In Sudafrica
nel 1990 fu liberato Nelson Mandela,
nel 1991 smise di essere in vigore l'apartheid, la politica di
segregazione razziale istituita dal governo di etnia bianca, il 27
aprile 1994 si tennero le prime elezioni democratiche con suffragio
esteso a tutte le etnie e successivamente il già citato Mandela
venne eletto presidente.
Da questi
brevi cenni di storia si può notare come la mia adolescenza fu
attraversata anche da questi eventi di rilevanza mondiale, portandomi
ad interessarmi al Sudafrica ben prima che vi si svolgessero i
campionati mondiali di calcio.
Pertanto
l'albo numero 68 de “Le Storie” “Ucciderò
Madiba” mi ha coinvolto ed anche
emozionato.
La vicenda
si svolge nel pieno degli anni controversi della segregazione
razziale, con protagonista un anziano signore nero che sembra non
avere voglia di schierarsi, intento a vivere la sua vita di
rassegnazione ed accettazione, segnata dal dolore per la perdita del
figlio.
La
sceneggiatrice Gabriella Contu riesce, in una prova eccellente
di scrittura, che verte su tematiche che facilmente potrebbero far
cadere in banalità e retorica, a presentare un albo che si distingue
per intelligenza espositiva e impegno sociale unito ad un certo gusto
per la narrazione e la ricostruzione ambientale e politica. Oltre al
quadro storico e sociale del Sudafrica degli anni Sessanta
si nota una notevole sensibilità nel ricostruire le dinamiche
interpersonali all'epoca dell'apartheid, in una storia coinvolgente.
Buoni i disegni di Giuseppe Baiguera, che in più tavole non
hanno quasi bisogno di dialoghi o didascalie.
Ucciderò
Madiba
riesce
molto bene in quello che è un segno distintivo
della testata antologica Bonelli,
ovvero presentare e raccontare, all’interno di fatti storici
(anche
solo verosimili)
le vicende di persone comuni, spesso segnate in maniera evidente e
duratura dagli eventi.
Sudafrica,
1963. Lo spregevole regime razzista dell’apartheid opprime la
popolazione nativa, esclusa da ogni posizione di potere, ridotta in
miseria, disprezzata e asservita dai bianchi… La lotta per la
libertà è costata un figlio al vecchio Moses e lui ora dice di
voler solo “vivere tranquillo” e che i combattenti non sono che
“terroristi”. Cerca di nascondersi dalla realtà perché
sconfitto dal dolore e dalla paura, ma presto dovrà fare una scelta,
la più importante della sua vita: dovrà scegliere da che parte
stare. (da
sergiobonelli.it)
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