Qualche
giorno fa ho ascoltato le parole di delusione di chi la sera prima
aveva visto “Non è un paese per vecchi” di Joel ed
Ethan Cohen. Parole tra l'altro espresse con compostezza ed un
pizzico di rammarico da parte di chi, argomentando, sosteneva di
essere rimasto un po' deluso dal film.
Tanto per
essere chiari, chi scrive ritiene che i Cohen, alla regia meglio in
coppia che ognuno per conto proprio (con l'altro comunque
coinvolto), stiano facendo la storia del Cinema. Quindi “Non
è un paese per vecchi” contribuisce ampiamente alla costruzione ed
affermazione del loro valore e si aggiunge ai titoli che ritengo
doveroso ricordare e rivedere
nei prossimi decenni.
Elementi per
esprimere una contenuta dose di delusione forse ci sono, specialmente
negli ultimi venti minuti di film, dove la tensione, magistralmente
creata e mantenuta fino a quel punto tende a scemare, per lasciare
spazio essenzialmente alla disillusione e rimpianto del vecchio
sceriffo prossimo alla pensione, ma già congedatosi dall'ottimismo e
dalla vitale forza che fa andare avanti ogni essere umano sul
pianeta.
Gli elementi
più che positivi, anzi ottimi, hanno però la meglio e fanno di
questo film una occasione imperdibile per godere del cinema dei due
fratelli Cohen. Partiamo dalla magistrale ed efficace direzione degli
attori, tra gli altri i bravissimi e imprescindibili Tommy
Lee Jones, Josh Brolin
(non ancora Marvel) e
Javier Bardem, il cui
sicario dai toni fatalisti e dall'imperscrutabile tono di voce
difficilmente può essere dimenticato. I due
registi si rivelano ancora una volta maestri nel creare e gestire un
mirabile e godibile meccanismo narrativo, in cui dosano pathos,
frenesia, tensione, riflessione, dialoghi, violenza e senso di
finitudine a livelli d'eccellenza.
Ma quello
che fa veramente la differenza è che tutto questo sembri non
interessare troppo ai Cohen, che nella loro maestria e sicurezza di
gestione dell'apparato tecnico e del mezzo espressivo nella sua
totalità, ci offrono qualcosa che sembra una summa, o meglio
l'assunto fondatore del loro Cinema. Ovvero, consapevoli come sia
necessario curare dettagli ed elementi dell'opera, utilizzano sangue,
inseguimenti, epifanie tanto fallaci quanto definitive, dialoghi che
mescolano humor nero e fatale disillusione per offrire un serissimo
gioco basato su una potenza teorica che si
esprime in inquadrature, luci, impostazioni narrative e di ripresa
che fanno sì che la loro opera, i loro film siano riconoscibili e
degni di essere visti e goduti.
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