Titolo:
Il
Predicatore
Autore:
Camilla
Läckberg
Traduttore:
Laura Cangemi
Editore:
Marsilio – 2010
Secondo
capitolo per la coppia Erica
Falck e Patrik Hedström
che, dopo “La
Principessa di Ghiaccio” (richiamato
anche nella copertina fin troppo simile),
si trovano alle prese con altri omicidi a interrompere la
straordinariamente calda estate della cittadina di Fjallbäcka.
“Il
Predicatore” si
presenta come un romanzo maggiormente complesso del precedente, con
qualche immagine veramente d'impatto ed un potenziale giallo-thriller
che fa ben sperare. La
trama d'indagine e gli elementi drammatici sono ben presentati e
stimolano la lettura, per cui la parte
“gialla” è
apprezzabile e di buon livello.
Di contro lo spazio
all'elemento “rosa”,
ovvero la vita insieme di Erica incinta e Patrik, le loro
disavventure con parenti e amici, appesantisce la lettura, si dilunga
per troppe pagine ed alla fine risulta irritante.
Camilla
Läckberg
evidentemente sceglie di mescolare l'elemento thriller e l'indagine
vera e propria con lunghi passaggi dedicati ai dettagli ed elementi
della vita di tutti i giorni. Il successo che ha avuto sembrerebbe
dargli ragione, ma mi pongo la domanda sul genere di lettori che
veramente apprezzano tale impostazione. Probabilmente la scrittrice
riesce così ad allargare ancora di più al pubblico femminile un
genere che tendenzialmente sembrerebbe più maschile. Personalmente
dopo questo romanzo ho interrotto la lettura della serie, che temevo
non incontrasse più i miei gusti.
Mi
piace quando si dedica attenzione alle psicologie dei personaggi,
quando si fa crescere accanto all'indagine poliziesca vera e propria
una vena di approfondimento sociale e finanche uno studio sul
privato che diviene pubblico-politico, ma in questo romanzo sembra
che ci si provi senza però riuscire a svilupparne gli elementi in
profondità. Manca
un certo respiro che ampli la vicenda dal “particolare” al
“generale”, come
in altri romanzi di altri autori ho potuto apprezzare. Inoltre se lo
stile scelto finisce per poi risolversi in tanti, troppo particolari
che poi non sempre vengono sviluppati, mi sento un po' deluso.
Ulteriori
due elementi che mi hanno stimolato più perplessità che
soddisfazione sono che la protagonista Erica Falck di fatto
protagonista non lo è, ridotta a poco più che riempitivo di una
storia in cui l'indagine viene condotta, peraltro senza brillare per
competenza o astuzia, dal compagno di vita, e l'espediente narrativo
(trucco?)
di
interrompere i capitoli o singole scene appena emerge un dettaglio od
un’informazione importante. Questa strategia, figlia degenere di
quanto si trovava nei feuilleton/romanzi d'appendice ottocenteschi,
magari usata in alcuni momenti chiave crea suspense, ma alla lunga
irrita il lettore che sono e rischia di appesantire il racconto,
allungando ed annacquando il tutto.
Da
più di vent'anni una dolorosa faida lacera la famiglia Hult:
Ephraim, il predicatore che infiammava le folle promettendo
guarigione e salvezza, ha lasciato ai suoi discendenti un'eredità
molto controversa. Il peso del sospetto continua a gravare su un ramo
del clan, coinvolto suo malgrado nella sparizione di due ragazze
risalente a molti anni prima. Una vicenda che nel delizioso paesino
di Fjallbacka, sulla costa occidentale della Svezia invasa dai
turisti per la bella stagione, torna a essere sulla bocca di tutti
dopo l'omicidio di una giovane donna, quando in una splendida gola
naturale, sotto quel corpo martoriato, la polizia scopre anche i
resti di due scheletri. (da
ibs.it)
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