandesi e
Britannici prima e Americani poi. Una
problematica non solo militare, ma anche culturale e di costume, al
centro di una questione che venne definita come “la Situazione”,
dove giovani donne venivano attratte dai componenti delle Forze
d'occupazione.
In
questo scenario agiscono Thorson e Flovent, in un'altro differente si
trova ad operare Konrad, facendo comunque i conti con quanto accaduto
ormai 70 anni prima. Fatti a cui anche la famiglia di Konrad
assistette ed in cui fu coinvolta, per un continuo rimando fra i
piani temporali accennati prima.
Il
romanzo presenta ritmi
lenti e meditati,
ma ne sono rimasto comunque affascinato, sia per le caratteristiche
del trio investigativo, sia perché l’autore racconta una parte
interessante della storia dell'Islanda, di un'isola ai confini del
mondo che ha vissuto la guerra in modo diverso dai Paesi europei,
ovvero marginalmente, perché lontana da tutti i fronti di battaglia,
ma comunque rimanendone segnata, soprattutto per i retroscena di un
conflitto, ma anche dalla presenza delle truppe di occupazione.
Indriðason
mette in campo uno stile
elegante, sebbene in qualche passaggio possa apparire un po’ noioso
ad una prima impressione, dal momento che le indagini procedono per
progressi piccolissimi. La lettura comunque procede con una certa
soddisfazione e ne sono rimasto legato e per certi versi rapito ed
emozionato. Un romanzo di genere che rispetta il genere e le doti
dell'autore, che lascia un pizzico di Erlendur qua e là giusto per
non destabilizzare troppo i suoi lettori “storici”, ma che
possiede anche il pregio di raccontare la storia recente
dell’Islanda, contribuendo a stimolarne la conoscenza.
Il
piccolo appartamento è in ordine e il suo anziano proprietario,
sdraiato nel letto, apparentemente dorme sereno. Ma la verità è
un’altra. Qualcuno ha soffocato nel sonno Stefán Þórðarson,
qualcuno che evidentemente la vittima conosceva e a cui ha aperto la
porta della casa dove viveva solo da anni. …
(da
guanda.it)
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