sabato 21 aprile 2018

Le Storie #66 - #67


Fra gli elementi che accomunano gli ultimi due albi della collana “Le Storie”, presento quelli che reputo maggiormente significativi e degni di nota.
Il primo riguarda l'omaggio fatto, attraverso le copertine, a due degli eroi Bonelli per eccellenza richiamando famose cover delle serie a loro dedicate : Tex per quanto riguarda la storia western “Angela”, numero 66 de “Le Storie” che si rifà agli albi a strisce del grande ranger, allora ritratto in una posa iconica; Dylan Dog, omaggiato con un esplicito riferimento al numero 5 della serie grazie a quanto disegnato sulla pagina frontale di “Giochi di Potere”, albo 67.


















Una donna sola nel vecchio West… Una donna giovane e attraente circondata da uomini rozzi e brutali, in un mondo governato dalla Legge della Colt. Non è una vita facile e Angela lo sa bene. Per questo ha imparato a muoversi in fretta, a blandire e sedurre, ma anche a colpire duro se ce n’è bisogno… Tutte qualità che le saranno utili quando – in seguito alla morte del marito – si troverà a vestire i panni dello sceriffo! (da sergiobonelli.it)

















Nella Venezia del Cinquecento, Cosimo Tempesta è un uomo prezioso: una spia che sa destreggiarsi tra pugnali e veleni, trame politiche e segreti inconfessabili... Ma anche la sua sperimentata astuzia è messa duramente alla prova quando scompare la bellissima Anna Morosini, figlia di un alto dignitario della Repubblica. Chi ha rapito la giovane? E perché? Domande a cui Cosimo scoprirà sarebbe meglio non rispondere... (da sergiobonelli.it)



Il secondo elemento che mi piace evidenziare riguarda la firma di Paolo Morales per soggetto e sceneggiatura in entrambi gli albi. Il fumettista, sceneggiatore e storyboard-artist romano è stato a lungo prezioso collaboratore della casa editrice Bonelli, in particolare lavorando su Martin Mystere, fino alla sua morte avvenuta circa 5 anni fa. Nella collana “Le Storie” aveva già curato soggetto e sceneggiatura di “Ritorno a Berlino”, numero 6, albo a me molto caro e che mi avrebbe fatto piacere potesse essere più lungo. A questo proposito mi ritorna spesso il dubbio che in diversi albi della collana i soggetti fossero inizialmente pensati per produzioni più lunghe, come i “Romanzi a Fumetti” (cito Mohican, sempre firmato Morales) o le miniserie che qualche anno fa fecero la loro comparsa nelle edicole.


Paolo Morales riusciva a inventare storie efficaci, coinvolgenti, sufficientemente complesse ma comunque godibili, che avrebbero potuto essere ambientate in qualunque luogo od epoca, tanto genuinamente “universali” risultavano essere. Ma da grande artista e con intuito finiva per collocarle dove avrebbero donato e ricevuto valore ulteriore, per completezza di amalgama fra scenari, contesti, momenti storici e definizione dei personaggi, fossero quelli principali o comprimari.

Lo stesso accade in “Angela”, dove gli elementi western trovano una loro ragion d'essere in una storia che sa tanto di romanzo d'appendice, con avventura e sentimento che raggiungono sia i gusti di un lettore di Tex che quelli di amanti di serie più legate al quotidiano o all'approfondimento dei caratteri. Analogo principio è presente in “Giochi di Potere”, i cui sotterfugi, vendette, doppiogiochisti, violenze pubbliche e private vengono inseriti al tempo della Serenissima Repubblica di Venezia, in guerra con l'Impero Ottomano e la lega di Cambrai all'inizio del '500, ma che avrebbero potuto essere trasposti negli anni della Guerra Fredda, durante il secondo conflitto mondiale o, perché no, anche inseriti nelle vicende di questi ultimi mesi, con spie di varie parti che agiscono più o meno nell'ombra e l'incombere di conflitti e violente rivalità.

La cura è notevole, anche i disegni rendono bene e mi sono piaciuti, ma rimane il limite, se così si può dire, dello spazio dedicato alle sceneggiature, che probabilmente avrebbero potuto offrire ancora di meglio e di più con un numero maggiore di tavole a disposizione. Le vicende infatti subiscono entrambe un'incauta e un po' mortificante accelerazione, che le porta a trascurare qualche dettaglio e passaggio narrativo per giungere alla conclusione rispettando il numero massimo di tavole consentito. Questo inficia il comunque gradevole e notevole risultato finale. Prova di quanto scrivo, a mio parere è presente nel numero 67, dove ad uno dei personaggi chiave della storia viene tagliata la barba, che repentinamente compare nella tavola successiva, senza che nulla faccia pensare sia trascorso un tempo sufficiente per una crescita così evidente da sembrare che non ci sia stata alcuna rasatura. Magari è stata una semplice svista, ma mi piace pensare che tra la tavola in cui la barba viene tagliata e quella in cui ritorna sul volto dell'interessante personaggio, ci fossero altre avventure e vicende accadute, ma che sono state sacrificate alla ragione dei numeri editoriali.



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