Dopo
la scorpacciata di colori dello scorso numero, con “Gli Orrori di
Red Hook” si torna al bianco e nero. Paolo Raffaelli su soggetto e
sceneggiatura di Mauro Boselli presenta un bel lavoro che punta sulle
atmosfere e la resa dei passaggi più orrorifici, con un uso sapiente
di neri densi e “pesanti”, che caratterizzano la scrittura. Un
posto speciale lo rivestono i Grandi Antichi di Lovecraft, uno dei
numi tutelari della testata che qui fa la sua apparizione in più di
una tavola, mostrando più di un lato della sua personalità oltre
che del suo lavoro.
La
continuity della serie è rispettata e subisce una certa
accelerazione, nonostante l'impianto essenzialmente classico, per
Dampyr, dell'episodio. I nodi, o almeno qualcuno dei principali, si
avvicinano sempre più al proverbiale pettine. Al lettore rimane il
gusto di scoprire come i protagonisti della testata se la caveranno.
Brooklyn,
durante il Proibizionismo. Mentre poliziotti e contrabbandieri
d’alcool fanno una gran brutta fine inoltrandosi nei docks
abbandonati di fronte alla baia di New York, John Angel, l’enigmatico
proprietario dell’esclusivo “Club delle Nuvole”, situato al
novantesimo piano del Chrysler Building, fa la conoscenza del
paranoico scrittore H. P. Lovecraft e dei suoi vividi, orridi sogni,
legati al quartiere dove vive poveramente, Red Hook. Anni dopo,
Harlan e Kurjak scopriranno che Lovecraft aveva ragione, che
innominabili culti si svolgevano davvero nelle viscere di Red Hook, e
che, oggi, i seguaci di Kuen Yuin sono tornati! (da
sergiobonelli.it)
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