martedì 5 giugno 2018

Il "nostro" vicino Totoro, tra magico e reale

A. è un uomo che si avvicina ai 40 anni, fin da bambino tifa per una squadra di calcio del nord Italia. Questa squadra in pratica ha dovuto attendere che mezza serie A venisse retrocessa d'ufficio o penalizzata per poter rivincere il campionato, cosa che poi da ormai 10 anni anni non gli riesce più. Si capisce pertanto che A. riceva poche soddisfazioni dal calcio, ma ama i cartoni animati.
Fatalità vuole che, però, anche in fatto di preferenze in merito ad opere d'animazione, A. abbia gusti a dir poco opinabili, a mio vedere fortemente discutibili.
In breve, ad A. non piacciono le opere di Hayao Miyazaki.
Possibile? Sì, addirittura non gli piace “Il mio vicino Totoro”.

Adri, non lo capisco, non so cosa voglia dire. E poi la storia di quelle due bambine, non so, non mi piace!”.
Queste, più o meno, le sue parole.



Pazienza, in fondo ci può stare di avere gusti e preferenze diverse e personali. Però insisto e affermo che anche chi si dichiara non estimatore di Miyazaki, dovrebbe cercare di forzarsi un po' e magari riprovare a vedere le sue opere. Partendo magari da “Il mio vicino Totoro”, che quest'anno compie trent'anni!

Personalmente in compagnia dei miei bambini mi sono goduto svariate volte questa meravigliosa favola, ambientata nella campagna giapponese del secondo dopoguerra, con protagoniste due simpatiche sorelline che fanno la conoscenza di un enorme e sonnacchioso essere peloso che loro nominano Totoro. Cosa fa di quest'opera d'animazione un imprescindibile capolavoro? Lasciando da parte le solite parole e frasi usate per descrivere i lavori del maestro giapponese fondatore dello Studio Ghibli, possiamo affermare che questo film “arriva” con sorprendente facilità sia al pubblico bambino, che a quello fanciullo come a quello adulto. Tocca il cuore di molti e affascina per le sue semplici e fondamentali dinamiche di amicizia, affetto, paura, mistero e per la variante di sentimenti che vengono rappresentati con un ristretto e ben chiaro circolo di personaggi.



Se gli adulti giungono dopo poche sequenze a interpretare le dinamiche e la complessità di alcune situazioni, i bambini che si apprestano a vedere le sorelline Satsuki e Mei alle prese con Totoro, la campagna, i giochi e la scuola, a commuoversi per le figure della madre e della nonnina loro vicina di casa, entrano subito nello spirito del film, identificandosi con i personaggi e con le atmosfere della pellicola. 

 

Siamo inoltre di fronte ad una non secondaria raffinatezza visiva e uditiva, rappresentata dai meravigliosi fondali, dalle musiche che accompagnano le immagini, per un’opera perfetta per narrazione e rappresentazione, sobria ed elegante con una grazia ed un equilibrio affascinante, a cui si aggiunge una potente carica emotiva, quasi poesia in movimento.
Ogni spettatore può avere le sue sequenze od immagini preferite, ed il fatto che ne vengano elencate tante e anche fra di loro diverse, a mio parere è segno che l'ora e mezzo scarsa del film è al limite della perfezione, narrativa, visiva, rappresentativa ed evocativa.

Il mio vicino Totoro è in fondo un capolavoro perché al di là della tecnica e dell'equilibrio fra reale e fantastico, fra giapponese ed occidentale, è un film universale, poiché riesce a parlare direttamente ad ogni spettatore, senza filtri o sovrastrutture. Miyazaki con quest'opera ha realizzato una narrazione per immagini e musica, per dialoghi e parole, semplice, lineare, con uno sviluppo narrativo, comprensibile ai grandi e ai piccoli ed emotivamente coinvolgente. Infatti, poco importa se i nomi dei protagonisti e dei luoghi siano strani (ma non impossibili da ricordare e pronunciare, come mi hanno dimostrato i miei bambini), dal momento che quanto messo in scena trascende tempo e spazio, culture e luoghi geografici, per giungere agli occhi ed al cuore di chi si lascia catturare da ciò che abita fra il magico ed il reale, fra la veglia ed il sonno, fra il fanciullesco e l'adulto, con una grazia ed una leggerezza che commuovono.


4 commenti:

  1. *riesce.
    Bellissimo post su una bellissima opera.

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    1. Ciao. Grazie! Mi fa felice ti sia piaciuto! Un abbraccio.

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  2. A me non piace il calcio. E neanche Totoro. Non riesco a seguire un film di cui non colgo il senso persino impegnandomi. Lo reputo vuoto, che non comunica. Ma noto che tu hai avuto attenzioni diverse rispetto alle mie, essendo anche evidentemente più informato di me rispetto alla cinematografia in generale. Il ché, ammetto, non mi fa che venire voglia di riguardarlo con maggiore attenzione ai particolari che hai qui elencato. Grazie Adribrando.

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    1. Caro A., forse non ti piace il calcio, ma mi sembra che tu non ti stia avvicinando ai 40! Grazie per il commento, se anche solo rivedrai questo capolavoro con un po' più di pazienza e magari disposizione a raggiungere i tuoi occhi ed il tuo cuore, al di là di possibili cambiamenti di valutazione, ne sarò contento! Un sorriso!

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