Il
Mare
“Mosca
- Suchumi”
attraverso
i monti di volata.
Già
si parlava
di
mare.
Già
nello scompartimento accanto i tirocinanti
Mettevano
da parte
e
scacchi
e
carte.
Si
accalcava nei corridoi chi andava a ritemprarsi,
guardava
fuori:
“Presto
si vedrà il mare! ”.
Alcuni,
afferrati
i compagni per le spalle,
i
propri incontri col mare
raccontavano.
Riguardo
a me,
in
appartamenti e musei
esso
in cornice pendeva, sotto vetro.
Nei
quadri solo io lo avevo visto
e
dai libri soltanto lo conoscevo.
E
di nuovo i compagni toccavo con la mano,
e
nelle mie domande
ero
insistente.
“Dite,
sarà presto?…
E
ditemi, com’è? ”.
“Pazienta
ancora,
tra
poco lo vedrai da te…”.
Ecco,
uno strappo
e
il treno è nell’immenso,
e
di colpo non c’è più niente al mondo:
scomparso
tutto intorno –
e
solo il mare;
tutto
acquietato,
e
solo il suo rumore…
Improvviso
un ricordo:
con
me fu pure osì.
Ecco,
lo stesso sentimento,
ma
più forte,
quando
già chiamava amore
e
di febbre ardeva,
ma
solo dai libri io lo conoscevo.
Rimproverando
amore per la trascuratezza,
assediavo
gli amici di domande:
“Dite,
sarà presto?…
Ma
ditemi, com’è?”.
“Pazienta
ancora
e
proverai da te…”.
E
così come adesso
in
questi istanti
resi
azzurri dal mare,
scomparso
tutto –
e
solo lei al mondo;
tutto
acquietato –
solo
le sue parole…
(Evgenij
Evtušenko
- trad. Evelina Pascucci)
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