Titolo: Bagliori a San Pietroburgo
Autore: Jan Brokken
Traduttore: Claudia Cozzi e Claudia Di Palermo
Editore: Iperborea - 2017
In questo
prezioso e affascinante libro leggiamo quanto scrive Nabokov nelle
sue memorie: “Con pochissime eccezioni, tutte le energie
creative di orientamento liberale – poeti, narratori, critici,
storici, filosofi e così via – avevano lasciato la Russia di Lenin
e di Stalin. A Berlino e a Parigi i russi formavano una colonia
compatta. (…) Ma andarsene da San Pietroburgo per molti
significava: non essere più a casa da nessuna parte”.
Proprio
ad una città che periodicamente nel corso della sua storia ha
cambiato nome, la meno russa delle città russe, Jan
Brokken dedica questa sua
opera. “Bagliori a San
Pietroburgo” vive di
storia e di presente, di storia dell'autore, che torna lungo la Neva
quaranta anni dopo la prima volta, nel 1975, facendo inevitabili e a
volte dolorosi confronti, e storia di una impressionante serie di
scrittori, artisti, musicisti e compositori che a San Pietroburgo
sono nati, hanno vissuto, hanno amato e lavorato ed in molti casi
hanno abbandonato durante l'era sovietica.
Ci
si potrebbe avvicinare al libro quasi fosse un reportage su un angolo
di Europa, dimenticato e dimenticata, simbolo e crocevia di storia e
cultura, ma vi è molto di più nelle pagine che il lettore non può
fare a meno di godere e assaporare, continuamente stimolato ed
invitato a seguire i passi dell'autore, il suo pellegrinaggio a San
Pietroburgo che, dice, “se non fosse
esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia sul fiume,
come uno stato d’animo che mi corrisponde per sempre.”
Leggendo
viene la voglia di recuperare poesie, romanzi, composizioni musicali,
opere pittoriche o architettoniche, dal momento che nei brevi
capitoli si alternano nomi come Anna Achmatova (un
suo ritratto è sulla copertina),
Nina Berberova, Dostojevskij e Turgenev, ma anche Solzhenitsyn e
Nabokov, Esenin e musicisti quali Rachmaninov e Šostakovič, Rimskij
Korsakov e Stravinskij e la pianista Marija Judina, e molti altri
ovviamente.
I
loro amori, le loro pulsioni, la loro arte, così come vizi, virtù,
paure, debolezze, storie personali che si intrecciano con la Storia
russa/sovietica ed europea. Jan Brokken segue i loro passi, ci
porta nelle loro case, nei luoghi in cui hanno mostrato la loro
grandezza o subito ingiustizie ed arresti, ammira la statua dell’uno
o dell’altra, il ritratto che lascia indovinare il carattere, ci
racconta un qualche dettaglio della loro vita. Cita
versi che vanno dritti al cuore del lettore, che ce li fanno
ricordare, che ci invogliano a scoprire altro su di loro. Jan Brokken
non indulge con le sue storie, non ci lascia mai veramente sazi,
quasi ci invitasse a scoprire altro su di loro e su questa città,
che in questi ultimi venticinque anni molto ha smarrito ma
altrettanto ha conservato, fosse solo ancora per poco.
È
il 1975 quando Jan Brokken rimane folgorato da San Pietroburgo,
l’allora Leningrado, patria splendente e malinconica di poeti e
dissidenti, folli e geni, disperati e amanti, culla della ribellione
agli zar e poi al regime sovietico in nome della libertà dell’arte
e dello spirito. In occasione del centenario della Rivoluzione
d’Ottobre, Brokken ci accompagna nelle sue passeggiate fra presente
e passato attraverso strade, teatri, case e musei sulle tracce dei
personaggi che hanno reso Pietroburgo una capitale mitica della
cultura europea. (da
iperborea.it)
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