Titolo: Arrivederci Amore, Ciao
Autore: Massimo Carlotto
Editore: E/O 2002
Un romanzo di formazione in nero, feroce, a tratti
grottesco per quanto risulti reale e tremendamente plausibile nella società
italiana ed europea attuale. Tutto raccontato in prima persona dal
protagonista, quel Giorgio Pellegrini (portato anche sugli schermi
cinematografici) che Massimo Carlotto fa viaggiare fra Centro
America, Francia ed Italia, per raccontare al lettore come nel cuore nero del Nord
Est, tanto caro allo scrittore dal punto di vista narrativo quanto marcio,
un cinico e spregiudicato ex terrorista possa ambire a scalare le vette della
criminalità e della buona facoltosa neo borghesia.
Quasi come se il noir fosse un mezzo per
mostrare senza filtri e porre in chiara evidenza le storture, il male, la
bruciante e spietata cattiveria di un capitalismo di provincia e di un
carattere, che è principalmente un delinquente assassino, subito e chiaramente
riconoscibile, tanto che anche il mondo della politica ne riconosce le
potenzialità ed il valore, come strumento di azione e di arricchimento.
Non c’è spazio per ironia o sentimenti, solo crudeltà
e determinazione criminale al fine di raggiungere lo scopo prefisso. La canzone
del titolo non comprende una parentesi romantica od un vago tentativo di
redenzione, bensì sottolinea il dramma diffuso ed un tragico epilogo. Il distacco e la freddezza del protagonista
sono resi con una scrittura agile, immediata, che ne determina le
malefatte come la diretta conseguenza dell’espressione della propria personale
natura.
Ma se Giorgio Pellegrini assurge a vero “cattivo”
per eccellenza, la parte peggiore, probabilmente, la recita il contesto
sociale, economico ed umano che gli gira intorno, per servirlo, servirsene ed
esserne usato e sfidato. Un contorno di faccendieri, malavitosi italiani e
stranieri, poliziotti cinici, politici corrotti e spregiudicati, avvocati al
soldo dei peggiori elementi, prostituzione a tutti i livelli e denaro mai
onestamente guadagnato. Tutti, senza eccezione, che desiderano salvaguardare
un’immagine, una facciata di falso moralismo, perbenismo e accettabilità
sociale.
Il Nord Est di Carlotto, narrato a più riprese, ma
forse mai così efficacemente e con tanto coinvolgimento del lettore come in
questo indispensabile noir italiano.
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