martedì 13 agosto 2019

Non è un paese per vecchi e i Cohen



Qualche giorno fa ho ascoltato le parole di delusione di chi la sera prima aveva visto “Non è un paese per vecchi” di Joel ed Ethan Cohen. Parole tra l'altro espresse con compostezza ed un pizzico di rammarico da parte di chi, argomentando, sosteneva di essere rimasto un po' deluso dal film.
Tanto per essere chiari, chi scrive ritiene che i Cohen, alla regia meglio in coppia che ognuno per conto proprio (con l'altro comunque coinvolto), stiano facendo la storia del Cinema. Quindi “Non è un paese per vecchi” contribuisce ampiamente alla costruzione ed affermazione del loro valore e si aggiunge ai titoli che ritengo doveroso ricordare e rivedere nei prossimi decenni.

Elementi per esprimere una contenuta dose di delusione forse ci sono, specialmente negli ultimi venti minuti di film, dove la tensione, magistralmente creata e mantenuta fino a quel punto tende a scemare, per lasciare spazio essenzialmente alla disillusione e rimpianto del vecchio sceriffo prossimo alla pensione, ma già congedatosi dall'ottimismo e dalla vitale forza che fa andare avanti ogni essere umano sul pianeta.

Gli elementi più che positivi, anzi ottimi, hanno però la meglio e fanno di questo film una occasione imperdibile per godere del cinema dei due fratelli Cohen. Partiamo dalla magistrale ed efficace direzione degli attori, tra gli altri i bravissimi e imprescindibili Tommy Lee Jones, Josh Brolin (non ancora Marvel) e Javier Bardem, il cui sicario dai toni fatalisti e dall'imperscrutabile tono di voce difficilmente può essere dimenticato. I due registi si rivelano ancora una volta maestri nel creare e gestire un mirabile e godibile meccanismo narrativo, in cui dosano pathos, frenesia, tensione, riflessione, dialoghi, violenza e senso di finitudine a livelli d'eccellenza. 


Ma quello che fa veramente la differenza è che tutto questo sembri non interessare troppo ai Cohen, che nella loro maestria e sicurezza di gestione dell'apparato tecnico e del mezzo espressivo nella sua totalità, ci offrono qualcosa che sembra una summa, o meglio l'assunto fondatore del loro Cinema. Ovvero, consapevoli come sia necessario curare dettagli ed elementi dell'opera, utilizzano sangue, inseguimenti, epifanie tanto fallaci quanto definitive, dialoghi che mescolano humor nero e fatale disillusione per offrire un serissimo gioco basato su una potenza teorica che si esprime in inquadrature, luci, impostazioni narrative e di ripresa che fanno sì che la loro opera, i loro film siano riconoscibili e degni di essere visti e goduti. 
 

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