Risulta
molto difficile rendere il gioco del calcio al cinema, sport che può risultare suggestivo e di grande seguito ma molto tecnico e, soprattutto, di
squadra. Pressoché impossibile quindi da replicare con un gruppo di
attori, che magari sanno recitare (si spera) ma non è detto
siano tutti capaci di giocare a calcio a livelli più che buoni,
tanto da riuscire a rendere al meglio e superare quella sottile (?)
barriera fra finzione e realtà.
Discorso
differente per il cinema che si interessi all'atletica, il ciclismo o
altri sport dove magari, oltre a potersi concentrare sulle gesta di
un singolo, ci si può affidare con maggior agio ad alcuni
stratagemmi di ripresa e di montaggio. Così “Momenti di Gloria”,
“Rocky” ed una manciata di ulteriori esempi risultano ottimi film
sullo sport e con lo sport.
Le
difficoltà legate alle specifiche del gioco del calcio hanno fatto
sì che ci si potesse esprimere al meglio ed allo stesso tempo
rendere giustizia alla bellezza di questo sport nella trasposizione
animata degli anime (“Arrivano i Superboys”,
“Holly e Benji” su tutti) dove
molti limiti potevano essere naturalmente ovviati.
Rimane
però una meravigliosa eccezione, un film dove la messa in scena del
calcio raggiunge ottimi livelli e rende memorabile il prodotto
finale.
“Fuga
per la vittoria”,
che facendo a meno della computer grafica perché datato 1981, ha in
fondo più di una caratteristica in comune con i cartoni animati
citati. Ovvero, attraverso l'uso del ralenti (in
mancanza di replay o VAR)
ed un minimo di sospensione dell'incredulità,
al momento giusto si dichiara il tradimento del realismo e si
estremizzano i gesti tecnico-atletici. Quasi come se, in fin dei
conti, la cavalcata di Pelè
che scarta tutti con la mano sul petto vada a collocarsi nella
memoria accanto alle corse “irresistibili” di Julian Ross (il
cardiopatico di Holly e Benji), oppure il
tacco di Ardiles
faccia il paio con le evoluzioni dei gemelli Derrick.
A ciò si
aggiunge la scelta di affidarsi ad un insieme di “veri
campioni”, per ovviare al problema dei
giocatori/attori e delle difficoltà tecniche, proprie del gioco così
come del recitare giocando veramente a calcio. Perciò accanto a
Michael Caine e Sylvester Stallone (che
calciatori non lo sono neanche lontanamente e si vede!) ed
al mai abbastanza lodato Max von Sydow
si
presentano allo spettatore, oltre ai già citati campioni
sudamericani, Bobby Moore, Paul Van Himst, Russell Osman, Kazimierz
Deyna e altri ancora.
Trattando di
messa in scena urge rilevare come il regista John
Huston riesca ad evitare la mera retorica e
tutta una serie di cliché figurativi e narrativi, giungendo, quando
occorre, nei momenti culminanti del film a mettere la cinepresa, e
così il Cinema, al servizio del gioco e dei gesti atletici. Si
allarga l’inquadratura, il tempo si dilata e così il ralenti
omaggia e trasfigura l'agonismo e la tecnica, con i giocatori che
sembrano danzare, a ripetere una splendida ed emozionante coreografia
che fa sì che ogni gesto nella sua componente tecnico-atletica si
compia, accompagnato da una musica che rimane e permane, ad eternare
le immagini.
Ti dirò che anche il film Pelé mi è piaciuto, anche se è un po' didascalico in alcuni momenti. Poi i film sul rugby? Non so se sai che i giocatori di rugby hanno un posto speciale nell'immaginario femminile. Immaginario sportivo, of course.
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