giovedì 2 maggio 2019

Bagliori a San Pietroburgo, di Jan Brokken

Titolo: Bagliori a San Pietroburgo
Autore: Jan Brokken
Traduttore: Claudia Cozzi e Claudia Di Palermo
Editore: Iperborea - 2017

 

In questo prezioso e affascinante libro leggiamo quanto scrive Nabokov nelle sue memorie: “Con pochissime eccezioni, tutte le energie creative di orientamento liberale – poeti, narratori, critici, storici, filosofi e così via – avevano lasciato la Russia di Lenin e di Stalin. A Berlino e a Parigi i russi formavano una colonia compatta. (…) Ma andarsene da San Pietroburgo per molti significava: non essere più a casa da nessuna parte”.
Proprio ad una città che periodicamente nel corso della sua storia ha cambiato nome, la meno russa delle città russe, Jan Brokken dedica questa sua opera. “Bagliori a San Pietroburgo” vive di storia e di presente, di storia dell'autore, che torna lungo la Neva quaranta anni dopo la prima volta, nel 1975, facendo inevitabili e a volte dolorosi confronti, e storia di una impressionante serie di scrittori, artisti, musicisti e compositori che a San Pietroburgo sono nati, hanno vissuto, hanno amato e lavorato ed in molti casi hanno abbandonato durante l'era sovietica.


Ci si potrebbe avvicinare al libro quasi fosse un reportage su un angolo di Europa, dimenticato e dimenticata, simbolo e crocevia di storia e cultura, ma vi è molto di più nelle pagine che il lettore non può fare a meno di godere e assaporare, continuamente stimolato ed invitato a seguire i passi dell'autore, il suo pellegrinaggio a San Pietroburgo che, dice, “se non fosse esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia sul fiume, come uno stato d’animo che mi corrisponde per sempre.”

Leggendo viene la voglia di recuperare poesie, romanzi, composizioni musicali, opere pittoriche o architettoniche, dal momento che nei brevi capitoli si alternano nomi come Anna Achmatova (un suo ritratto è sulla copertina), Nina Berberova, Dostojevskij e Turgenev, ma anche Solzhenitsyn e Nabokov, Esenin e musicisti quali Rachmaninov e Šostakovič, Rimskij Korsakov e Stravinskij e la pianista Marija Judina, e molti altri ovviamente.
I loro amori, le loro pulsioni, la loro arte, così come vizi, virtù, paure, debolezze, storie personali che si intrecciano con la Storia russa/sovietica ed europea. Jan Brokken segue i loro passi, ci porta nelle loro case, nei luoghi in cui hanno mostrato la loro grandezza o subito ingiustizie ed arresti, ammira la statua dell’uno o dell’altra, il ritratto che lascia indovinare il carattere, ci racconta un qualche dettaglio della loro vita. Cita versi che vanno dritti al cuore del lettore, che ce li fanno ricordare, che ci invogliano a scoprire altro su di loro. Jan Brokken non indulge con le sue storie, non ci lascia mai veramente sazi, quasi ci invitasse a scoprire altro su di loro e su questa città, che in questi ultimi venticinque anni molto ha smarrito ma altrettanto ha conservato, fosse solo ancora per poco.

È il 1975 quando Jan Brokken rimane folgorato da San Pietroburgo, l’allora Leningrado, patria splendente e malinconica di poeti e dissidenti, folli e geni, disperati e amanti, culla della ribellione agli zar e poi al regime sovietico in nome della libertà dell’arte e dello spirito. In occasione del centenario della Rivoluzione d’Ottobre, Brokken ci accompagna nelle sue passeggiate fra presente e passato attraverso strade, teatri, case e musei sulle tracce dei personaggi che hanno reso Pietroburgo una capitale mitica della cultura europea. (da iperborea.it)


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