Quest’anno ricorre il trentennale dell’incidente
avvenuto a Chernobyl, nell’allora Unione Sovietica.
Anche l’albo numero 194 di Dampyr, “La Città
Abbandonata”, propone un ricordo del tragico evento.
Lo fa con la sceneggiatura di Luigi Mignacco e la
buona prova ai disegni di Andrea del Campo per quanto riguarda la
rappresentazione di orrore e mostri, efficaci anche più della componente
realistica.
La trama ripropone la saga, il filone dei “Grandi
Antichi”, oscure entità che già più volte hanno incontrato il cammino di
Harlan, Tesla e Kurjak, ma quello che maggiormente colpisce e centra
l’obiettivo di coinvolgere il lettore è la componente realistica della vicenda,
fra passato (anni 80) e presente.
Il malcapitato Fyodor, che da bambino viveva a Pripjat
distante appena 3 chilometri dalla centrale nucleare e città dove gran parte
dei tecnici che vi lavoravano e delle loro famiglie risiedevano, ora fa la
guida clandestina per gruppi di “turisti dell’orrore”, tema quanto mai attuale.
Lui stesso, subendo un’orribile mutazione, si rende protagonista di un viaggio
nella memoria, dove i ricordi si mescolano con la tragicità della sua
condizione.
È questa la parte migliore dell’albo, all’interno del quale il
ruolo del Dampyr risulta fin troppo “di maniera”, senza un vero motivo ed
intreccio, al di fuori della necessità di dare continuità alla già citata
tematica (si veda anche il recente albo n.188 “Il Marchio Giallo di
Carcosa”).
A trent’anni di distanza dal disastro nucleare di Chernobyl, una
comitiva di turisti si addentra clandestinamente a Pripyat, la città spopolata
dove vivevano gli operai della centrale… Una sinistra presenza risveglia un
orrore latente, che mette radici nel corpo di Fyodor, la guida del gruppo.
Ricoverato in un ospedale segreto, Fyodor sente il richiamo dei Grandi Antichi.
Arriveranno in tempo Harlan, Tesla e Kurjak per fermare la mostruosa minaccia
che incombe sulla Terra? (da sergiobonelli.it)
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