Titolo: Tempo da Elfi
Autore: Francesco Guccini/Loriano
Macchiavelli
Editore: Giunti - 2017
Circa un anno fa, sul finire dell’estate, sono stato a
pranzo in un piccolo centro dell’Appennino tosco-romagnolo. Il padrone
di casa, un anziano signore discretamente loquace nonostante la esigua quantità
di vino rosso bevuto, tra i vari aneddoti, raccontò a me ed agli altri
commensali radunati attorno alla tavola, che poco più su rispetto a casa sua,
fra i boschi, viveva una famiglia da qualche mese trasferitasi in un vecchio
casolare abbandonato. Una giovane donna, un uomo sui trent’anni con due piccoli
bambini si erano stabiliti in un luogo che, a suo dire, era quanto di più
inospitale fosse rimasto nel territorio comunale, sebbene un tempo ci vivessero
diverse famiglie che si dedicavano all’agricoltura ed all’allevamento.
L’anziano signore li considerava una presenza insolita, sapendo di loro ben
poco, a parte che raramente si vedevano in paese e che i bambini non
frequentavano la locale scuola, dato che la madre sembrava occuparsi di persona
della loro istruzione.
Questo racconto rimase latente nella mia mente, finché non
mi capitò di leggere la sinossi di “Tempo da Elfi”, romanzo di Loriano
Machiavelli e Francesco Guccini.
“Le stagioni si avvicendano sempre uguali a
Casedisopra, fra la tabaccheria della Nerina e le due caserme – dei Carabinieri
e della Forestale – che invano vigilano sulla trattoria-bar di Benito, dove
anche quando la stagione della caccia è chiusa il maiale servito in tavola ha
un curioso retrogusto di cinghiale… Eppure ultimamente qualcosa sta cambiando.
In paese compaiono ragazzi e ragazze dagli abiti colorati, calzano sandali di
cuoio intrecciati a mano e vendono i prodotti del bosco e della pastorizia:
sono gli Elfi, che vivono in piccole comunità isolate sulla montagna,
senza elettricità, praticando il baratto e ospitando chiunque bussi alla loro
porta senza porre domande.”Così si legge sul risvolto della copertina,
pertanto credo non vi meraviglierete se affermo che la mia curiosità ne fu
stimolata tanto che decisi l’acquisto del libro.
Non so se la famiglia di cui mi veniva raccontato fosse
effettivamente composta da Elfi, ovvero da uomini e donne che avessero deciso
di allontanarsi dalle città e dalle sue comodità per vivere una dimensione di
contatto con la Natura, gli animali e sé stessi, con oggettive scomodità
connesse, ma il collegamento e la suggestione era forte.
Pertanto durante la lettura, mai piatta nonostante
l’asciuttezza, scorrevole e deliziosamente impreziosita da termini ed
espressioni dialettali, si fa la conoscenza dei vari personaggi, descritti
con poche ma precise e cesellate righe, che fanno sì che il lettore ne entri
subito in confidenza, quasi come se li avesse già conosciuti in precedenza. A
dirla tutta mi sono risultati più simpatici gli abitanti del paese appenninico
tosco-emiliano, poiché gli Elfi, al di là del lavoro di conservazione e
ripristino di vecchi borghi dimessi, mi sono apparsi sinceramente fuori tempo
massimo, poco efficaci nel tentativo di salvare e preservare una porzione della
nostra Italia.
Un romanzo sull’Appennino, su una civiltà, una
condizione di vita e di vivere, che attraversa una sua triste, forse
inevitabile, fase terminale, ma che sembra ancora in grado di donare qualcosa,
fosse anche solo attraverso una storia che per quanto inventata, inserita in un
contesto immaginario, si cala nella realtà. Una realtà che si tinge di giallo,
perché come in ogni buon giallo si comincia con un morto ammazzato, un omicidio
che ha tanto di mistero e di misterioso, dove il protagonista, insolito
quanto efficace e vicino al lettore, non è un poliziotto, un carabiniere od un
detective, tanto comuni nella letteratura di genere, ma una guardia forestale,
l’ispettore Marco Gherardini, detto Poiana, ai suoi ultimi mesi
di servizio nel Corpo che ha scelto, prima di diventare, suo malgrado,
carabiniere come prevede una recente riforma.
I dettagli del racconto, che in più pagine ha il sapore di
una fiaba nera, arricchiscono l’indagine, compiuta mescolando saperi
antichi, rispetto, conoscenza della natura e metodi moderni, con un pizzico di
rosa che fa ancor più immedesimare il lettore in un contesto insolito per un
romanzo giallo, ma che ho scoperto essere protagonista di altri romanzi della
coppia Macchiavelli/Guccini.
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