A. è un
uomo che si avvicina ai 40 anni, fin da bambino tifa per una squadra
di calcio del nord Italia. Questa squadra in pratica ha dovuto
attendere che mezza serie A venisse retrocessa d'ufficio o
penalizzata per poter rivincere il campionato, cosa che poi da ormai
10 anni anni non gli riesce più. Si capisce pertanto che A. riceva
poche soddisfazioni dal calcio, ma ama i cartoni animati.
Fatalità
vuole che, però, anche in fatto di preferenze in merito ad opere
d'animazione, A. abbia gusti a dir poco opinabili, a mio vedere
fortemente discutibili.
In breve, ad
A. non piacciono le opere di Hayao
Miyazaki.
Possibile?
Sì, addirittura non gli piace “Il
mio vicino Totoro”.
“Adri,
non lo capisco, non so cosa voglia dire. E poi la storia di quelle
due bambine, non so, non mi piace!”.
Queste,
più o meno, le sue parole.
Pazienza,
in fondo ci può stare di avere gusti e preferenze diverse e
personali. Però insisto e affermo che anche chi si dichiara non
estimatore di Miyazaki, dovrebbe cercare di forzarsi un po' e magari
riprovare a vedere le sue opere. Partendo magari da “Il
mio vicino Totoro”, che
quest'anno compie trent'anni!
Personalmente
in compagnia dei miei bambini mi sono goduto svariate volte questa
meravigliosa favola,
ambientata nella campagna giapponese del secondo dopoguerra, con
protagoniste due
simpatiche sorelline
che fanno la conoscenza di un enorme e sonnacchioso essere peloso che
loro nominano Totoro.
Cosa fa di quest'opera d'animazione un imprescindibile capolavoro?
Lasciando da parte le solite parole e frasi usate per descrivere i
lavori del maestro giapponese fondatore dello Studio
Ghibli,
possiamo affermare che questo film “arriva” con sorprendente
facilità sia al pubblico bambino, che a quello fanciullo come a
quello adulto. Tocca
il cuore di molti e affascina per le sue semplici e fondamentali
dinamiche di amicizia, affetto, paura, mistero e per la variante di
sentimenti che vengono rappresentati con un ristretto e ben chiaro
circolo di personaggi.
Se
gli adulti giungono dopo poche sequenze a interpretare le dinamiche e
la complessità di alcune situazioni, i bambini che si apprestano a
vedere le sorelline Satsuki
e Mei alle
prese con Totoro, la campagna, i giochi e la scuola, a commuoversi
per le figure della madre e della nonnina loro vicina di casa,
entrano subito nello spirito del film, identificandosi con i
personaggi e con le atmosfere della pellicola.
Siamo
inoltre di fronte ad una non secondaria raffinatezza
visiva e uditiva,
rappresentata dai meravigliosi fondali, dalle musiche che
accompagnano le immagini, per un’opera perfetta per narrazione e
rappresentazione, sobria ed elegante con una grazia ed un equilibrio
affascinante, a cui si aggiunge una potente carica emotiva, quasi
poesia in movimento.
Ogni spettatore può avere le sue
sequenze od immagini preferite, ed il fatto che ne vengano elencate
tante e anche fra di loro diverse, a mio parere è segno che l'ora e
mezzo scarsa del film è al limite della perfezione, narrativa,
visiva, rappresentativa ed evocativa.
Il
mio vicino Totoro è in fondo un
capolavoro perché al di là della tecnica e dell'equilibrio fra
reale e fantastico, fra giapponese ed occidentale, è un
film universale, poiché riesce a parlare direttamente ad ogni
spettatore, senza filtri o sovrastrutture.
Miyazaki con quest'opera ha realizzato una narrazione per immagini e
musica, per dialoghi e parole, semplice, lineare, con uno sviluppo
narrativo, comprensibile ai grandi e ai piccoli ed emotivamente
coinvolgente. Infatti, poco importa se i nomi dei protagonisti e dei
luoghi siano strani (ma non impossibili da
ricordare e pronunciare, come mi hanno dimostrato i miei bambini),
dal momento che quanto messo in scena
trascende tempo e spazio, culture e luoghi geografici, per giungere
agli occhi ed al cuore di chi si lascia catturare da ciò che abita
fra il magico ed il reale, fra la veglia ed il sonno, fra il
fanciullesco e l'adulto, con una grazia ed una leggerezza che
commuovono.
*riesce.
RispondiEliminaBellissimo post su una bellissima opera.
Ciao. Grazie! Mi fa felice ti sia piaciuto! Un abbraccio.
EliminaA me non piace il calcio. E neanche Totoro. Non riesco a seguire un film di cui non colgo il senso persino impegnandomi. Lo reputo vuoto, che non comunica. Ma noto che tu hai avuto attenzioni diverse rispetto alle mie, essendo anche evidentemente più informato di me rispetto alla cinematografia in generale. Il ché, ammetto, non mi fa che venire voglia di riguardarlo con maggiore attenzione ai particolari che hai qui elencato. Grazie Adribrando.
RispondiEliminaCaro A., forse non ti piace il calcio, ma mi sembra che tu non ti stia avvicinando ai 40! Grazie per il commento, se anche solo rivedrai questo capolavoro con un po' più di pazienza e magari disposizione a raggiungere i tuoi occhi ed il tuo cuore, al di là di possibili cambiamenti di valutazione, ne sarò contento! Un sorriso!
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