Fra
gli elementi che accomunano gli ultimi due albi della collana “Le
Storie”, presento quelli che reputo maggiormente significativi
e degni di nota.
Il
primo riguarda l'omaggio fatto, attraverso le copertine, a due degli
eroi Bonelli per eccellenza richiamando famose cover delle serie a
loro dedicate : Tex per quanto riguarda la storia western “Angela”,
numero 66 de “Le Storie” che si rifà agli albi a strisce del
grande ranger, allora ritratto in una posa iconica; Dylan Dog,
omaggiato con un esplicito riferimento al numero 5 della serie grazie
a quanto disegnato sulla pagina frontale di “Giochi di Potere”,
albo 67.
Una donna
sola nel vecchio West… Una donna giovane e attraente circondata da
uomini rozzi e brutali, in un mondo governato dalla Legge della Colt.
Non è una vita facile e Angela lo sa bene. Per questo ha imparato a
muoversi in fretta, a blandire e sedurre, ma anche a colpire duro se
ce n’è bisogno… Tutte qualità che le saranno utili quando –
in seguito alla morte del marito – si troverà a vestire i panni
dello sceriffo! (da
sergiobonelli.it)
Nella
Venezia del Cinquecento, Cosimo Tempesta è un uomo prezioso: una
spia che sa destreggiarsi tra pugnali e veleni, trame politiche e
segreti inconfessabili... Ma anche la sua sperimentata astuzia è
messa duramente alla prova quando scompare la bellissima Anna
Morosini, figlia di un alto dignitario della Repubblica. Chi ha
rapito la giovane? E perché? Domande a cui Cosimo scoprirà sarebbe
meglio non rispondere... (da
sergiobonelli.it)
Il
secondo elemento che mi piace evidenziare riguarda la firma di Paolo
Morales per soggetto e sceneggiatura in entrambi gli albi. Il
fumettista, sceneggiatore e storyboard-artist romano è stato a lungo
prezioso collaboratore della casa editrice Bonelli, in particolare
lavorando su Martin Mystere, fino alla sua morte avvenuta circa 5
anni fa. Nella collana “Le Storie” aveva già curato soggetto e
sceneggiatura di “Ritorno a Berlino”, numero 6, albo a me
molto caro e che mi avrebbe fatto piacere potesse essere più lungo.
A questo proposito mi ritorna spesso il dubbio che in diversi albi
della collana i soggetti fossero inizialmente pensati per produzioni
più lunghe, come i “Romanzi a Fumetti” (cito Mohican, sempre
firmato Morales) o le miniserie che qualche anno fa fecero la
loro comparsa nelle edicole.
Paolo
Morales riusciva a inventare storie efficaci, coinvolgenti,
sufficientemente complesse ma comunque godibili, che avrebbero potuto
essere ambientate in qualunque luogo od epoca, tanto genuinamente
“universali” risultavano essere. Ma da grande artista e con
intuito finiva per collocarle dove avrebbero donato e ricevuto valore
ulteriore, per completezza di amalgama fra scenari, contesti, momenti
storici e definizione dei personaggi, fossero quelli principali o
comprimari.
Lo
stesso accade in “Angela”, dove gli elementi western trovano una
loro ragion d'essere in una storia che sa tanto di romanzo
d'appendice, con avventura e sentimento che raggiungono sia i
gusti di un lettore di Tex che quelli di amanti di serie più legate
al quotidiano o all'approfondimento dei caratteri. Analogo principio
è presente in “Giochi di Potere”, i cui sotterfugi, vendette,
doppiogiochisti, violenze pubbliche e private vengono inseriti al
tempo della Serenissima Repubblica di Venezia, in guerra con l'Impero
Ottomano e la lega di Cambrai all'inizio del '500, ma che avrebbero
potuto essere trasposti negli anni della Guerra Fredda, durante il
secondo conflitto mondiale o, perché no, anche inseriti nelle
vicende di questi ultimi mesi, con spie di varie parti che agiscono
più o meno nell'ombra e l'incombere di conflitti e violente
rivalità.
La
cura è notevole, anche i disegni rendono bene e mi sono
piaciuti, ma rimane il limite, se così si può dire, dello spazio
dedicato alle sceneggiature, che probabilmente avrebbero potuto
offrire ancora di meglio e di più con un numero maggiore di tavole a
disposizione. Le vicende infatti subiscono entrambe un'incauta e un
po' mortificante accelerazione, che le porta a trascurare qualche
dettaglio e passaggio narrativo per giungere alla conclusione
rispettando il numero massimo di tavole consentito. Questo inficia
il comunque gradevole e notevole risultato finale.
Prova di quanto scrivo, a mio parere è presente nel numero
67, dove ad uno dei personaggi chiave della storia viene tagliata la
barba, che repentinamente compare nella tavola successiva, senza che
nulla faccia pensare sia trascorso un tempo sufficiente per una
crescita così evidente da sembrare che non ci sia stata alcuna
rasatura. Magari è stata una semplice svista, ma mi piace pensare
che tra la tavola in cui la barba viene tagliata e quella in cui
ritorna sul volto dell'interessante personaggio, ci fossero altre
avventure e vicende accadute, ma che sono state sacrificate alla
ragione dei numeri editoriali.
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